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"Le ricette di Nefertiti" di Bruno Gambarotta

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    EGIZIA72
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    00 29/08/2011 14:26
    Una ventata di leggerezza con Bruno Gambarotta, da settembre in librearia con Le ricette di Nefertiti per la collana Narratori Moderni di Garzanti.

    L’evento archeologico dell’anno è il ritrovamento del ricettario della regina Nefertiti dai depositi del museo egizi:o dodici ricette annotate su papiro, le uniche ricette dell’Antico Egitto giunte sino a noi. E secondo alcune indiscrezioni, queste ricette sarebbero addirittura i manicaretti che la regina preparava per accendere il desiderio del suo sposo Akhenaton. I dodici fragili papiri erano nelle mani dell’egittologo Paolo Maria Barbarasa, ma ora i preziosi reperti sono scomparsi. L’archeologo indaga ritrovandosi però al centro di un irresistibile girotondo di figure femminili…”

    Festivaletteratura 2011
    GAMBAROTTA L'EGIZIANO
    venerdì 09 settembre 2011 ore 15:30
    a Mantova, Festivaletteratura 2011, Tenda Sordello


    Bruno Gambarotta presenta il suo nuovo romanzo, Le ricette di Nefertiti (Garzanti Libri)
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    EGIZIA72
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    00 06/09/2011 17:54
    La cucina al tempo dei faraoni
    Un romanzo divertente, una farsa scatenata e maliziosa che attraverso il fascino dell'antico Egitto dipinge vizi e tic contemporanei.

    RECENSIONE DI
    Le ricette di Nefertiti

    UN LIBRO DI
    Bruno Gambarotta

    PUBBLICATO DA
    GARZANTI, Narratori moderni
    È l'evento archeologico dell'anno. Dai depositi del museo egizio è emerso un documento straordinario: dodici ricette annotate su papiro, le uniche ricette dell'Antico Egitto giunte sino a noi. È straordinario anche perché opera della regina Nefertiti, una tra le donne più belle e affascinanti di tutti i tempi. E secondo alcune indiscrezioni, queste ricette sarebbero addirittura i manicaretti che la regina preparava per accendere il desiderio del suo sposo Akhenaton!
    I dodici papiri sono affidati all'egittologo Paolo Maria Barbarasa, ma proprio quando il presidente della Fondazione dei santi Pasquale e Scolastica, che sostiene le sue ricerche, ha deciso di presentarli al pubblico, scompaiono improvvisamente per poi riemergere, accompagnati da sconvenienti messaggi erotici, fra le mani di dodici rispettabili signore. Come farà il mite studioso a recuperare i preziosi reperti in una sola settimana? E che ruolo ha nell'intrigo la signora Angelica, sua moglie? Nella sua frenetica indagine, Paolo Maria Barbarasa si ritrova al centro di un irresistibile girotondo di figure femminili della Torino bene, scossa da una comica e paradossale «guerra dei papiri» in cui ognuno cerca di cavalcare l'onda a proprio vantaggio.
    Con Le ricette di Nefertiti Bruno Gambarotta ha cucinato un romanzo divertente, una farsa scatenata e maliziosa che attraverso il fascino dell'antico Egitto dipinge vizi e tic contemporanei.


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    -Kiya-
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    Sacerdotessa
    di ATON
    Thiatj

    - ḥtm mr r ry.t '3.t
    wts rn n ՚ḫ n itn,
    S3t n m3't -
    00 11/09/2011 01:11





    Titolo: Le ricette di Nefertiti
    Autore: Gambarotta Bruno
    Prezzo e disponibilità: verifica
    Anno di pubblicazione: 2011
    Dati: 221 p., rilegato
    Editore: Garzanti Libri (collana Narratori moderni)



    Le Ricette Di Nefertiti




    L'Autore intervista sé stesso (testo tratto dal sito del quotidiano "La Stampa"):



    Lo scrittore si autointervista sul nuovo romanzo: sesso, cibo, Nefertiti sullo sfondo del Museo Egizio e delle smanie culturali della borghesia torinese
    BRUNO GAMBAROTTA

    Esce oggi Le ricette di Nefertiti (Garzanti, 228 pag., 16,60 euro) il nuovo romanzo di Bruno Gambarotta, ambientato nel mondo dell’egittologia contemporanea. Abbiamo chiesto al popolare personaggio televisivo un’auto-intervista sul suo libro.

