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Sacrifici umani

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  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 01/01/2009 12:58
    Re:
    pizia., 31/12/2008 20.13:

    Secondo me abbiamo fatto un buon lavoro! [SM=x822713]
    Grazie ancora per la collaborazione! [SM=x822753]



    è stato un piacere! Quando hai bisogno, sai dove (più che altro come) trovarmi... Buon anno cara amica... e buon anno a tutti voi!!


    [Modificato da Hatshepsut76 01/01/2009 12:59]
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    RAMSY
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    Post: 781
    Registrato il: 27/01/2010

    EgiTToPhiLo/a
    Artista del Re
    TA makA nen ka neKet
    00 09/02/2010 14:22
    Assolvendo al mio impegno di leggere dal forum più informazioni possibili (finirò nel tremila !!!! [SM=x822718] ) sono capitato in questo interessante topic a cui vorrei aggiungere un'altra testimonianza:

    guide.supereva.it/egittologia/interventi/2004/04/157630.shtml

    Una campagna di scavi ad Abydos condotto dalle Università di New York, di Yale e della Pennsylvania è giunta alla prova evidente che i sacrifici umani erano una realtà durante le prime Dinastie.
    E’ un argomento che è stato lungamente dibattuto, con pareri che tendevano più al no che al sì. Invece, una campagna di scavi ad Abydos condotto dalle Università di New York, di Yale e della Pennsylvania è giunta alla prova evidente che questi erano una realtà durante le prime Dinastie. Ad Abydos, già nel 1890 Petrie trovò il sepolcro di Horo-Aha, primo Faraone della prima Dinastia, diretto successore di Narmer. In prossimità di questo, trovò anche altre sepolture che però, essendo povere e costruite con il fango, non lo interessarono molto, per cui preferì dedicarsi ad altro. Ora, sono state prese in esame e scavate dalla missione americana di cui sopra e sono emerse delle sconvolgenti verità. Le tombe, un tempo collegate da un passaggio sotterraneo con quella di Aha, sono evidentemente state costruite insieme, in quanto il soffitto di fango è stato realizzato in un’unica gettata, per ospitare una sepoltura contemporanea. Contengono i corpi di sei personaggi, ognuno ben identificato con i propri titoli, che appartengono a diverse classi sociali - da dignitari di alto rango fino ad artigiani - sepolti con ornamenti e gioielli, la cui morte è attribuibile al veleno. E’ stata anche trovata la sepoltura di dieci asini che, evidentemente, dovevano portare il corredo funebre del Faraone nel Duat.
    La conclusione della missione archeologica americana è che, all’epoca di Aha, il gran Faraone che diffuse la cultura egizia nel territorio, identificato come un Dio, questi dovesse essere accompagnato nel Duat, in omaggio alla propria potenza, da esponenti della sua corte (tra l’altro, in una delle sepolture, sono stati anche trovati i resti degli arti inferiori di un bimbo di ca. 4 anni). E qui, sono solo sei! Perché, vicino alla tomba del Faraone Djoser, le sepolture simili ancora da investigare, costruite tutte contemporaneamente, sono oltre 400! Questa usanza, successivamente, per fortuna decadde e con i Faraoni si seppellirono soltanto statuette emblematiche.
    L’importanza di Abydos come luogo sacro assume perciò sempre maggiore importanza (ricordo anche le navi ritrovate nel deserto che, evidentemente, erano alla base di particolari riti, per non parlare poi dell’ Osireion e dei suoi misteri). Infatti, anche in seguito, era pratica comune costruire doppie sepolture tra le quali, quella di Abydos costituiva un cenotafio.
    Però, tutto questo mi fa nascere un dubbio: Khufu, Khefrure e Menkaura appartenevano a questo periodo. Se ne cercano le mummie a Giza, ma non è che, per caso, siano stati invece sepolti ad Abydos e che le loro piramidi siano proprio loro un cenotafio? Sbaglierò, ma mi chiedo se questa ipotesi, che sono il primo a definire bizzarra, sia mai stata presa in considerazione, magari anche solo per scartarla.
    Autore: Gilberto Sozzani
    [SM=x822743] [SM=x822743]


    Ricordo che da bambino davo per scontato che i costruttori delle piramidi e i suoi più stretti collaboratori venissero sepolti con lui ma in seguito, avendo appreso dell'usanza degli ushabti, dei sacrifici umani ne persi la memoria pensando che fossero invenzioni.
    Nel topic non fate commenti alle notizie date e mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni, anche in riferimento all'ultima parte del mio inserimento che dice:

