00 10/09/2009 23:24
Personalmente mi sono appena addentrata nei contenuti del testo in questione. Ma fin dalle prime pagine, ossia dai Ringraziamenti (pag. 9), gli autori hanno inteso sottolineare che il loro lavoro era diretto al lettore comune e non agli "operatori di settore". Quello che, pertanto, può essere considerato un taglio "giornalistico divulgativo" (che onestamente per il momento posso riconoscere come, più o meno, divulgativo, ma giornalistico no) trova ampia giustificazione nel target che il libro intende abbracciare. Se poi l'opera ha attirato l'attenzione del mondo Accademico, al punto da venir inserita nelle liste dei testi da consultare per la preparazione di un esame, evidentemente è perchè gli è stata riconosciuta una certa credibilità. Che poi questo ottenga, o meno, la nostra personale approvazione rientra in altro contesto ed è lecito sottolinearlo, in modi e con termini consoni.

Non sono ancora giunta ad affrontare la lettura della questione dell'Esodo, così come trattata nel testo, quindi non posso valutarne i contenuti e le conclusioni. Ritengo, però, che le ragioni per cui gli autori si siano limitati a confutare l'avvenimento "Esodo" con esclusivo riferimento a Ramesse, possa nuovamente rientrare nella "politica" dell'opera, che si pone come obbiettivo l'esame dei contenuti della Bibbia (esclusivamente questi e non tutte le teorie che sono state generate nell'arco dei tempi) con l'intento di separarne la storia dal mito/leggenda.
Per quanto ne so, la Bibbia riferisce esplicitamente dettagli che rimandano a Ramesse e a nessun altro faraone. Seppur non ne riferisca il nome, affermare che "i figli di Israele" furono costretti ai lavori forzati per erigere la città di Pi-Ramesse, mette in chiaro a chi ci si intendesse riferire.
[Modificato da -Kiya- 12/09/2009 16:25]