Il discorso è abbastanza complicato se facciamo un paragone con le attuali conoscenze scientifiche. Infatti, come già precisato da Kiya, gli egizi non avevano chiaro il sistema vascolare. Contavano 46 vasi che dipartono dal cuore e raggiungono ogni area del corpo veicolando tutti i liquidi compresa l'aria (primo trattato -papiro Ebers-. Questa cifra è arbitraria è non ha alcun riscontro anatomico e nel secondo trattato i vasi elencati, forse per errore dello scriba, sono 22.
Se teniamo conto delle conoscenze appurate in ambito chirurgico, sarebbe lecito ritenere che ne conoscessero l'importanza, ma non credo si possa ritenere operassero delle trasfusioni. Se anche fosse, si scontravano con un limite ben definito, ovvero la mancata consapevolezza delle diverse tipologie di sangue e le relative compatibilità.
Forse proprio in questo va cercata la ragione di possibili interventi chirurgici non andati a buon fine.
La conoscenza anatomica, strettamente inerente la circolazione sanguigna, era confusa e scarsa poichè l'esplorazione mediante dissezione dei cadaveri era ignota e nelle pratiche di imbalsamazione gli unici organi che potevano essere studiati erano quelli che si presentavano durante l'eviscerazione. Pertanto le arterie femorali o altre arterie e vene presenti altrove erano ignorate. Pare che l'unico dato riportato sulla base di uno studio anatomico sia quello relativo alla presenza di 4 vasi diretti al fegato, infatti ciò è visibile dopo l'asportazione dell'organo durante le pratiche imbalsamatorie.
La parola "metu" rappresentava non solo il sistema vascolare ma tutti i canali escretori sia che partano o sbocchino nel cuore.
In relazione al sangue è assai improbabile che si effettuassero trasfusioni poichè questo liquido che chiamiamo linfa vitale non era poi il responsabile della vita, anzi a volte era ritenuto portatore di patologie. Esso circola nel corpo insieme a tutti gli altri liquidi, comprese lacrime, sperma, aria e addirittura feci e pus. Era pensiero comune che spesso il sangue fosse responsabile di patologie le più disparate, come per esempio la sordità.
Ho tratto le mie informazioni dal testo di Leca, il quale ha analizzato l'argomento vasi e cuore, secondo me, in modo
corretto, spesso suffragato dalle traduzioni dei papiri (ebers, Berlino ecc) nonchè da alcuni testi delle piramidi.
Da quanto ne so, e non è moltissimo, credo che il sangue non avesse per gli antichi egizi il senso di "vita" ma che condividesse questa peculiarià insieme ad altri umori e talvolta addirittura fosse ritenuto nefasto.
Rifletto che sebbene il cuore fosse ritenuto anche la sede dell'anima nel senso delle emotivitè, la sua funzione di pompa non era chiara e soprattutto non luogo esclusivo del sangue. Pertanto l'importanza del
legame sangue-cuore era del tutto misconosciuta.
[Modificato da roberta.maat 05/01/2009 21:27]