00 16/08/2013 00:36
Ciao Bubastis2013 e grazie per l'interessante discussione proposta.

In effetti dei monumenti ampiamente descritti da Erodoto nel sito restano solo pochi blocchi di pietra sparsi. Nient'altro è rimasto integro della Capitale del V Nomo del Basso Egitto, seppur si ritenga che i resti dell'antica città si trovino ancora al di sotto del moderno villaggio locale. Non possiamo aggiungere molto di più poichè dell'area archeologia di Sais se n'è interessata per la prima volta la Missione dell'Università di Durham (UK) a partire dal 1997 e vi sta tutt'ora lavorando (Rivoluzione permettendo....). Prima di allora il Delta Occidentale non è mai stato indagato archeologicamente.

Mi ricorda le sorti di un'altra Capitale, quella Amarniana - Akhetaton - prima abbandonata e successivamente ridotta all'osso dalla consuetudine antico-Egizia di sfruttare i materiali già impiegati per dar vita a nuove costruzioni, in luoghi che distavano anche diversi km dall'originale collocazione. Sono del parere che non fosse poi così inusuale e che una Capitale perdesse importanza non essendo più tale, ovvero non appena saliva al trono un sovrano che sceglieva per il suo regno un nuovo centro di potere. Nel caso di Sais, tuttavia, non credo si possa escludere che continuò ad esistere come centro urbano anche successivamente, tenuto conto dell'importante attività tessile che ospitava. Il lino prodotto a Sais era molto ambito, sotto forma di bende per la mummificazione. In base ai riscontri che ho, sussistono tracce della sua esistenza databili al 727 a.C., epoca in cui visse Tefnakhet (o Tefnakhte), che vantava il titolo di 'Sovrintendente dell'Occidente'. Tefnakhet presumibilmente controllava tutta l'attività che aveva luogo sul braccio occidentale del Nilo, compresa l'industria tessile e i culti templari di Sais.


In ogni caso è assai probabile che anche Sais non poté sottrarsi a quel destino - se non tutta, in parte - seppur in epoca ben più tarda.
Con ogni probabilità ne trassero vantaggio - e risorse - i sebakhin, agricoltori del posto che, nel corso dei primi decenni del secolo scorso sfruttarono i mattoni crudi tipici delle costruzioni delle antichità per fertilizzare i loro campi. Resta da chiarire cosa ne fu dei monumenti 'imperituri', ovvero tutti quelli costruiti in pietra per fronteggiare l'azione del tempo. In tal senso la Missione di scavo dell'Università di Durham si dice estremamente fiduciosa.