    Però, tutto questo mi fa nascere un dubbio: Khufu, Khefrure e Menkaura appartenevano a questo periodo. Se ne cercano le mummie a Giza, ma non è che, per caso, siano stati invece sepolti ad Abydos e che le loro piramidi siano proprio loro un cenotafio? Sbaglierò, ma mi chiedo se questa ipotesi, che sono il primo a definire bizzarra, sia mai stata presa in considerazione, magari anche solo per scartarla


    [SM=g999100] Ciops! [SM=g999100]

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    Hotepibre
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    Colei/Colui che siede alla
    destra della Sacerdotessa
    Capo del Tesoro

    Scriba del
    Tempio di Thot

    00 09/02/2010 15:05
    Sullo stesso argomento, se di tuo interesse, questo è il testo di un articolo che scrissi a suo tempo (2005-2006) proprio nell'imminenza della scoperta delle sepolture di Abydos; in qualche modo riprende il discorso da te presentato e lo amplia con considerazioni personali e con maggiori elementi sia sui sacrifici in se nell'Antico Egitto, sia su quanto avveniva nelle civiltà vicine:

    "Sacrifici umani agli albori della storia Egizia?

    Nel 1935, nell'area di Saqqara, Emery scopre la tomba della Regina Marneit, madre di Den, 5° Re della 1ª dinastia.
    La Tomba principale è circondata da altre tombe più piccole, in mattoni crudi, appartenenti verosimilmente a Funzionari della Corte ma è nella tomba principale che, per la prima volta, vengono attestati sacrifici umani.

    Molti cadaveri, su cui non viene riscontrata alcuna traccia di violenza, vengono rinvenuti infatti disposti ordinatamente nella sepoltura; la mancanza di lesioni fa supporre che possano essere stati uccisi in un luogo diverso, contro la loro volontà, forse con un veleno, e quindi deposti nella tomba.

    Analoghi sacrifici umani si rilevano, riferiti allo stesso periodo storico, nelle tombe reali mesopotamiche del cimitero di Uruk scavate da Wooley. In questo caso, però, i corpi, a centinaia, si trovano là ove sono caduti ricostruendo quasi lo sviluppo del corteo funebre o le ultime posizioni di una sorta di festa funebre: i musicisti ancora stringono i propri strumenti, le guardie impugnano le loro armi… come se avessero continuato a svolgere le proprie attività mentre attendevano la morte.
    Ciò fa propendere, nel secondo caso, per una volontarietà dell'atto sacrificale che non si ritiene di poter riscontrare nel primo.

    Intanto una prima considerazione; chissà perché, parlando dell'Antico Egitto, c'è una qual forma di ritrosia a parlare di sacrifici umani quasi che l'alto grado di civiltà raggiunto rendesse esenti i nostri "eroi" da questa pratica che noi consideriamo "barbara". È altrettanto ovvio, però, che il metro da noi usato è quello di una presunta "civiltà" che ci vuole esenti da violenze gratuite come, appunto, riteniamo essere i sacrifici di altri esseri umani... poco importa se poi assistiamo a violenze ancor più gratuite che non hanno neanche la giustificazione, o l'alibi, di un atto religiosamente, e talvolta politicamente e sociologicamente, molto rilevante.

    È di non molto tempo addietro (agli inizi del 2006) la notizia (fornita durante una conferenza da Donald Redford, della “Pennsylvania State University”, e riportata dal “Guardian”) del ritrovamento di quasi 40 corpi misteriosamente sepolti, alla rinfusa, in strati sottostanti gli scavi di un tempio risalente al regno di Ramses II, nell’area ove sorgeva l’antica città di Mendes.
    Dall’evidenza archeologica, non è stato possibile risalire alle cause di morte, ma dal fatto che l’episodio, data la collocazione stratigrafica, potrebbe risalire anche alla tarda età dell’Antico Regno traggo perciò spunto per trattare di un argomento normalmente poco trattato, quello dei sacrifici umani nell’Antica Terra dei Faraoni.

    Esisteva, dunque, questa tragica usanza nella Terra di Kemi?
    Ebbene si!

    Sia pure anticamente, in epoca predinastica (4500-3000 a.C.) ed è attestata anche nella 1ª Dinastia.

    Uno dei primi esempi noti, forse il più antico, è stato rinvenuto nell'antica Nekhen (oggi Edfu) dove, in un complesso funerario del periodo Naqada 2 (o Gerzeano dal 3600 al 3200), vennero rinvenuti quattro corpi (non mummificati giacché tale usanza verrà adottata successivamente) disposti in posizione fetale e privi di corredo funebre a volerne sottolineare l'umile origine.

