00 17/05/2010 11:49
Re:
Merytaton62, 15/05/2010 11.56:

Rispondo a Pizia: essendo una neofita posso sbagliarmi, ma mi pare di aver capito che gli egizi temessero l'oblio sopra ogni cosa...


Giusto, temevano l'oblio, ma per contrastarne gli effetti è sufficiente dire il nome... e lasciare riposare il corpo dov'è.
Ora iniziamo ad addentrarci nella metafisica egizia...
Del periodo antico sappiamo abbastanza poco anche sulla metafisica, oltre a tutto il resto.
Dell'epoca imperiale sappiamo qualcosa di più, e forse anche loro stessi si erano fatti un'idea più precisa di cosa fosse l'essere umano, delle parti corporee ed incorporee di cui è costituito e di cosa avrebbero voluto succedesse a queste dopo la morte.
Prima esigenza la conservazione del corpo: esso serve per continuare ad ospitare variamente le parti impalpabili, quelle volatili, estremamente labili se non supporate dalla loro parte materiale, il "luogo" in cui esse si ritrovano unite.
La materia però è destinata a degradarsi, prima o dopo, e questo lo sapevano pure loro; ma anche noi non possiamo ignorare che un corpo sepolto sotto la sabbia del deserto occidentale si deteriora anche meno di uno portato nella bacheca climatizzata di un museo, là trova un ambiente stabile di cui diventa quasi parte, qui, per quanto la tecnologia aiuti, ci sono sempre maggiori possibilità di degrado, contagio, innesco e persino eventi imponderabili.
Quindi, ogni volta in cui non ci limitiamo a dire il nome, ma trasportiamo un cadavere in un museo, già acceleriamo il processo di dissolvimento a cui è destinato...