Il mio commento:
Mi è piaciuto tantissimo, è un libro ritorno a consultare molto spesso.
Una parte delle energie di ogni appassionato di antico Egitto dovrebbe essere spesa nella lettura dei testi originali, che fortunatamente non sono nemmeno pochi, perché attraverso queste opere si riesce ad ottenere un rapporto più diretto con la civiltà antica.
E’ certamente fondamentale affidarsi ai libri critici dei più stimati egittologi, ma è altrettanto proficuo leggere le parole vere degli uomini, come se fossero loro stessi a parlare con noi direttamente.
Certo, l’ostacolo della lingua esiste, l’ideale sarebbe poter leggere direttamente nella lingua originale, ma quando ciò è impossibile e quando il tipo di documento lo permette, è altrettanto soddisfacente leggere le traduzioni; si scopriranno lo stesso incredibili verità!
Immagino quale stupore e quale miriade di interrogativi potesse balenare per la testa del primo traduttore di storie come “La meravigliosa nascita del Re-Dio”, appresa traducendo una quindicina di quadri con rispettive didascalie presenti nel tempio di Deir el-Bahari, ad opera della regina Hatshepsut: qualcosa di terribile e di non ripetibile si svela a chiunque se ne accosti, tutto ciò misto ad un sentimento di amarezza per essere stati ingannati per così tanto tempo.
Lo stesso racconto de “I due fratelli” contiene spunti per un “dejà vu” al contrario, almeno per chi crede, come me, che questa sia la versione più antica rispetto a quella conosciuta parecchi anni fa attraverso la lettura di brani della Bibbia.
Non è possibile essere appassionati di Egitto e non aver letto il Mito di Osiride, anche se nella versione di Plutarco, oppure la Lite fra Horo e Seth, La leggenda della Vacca Celeste, La Gatta solare viene riportata a casa, La lite fra Apofi e Sekenenra, L’inganno di Nektanebo, perché queste sono storie talmente radicate nell’immaginario egizio che ormai sono più vere della storia stessa, per com’è stata.
E correggetemi pure se sbaglio.
Poi ci sono storie spassose davvero piacevoli e pungenti, trovate argute che sembrano avere qualcosa di familiare con le nostre saghe popolari europee; e forse è proprio così, o le storie sono sempre le stesse passate inspiegabilmente di bocca in bocca, attraverso i confini e le culture, oppure l’uomo che le produce è molto più simile al suo lontano predecessore più di quanto egli possa immaginare o voglia ammettere.