Neferirkara
Del faraone Neferirkara si sa molto poco. Egli fu il terzo faraone della V dinastia. Regnò dopo Userkaf e Sahura tra il 2446 a.C. e il 2426 a.C.
L'origine della V dinastia è narrata nel famoso papiro di Westcar dove un tale di nome Djedi, che la leggenda vuole sia una sorta di mago, profetizza la nascita di tre bambini, figli del dio Ra e di Redjedet (moglie di un alto prelato di Eliopoli), che sarebbero stati destinati a regnare sull'Egitto. Djedi, che confidò questa sua profezia al faraone Cheope, rassicurò il suo interlocutore affermando che l'evento si sarebbe verificato solo dopo il regno di suo figlio e di suo nipote, cioè Chefren e Micerino. Gli studi sembrano aver accertato che i primi due sovrani, Userkaf e Sahura, fossero figli di Shepseskaf (ultimo faraone della IV dinastia) e di sua moglie Khantkaus I, figlia di Micerino.
Altri studi sembrano invece dimostrare che Neferirkara fu il secondo figlio di Khantkaus I, dopo Sahura, a regnare sull'Egitto. Non si conosce con esattezza l'identità del padre che potrebbe anche essere Userkaf.
La vita di Neferirkara è poco nota, salvo per il fatto che, forse, fu il primo sovrano dopo Radjedef ad adottare nuovamente il titolo di "Figlio di Ra" nel protocollo reale. Sposò Khentkaus II, di cui si ignora la provenienza, ed ebbe due figli, Neferefra e Niuserra. Il suo nome è stato rinvenuto anche in Nubia e a Biblo.
La durata del suo regno è stata perduta sul Canone di Torino, mentre la Pietra di Palermo, che sembra sia stata compilata proprio sotto il regno di Neferirkara, è rotta dopo il decimo anno di reggenza. Manetone gli assegna 20 anni di governo che, in seguito alle opere eseguite, sembra accettato da tutti gli studiosi.
Sotto il regno di Neferirkara visse il grande funzionario provinciale Ti. Ti era il "capo parrucchiere della casa reale" e amministrava i possessi funerari del faraone. Sposò la principessa Neferhetepes e morì sotto il regno di Niuserra. Nello stesso periodo visse anche il sacerdote Rawer. Nella sua tomba rinvenuta a Giza le iscrizioni parlano di un curioso episodio: durante una cerimonia venne accidentalmente urtato da un bastone del re. Il faraone, per risparmiargli la vita, dichiarò la casualità dell'accaduto e, quindi, l'impunibilità di Rawer.
In un'altra occasione, la visita di Neferirkara ad un cantiere diretto da Uashptah, vi fu un imprevisto. L'architetto e visir Uashptah fu colto da malore e rimase ferito. Venne soccorso da un ausiliario medico che lo medicò con una "fasciatura provvisoria". Il malessere si manifestò nuovamente durante il discorso del sovrano. Neferirkara, consapevole delle precarie capacità mediche sul posto, fece trasportare il malato al palazzo ed inviò con lui "i bambini del re, gli amici, i ritualisti e i capi dei medici". Così, circondato da medici e da maghi, Uashptah si trovò nelle migliori condizioni per guarire.
Un terzo episodio coinvolse il gran sacerdote Ptahshepses a cui venne concesso di baciare il piede del faraone anzichè la terra che precedeva il cammino del sovrano.
Tra le decisioni amministrative, Neferirkara esentò i templi dal pagamento delle tasse.
Sotto il suo regno, come per quelli successivi, si registra il progressivo aumento di potere dei funzionari provinciali che, alla fine della VI dinastia, getteranno l'intero Paese nel disordine politico e amministrativo.
Neferirkara, come Sahura e Niuserra (che di Neferirkara era forse il figlio), scelse Abusir quale luogo ideale per il proprio tempio funerario. Tale scelta è quasi sicuramente da attribuirsi alle origini del faraone, ossia alla città di Sakhebu.
La piramide di Neferirkara, il cui nome è piramide dello spirito Ba, si trova ad Abusir accanto a quelle di Sahura e Niuserra e porta il nome di "Neferirkara è manifesto". Non venne mai completata, come dimostra lo strato inferiore della struttura realizzato in granito, a causa della prematura morte del faraone e, in tempi successivi, la metà inferiore del passaggio sopraelevato fu adattata per il faraone Niuserra. All'interno della piramide di Neferirkara furono rinvenuti numerosi papiri scritti in un corsivo molto particolare e di difficile interpretazione che furono molto utili per ricostruire la storia dell'Antico Regno da Isesi a Pepi II.