intervengo, ma lo faccio, al momento, esclusivamente rispolverando "antichi" residui della memoria.
Innanzitutto una breve premessa sul numero 7. Numero che è tutt'altro che nefasto per gli egizi, poichè rappresenta la Creazione e la Perfezione, insomma, quale prodotto della somma del 4 e del 3, l'Universalità Cosmica.
Ma torniamo a Nitocri, di cui possediamo pochi elementi e confusi.
La sua esistenza sarebbe attestata esclusivamente dal Canone Regio conservato a Torino, nel quale compare effettivamente tra la 6^ e l'8^ dinastia (non vi è tra le due dinastie una separazione netta). Le altre Liste Reali non la citano affatto, almeno non con quel nome o con un altro che possa essere facilmente ricondotto ad una donna. Qualche studioso in merito alla sua posizione nel Papiro Regio, afferma addirittura che non la si possa chiaramente ritenere una sovrana della 6^ dinastia, ma che potrebbe essere considerata l'iniziatrice dell'8^, o una sovrana successiva, comunque appartenente ad essa.
Certo Nitocri, se vissuta realmente, come molti accademici ritengono (tra questi Grimal), visse in un'epoca di effettiva "turbolenza" e di disordini interni. Eloquenti in tal senso "Le Lamentazioni di Ipu-ur" che, sebbene rinvenute su un papiro del Nuovo Regno, vanno invece ricondotte proprio all'epoca del Primo Periodo Intermedio, periodo in cui le lotte per la salita al trono erano all'ordine del giorno.
Non sappiamo quale fu la durata del suo Regno. Chi propende per due anni un mese e un giorno, chi per 6 anni, chi per 12. Eusebio le attribuisce doti uniche e per coraggio e per bellezza (la bionda chioma e le guance rosate...) e, inoltre, la proprietà di una delle piramidi satelliti della piramide di Micerino, o forse addirittura si sostiene che si impossessò di quest'ultima, non ricordo, alla quale pare apportò delle ristrutturazioni. Tuttavia non vi sono attestazioni che la riguardano, nè il suo nome è citato su monumenti coevi o statuaria.
Un'esistenza che ha il sapore di leggenda e, forse per questo, non stupisce l'assimilazione con Rhadopis "la Dama con le gote rosa", cortigiana greca a cui i Greci attribuirono la costruzione della medesima piramide (consiglio la lettura del romanzo di Mahfuz, dal titolo "Radhopis, la cortigiana del Faraone", in cui l'autore intesse tutte le leggende riguardanti questa figura). O ancora all'altra Radhopis, che diede una figlia a Re Psammetico, il cui nome era Nitocris e che fu Grande Sacerdotessa di Amon.
Ma come sempre la domanda è d'obbligo: chi si ispirò a chi? La Nitokerti del canone Regio è con ogni probabilità realmente esistita, ma c'è, come sempre, da chiedersi quanto sia attendibile ciò che Erodoto riferisce a suo riguardo.