00 28/06/2008 09:07
Sotto la spinta delle scoperte spaziali lunari e visto il sempre maggior interesse per il pianeta Marte, gli astronomi tentarono di dare una risposta a molti degli interrogativi sul pianeta rosso. In particolare sembravano senza risposta molti misteri, fra i quali si può ricordare:

- Perché la sua orbita è eccezionalmente eccentrica?
- Perché la velocità di rotazione è molto più lenta di quanto dovrebbe?
- Perché il pianeta è quasi privo di campo magnetico?
- Perché il suo asse di rotazione non è stabile, ma presenta strane oscillazioni?
- Perché la maggior parte dei crateri d’impatto si trova nell’emisfero sud?
- Perché l’altro emisfero mostra solamente pochi crateri d’impatto ed è mediamente più basso di circa 3000 metri rispetto a quello meridionale?
- Perché sono presenti su Marte i tre crateri più ampi e profondi del Sistema Solare?

Alcuni scienziati, senza saper fornire una valida spiegazione alle molte domande, ipotizzavano una evoluzione interna al pianeta (Carr e altri), mentre altri si stavano orientando verso l’ipotesi esterna. A riguardo Hartmann si chiese in un articolo del 1977 se l’assimetria di Marte potesse essere il frutto di impatti con corpi esterni di dimensioni gigantesche.

Il mondo accademico sembrò accettare l’ipotesi esterna, si divise però sulla possibilità dei molti impatti ( McGill e Squires) o del singolo catastrofico impatto (Cattermole).
Le due possibilità sembravano poter giustificare, con l’impatto nell’emisfero nord, la rottura della crosta marziana e dunque l’eliminazione dei vecchi crateri dell’emisfero, senza però fornire alcuna valida giustificazione alla scomparsa del materiale che costituiva la crosta. Entrambe le due linee sembravano comunque d’accordo nel ritenere antichissimi l’evento o gli eventi (milioni di anni fa).

In alternativa a queste ipotesi il geografo Patten e l’ingegnere Windsor ipotizzarono che l’impatto o gli impatti potrebbero aver riguardato l’emisfero meridionale, mentre l’emisfero settentrionale ne avrebbe subito le conseguenze.
I due studiosi associarono la catastrofe a uno scontro fisico o gravitazionale col pianeta scomparso, chiamato Astra e ipotizzarono ancora che la catastrofe cosmica si sia verificata alla fine del Paleolitico Superiore.

Allen e Delair ipotizzano invece l’intrusione nel Sistema Solare di un frammento gigante di una supernova “Phaeton”, mentre Clube e Napier preferirono ipotizzare l’intrusione di una cometa gigante.

Nel caso di Marte il concetto di teorie alternative sembra chiaro.
Da una parte c’è il mondo accademico che è orientato verso impatti catastrofici in tempi antichissimi, dall’altra ci sono vari studiosi che cercano di dare risposte alle molte domande ancora aperte ipotizzando una catastrofe cosmica, che in tempi recenti ha interessato Marte e qualche altro corpo di dimensioni giganti.

Ancora una volta l’estrema prudenza del mondo accademico da spazio sia a scienziati non strettamente condizionati sia a pensatori più fantasiosi interessati per lo più agli aspetti fantascientifici (civiltà marziana, sua influenza sulla civiltà terrestre, ecc.).