00 17/02/2010 14:43
@Teie:

Siamo sicuri che quando sorse Akhetaton Amenhotep III fosse ancora in vita?
Non credi che possa "stonare" un po' che un Coreggente (con pari diritti del sovrano principale, è vero, ma pur sempre un Coreggente, peraltro giovane e poco preparato - non dimentichiamo che non era lui il predestinato al trono) si sia preso la libertà di far costruire una nuova città dal nulla, in un luogo incontaminato, arrogandosi il diritto di decidere per la sostituzione della Capitale del Regno?
E' uno degli interrogativi che mi induce a dubitare della coreggenza lunga, tra padre e figlio...
Tuttavia, non possiamo escludere che effettivamente sia andata così. Ma se così fu, se effettivamente Amenhotep III, ancora in vita, non fece nulla per contrastare quella che ci appare come una decisione arbitraria di Akhenaton, non possiamo non considerare che tale scelta potesse rientrare in un disegno politico prestabilito, appoggiato dal pieno favore del Sovrano anziano, con l'intento di sferrare il colpo definitivo al Clero di Amon e impedendogli di interferire nelle scelte di Governo.
Per quanto ne sappiamo, la corte si trasferì integralmente ad Akhetaton e con essa funzionari, scribi, artisti e operai. I grandi assenti furono i sacerdoti, in larga parte destituiti dalle loro cariche.
Negli anni Amarniani propriamente detti che cosa ne fu di Tebe? Chi vi restò? E perchè?
Non possediamo alcun riscontro a riguardo. Al momento non risulta nemmeno una tomba di un nobile databile a quegli anni, che possa confermare ci fosse ancora attività ed effettiva presenza oltre le mura dell'Ipet Iswt...


@Meryt:

hai pienamente ragione. Già di per sé la storia ci giunge inevitabilmente storpiata, con l'aggravante che ci interessiamo di una civiltà che questo concetto non lo applicò mai e che quindi è carente di resoconti coevi. Inevitabilmente poi, la influenziamo noi stessi, con le nostre preferenze, con le nostre "antipatie", tentando di ricreare ciò che vorremmo che fosse piuttosto che limitarci a un'analisi distaccata di quanto in nostro possesso, per poco che sia. Proprio il fatto che possediamo poco, induce a colmare lacune con supposizioni, tessendo trame che stanno in piedi da sole, ma che potrebbero distare anni luce dalla realtà dei fatti.
A tutto questo, vanno poi ad aggiungersi, come affermi tu, le nostre peculiari propensioni che ci attirano in una direzione, respingendone un'altra. Che ci inducono ad evidenziare un particolare aspetto e ad elevarlo al di sopra di ogni altro, giustificando con esso tutto quanto ne conseguì.
La storia come estensione dei nostri ideali, insomma...
Ma questo è il lato emotivo. Occorre "semplicemente" affinare la capacità di scindere il razionale dall'emotivo, ponendoci nella condizione di saper discernere ciò che è stato da quanto vorremmo che fosse. E ritengo che col tempo ciò sia possibile.

[Modificato da -Kiya- 17/02/2010 14:44]