    Che si tratti di un sacrificio umano è certo ed il fatto stesso che si tratti verosimilmente di servi, sta ad indicare che loro compito, nell'aldilà, sarebbe stato l'accudire il personaggio di più alto lignaggio con cui erano stati sepolti.
    Un altro complesso sepolcrale, nei pressi di Abydos, conferma tale ipotesi; qui i corpi sono sei, ed è ancor più evidente che la loro morte è stata causata in maniera violenta. Nel 2002, infatti, nel corso di rilievi per il reperimento del recinto del complesso funerario di Horus-Aha (uno dei primi re della I Dinastia, forse identificabile con lo stesso Menes Narmer tradizionalmente indicato come l’unificatore delle Due Terre) vennero rinvenute 6 tombe dotate, stavolta, di corredo funebre: tre donne, un uomo ed un bambino/a che indossava ben 25 braccialetti e collane di lapislazzuli. L’ultima tomba, almeno che io sappia, non è ancora stata scavata, ma le restanti sono la prova che sacrifici umani vennero compiuti in concomitanza con la morte di Aha.

    Le sei tombe sono risultate tutte chiuse da un soffitto di legno, su cui poggiano mattoni di fango, su cui, ancora, poggia un pavimento di gesso che non reca tracce di giunture ad indicare, perciò, che esso venne realizzato in un'unica soluzione e non per aggiunte successive (come sarebbe successo se i decessi fossero avvenuti in tempi storici differenti).
    Per inciso, anche più in prossimità della sepoltura di Aha esistevano sepolture minori… scoperte nei primi del ‘900 da Sir Flinders Petrie, che le chiamò “Grande Cimitero dei Domestici”, queste erano ben 35 e presentavano caratteristiche identiche ma, all'epoca, pur ritenendo possibile il ricorso a sacrifici umani, il Petrie si limitò semplicemente ad accennare a tale teoria.

    Il ritrovamento, nel 1967 di 14 navi della lunghezza di 27 metri ciascuna, perfettamente atte a navigare e quindi non simulacri, aveva già accentuato l’idea dei sacrifici umani così come gli scheletri di alcuni giovani leoni: come aveva regnato sulla terra, il re doveva regnare nell’aldilà e per far questo doveva averne gli strumenti che comprendevano, ovviamente, navi per risalire il Nilo celeste (14), funzionari per governare (35), regine (3) per il proprio piacere e figli/e (1).

    E siamo giunti al momento di rispondere alla domanda che certamente tutti ci siamo fatti: come vennero uccise tutte queste persone?

    Sulle prime si ritenne che potessero essere state avvelenate, ma un esame anatomo-patologico sui teschi ha consentito di individuare quella che, verosimilmente, fu la causa di morte: in caso di strangolamento, infatti, l’aumento della pressione sanguigna può causare la rottura di cellule ematiche all'interno dei denti e tracce di tal genere sarebbero state rinvenute sui denti delle vittime.

    La pratica dei sacrifici umani, tuttavia, sembra non protrarsi a lungo nell’Antico Egitto.

    Il successore di Aha, Djer, si circonderà di ben 369 tombe secondarie (300 nel recinto funerario e 69 nelle immediate vicinanze), praticamente l’intera corte, ma già con Kaa (ultimo re della I Dinastia del quale, tuttavia, è stata trovata la tomba, ma non ancora il recinto funerario) il numero dei sepolcri secondari scende a meno di 30.

    Una domanda sorge spontanea: le “vittime” erano consenzienti?

    Verosimilmente si, giacché il re defunto era, potremmo dire, il prototipo di quel che, nel Medio Regno, sarà poi il culto di Osiride, Dio dei morti. Ed era perciò proprio al re che spettava il potere di restituire la vita ai suoi sudditi più fedeli che lo avevano accompagnato nel suo viaggio nell’aldilà.

    Tanto importante ed imponente doveva essere la sepoltura di Djer, con i suoi 369 funzionari e servitori, che quando nel Medio Regno si affermò il culto di Osiride, mitico primo Re del paese e poi Dio dei Morti, i Sacerdoti cercarono nell’antica necropoli di Abydos la sua tomba e la identificarono proprio in quella di Djer che divenne, così, meta di pellegrinaggio annuale.

    La stessa disposizione dei corpi, infine, lascia intendere una sorta di consapevolezza del tragico (ai nostri occhi) atto finale; una compostezza, ad esempio, che non si trova negli identici sacrifici umani compiuti (2500 a.C. circa) in Mesopotamia, sempre per accompagnare re e regine nel loro viaggio ultraterreno, in cui la posizione dei corpi lascia intendere una sorta di estrema difesa.

