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Riporto un esauriente articolo sulle incisioni alla nuca e la linea sul collo.
Nel 1991 lo studioso Roland Tefnin ha analizzato tutta la documentazione relativa alle teste di riserva, comparando il tutto – data la totale assenza di testi contemporanei a questi reperti –
Il rischio che comporta un tale approccio è evidente, ma la mancanza di risposte soddisfacenti e di materiale coevo ai reperti su cui fare ricerca, consente di percorrere strade diverse e percorsi per certi versi coraggiosi.
Così Tefnin si rende conto che il cerchio praticato alla base del collo, quasi certamente non dallo scultore, rievoca l’immagine della decapitazione. In effetti nelle necropoli preistoriche è una pratica attestata ed è una prerogativa del sovrano decapitare i nemici e gli animali mitici pericolosi, come raccontato nel papiro Bremmer—Rhind e nel Papiro Jumilhac a proposito del serpente Apophi.
A Giza durante la XVIII dinastia furono sepolte delle piastre, studiate da G. Posener, su cui furono disegnati degli uomini ritenuti pericolosi e ai quali era stata tagliata la gola, rappresentata nel disegno con una linea circolare di colore rosso molto simile al segno presente alla base del collo nelle teste di riserva, e fracassata la testa in una ferita rappresentata in modo simile al solco presente dietro la nuca.
In queste piastre era stato praticato un rito di esecrazione con lo scopo di neutralizzare quegli uomini ritenuti in qualche modo malvagi e Tefnin collega questi aspetti del rituale ai reperti di cui stiamo parlando.
A questo punto l’ipotesi suggestiva che può essere proposta e che più di altre offre risposte soddisfacenti all’enigma delle teste di riserva, potrebbe essere la seguente:
Lo scultore portava a termine completamente la sua opera che era di natura metonimica e da considerarsi un vero e proprio ritratto del defunto, successivamente veniva fatta oggetto di un rito di esecrazione. Un sacerdote esperto colpiva alla nuca la testa con una mazza rituale e procedeva poi a fare l’esatto inverso di quanto avveniva con il rituale dell’Apertura della Bocca: tagliava la gola ed eliminava le orecchie, impedendo così al defunto di parlare e di ascoltare. In poche parole il defunto veniva reso completamente inoffensivo.

Da citazione di Paolo Bondielli.