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L'intervista ad Hawass si apre immediatamente con una precisazione dello stesso: la mummia identificata col n. 61072, rinvenuta nella KV35, identificabile per il lato sinistro del viso sfondato, al pari del torace, e il braccio destro staccato dal tronco, non appartiene a Nefertiti.
Hawass, come già noto, ritiene di essere sulle tracce della tomba in cui ancora oggi il corpo della Regina riposerebbe. E' convinto che possa trovarsi nell'area in cui si concentrano gli scavi del suo team, l'area che fino a poco tempo fa si associava alla possibile esistenza della tomba di Ramesse VIII.
Per delimitare la zona, la stessa viene circoscritta all'area compresa tra la tomba di Tutankhamon (KV62), la KV55, che Hawass attribuisce esplicitamente ad Akhenaton, e la KV63, ritenuta dallo stesso la tomba della madre di Tut, ovvero Kiya.
Dopo questa introduzione, l'attenzione si sposta sugli studi eseguiti da Barry Kemp in quel di Amarna (l'antica Akhetaton) e il relativo rinvenimento di frammenti granitici che, una volta ricomposti, si sono rivelati appartenere a un gruppo statuario riproducente la Regina Nefertiti e, forse, Akhenaton. La testa calcarea conservata a Berlino (quella priva di copricapo) si adatta perfettamente alla ricostruzione, come riscontrato durante le prove eseguite con l'ausilio di un calco pervenuto dalla Germania.
Si passa a presentare la ricostruzione degli eventi che condussero Borchardt alla scoperta del famoso busto della "Regina colorata" e a quelli successivi, che resero possibile il trasferimento in Germania.
Secondo quanto riferito, si conferma il desiderio di Borchardt di trattenere il busto, ma non si fa alcun cenno ad atteggiamenti poco corretti da parte sua, per ottenere lo scopo.
Anzi, la ricostruzione rivela che lo stesso si limitò a suddividere preventivamente i due gruppi di reperti da sottoporre all'esame di Lefebvre, il quale aveva il compito di smistarli ufficialmente, ed equamente, tra l'Egitto e il paese di appartenenza dell'archeologo.
L'astuzia di Borchardt consistette nel porre in evidenza, sul gruppo volutamente destinato all'Egitto, una tavola d'altare policroma, rinvenuta tra i resti del Tempio Grande e riproducente la coppia Reale e alcune figlie, in atto di adorare l'Aton.
Lefebvre ne fu talmente colpito da non "indagare" oltre, e prendere per buona la suddivisione eseguita da Borchardt.

Si è inoltre parlato della possibilità che il busto sia un falso, ma non si ritiene possa trattarsi di un'opera moderna, piuttosto si contepla la possibile esistenza di una copia gemella dell'originale, la cui appartenenza all'epoca di Akhenaton non viene messa in dubbio.
Tale possibilità si è fortificata a seguito delle analisi condotte sul busto, tramite la TAC. La scansione ha, in effetti, mostrato la totale assenza di crepe, sepper minime. Fatto che ha lasciato perplessi coloro che se ne sono occupati. Da qui l'ipotesi che il busto attualmente esposto a Berlino sia, in realtà, una copia perfetta, eseguita per ordine di Hitler, mentre l'originale sarebbe stato sottratto con l'occasione della Seconda Guerra Mondiale.