    Con la 2ª Dinastia la necropoli reale si sposterà di quasi 400 Km, a Saqqara, e qui sembra cessare l’usanza dei sacrifici umani quasi certamente non per motivi etici, che anzi doveva essere considerato un onore seguire il Re Dio nel suo viaggio, ma più probabilmente per motivi pratici e politici: gran parte di coloro che venivano “sacrificati”, o meglio coloro che accettavano di essere sacrificati, erano alti Funzionari di Governo ed è ipotizzabile che, data anche la grande capacità di qualcuno di questi, il successore abbia cominciato a comprendere che, ucciderli, sarebbe stato un inutile “spreco” di conoscenze ed esperienze.

    Si inizierà, perciò, verosimilmente ad “uccidere” nominalmente l’individuo, ovvero ad imporgli un nuovo nome alla morte del Re, e si proseguirà con quella che diventerà la caratteristica delle tombe egizie a noi note: la presenza degli ushabti, ovvero centinaia e centinaia di statuette rappresentanti servitori e funzionari del Re. Con la 3ª Dinastia sempre nella necropoli di Saqqara, nascerà il complesso funerario destinato a diventare il simbolo stesso dell’Egitto: la Piramide."

    Come vedi, perciò, se sacrifici umani ci furono all'inizio delle Dinastie, è altrettanto vero che l'usanza ebbe presto termine forse non tanto per motivi etici (che ripeto siamo noi a vedere perchè "moderni e civili"), ma proprio perchè era inutile "sprecare" conoscenze ed esperienze specie di coloro che, per posizione ed incarico, erano invece decisamente molto più utili da vivi anche per il mantenimento di quella Maat che era il compito primario del Re.
  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 09/02/2010 15:30
    ringrazio RAMSY e Hotep per le loro integrazioni!
    A casa ho le stanze 273 e 274 che compongono l'Inno cannibale; se volete le inserisco stasera, poi a lunga scadenza inserirò anche la traduzione
    [Modificato da Hatshepsut76 09/02/2010 15:31]
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    emilioraffaele
    Post: 1.148
    Post: 1.148
    Registrato il: 21/06/2009
    Scriba
    00 09/02/2010 20:58
     

    La ricostruzione è sicuramente molto aderente alla cruda realtà di quei tempi. D'altronde non possiamo stupirci del fatto che i sacrifici umani fossero normale pratica in ogni parte del mondo. Rileggendo i post precedenti (sempre molto efficaci e completi) , mi incuriosisce assai la funzione del Tekhenu. Non penso che fosse un “sacrificato”, perlomeno non nel Nuovo Regno, in quanto la pratica stessa era stata abbandonata ormai da secoli. Nelle raffigurazioni vediamo il T. in processione su una slitta, poi lo vediamo deposto su un tavolo, in una tomba?. Se “si” qualche traccia nelle tombe l'avremmo dovuta trovare (ne sono state trovate?). Forse il T. era effettivamente un sacerdote con un ruolo da interpretare, o un “simulacro” che conteneva le parti non trattate del defunto, da eliminare alla fine della cerimonia di sepoltura. Con un livello di religiosità così alto, non penso che gli addetti alla mummificazione si sarebbero disinvoltamente liberati dei visceri non conservati. Forse, per gli egizi di rango inferiore e via via a scendere nella scala sociale, erano adottate cerimonie di sepoltura diverse, per le quali non era prevista la conservazione in vasi canopi o in altri contenitori. Sarebbe anche più comprensibile il fatto di non aver trovato raffigurazioni di T. negli affreschi delle tombe reali. Ad oggi non sembra che siano emerse nuove ipotesi al riguardo, peccato.

  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 09/02/2010 21:12
    Ecco le stanze che compongono l'inno cannibale:

    Utt 273

    The sky rains down.
    The stars darken.
    The celestial vaults stagger.
    The bones of Aker tremble.
    Those beneath them flee in terror.
    At seeing Pharaoh Unis rise as a Ba.
    A god who lives on his fathers and feeds on his mothers.

    Pharaoh is Lord of wisdom whose mother knows not his name.
    Pharaoh's glory is in the sky, his might is in the horizon.
    Like his father, Atum, his begetter.
    Though his son, Pharaoh is mightier than he.

