00 09/05/2006 18:03
Per il momento voglio parlarvi del mio primo viaggio ad Akhetaten (1987). Partiamo dal Cairo in treno per raggiungere El Minya. E subito la prima meraviglia. Il treno passava praticamente in mezzo ai cortili delle case di fango dentro le quali si potevano vedere animali, bambini, vecchi che vivevano tutti insieme appassionatamente. Scene davvero da presepio che ti infondevano un senso di pace e serenità, anche se la miseria era tangibile, ma non miserabile. Al El Minya prendiamo alloggio nell'albergo prenotato dal nostro amico, un albergo a zero stelle ma dignitoso, vecchissimo ma pulito. Alla reception, se così si può chiamare, ci riceve un vecchietto che si profonde in salamelecchi quando legge la lettera di presentazione del nostro amico, che ha voluto farci a tutti i costi perchè, diceva, in Egitto si usa così. Alla sera, a cena, come cameriere si presenta lo stesso vecchietto, però con una giacchetta bianca striminzita, che gli arrivava appena all'ombelico. Come abbiamo potuto constatare, lui era anche il cuoco. Tutto molto simpatico. La mattina dopo, passeggiando sul lungonilo, vediamo alcuni bambinetti che giocavano a pallone. Mio figlio si è subito inserito ed ha giocato con loro, mentre noi chiacchieravamo, si fa per dire perchè io non conosco l'inglese e mio marito solo quello scolastico, con i residenti meravigliati di vederci in mezzo a loro. Infatti il luogo non è affatto turistico. Essendo rimasti senza soldi egiziani, ci siamo recati in banca a scambiare 50$. L'impiegato della banca (un ufficietto scuro e polveroso) alla vista dei 50$ è rimasto senza parole, non sapeva cosa fare, ed è andato a chiamare il direttore. Questi ci ha fatto sedere, ci ha offerto da bere e solo dopo un certo periodo di tempo ci ha portato i soldi egiziani. Secondo me non ne aveva tanti (per loro) e ha mandato qualcuno a chiedere rinforzi.

Ma torniamo, dopo questa pausa folcloristica, alla spedizione nella Città del Sole. Contrattiamo un taxi che terremo per tutta la giornata. Questo è un buon sistema per viaggiare perchè i tassisti ti fanno anche da guida, portandoti in posti che non sempre sono segnalati sulle guide. Il Medio Egitto è molto verde, si vedono campi coltivati di cotone a perdita d'occhio. Arriviamo sul Nilo, passando in mezzo a queste colture ed a paesini da fiaba, con le donne che lavano i panni e le vettovaglie nel canale parallelo al Nilo, bambini che fanno il bagno fra mucche e montoni, contadini che irrigano i loro campi...

Una volta arrivati sulle sponde del fiume che ci ha "donato l'Egitto", saliamo su un barcone che ci porta sull'altra sponda, attraversiamo a piedi una distesa verde tra case di contadini e bambini che ci hanno accompagnati tenendoci per mano e arriviamo...

alla Città del Sole, Akhetaten. [SM=x822748]

"All'interno di queste quattro stele, dalla montagna orientale a quella occidentale, si trova Akhetaten. Essa appartiene a mio padre, Ra-Horakhty, che vive appagato nella contrada della luce nel nome di Shu che è Aten, il quale dona eternamente la vita, con le montagne, i deserti, le pianure, le terre vergini, gli altopiani, i campi, l'acqua, le rive, la popolazione, il bestiame, gli alberi e tutte le altre cose che mio padre farà esistere per sempre".

Saliamo su un carretto trainato da un trattore ed attraversiamo la distesa desertica che una volta era la città dell'Aton. Ci inerpichiamo sulla salita sassosa che porta all'ingresso delle tombe dei nobili e le visitiamo con estrema calma, accarezzati all'uscita da un fresco venticello che mitica la calura agostana.
Ci sediamo a terra e ammiriamo il panorama che si allarga sotto i nostri occhi. Una immensa distesa dorata sulla quale hanno vissuto i reali di Akhetaten seguita da un nastro verde, le coltivazioni. Poi il nastro argentato del Nilo ed infine, ancora la verde oasi che si perde a vista d'occhio.
Per chi non conosce, o non ama, il periodo Amarniano, tutto questo può sembrare un "vuoto" enorme, ma per me, e per chi invece lo ama, questo vuoto ha un significato immenso, pieno d'amore e di misticità. [SM=x822727]

Questo il resoconto di allora.

Ci sono tornata altre due volte nel 2004 e nel 2006.
Già nel 2004 si iniziavano a intravedere le "ristrutturazioni" che sarebbero poi state eseguite.
Non più il carretto col trattore ma una serie di vecchi furgoncini col tetto fatto di sacchetti di plastica e vecchi cartoni; il percorso da seguire era già tracciato con bassi muretti e la tomba di Akhenaten era in fase di ristrutturazione. Siamo entrati lo stesso...
Nel 2006 l'"eresia" era già compiuta. Il Nilo si attraversa (sul barcone) direttamente col pullmino che non abbandoneremo per tutto il resto della visita. La solita scalinata maniacale porta sul costone delle tombe e, udite udite, lo uadi che porta alla tomba di Akhen è stato asfaltato! Non solo. Ma all'ingresso della tomba è stato costruito, in cemento armato, una specie di portico, e sia il corridoio discendente che la sala del sarcofaco, così come tutto il resto, sono state lastricate da un moderno pavimento in legno!
Una cosa però non è cambiata, ed è stata la più bella. La gente è rimasta sempre quella, accogliente, non invadente, non ancora rovinata dal turismo (che qui è ben poca cosa!). [SM=x822713]

Scusate la lunghezza, ma quando si parla di Akhen perdo la misura. :imb:
(Invio a Kiya alcune foto).



[Modificato da -francis- 09/05/2006 18.54]