... ma qui non si sta imbavagliando nessuno, come semri suggerire con il tuo intervento, e tutte le opinioni e le ipotesi sono concesse ed accettate purchè suffragate da fonti (ove necessario) o inquadrate nel campo delle "proprie" idee se di questo si tratta.
Sembra (il mio intervento) suggerire la tua impressione, ma non è così. Più che di bavaglio traspare un certo grado di fastidio, ma non è cosa importante ... intanto è più che auspicabile, e questo non fa acqua, che vengano citate le fonti oppure, per contro, parlare di alcuni contenuti come di idee proprie.
... questo può ingenerare la sensazione che chi le propone voglia ergersi ad unico detentore del sapere in una sorta di "latinorum" di manzoniana memoria, e questo è stato sottolineato.
Può essere, ma, personalmente, non mi pare d'aver tratto una conclusione del genere. D'altra parte ciascuno di noi quando pensa e parla e quando parla e dice, pensa ed immagina di parlar e dire di verità, diversamente il discorso che ciascuno fa non avrebbe senso e si arresterebbe; difatti nessuno riuscirebbe a portar avanti un qualunque discorso sapendo in partenza che quel discorso è viziato sin dalle sue premesse. Succede a tutti, compresi i grandi dei quali si chiede di citare le fonti, di dire e, nel riferire, d'essere convinti di dire la verità o, quantomeno, ipotesi di verità (che poi magari vengono smentite) ... menomale.
Se io, unico conoscitore del dialetto "patagonico" (ammesso che esista), mi mettessi a parlare in tale idioma durante una riunione conviviale, susciteri forse l'ammirazione di tutti i convenuti, ma sicuramente dimostrerei scarso rispetto degli altri e non otterrei la comprensione da parte dei miei ascoltatori.
Quando questo succede, normalmente, dopo un pò un tale individuo cessa di interessare e quindi d'essere ascoltato, oppure potrebbe essere utile a favorire un 'pisolino'. Se invece riesce a destare l'interesse, evidentemente, il dialetto "patagonico" solletica gli orecchi dei presenti e, perciò, la loro attenzione.
Tutti ascoltiamo, se ben raccontate, anche le favole.
Perchè si dovrebbe supporre la volontà di evidenziare l'ignoranza altrui? D'altra parte le ignoranze reciproche si differenziano di poco da quella di chi intende puntare su quella altrui.
Apprezzo comunque il richiamo ad un maggiore considerazione reciproca, oltre che rispetto.
Detto questo vorrei chiedere:
Si è supposto il famoso diluvio universale intorno al 2.400 a.c.
Si è detto che il famoso Abramo abbia calcato questa terra (Ur dei caldei, nella fertile mezzaluna, già sede, si pensa, del giardino di Eden) intorno al 2.000 a.c., ovvero solo poco dopo 400 anni dal diluvio.
Di Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Dan e Mosè (della tribù di Levi) si dà per certa la conoscenza del monoteismo.
Da Abramo a Giacobbe e poi a Giuseppe, mentre è al servizio del Faraone, trascorrono 200 anni circa e la loro stirpe è costituita solo ed esclusivamente da Giacobbe, Giuseppe ed i suoi fratelli, con relative consorti... diciamo una trentina di persone in tutto, comprese eventuali concubine.
Come avviene che circa duecentosessanta anni dopo parta dall'Egitto, alla volta della terra promessa, una folta schiera mista, fra ebrei e pochi egiziani, pari, se non vado errando, a circa 6.000.000 di anime?
Pyccolo