    Il suo nuovo romanzo si intitola Le ricette di Nefertiti. Anche se non è un libro di ricette. E non è nemmeno ambientato nell’Antico Egitto…

    «Ma è sicuramente un romanzo! Un romanzo ambientato a Torino, ai giorni nostri. Mi sono divertito a descrivere, enfatizzandole per renderle comiche, le smanie per la cultura e per l’arte di una certa borghesia torinese. Già che c’ero mi sono anche divertito a prendere in giro la moda dilagante dei libri di ricette».


    Però nel romanzo ci sono i papiri. Del resto il protagonista del suo romanzo è un egittologo.

    «Anche se Paolo Maria Barbarasa appartiene alla categoria degli egittologi sfigati, quelli che non raggiungeranno mai il traguardo di una cattedra. A rendere più triste il suo destino, è il matrimonio con Angelica, una donna ricca, ambiziosa e di successo. Invece Paolo Maria Barbarasa è l'ultima ruota del carro, con il Museo Egizio ha un contratto di collaborazione, deve catalogare l'eterogenea collezione Mastranga, raccolta da un dilettante e acquistata da una fondazione bancaria, quella intitolata ai santi Pasquale e Scolastica. La Fondazione Pasco l’ha affidata al Museo, che ha dovuto accettare la donazione per non offendere il donatore, anche se con ogni probabilità contiene solo scartoffie e materiale di scarso valore».


    Invece la Collezione Mastranga nasconde un tesoro?

    «Sì, perché un bel giorno il nostro eroe, disprezzato dalla moglie che detesta i perdenti, tra quelle carte polverose si convince di aver trovato la sua pepita d'oro: dodici ricette della regina Nefertiti. E questa sarebbe già una scoperta clamorosa. Gli antichi Egizi non hanno mai avuto un Artusi o un Brillat-Savarin, non è mai stato ritrovato un ricettario o manuale di cucina che dir si voglia. Solo in epoca tarda compaiono delle ricette, ma sono prescrizioni a fini medicamentosi, ricette di cibi che aiutano la guarigione. Tuttavia sappiamo quasi tutto della dieta degli antichi Egizi, che si preoccupavano di allestire nelle tombe il catering per sostenere i defunti nel viaggio verso l'Aldilà. Così, grazie ai manicaretti trovati accanto alle mummie, è stato possibile ricostruire alcune ricette dell'epoca dei Faraoni».


    Dunque almeno qualche ricetta nel suo romanzo si trova. Ma sono ricette «afrodisiache»?

    «Nefertiti ha messo al mondo sei figlie femmine: per una "sposa del re", in una società dove si praticava la poligamia, era necessario disporre di tutte le armi per attrarre il marito».


    Allora l’egittologo precario Barbarasa ha fatto la scoperta del secolo?

    «Barbarasa ritrova questi dodici frammenti, e ciascuno di questi papiri contiene una ricetta. Vuole studiarli con calma e soprattutto sottrarli alla curiosità dei colleghi che, essendo più potenti e ammanicati, potrebbero insidiargli il primato della scoperta. Così si porta a casa i papiri».


    È il suo segreto?

    «No, qualcuno ormai sa. Non resiste... Si confida con Carlo Martirolo, il presidente della Pasco. Anche lui ha qualche problema: lo accusano di aver sperperato i soldi della Fondazione per acquistare casse e casse di materiale di scarso valore. Paolo Maria trova subito un alleato. Decidono di scavalcare le procedure: daranno il clamoroso annuncio della scoperta ai media, così Martirolo consoliderà il proprio potere e gli altri egittologi non potranno negare a Barbarasa la paternità della scoperta».


    Tutto apposto allora...

    «Mica tanto. Perché il nostro eroe coltiva fantasie erotiche su tutte le donne che ha la ventura di incontrare. Prime tra tutte le amiche della moglie… è un bravo studioso, ordinato e scrupoloso: non solo ha l'abitudine di annotare le sue fantasie su un diario ma appunta in chiaro anche i nomi delle involontarie protagoniste».


    E la moglie scopre il suo diario erotico?

    «Ovviamente… e decide di vendicarsi. Ma alla torinese, senza scenate clamorose, ma con sottile perfidia. Angelica spedisce a dodici di quelle signore, scelte con cura, uno dei preziosi papiri, accompagnato da un biglietto compromettente, ispirato al testo del diario e firmato "il tuo Paolo Maria"».


    A questo punto Barbarasa si trova nei guai…

    «Anche perché il presidente della Pasco ha già convocato una conferenza stampa per dare al mondo la notizia in anteprima. Naturalmente nell’occasione bisognerà mostrare e commentare i reperti… Paolo Maria ha pochi giorni di tempo per recuperarli: ma deve scoprire, tra le tante bellezze citate nel suo diario, le dodici destinatarie del dono di Angelica, e poi convincerle a restituirglielo».


