00 08/09/2009 12:37
Come Kiya e Sharadanaleo hanno correttamente puntualizzato, la nomenclatura è fondamentale.
Se si parla di Fenici si parla di una "facies" culturale piuttosto delimitata temporalmente e spazialmente. Come anche è stato detto, l'etichetta "fenicio" è una convenzione per non perdersi in una storia che comincia con gli insediamenti stabili Natufiani in Palestina nel 12,500 a.C. Anche quelli abitavano proprio lì e sarebbero in teoria paleo-qualcosa.
La definizione "paleo-fenicio" è particolarmente infelice sia perchè non rispetta le culture precedenti ai fenici (come chiamare pre-romani le civiltà villanioviane, picene, etc...) sia perchè non ci dice affatto di chi stiamo parlando. Infatti è una definizione non usata in archeologia. La sconsiglio decisamente.

Il termine generico corretto per indicare le civiltà della zona in qualsiasi epoca è "siro-palestinese" o "palestinese" se ci si limita alla zona geograficamente chiamata Palestina. Caso mai qualcuno non avesse presente che Palestina è un toponimo non un'entità politica moderna. Altrettanto usato, ma più specifico è, come è stato anche citato, il termine "Cananeo", in teoria anche usato dal III° millennio (periodo chiamato EBI cioè Bronzo Palestinese I). Ma per epoche così lontane si preferisce "Palestina" o "sud-palestina", lì dove sono la maggior parte dei siti del III° millennio. Dal II° millennio Cananeo va benone.

L'identità culturale che chiamiamo "Fenicia" o nel complesso "Fenicio-Punica" si identifica nelle famose città stato citate da Shardanaleo che peraltro conservano le loro distinzioni e particolarità. Non è un caso che tale identità appaia dopo un rinnovamento profondissimo nel vicino oriente dopo la caduta degli imperi all'epoca dei "Popoli del Mare". Questa transizione è stata enormente radicale per motivi storici precedenti alla famosa "invasione", ma spesso ci si focalizza solo sulla goccia che ha fatto traboccare il vaso, i popoli del mare.
Le città-stato fenice si "coagulano", sia culturalmente che logisticamente, intorno al X millennio, in contemporanea a "coagulazioni" nuove in tutto il vicino oriente. Sono proprio questi eventi che permettono l'uscita dal nomadismo pastorale dei gruppi pastorali che frequentavano le alture tra costa e valle del Giordano e le zone montuose che danno verso la Mesopotamia. Sono questi che vanno a formare le nuove realtà specifiche dei regni di Giuda, Moab, etc... A nord nuovi insediamenti e culture vanno dai poco noti potentati siriani dell'età del ferro agli Amorrei e Israele. La ventata enorme di novità che appare in questo periodo si riesce a capire ed interpretare solo capendo lo stato delle cose e i giganteschi problemi che animavano gli imperi precedenti che si schiantano sotto una pressione in definitiva non enorme, quella dei popoli del mare: la situazione di crisi generata dalle scelte sociali degli imperi li avevano già portati ad implodere. Rapidamente allora capirete perchè il mondo, in quegli anni, si rivoluziona verso la modernità.

Chi ha letto Liverani dovrebbe avere già un quadro generale di tutto ciò. Un vantaggio di leggere Finkelstein è che vi trovate riassunta proprio la storia di tutta la fascia siro-palestinese in termini archeologici molto aggiornati.

Per i contatti più antichi tra egiziani e aeree siro-palestini vi posterò il paragrafo dalla mia tesi sulle recentissime evidenze archeologiche a Hierakonpolis di fine Naqada I - II AB, occhio e croce 3600 a.C. Sulle prime prove spedizioni militare in Palestina ci sono placchette della I° dinastia. Di altro sui contatti commerciali Naqada III-Narmer, quanto ne volete. Ma abbiamo detto che questo periodo lo copriamo con un thread specifico perciò non ne parlo qui.

Per quanto riguarda i fenici ritornerò sull'argomento amuleti e per segnalarvi il lavoro fondamentale che è di Sabatino Moscati (ahimè Shardanaleo, visto che ti sta antipatico :-)