    Pharaoh's Ka's are behind him.
    His Hemuset(u) are under his feet.
    His gods are over him.
    His uraeus-serpents are on his brow.
    Pharaoh's guiding-serpent is on his forehead :
    she who sees the Ba (of the enemy as) good for burning.
    Pharaoh's neck is on his trunk.

    Pharaoh is the Bull of the sky,
    who shatters at will,
    who lives on the being of every god,
    who eats their entrails,
    even of those who come with their bodies
    full of magic from the Island of Flame.

    Pharaoh is one equipped,
    who assembles his Khu's.
    Pharaoh appears as this great one,
    Lord of those with (helping) hands.
    He sits with his back to Geb,
    for it is Pharaoh who weighs what he says,
    together with Him-whose-name-is-hidden,
    on this day of slaying the oldest ones.

    Pharaoh is Lord of offerings, who knots the cord,
    and who himself prepares his meal.
    Pharaoh is he who eats men and lives on gods,
    Lord of porters, who dispatches written messages.

    It is 'Grasper-of-the-top-knot', who is Kehau, who lassoes them for Pharaoh.
    It is 'Serpent Raised-head' who guards them for him and restrains them for him.
    It is 'He-upon-the-willows' who binds them for him.
    It is Khonsu, slayer of Lords, who will cut their throats for Pharaoh,
    and will extract for him what is in their bodies,
    for he is the messenger whom Pharaoh sends to restrain.
    It is Shezmu who will cut them up for Pharaoh,
    and cooks meals of them in his dinner-pots.

    Utt 274

    It is Pharaoh who eats their magic and gulps down their Khu's.
    Their big ones are for his morning meal,
    their middle-sized ones are for his evening meal,
    their little ones are for his night meal,
    their old men and their old women are for his incense-burning.
    It is the Great Ones in the North of the sky who light the fire for him
    to the cauldrons containing them,
    with the thighs of their eldest (as fuel).

    Those who are in the sky serve Pharaoh,
    And the butcher's blocks are wiped over for him,
    with the feet of their women.

    He has revolved around the whole of the two skies.
    He has circled the two banks.
    For Pharaoh is the great power, that overpowers the powers.
    Pharaoh is a sacred image, the most sacred image
    of the sacred images of the great one.
    Whom he finds in his way, him he devours bit by bit.

    Pharaoh's place is at the head of all the noble ones who are in the horizon.
    For Pharaoh is a god, older than the oldest.
    Thousands revolve around him, hundreds offer to him.
    There is given to him a warrant as a great power by Orion, the father of the gods.

    Pharaoh has risen again in the sky.
    He is crowned as Lord of the horizon.
    He has smashed the back-bones,
    and has seized the hearts of the gods.
    He has eaten the Red Crown.
    He has swallowed the Green One.
    Pharaoh feeds on the lungs of the wise.
    And likes to live on hearts and their magic.

    Pharaoh abhors against licking the coils of the Red Crown.
    But delights to have their magic is in his belly.
    Pharaoh's dignities will not be taken away from him.
    For he has swallowed the knowledge of every god.
    Pharaoh's lifetime is eternity.
    His limit is everlastingness.
    In this his dignity of :
    'If-he-likes-he does. If-he-dislikes-he-does-not.'
    He who is at the limits of the horizon,
    for ever and ever.

    Lo, their Ba is in Pharaoh's belly.
    Their Khu's are in Pharaoh's possession,
    as the surplus of his meal out of the gods.
    Which is cooked for Pharaoh from their bones.

    Lo, their Ba is in Pharaoh's possession.
    Their shadows are removed from their owners,
    while Pharaoh is this one who ever rises and lasting lasts.

    The doers of ill deeds have no power to destroy,
    the chosen seat of Pharaoh,
    among the living in this land.
    For ever and ever.
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    Merytaton62
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    00 09/02/2010 22:24
    Che interessante, questa discussione!
    Ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno dato il loro contributo, ripromettendomi di leggerla con più attenzione domani :oggi ho avuto una giornata particolarmente intensa, e non riesco a trovare la necessaria concentrazione [SM=g1621246]
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    sethorus
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    Suddito
    st hr nb tAwy
    imy-r rswt mr=f wsTn
    00 09/02/2010 23:58
    A proposito di cannibalismo c'è una satira di Giovenale per la precisione la XV, in cui l'autore prende spunto da un episodio di cannibalismo verificatosi in Egitto nel 127 a.C. per attaccare superstizione e fanatismo religiosi.
    Non riesco a trovare il testo della satira in traduzione italiana, se si trova si potrebbe anche commentare insieme!!!
  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 10/02/2010 09:28
    Ciao seth! Interessante il tuo riferimento. Non ho mai letto Giovenale finora.... Comunque sì, penso che sarebbe una buona idea inserire il testo qui e poi parlarne insieme.
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    Hotepibre
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    Tempio di Thot

