00 11/01/2011 19:03
Tranciare giudizi su Carter in questo modo, da un archeologo per di più di "Chiara Fama", mi sembra quanto meno sintomo di una minor capacità di giudizio.

Come mai ZH si scaglia contro Carter e non contro tutta la pletora di pseudo-egittologi che, prima di Carter, questo si, hanno depredato, distrutto, massacrato le antichità egizie?

Dove lo mettiamo chi per aprire i sarcofagi dei tori o addirittura le tombe usava la dinamite?

E l'ottimo scopritore di tombe avv. Davis? Vero che è stato il massimo scopritor di tombe della Valle dei Re, ma certo non lo faceva neppure minimamente per cultura, semmai come vero e proprio investimento con un occhio sempre ben indirizzato al rapporto "costo/beneficio" (si trattasse di beneficio economico o di semplice notorietà).

Se vogliamo parlare di "razziatori", direi che l'elenco è molto lungo e Carter, figlio peraltro di quel mondo e di quel modo di idntendere l'egittologia, va studiato non con la prosopopea e la presunzione di oggi, ma semmai calandolo nel suo tempo non potendo perciò disconoscere che a lui si deve il primo scavo archoelogico sviluppato con metodo scientifico.

Torniamo al sig. Davis: vogliamo rammentare quel che Davis fece alla KV55? Al fatto che non esistono diari di scavo? Che ogni versione delle operazioni compiute in quella tomba contrastano l'una con l'altra? Che le lamine d'oro della cappella contenuta nella tomba venivano regalate agli ospiti come souvenir? O che, come scrisse un visitatore, all'interno della tomba "si camminava sulla polvere d'oro"?

Io sono convinto che Carter sapesse perfettamente dove era la tomba di Tut ben prima di scavarla (non dimentichiamo che subito dopo la prima Guerra Mondiale spostò il campo di scavo in un'altra zona della Valle quando era già sul punto esatto in cui scoprirà poi la KV62) e che tale scoperta avverrà solo quando, in previsione dell'abbandono della concessione da parte di Carnarvon, decise che era arrivato il momento di giocare la carta vincente!
Sono altrettanto convinto che Carter sia entrato nella tomba di Tut prima dell'apertura ufficiale e questo è, peraltro, mi pare abbastanza appurato; sono convinto che abbia portato via qualcosa (e vorrei vedere chi avrebbe resistito alla tentazione e mi piacerebbe vedere a casa di ZH se non c'è un qualche piccolo oggetto gentilmente "preso in prestito" dagli scavi) , ma è innegabile che il suo metodo di svuotamento della tomba fu il primo a seguire una metodologia sceintifica che, prima, semplicemente non esisteva.
Anche Carter, per guadagnarsi da vivere, ha fatto il "predone" prezzolato dai tanti nobilucoli che bazzicavano la Valle (e Carnarvon non era certo da meno), ma possiamo considerarlo "colpevole" a prescindere (frase che va ormai tanto di moda), o non è più giusto calare la valutazione in quel mondo, in quel tempo, contestualizzare i fatti e valutare Carter per l'uomo che ha avuto la "fortuna", oppure l'idea, o la conoscenza, o quel che vi pare, di trovare la più ricca ed intatta tomba dell'Egitto Antico regalandoci un incredibile tesoro non solo sotto il profilo venale (cui pare ZH annetta così tanta importanza), ma anche, e specialmente, sotto il profilo della conoscenza.
Se rubare significa portar via qualche ninnolo (giacchè da quel foro nell'anticamera di certo altro non poteva passare di particolarmente ingombrante), qualche oggetto di fattura più o meno pregevole, beh, scusatemi, ma credo sia un prezzo accettabile per quel che è rimasto (e non mi rifersico solo agli oggetti ed all'oro!).

Ora, se si vuole far passare Carter per un ladro, o addirittura per "un predone", si deve anche avere il coraggio di rinnegare la sua scoperta!
Non dico che Carter sia stato un santo, dico semplicemente che era archeologicamente ed egittologicamente figlio del suo tempo, ma in quel tempo, in quel mondo, ha portato una ventata di modernità, di metodo, di tecnica, di pazienza che era sconosciuta ai più il cui unico scopo era arricchirsi a spese dei nostri antichi predecessori!

Ops, mi sa che ho scritto un bel po'... scusate, ma qui non si tratta di stimare o meno Carter, di considerarlo o meno un "grande" egittologo, bensì di avere l'onestà di analizzare il suo cokmportamento non alla luce della morale attuale (troppo facile), ma di quella del 1922.