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"La matematica degli Egizi" di Alice Cartocci
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Hatshepsut76
Viandante
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02/02/2011
19:38
Dalla quarta di copertina:
La matematica degli Egizi si propone due obiettivi: tracciare un compendio delle tematiche e tecniche matematiche conosciute nell'Egitto del Medio Regno, e dedurre da queste quanpiù informazioni possibili sulla mentalità egizia. La matematica, forma di pensiero allo stato puro spogliata della veste delle parole, incarna in maniera essenziale, con numeri ed operazioni, le strutture logiche di chi l'ha istituita. Essa può costituire quindi il mezzo per approfondire la conoscenza di una civiltà scomparsa. Le testimonianze matematiche sono qui affrontate sotto una duplice ottica: come strumenti di una scienza empirica del calcolo, ma anche come riflessi di un modo di percepire la matematica quale strumento di conoscenza, perché riflesso dell'ordine costituito. Si desume dalle testimonianze come la matematica non sia concepita come una scienza astratta, ma piuttosto uno strumento pratico preliminare ad una fisica intesa come misura delle quantità e delle grandezze del mondo visibile. Il ruolo che essa svolge nel processo cognitivo non è autonomo, ma legato sempre a questioni di ordine filosofico. Essa è dunque una scienza pratica nel senso in cui la intendevano gli Egizi, cioè uno strumento per conoscere la natura: una scienza al servizio della tecnologia.
Mie considerazioni:
Non è stato facile addentrarsi in questo universo sconosciuto. Per vari motivi: il primo è perché sono abbastanza a digiuno di questa materia. Sapete, al Linguistico la matematica si studia, sì, ma si dà più spazio alle materie umanistiche. A scuola avevamo 2 h di matematica ed una di Fisica... Ma ritornando a noi, il secondo motivo per cui non mi è stato facile è che si tratta di matematica di migliaia di anni fa. Non è semplice trovarsi ad avere a che fare con numeri come erano scritti, con procedure talvolta diverse da come oggi risolviamo quel genere di questioni.
Il testo può idealmente dividersi in due parti: i primi due capitoli in cui l'Autrice guida il lettore con un po' di teoria; gli altri due hanno un po' il ruolo principale di guidare il lettore nello svolgimento dei vari problemi che si trovano nel pRhind e nel pMosca (questa è la notazione usata all'interno del libro).
E' comunque un testo appassionante, un'introduzione utile per essere introdotti in questo ambiente
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pizia.
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- ShemsetRa -
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02/02/2011
23:15
Molto interessante, bel lavoro Hat!
Ma dicci ancora qualcosa... oltre al Papiro Rhind e a quello di Mosca, ve ne sono altri citati nel testo?
Magari papiri in cui si parla di matematica solo occasionalmente, oppure trattati di altre materie con qualche contributo matematico, o informazioni a margine...
Hatshepsut76
Viandante
0
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02/02/2011
23:30
Grazie...
Per rispondere alla tua domanda, forse ce n'è un altro di papiro che l'Autrice nomina, ma l'ho dimenticato prima di subito, perché tutto sommato è una fonte minore, dove c'è poco da analizzare. L'Autrice lo nomina solo così, giusto per conoscenza...
Hatshepsut76
Viandante
0
0
05/02/2011
00:17
Questa mattina, arrivando al lavoro, ho finito il testo in questione. In alcune pagine lette ieri l'Autrice ha parlato del mito della lotta tra Horus e Seth, dell'occhio frantumato, poi ricomposto... Ma ha anche parlato di un concetto di cui non avevo mai sentito parlare; si tratta degli
ausiliari rossi
. Definire cosa siano non è mai stato semplice; si sono avvicendate numerose interpretazioni per spiegarli: il primo fu Eisenlohr che, nel 1879, affermò che la somma era effettuata dagli Egizi trovando un denominatore comune. Poi si succedettero altri studiosi, tra cui Rodet e Hultsch. Il primo dei due, per definirli, ha utilizzato l'espressione
bloc extractif
, vale a dire un numero dal quale la frazione può essere estratta avente la forma di un intero. In tempi moderni si è concluso che questi ausiliari rossi non rivestano il ruolo che si è voluto attribuire; non si sa nemmeno se questi numeri rappresentassero i diversi numeratori di frazioni, aventi denominatori uguali...
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