    00 10/02/2010 10:05
    Giovenale pubblica le sue "Satire" intorno al 100 d.C. ma, non dimentichiamolo, dichiara di scriverle poichè è disgustato dalla società in cui vive e ne porta perciò alla ribalta le cose più crude e violente.
    Del resto Giovenale ce l'ha con tutti, dalle donne agli omosessuali, dai ricchi debosciati alla plebe pecorona, da Messalina agli "orientali" (tra cui gli egizi) che sono per lui il simbolo stesso del degrado bestiale cui l'umanità è arrivata.
    In sottofondo comunque, in tutte le satire, uno spirito provocatorio (tra le altre ce n'è una bellissima a proposito dei Senatori che si riuniscono in seduta plenaria e solenne per stabilire... come cuocere un pesce regalato a Domiziano) che traspare anche dalla XV secondo cui avrebbe assistito, in Egitto, ad una battaglia (più che altro una zuffa) tra due città del Delta in cui uno degli sconfitti è stato sbranato e divorato.
    Giovenale fa poi il raffronto tra popolazioni che si sono date al cannibalismo durante un assedio ed il fatto da lui narrato che è solo sintomatico di brutalità.

    Giovenale Libro Quinto - XV (un mondo di cannibali)
    (volevo riportarne solo un estratto, perchè lunga, ma è così interessante che è bene leggerla tutta) (testo tratto da lapoesia.it:


    Chi non sa quali mostri venera,
    Volusio di Bitinia, il folle Egitto?
    In un luogo si adora il coccodrillo,
    in un altro si ha sacro timore dell'ibis,
    gran razziatore di serpenti.
    Qui, dove giace sepolta l'antica Tebe
    dalle cento porte e risuonano
    le magiche corde dei ruderi di Mèmnone,
    riluce la statua dorata
    d'uno scimmione sacro.
    Intere città venerano i gatti,
    altre un pesce del Nilo o un cane,
    nessuna Diana. Sacrilego è profanare
    frantumando a morsi porri e cipolle
    (o sante genti: per loro gli dei
    nascono negli orti!); mensa non v'è
    in cui non ci si astenga
    dalla carne di animali da lana:
    mostruoso è sgozzare un capretto;
    lecito è invece nutrirsi di carne umana.


    Raccontando queste mostruosità
    alla tavola di un Alcinoo sbalordito,
    Ulisse pare che abbia provocato
    irritazione e sarcasmo in alcuni,
    quasi fosse un bugiardo contafavole:
    'Non c'è nessuno che butti a mare quest'uomo,
    che s'inventa immani Lestrìgoni e Ciclopi,
    degno, lui sì, dell'orrenda e vera Cariddi?
    Sembrano più credibili persino Scilla,
    le rupi Cianee in lotta fra loro,
    gli otri stipati di tempeste o Elpènore,
    toccato dalla verghetta di Circe,
    che grugnisce insieme ai suoi rematori
    mutati in porci. Tanto sciocco
    crede il popolo dei Feaci?'.
    Chi aveva attinto pochissimo vino
    all'anfora di Corfù ed era ancora sobrio,
    a buon diritto così ragionava:
    a parlare di queste cose
    senza testimoni era solo Ulisse.

    E anch'io vi narrerò un fatto incredibile,
    sì, ma accaduto di recente
    sotto il consolato di Iunco
    oltre le mura dell'afosa Copto,
    un delitto di massa
    più efferato d'ogni finzione tragica.
    Non v'è tragedia, anche se le consulti tutte
    da Pirra in poi, dove un delitto
    venga commesso da un intero popolo.
    A questo grado d'orrenda ferocia
    è giunto il nostro tempo: ascolta.

    Tra le città vicine di Ombo e Tèntira
    una rivalità che si perde nel tempo
    mantiene acceso un odio senza fine
    e ferite insanabili.
    Tanto reciproco furore nasce
    perché le due popolazioni
    odiano gli dei del vicino,
    convinte che siano vere divinità
    solo quelle che loro adorano.
    Per uno dei due popoli è tempo di festa
    e a tutti i capi e maggiorenti
    della città nemica
    parve occasione buona
    per impedire agli altri di godersi
    in santa pace e felici quella giornata
    e il piacere dei sontuosi banchetti
    allestiti davanti ai templi e nei crocicchi
    insieme ai letti, dove notte e giorno
    si veglia, distesi talvolta
    sino a che il sole del settimo giorno
    non li sorprende.
    L'Egitto è certo paese selvaggio,
    ma in quanto a sfrenatezza, come io stesso ho visto,
    questa barbara marmaglia non cede
    neppur di fronte alla malfamata Canopo.

