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2) ankh, sì proprio quello, l’elemento “vita” della scrittura sacra egizia, amuleto carico di grande potere, ricorre con una inaspettata frequenza.
Probabilmente, la grande fortuna di questo segno è stata la sua diffusione e il successo ottenuto presso il popolo.
Se vogliamo dare qualche credito all’ipotesi della sua derivazione da una stilizzazione della figura umana avvenuta migliaia di anni fa in ambito sahariano, possiamo anche comprendere l’immediatezza mediatica del segno.
La tradizione cristiana degli inizi accoglie subito questo segno e lo consacra al pari della croce detta “greca” (tutti i bracci uguali), dal cui modello si evolverà in seguito quella cristiana propriamente detta (braccio di base più lungo), per conservarla e tramandarla fino ai giorni nostri.
Proprio per la confidenza con l’uso degli strumenti di cui si diceva prima l’ansa dell’ankh tende a diventare perfettamente circolare, collegata al punto di incrocio delle braccia con un piccolo tratto rettilineo.
Le braccia assumono un aspetto svasato verso le estremità e i loro margini si incurvano alla ricerca dell’arco di cerchio perfetto.