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Egittophilìa Forum dedicato all'antico Egitto e all'Egittologia. Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.

Egizi e Astronomia

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    Wotan.Guido
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    00 11/09/2010 19:01
    Vorrei sottoporre una questione, sperando sia il luogo giusto.
    Sto leggendo il libro "complessi piramidali egizi" di Riccardo
    Manzini, editore Ananke; l'autore sostiene che i Complessi piramidali sono stati costruiti secondo un asse orientato da NE a SO e fin qui va tutto bene. L'autore prosegue cosi': "sebbene la scelta di un asse cosi' particolare sia stato associato a legami astronomici, e' evidente che la si debba attribuire alla costituzione geologica dell'altopiano libico su cui vennero edificati I Complessi piramidali. Poiche' gli egizi non hanno mai dimostrato particolari interessi astronomici, a differenza dei mesopotamici.........."
    Mi sembrava di aver capito che, invece, l'astronomia fosse una branca molto curata dagli egizi; c'e' qualcuno che mi fa il punto della situazione, per cortesia? Evidentemente ho le idee un po' confuse!
    Guido
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    -Kiya-
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    00 13/09/2010 00:26
    Guido carissimo, ho spostato la discussione in area più consona all'argomento trattato ;)

    L'affermazione del dott. Manzini, onestamente, non mi trova affatto concorde, pur dovendo riconoscere il beneficio del dubbio a una frase estrapolata dal contesto di appartenenza. Non avendo letto il testo in questione, prendo semplicemente atto di quanto riporti e do' per scontato che l'intento fosse esattamente quello di "screditare" una reale conoscenza astronomica da parte degli Egizi.

    Per quanto ne so io (poco, invero) si tratta di due approcci ben distinti.
    Quando si parla di "astronomia mesopotamica o babilonese" occorre tenere presente l'uso che gli stessi ne facevano, in quanto il loro fu prevalentemente un approccio divinatorio. Se di astronomia vogliamo parlare dobbiamo sottolineare che si trattò di un'astronomia "teologica", se mi passate il termine. Che questo gli consentì, attraverso l'osservazione del cielo, di comprendere la periodicità di alcuni eventi è indubbio, naturalmente. Lo testimoniano i numerosi scritti pervenuti fino a noi, che vantano una precisione innegabile.

    Per contro, quello Egizio fu un approccio più concreto, dettato dalla necessità di sfruttare gli astri in funzione della quotidianità. Da quelle osservazioni nacquero i calendari egizi, il computo delle ore e, non ultimi, gli allineamenti dei monumenti sacri. E' sufficiente poi pensare all'importanza riconosciuta alla levata eliaca di Sirio o l'assimilazione di alcune divinità ad altrettanti gruppi di stelle (che oggi chiamiamo costellazioni), per stabilire l'effettivo interesse che gli Egizi nutrirono per l'astronomia.
    Eppure i nostri non sentirono mai l'esigenza di stilare su papiro le conoscenze raggiunte (o almeno questo è quanto dobbiamo constatare, non essendo gli stessi pervenuti fino a noi), che invece troviamo sui sarcofagi del Medio Regno o sui soffitti delle tombe del Nuovo Regno (Senenmut e Sethi I) e dei Templi di Epoca Tarda (Dendera).
    Se, dunque, desideriamo porre in evidenza differenze riscontrabili tra i due distinti approcci, è proprio in questa direzione che occorre guardare: mentre i primi hanno redatto documenti e cataloghi inerenti i loro studi e osservazioni, dai secondi abbiamo ottenuto riscontri concreti che, oltre ai sarcofagi o rilievi succitati, comprendono strumenti di misurazione e di computo, come il merkhet e gli orologi solari.

    Per ulteriore approfondimenti:

    Agli albori della civiltà Egizia, Nabta Playa?