    Paolo Maria come attraversa lo tsunami della creatività femminile?

    «Ma queste signore, con i loro interventi imprevedibili, finiranno per aiutarlo in una maniera non convenzionale, tipicamente femminile. Senza mettersi in contatto fra di loro e senza esserselo proposto. Un caso perfetto di eterogenesi dei fini, a cui contribuiscono, se non ho contato male, quattordici donne. Ecco, se facessero un film fedele al romanzo, nel cast ci sarebbe posto per altrettante interpreti non più giovanissime: una grande occasione per le tante brave attrici italiane che stentano a trovare una scrittura nell'attuale produzione cinematografica. Spero davvero che facciano il film, così qualcuna di loro potrà dimostrare la sua concreta riconoscenza per il povero autore…»


    Non le chiedo se il Papiro di Barbarasa è vero o falso. Ma quello di Artemidoro?

    «Che importanza ha? Io volevo mettere in scena una commedia mondana. Dunque mi pare più interessante riflettere sulle motivazioni che spingono una fondazione bancaria a spendere una montagna di soldi per acquisire un manufatto che, anche se vero, è comunque un frammento che ha subito manipolazioni e maltrattamenti vari per almeno un secolo e che, esposto al nostro Museo Egizio, non aggiungerebbe nulla al suo potere attrattivo che è già immenso. Non è curioso che sovente la sopravvivenza di istituzioni o di manifestazioni culturali siano decise dagli uomini che siedono al vertice delle fondazioni bancarie?. Ma torniamo al tema del vero o del falso. Carlo Alberto, un grande re da rivalutare, diede l'avvio all'Armeria Reale acquistando un armatura appartenuta a un antenato che gli era particolarmente caro, tanto da assumere per sé il suo motto: Amedeo VII, il Conte Verde. Lui la comprò come autentica, invece era in gran parte rifatta, il che non ha impedito il sorgere, attorno a quel falso, di una collezione unica al mondo».


    Se ho ben capito Le ricette di Nefertiti non è solo una farsa scatenata. E’ anche una satira del mondo della cultura e dell'arte?

    «Faccio anche io parte di una borghesia che si vorrebbe colta e attenta. Quello che mi dà fastidio è l’assillo di menar vanto urbi et orbi della propria cultura, spesso raffazzonata, di gloriarsene magari a sproposito. Può bastare un esempio. Oggi nessun mecenate - o, se vogliamo essere moderni, nessuno sponsor - prova l’impulso di finanziare la messa in sicurezza di un’antica biblioteca. Il fatto che, grazie a quell'intervento, scaffali di preziosi incunaboli non corrano più il rischio di finire in cenere o rovinati dalle infiltrazioni d'acqua, non fa notizia. Ma immaginiamo che, risistemando quei volumi polverosi, salti fuori un codice segreto o un testo greco o latino dato per perso… Ecco la notizia! Per farsi finanziare il risanamento della biblioteca, il direttore dovrebbe far saltar fuori un manoscritto scomparso. Che sia vero o falso, non importa. Prendiamo la ricerca scientifica: lo scienziato, che ha appena scoperto il gene che causa una malattia finora incurabile, si affretta a dare la notizia, incurante del fatto che chi soffre di quella malattia dovrà aspettare anni per averne qualche vantaggio».


    Gambarotta, per parlare di fondazioni bancarie e mass media doveva proprio scomodare la povera Nefertiti?

    «Non ho certo voluto mancare di rispetto alla moglie del grande faraone Akhenaton, l’eretico che, 1500 anni prima di Cristo, riformò la religione imponendo il monoteismo. Ma il nome di Nefertiti è noto anche a chi è digiuno di storia della civiltà egizia; soprattutto, è un personaggio affascinante sotto molti punti di vista, non escluso quello dell’amore coniugale».


    A proposito di amore coniugale: non è che, in fondo in fondo, il suo romanzo ne tesse l'elogio?


    «Paolo Maria e Angelica rappresentano una tipica coppia di coniugi torinesi, tenuta assieme anche dalle cose non dette. Perché una coppia duri nel tempo non è necessario dirsi tutto. Anzi, meno si parla meglio è».


    Fra i principali motori del romanzo ci sono il sesso e il cibo, che nella vita di coppia e di famiglia hanno un grande ruolo.


    «Però, come spesso accade oggi, non è tanto il sesso praticato ma quello fantasticato, non il cibo mangiato ma quello parlato».



    [Modificato da -Kiya- 11/09/2011 01:13]