R
oma, 15 gen. - (Adnkronos) - Senza il contributo di due studiosi e commercianti archeologi italiani, Giovanni Battista Belzoni e Bernardino Drovetti, probabilmente non avremmo oggi la collezione egizia del British Museum di Londra ne' il Museo Egizio di Torino. Ma anche Ernesto Schiapparelli, Carlo Vidua, Giuseppe Acerbi, Ippolito Rossellini, e altri studiosi sono i protagonisti della mostra 'Il fascino dell'Egitto', che sara' allestita dal 12 marzo al 2 ottobre a Orvieto, organizzata e proposta congiuntamente dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto nelle loro due sedi, una affacciata e l'altra, Palazzo Colelli, in prossimita' della piazza che accoglie il celebre Duomo della citta' umbra.
La rassegna e' coordinata da Giuseppe M. Della Fina, direttore scientifico della Fondazione per il Museo "C.Faina", e curata dalle egittologhe Elvira D'Amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichita' Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Societa' Cooperativa Archeologica). Studiata appositamente per Orvieto la mostra riunira' circa 250 reperti, molti dei quali di grande importanza, concessi da una quindicina di musei e istituzioni culturali italiane.
La mostra di Orvieto avra' un taglio particolare che il sottotitolo, "Il ruolo dell'Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell'antico Egitto", evidenzia chiaramente: un focus su quello che gli egittologi partiti dal nostro Paese hanno saputo fare intorno alle sponde del Nilo, li' attratti dallo spirito d'avventura, talvolta dalla sete di facili guadagni, molte altre dall'obiettivo di approfondire le conoscenze sull'antica Terra dei Faraoni. (segue)
www.libero-news.it/articolo.jsp?id=621471