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Da quando il corpo martoriato del giovane italiano Giulio Regeni, dottorando all’Università di Cambridge, è stato ritrovato al Cairo, da più parti si invoca a gran voce la “verità” su quanto accaduto. Il colore giallo del manifesto di Amnesty International è divenuto il simbolo della legittima pretesa di ottenere informazioni veritiere sulla morte di Giulio. Il 14 marzo il Generale Al Sisi ha rilasciato un’intervista al quotidiano italiano “La Repubblica” in cui ha promesso di far luce sul caso Regeni. Nello stesso mese sono stati condannati a morte alcuni rapitori egiziani, additati come i probabili responsabili del brutale assassinio. Ad oggi ci sono novità sul caso de quo. Il quotidiano “La Repubblica” è riuscito ad acquisire un documento in lingua araba, datato 25 aprile, che è stato inviato da un anonimo all’ambasciata italiana in Svizzera. Secondo questo documento Giulio sarebbe stato vittima di una faida tra i Servizi segreti civili e i Servizi Militari, che si contendono il potere all’interno del regime militare di Al Sisi. Giulio sarebbe stato accusato di spionaggio, istigazione degli operai a sovvertire l’ordine costituito. Si ricorda che Giulio si era recato al Cairo per condurre la sua ricerca scientifica e che si era messo in contatto con i sindacati locali. Il documento sulla quale si basa questa nuova pista è ora nelle mani della Procura di Roma.
Per approfondimento si legga l’articolo apparso su "La Repubblica" il 9 giugno 2016, a cura di Carlo Bonini, Giuliano Foschini e Fabio Tonacci.
[Modificato da datip 22/06/2016 13:53]