    Lezioni di Astronomia per EgiTToPhiLi


    Documenti astronomici


    Strumenti astronomici


    Allineamento dei templi Egizi secondo precisi eventi astronomici



    Troverai altri spunti interessanti all'interno di questa sezione, consultando la pagina principale e le successive:

    Archeoastronomia Egizia



    Segnalo, inoltre, il testo recentemente pubblicato dal Dott. Massimiliano Franci che, attualmente, è l'unico volume disponibile sull'argomento in lingua italiana:

    "Astronomia Egizia" di Massimiliano Franci


    [SM=g999103]
    [Modificato da -Kiya- 13/09/2010 00:34]
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    Wotan.Guido
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    00 13/09/2010 07:22
    Carissima Maria,
    ti ringrazio per le tue spiegazioni, davvero molto chiare ed esaustive.In effetti, sono rimasto colpito anch'io da tale affermazione, che ho riletto più volte per essere sicuro di aver capito beneciò che l'autore intendeva dire. Vedrò, nel corso della lettura, se chiarisce meglio la sua idea. Intanto approfondisco l'argomento con la ricca bibliografia che mi hai proposto.
    Grazie ancora e buona settimana.
    Guido
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    Wotan.Guido
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    00 13/09/2010 11:48
    Ho aperto il file sulle lezioni di astronomia per egittophili, ma non trove le figure! Mi poi spiegare come devo fare?
    Grazie
    Guido
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    00 13/09/2010 12:18
    Non sono state proprio inserite nel file .doc

    Vedrò di cercare tramite altre fonti.
  • Massimiliano
    00 22/09/2010 19:13
    astronomia egizia / astronomia mesopotamica: basi per un confronto
    Cara Kiya, spero che queste poche righe possano rispondere in parte alla domanda. Ho lasciato l'approfondimento della parte egizia alla bibliografia che hai dato nella tua precedente risposta.
    Max

    Il confronto tra Egitto e Mesopotamia nell’ambito dell’astronomia viene spesso inserito in una falsa prospettiva.
    In primo luogo bisogna tener conto che le osservazioni astronomiche in Egitto sono attestate dal IV° millennio a.C. mentre in Mesopotamia escludendo alcuni brevi e/o frammentari documenti, come ad esempio la registrazione delle fasi di Venere sotto il re Ammisaduqa (1703-1682 a.C.), , la documentazione astronomica inizia dal I° millennio a.C. Del periodo sumerico non sembra rimanere nulla, anche se alcuni studiosi ipotizzano che il nome di alcune costellazioni zodiacali e non, siano stati assegnati già dai sumeri stessi. In particolare in Assiria l’astronomia diviene oggetto di interesse da parte della corte dal IX secolo a.C. In Babilonia il calcolo astronomico trova origine dal VI secolo a.C. e trovò il suo apice nell’incontro con la cultura greca dall’epoca Achemenide. La cultura babilonese fornì dati di osservazioni lunghe di secoli, la cultura greca il pensiero sistematico. A questo mix si aggiunse nell’ambiente di Alessandria d’Egitto la grande quantità di informazioni lasciate dagli egiziani: tale mescolanza di culture ebbe diversi risultati: lo sviluppo pre galileiano dell’astronomia il cui simbolo può essere considerato il soffitto della cappella di Osiride nel tempio di Dendera, dove la sfera dell’universo della scuola pitagorica viene proiettata su piano bidimensionale, sembra per la prima volta; e dove stelle, costellazioni, pianeti, percorso del sole, etc, sono indicati con simboli egizi, e greco-babilonesi.
    Secondo punto, in Egitto l’osservazione astronomica nasce in maniera funzionale e tecnica (impostazione dei calendari, calcolo delle ore, orientamento dei monumenti), affiancandosi all’uso religioso; e poi dal I° millennio a.C. astrologico, in base a forti influenze orientali prima e greche poi. In Mesopotamia lo spunto è principalmente astrologico: le osservazioni migliori e più precise servivano per leggere il destino di dinastie regnanti (mai del singolo) e dei raccolti.
    Terzo punto. L’interesse per l’astronomia è relativo ad ognuna delle culture, ovvero egiziani, babilonesi e assiri (per analogia sumeri) osservavano la volta celeste per scopi e ponendosi domande del tutto differenti tra loro. I babilonesi, ad esempio, dall’VIII secolo a.C. cercarono di calcolare le eclissi di luna, viste come manifestazioni dell’ira divina (come quelle del sole); ma spesso segnarono nelle loro liste eclissi “fuori tempo”, ovvero verificatesi in anticipo rispetto ai loro calcoli. Altro esempio può essere il calendario: malgrado che i “diari astronomici” babilonesi, dal 700 a.C. registrassero osservazioni molto particolari nelle effemeridi (per ogni anno, con indicazioni mensili, giornaliere, e perfino informazioni sul meteo), essi non modificarono / semplificarono il calendario lunare di dodici mesi dirigendosi verso l’uso del calendario solare. Continuarono ad aggiungere sempre un mese intercalare per la coincidenza con l’anno solare, talvolta con sistemi molto complessi (ad esempio dal 380 a.C. circa, inizia un periodo di 19 anni con 8 anni bisestili, per la coincidenza con l’anno solare). In un manuale di divinazione del IV secolo a.C. essi sostengono ancora che l’anno è composto da dodici mesi e da 360 giorni. Ma più che un perseverare nell’errore (nella prima metà del II millennio a.C. a Babilonia sono anche attestati diversi anni in successione ognuno dei quali con un mese intercalare!) questa scelta deve essere letta come il mantenimento della tradizione: il calendario lunare è nel vicino oriente collegato intimamente con la sfera religiosa, e sia gli assiri, sia i babilonesi utilizzavano il calendario come nel periodo di Ur III (XXI secolo a.C.) o di Uruk (inizio III millennio a.C.).
    Quarto punto. Lo sviluppo verso una astronomia “scientifica” viene effettuato dai Babilonesi verso la fine del VI secolo a.C., quando cercarono di utilizzare la matematica per determinare fasi lunari e posizioni dei pianeti in anticipo, influenzando in questa direzione l’ambiente greco, come l’introduzione dell’Almagesto di Tolomeo ben ci racconta; ma sempre in un’ottica astrologica.
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    -Kiya-
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    - ḥtm mr r ry.t '3.t
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    00 22/09/2010 19:40
    L'intervento che precede è del Dott. Massimiliano Franci, dottore magistrale in Lettere Orientali, Dottore di Ricerca in Scienze Filologiche e Storiche del Vicino Oriente Antico, titolare del corso di Egittologia dell’Università dell’età libera di Firenze ed autore del libro Astronomia Egizia.


