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E' certamente l'opera della letteratura egiziana più conosciuta e studiata. Il racconto, narrato dal protagonista in prima persona, inizia con la morte di Amenemete I . Mentre il sovrano sta morendo, Sinuhe, alto funzionario di Amenemete, torna da una spedizione in Libia condotta dal principe Sesostri I, il legittimo successore.
Avendo udito per caso una conversazione in cui viene offerto il regno a un principe rivale di Sesostri e temendo lo scoppio di una guerra civile, Sinuhe fugge dall'Egitto e dopo varie peregrinazioni giunge in Siria, dove il principe di Qedem lo accoglie e gli offre la figlia in sposa. La vita di Sinuhe trascorre felice finchè, ormai vecchio, sente nostalgia del suo paese. Il re Sesostri I venuto a sapere della cosa lo richiama in patria, promettendogli una degna sepoltura. Sinuhe torna allora in Egitto, dove viene ricevuto a corte e trascorre il resto della sua vita finlmente appagato.

I primi egittologi ritennero che Sinuhe fosse realmente esistito, e che il racconto, arrivatoci scritto su vasi fittili, in numerosi papiri e ostraka, fosse la copia di un'autobiografia iscritta sulle pareti di una tomba ancora da scoprire a Lisht, luogo di sepoltura di Sesostri I.
Questa opnione sembrava convalidata da numerosi particolari realistici, come i nomi degli asiatici o la buona conoscenza dei rapporti tra Siria ed Egitto nel periodo iniziale del Medio Regno.
In realtà l'opera pare essere di finzione e si inquadra nel filone della letteratura di propaganda lealista.
Il linguaggio estremamente raffinato e sintatticamente vario offre uno dei migliori esempi di egiziano classico.