    Ora, non ci vuol molto a vincere gente ubriaca,
    con la lingua impastata e le gambe malferme.
    Da una parte uomini che danzano al suono
    di un nero flautista, profumi d'ogni genere,
    fiori e tante corone sulle fronti;
    dall'altra l'odio di gente affamata.
    Risuonano le prime ingiurie:
    per quegli animi eccitati è la diana della rissa.
    Con uguale clamore si viene alle mani
    e in luogo delle armi infuriano i pugni.
    Poche son le mascelle che si salvano,
    pochi o nessuno nella zuffa i nasi intatti.

    In entrambe le schiere volti mutilati,
    sembianze sfigurate,
    ossa che spuntano da guance fracassate,
    pugni lordi del sangue che gronda dagli occhi.
    Eppure lo credono ancora un gioco,
    una battaglia di ragazzi,
    visto che non calpestano cadaveri.
    A che scopo combattersi a migliaia,
    se tutti sono ancora vivi?
    Perciò l'impeto si fa più accanito:
    raccolti sassi in terra,
    ecco che, tendendo le braccia,
    cominciano a scagliare
    queste armi tipiche delle rivolte.

    Ma non massi come quelli di Turno e Aiace,
    o del peso di quell'altro con cui Diomede
    ferì alla coscia Enea: pietruzze
    che possono scagliare mani assai diverse,
    mani del nostro tempo.
    Sin da quando viveva ancora Omero
    la nostra specie cominciò a degenerare;
    ora la terra nutre
    soltanto uomini malvagi, inetti,
    e se li vede un nume, qual che sia,
    con odio li schernisce.

    Ma riprendiamo il filo.
    Ricevuti rinforzi, una delle due parti
    decide di metter mano alla spada
    e di riaccendere la mischia a suon di frecce.
    Sotto l'incalzare degli Ombi,
    gli abitanti della vicina Tèntira,
    immersa nei palmizi,
    volgono le spalle in precipitosa fuga.
    Uno di loro, mentre per la gran paura
    corre all'impazzata, cade e vien catturato.
    Tagliato a pezzi e pezzi minutissimi,
    perché un solo morto basti per tutti,
    quella masnada vittoriosa tutto se lo mangia
    sino all'osso, senza curarsi affatto
    di cuocerlo bollito in pentola o allo spiedo,
    accontentandosi del cadavere crudo
    ,
    tanto lungo pareva attendere
    che il fuoco fosse pronto.

    E almeno questo ci rallegri:
    non violarono il fuoco che Promèteo,
    strappandolo alla sommità del cielo,
    donò alla terra; [rendo grazie al fuoco
    e penso che anche tu ne sia felice].
    Ma chi ebbe cuore di mettere i denti
    su quel cadavere, sembrava non aver
    mai mangiato niente di più gustoso.
    In così grande strazio, credi,
    a provar piacere di quella carne
    non furono soltanto i primi:
    l'ultimo arrivato, quando ormai tutto il corpo
    è divorato, sfregò il suolo con le dita
    per assaggiare almeno un po' di sangue;
    e più non domandare.

    I Vàsconi, si dice, con queste vivande
    salvarono un tempo la loro vita;
    ma la cosa è diversa:
    qui si trattava di avversità della sorte,
    di estrema necessità di una guerra,
    di situazione disperata,
    di fame atroce dovuta a un assedio senza fine.
    [In questi casi, come della gente
    della quale ho parlato,
    un episodio di cannibalismo
    merita compassione.]
    Esaurito ogni filo d'erba, ogni animale
    ed ogni cosa che esige il furore
    del loro ventre vuoto, oggetto di pietà
    degli stessi nemici
    per il pallore, la magrezza
    e le membra scarnite, spinti dalla fame
    addentavano il corpo altrui,
    pronti a divorare anche il proprio.

    Chi mai di noi o degli dei
    negherebbe il perdono a gente
    che aveva patito così crudeli
    e immani pene? L'avrebbero assolta
    persino i Mani, dei cui corpi
    s'era cibata. Certo,
    nelle sue massime Zenone
    offre migliore insegnamento:
    [alcuni infatti ritengono che non tutto
    sia lecito per salvare la vita;]
    ma come poteva essere stoico un Càntabro,
    in più al tempo del vecchio Metello?
    Ora il mondo intero si è incivilito
    alla cultura greca e nostra:
    l'eloquenza di Gallia persino in Britannia
    ha formato avvocati e a Tule
    già si parla di stipendiare un retore.