    Carissimo Massimiliano, un sentito grazie da parte mia per aver accolto il mio invito e per aver mostrato così tanta disponibilità. Ma soprattutto grazie per l'interessante approfondimento sul tema trattato,

    Kiya
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    lanc71
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    EgiTToPhiLo/a
    Suddito
    00 16/10/2010 04:43

    Volevo sottoporvi la lettura di questo classico della Filosofia della scienza di Thomas Kuhn.

    La teoria di fondo è che tutte le rivoluzioni scientifiche avvengono seguendo schemi prestabiliti.
    Una delle rivoluzioni esaminate è quella relativa al passaggio dalla teoria geocentrica a quella eliocentrica, con una diffusa trattazione della visione del mondo/universo (non tutte le le civiltà li distinguevano) nelle popolazioni antiche pre-scientifiche.

    Gli egiziani concepivano il mondo come un piatto ovale (forse per richiamare la forma del Nilo) e il cielo era concepito, invece, come un piatto rovesciato esattamente adiacente al primo.

    Comunque per coloro che sono interessati al mondo egizio e al mondo dell'astronomia delle origine è un testo interessantissimo.


    Solo in nota aggiungo che la teoria relativa al valore paradigmatico delle rivoluzioni scientifiche proposta da Kuhn fu contestata da molti critici, tra cui nientemeno che Karl R. Popper
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    Wotan.Guido
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    Artista del Re
    00 16/10/2010 11:02
    Egr. Prof. Franci,
    la ringrazio sentitamente per le delucidazioni che ha voluto condividere sul forum e che mi permettono di chiarire alcuni punti piuttosto confusi.
    Sono in attesa di ricevere il suo libro, che leggerò con grande attenzione.
    Grazie ancora
    Guido
  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 15/03/2011 12:59
    Guido, io l'ho ricevuto proprio oggi, e anch'io non vedo l'ora di leggerlo, anche perché è un tema che mi ha sempre affascinato [SM=g999103]