00 23/01/2021 01:57
Erodoto e la "baris"
Intanto bentornato e grazie per quello che, nel tuo lavoro, stai sicuramente facendo per tutti noi in questa tragica situazione (per chi non lo ricordasse, Horemhat all’atto della presentazione ci disse di essere anestesista).

Ma passiamo all’argomento da te proposto e che meriterebbe, da solo, non una semplice risposta, ma probabilmente uno o più libri!

Partiamo, preliminarmente, dal solito “warning” che si deve sempre tener presente quando si scrive partendo dall’onnipresente Erodoto:
a. ricordiamo che scrive nel V secolo a.C. e che la stragrande maggioranza delle cose che scrive sono “per sentito dire” (vedi i 100mila schiavi impiegati per costruire le piramidi o il “misterioso” riferimento, sempre in tema di piramidi, ai “legni corti” come metodo di costruzione);
b. la visita in Egitto di Erodoto, nativo come ricorderai di Alicarnasso, durò solo 4 mesi e, in un periodo in cui spostarsi in una terra vasta come l’Egitto non era certo impresa agevole, direi che poteva solo guardarsi attorno e descrivere quel che vedeva e che lo aveva incuriosito.

Dobbiamo inoltre tener presente che Erodoto scrive in un ben preciso periodo storico e che quel che riporta, oltre al "sentito dire", è ciò che ha materialmente visto durante il suo viaggio (quando andiamo in giro per Roma diciamo che esiste il Colosseo, e che una guida ci ha detto che lì i cristiani, 2.000 anni, fa venivano mangiati dai leoni, ma anche che è circondato da un traffico di autovetture bestiale😁).
È perciò possibile che esista una commistione tra l’ “antico” e il “contemporaneo” nella narrazione erodotea.
Ciò, nel caso specifico, ci porta a dire che quanto scritto a proposito della navigazione, nella fattispecie, possa non essere “universale”, ovvero valido per tutti i millenni della storia dell’Egitto.

Quanto alle “baris”, fino ad almeno un paio d’anni fa si riteneva appunto una “invenzione” di Erodoto, ma…

…ma nel 2010-2011, nell’area dell’antico, sommerso, porto di Thonis venne rinvenuta, tra le altre, una nave affondata in perfetto stato di conservazione che sembra confermare la descrizione erodotea.
Si tratta, infatti, di una chiglia in ottimo stato di conservazione (circa al 70%), lunga circa 30 m (e qui c’è una differenza dalla descrizione antica che la voleva lunga circa la metà), con foro per un timone centrale (e non laterale come la stragrande maggioranza delle navi e dei modelli di navi presenti nelle tombe). Corrisponderebbe il metodo di costruzione con tavole in acacia lunghe circa 2 m, ma esistono anche travi laterali per rinforzare lo scafo, cosa che Erodoto esplicitamente esclude.

E qui, almeno per ora, mi fermo sennò divento noioso... ma proseguirò quanto prima!
[Modificato da Hotepibre 23/01/2021 02:21]