    Sì, quel nobile popolo di cui ho detto,
    e il Saguntino, pari in coraggio e virtù,
    anche se provato da sciagura maggiore,
    possono trovare qualche attenuante:
    ma l'Egitto è più sanguinario
    degli altari della Meòtide.
    La Tàuride infatti, inventrice,
    se ai poeti si può dar fede,
    di questi orrendi sacrifici,
    si limita a immolare esseri umani,
    senza che la vittima abbia a temere
    ulteriori offese, più gravi del coltello.
    Ma quale circostanza spingeva costoro?
    Quale rabbiosa fame, quale assedio di nemici
    a osare tale mostruosità li costrinse?
    Non v'era più efficace scongiuro da fare
    perché il Nilo non negasse la piena
    alle riarse campagne di Menfi?

    Ma questa imbelle e inutile marmaglia
    incrudelì con una rabbia
    che mai ebbero i terribili Cimbri,
    i Bretoni e neppure i truci Sàrmati
    o gli spietati Agatirsi; e pensare
    che son soliti alzare minuscole vele
    su barchette d'argilla e piegare la schiena
    sui corti remi di questi gusci dipinti.
    Non saprei trovare una pena adatta
    a tanta scelleratezza o un supplizio
    degno di gente come questa,
    nella cui mente fame ed odio
    sono esattamente la stessa cosa.

    La natura, dando le lacrime al genere umano,
    attesta di averlo fornito
    anche di un cuore facile alla commozione.
    Questa è la parte migliore della nostra coscienza.
    Quando un amico è chiamato in giudizio,
    la sua penosa situazione
    ci strappa il pianto, e così quando un orfano,
    che vela coi lunghi capelli di fanciulla
    il viso rigato di lacrime,
    cita in giudizio il tutore infedele.
    È per istinto naturale che piangiamo,
    quando incontriamo il funerale
    di una vergine in età da marito
    o quando si seppellisce un fanciullo
    troppo piccolo per fiamme di rogo.
    Dov'è quell'uomo onesto
    e degno della fiaccola segreta,
    come lo vuole il ministro di Cerere,
    che crede non appartenergli alcun dolore?

    Questo ci distingue dal mutismo degli animali:
    noi soli abbiamo avuto in sorte
    il sacro dono di ragione,
    di attingere al divino
    e di creare e praticare l'arte,
    traendo dal cielo quella coscienza
    negata agli esseri che stanno proni
    e con lo sguardo fisso al suolo.
    Nascendo il mondo, a loro il Creatore
    diede solo la vita: a noi un'anima,
    perché da un mutuo amore fossimo costretti
    a chiedere e a prestare aiuto,
    a riunire in un sol popolo gli uomini dispersi,
    a uscire dall'ancestrale foresta
    abbandonando i boschi, dimora degli avi,
    a costruire case, unendo il nostro tetto
    al focolare altrui,
    così che la reciproca fiducia
    dei vicini rendesse più sicuro il sonno,
    a proteggere in armi il cittadino
    caduto o vacillante per grave ferita,
    a lanciare segnali con la medesima tromba,
    a difenderci con torri in comune
    e dietro porte chiuse da un'unica chiave.

    Ma ormai c'è più concordia tra i serpenti.
    Ogni belva risparmia quella
    che ha macchie simili alle sue:
    quando mai a un altro leone
    tolse la vita il leone più forte?
    in quale bosco un cinghiale è spirato
    sotto i denti di un cinghiale più grosso?
    In India la tigre vive in pace perpetua
    con altre tigri feroci e l'accordo
    regna persino tra gli orsi crudeli.
    Ma all'uomo non basta forgiare
    su scellerate incudini armi di morte
    (i fabbri primitivi,
    che ignoravano l'arte
    di modellare spade,
    si limitavano a fondere sarchi,
    rastrelli e sudavano su vomeri e zappe):
    vediamo popoli che per placare l'ira
    non si accontentano di uccidere,
    ma credono che petto, braccia e volto
    siano cibo e nient'
    altro.
    Se oggi vedesse queste infamie umane,
    cosa direbbe Pitagora, dove fuggirebbe?
    lui che si asteneva da tutti gli animali,
    quasi fossero creature umane,
    e non concedeva al suo ventre
    neppure tutti i tipi di legumi?

    [Modificato da Hotepibre 10/02/2010 10:10]
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