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Egittophilìa Forum dedicato all'antico Egitto e all'Egittologia. Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.

Ushabti

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    GB48
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    Registrato il: 22/12/2021

    EgiTToPhiLo/a
    Suddito
    00 13/01/2022 16:24
    Salve sono qui di nuovo per una nuova questione: l’anno scorso ho acquistato ad un asta online della Casa d’Aste londinese “Timeline Auctions” un Ushabti.
    Allego alcune foto del reperto e riporto quanto scritto sul catalogo in merito al lotto in questione.
    Tutto questo per due ragioni:
    - La prima per evidenziare l’accuratezza mostrata dalla Casa d’Aste londinese rispetto alle poche parole spese da Gorny und Mosch sui due “cartonnage” egizi delle precedenti discussioni.
    - La seconda per chiedervi se è possibile dalle foto allegate confermare quanto affermato nel catalogo sull’interpretazione dei geroglifici.
    Sul catalogo è riportato quanto segue:
    "GRANDE USHABTI CON GEROGLIFICI DA “LIBRO DEI MORTI” (XXX^ dinastia; 380-343 a.C.)
    Un ushabti di composizione smaltata verde chiaro (“faience”) con parrucca tripartita e barba finta che tiene attrezzi agricoli, una zappa e un piccone, nelle mani incrociate e un sacchetto di semi dietro la spalla sinistra; dorsalmente semplice pilastro. Montato su un supporto su misura. Sul corpo iscrizione con sette file di geroglifici dal VI capitolo del Libro dei Morti (il “Shabti Capitolo”): per “L’Osiride, Hathor-em-akhet [“Hathor che è nell’orizzonte”, apparentemente un nome unico], nato da Sheret”. Condizioni molto buone, mancano i piedi e le ultime tre righe di testo. H. 20,5 cm. compreso il supporto. Peso: 375 grammi.
    Provenienza: da una vecchia collezione francese e successivamente da un gentiluomo dell’Hertfordshire degli anni ’90.
    Letteratura: Cfr. esempi simili pubblicati in Aubert JF. e L. Aubert “Statuettes Egyptiennes” Parigi, 1974, tav. 64, n. 152; pl. 65, n. 154; James G. “Tha Amis Collection” Lymm, Cheshire, 2020, S 9838, p. 200; Schneider HD “Shabtis” Pt III, Leiden, 1977, n. 5.3.1.262, tav. 64.
    Note a pie di pagina: Peter Clayton, FCILIP, Dip. Arch. FSA, FRNS scrive: “L’incorporazione del nome della dea Hathor nel nome del defunto suggerisce la sua stretta affilazione con la dea, probabilmente perché sua madre era una delle sue sacerdotesse.
    Gli shabti di questa dinastia e del regno di Nectanebo II 360-343 a.C.) sono particolarmente noti per la loro alta qualità e per i loro bei volti. Nectanebo II è stato l’ultimo faraone nativo dell’Egitto prima della riconquista persiana da parte di Artaserse III (343 a.C.) dopo la prima dominazione persiana (dal 525 a.C. al 404 a.C.). Infine nel 332. a.C. Alessandro Magno conquista l’Egitto.
    Il destino di Nectanebo è sconosciuto, forse è fuggito a sud nel Sudan, il suo sarcofago, inutilizzato, rinvenuto ad Alessandria, è al British Museum. Una leggenda medievale (“Roman d’Alexandre”) racconta che fuggì alla corte macedone dove fu accolto e, attratto da Olimpia, moglie del re Filippo II, divenne il padre di Alessandro Magno."

    imgur.com/a/Ftr38VV


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    nectanebo
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    EgiTToPhiLo/a
    Scriba
    Maestro degli Scribi
    00 14/01/2022 13:07
    L’interpretazione del testo da te citato è corretto e si trova nella prima linea in alto.
    Per tutto il resto è impossibile capire dalle foto senza una trascrizione.



    ...Nec.