Tutankhamon aveva i fianchi enormi?

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-Kiya-
00mercoledì 17 giugno 2009 22:29
Premetto, innanzitutto, che quello che mi accingo a proporre è il contenuto di un articolo risalente all'ormai lontano 2000, il cui argomento erano alcuni studi scientifici condotti sui capi di abbigliamento rinvenuti nella tomba di Tutankhamon.
Personalmente ero al corrente del ritrovamento di numerosi pezzi di tessuto, ma ignoravo comprendessero anche dei vestiti. Onestamente lo ignoro tuttora e la consultazione dell'archivio dei reperti pubblicato dal Griffith Institute non mi è stata d'aiuto.
L'articolo in questione parla esplicitamente di tuniche ricamate (???), cingilombi (il cui ritrovamento è pacifico) e pelli di leopardo (???!!!). Riferisce testualmente di "450 reperti che sono molto più che non un tesoro di moda antica", in quanto dimostrerebbero che il Re Fanciullo era malato.
In base all'analisi dei reperti citati, ovvero procedendo alla loro misurazione, sarebbe emerso che Tutankhamon soffrisse di un non identificato disturbo, il quale gli provocava l'accumulo di ampi depositi di grasso sui fianchi. I risultati ottenuti lasciarono presupporre che Tut avesse una circonferenza toracica pari a 80 cm, la cintola di 75 cm e la misura dei fianchi di 110 cm. Secondo la Dr.ssa Vogelsang-Eastwood, che condusse lo studio, i dati ottenuti confermavano una disfunzione.
Il disturbo, o qualunque altra cosa fosse, fu a carico del peso corporeo, e fu la causa di quei depositi di grasso sui fianchi. Depositi che chiaramente scomparvero durante il processo di imbalsamazione. Le ossa, unico elemento di studio rimasto all'epoca del ritrovamento, non rivelarono alcun problema.
Naturalmente l'articolo pone in correlazione quanto fin qui riportato con la nota figura di Akhenaton, la cui statuaria lo ripropone con ampi fianchi femminei, e si giunse alla conclusione che si trattasse di un fattore ereditario o comunque di una disfunzione comune all'epoca in quella zona.

Nella questione, già allora, intervenne Zahi Hawass, che non gradì affatto l'idea di dover considerare che i faraoni, ch'egli ritiene antenati dell'attuale popolo egiziano, potessero avere problemi di obesità. Evidenziò pertanto il fatto che il Sovrano, negli affreschi presenti all'interno della tomba, era rappresentato come un giovane sano e di corporatura normale. Ma sappiamo che questo potrebbe dipendere semplicemente dai canoni di idealizzazione tipici delle rappresentazioni antico Egizie.

Già nel 2000, comunque, si giunse a conclusione che soltanto l'analisi del DNA regale avrebbe potuto fornire dati precisi e stabilire le effettive condizioni di salute del giovane Re. Già allora Hawass dichiarò che il 2000 sarebbe stato l'anno ideale per fornire risposte a un mistero che perdurava da più di 3000 anni....


Sono trascorsi quasi dieci anni da tale dichiarazione.
Eppure quei misteri perdurano ancora.
Hatshepsut76
00mercoledì 17 giugno 2009 22:58
Su Tutankhamon non so cosa dirti di più dettagliato; per quanto riguarda Akhenaton, nel testo medico che ho a disposizione l'autore propone diverse ipotesi di quelle che si sono susseguite: si parla di dismorfismo, o ginecomastia... Si parla anche di sterilità, poiché Akhenaton avrebbe avuto una figura asessuata; per cui Akhenaton non avrebbe potuto avere le sei figlie da Nefertiti... Su riviste mediche, di ormai più di 30 anni fa si parla di mascella larga (acromegalia), oppure si fa menzione sempre alla tesi della sindrome di Klinefelter, poiché sembra avesse un "aspetto eunucoide con ginecomastia e atrofia testicolare"... Insomma, le ipotesi sulle "malformazioni di Akhenaton sono tante; non viene nemmeno trascurato il fatto che, non essendo stata ancora trovata la mummia, tutte queste ipotesi sarebbero indebolite; per di più, il ritrovamento di un ostrakon rappresentante Akhenaton con la bsarba, rimetterebbe tutto in discussione...
-Kiya-
00mercoledì 17 giugno 2009 23:31
Io credo che sei figlie siano una testimonianza più che valida a favore della non sterilità...
Se non fossero state figlie del Re non potremmo ammirarle ritratte con la coppia reale, né, tanto meno, avrebbero contratto matrimoni fondamentali per la successione al trono.
In ogni caso, questo è un altro argomento, che abbiamo già attivato in una discussione dedicata. Qui continuiamo a parlare di Tutankhamon, ok? ;)

Mi interesserebbe appurare, ad esempio, l'effettiva esistenza di tuniche nel suo corredo funerario o di altri indumenti che avrebbero potuto permettere di valutarne la corporatura.
A parer mio, se anche fossero state rinvenute delle tuniche, non credo che queste potessero fornire dati assoluti per stabilire le circonferenze di torace, vita e fianchi del Re.
Le tuniche erano a taglio dritto, di una semplicità estrema. Come hanno potuto trarne le informazioni riportate nell'articolo?
Hotepibre
00giovedì 18 giugno 2009 09:42
...sarebbe intanto interessante sapere dove è stato pubblicato questo articolo e chi sia questa "Vogelsang-Eastwood" (una ricerca in Internet non ha dato poi molti risultati se si escludono titoli di libri dalla stessa pubblicati tra cui "The Ancient Textile Industry at Amarna" al modico prezzo di € 181.27 edito dalla Egypt Exploratione Society).

Per quanto riguarda il corredo di Tut (in complessivo 160 foto di Burton), che a me risulti (a parte una "dalmatica" -foto 1221b- che, come scritto da Kiya si presenta come un saio senza alcuna forma corporea e che, quindi, veniva adattato al corpo con cinture o fasce di tessuto) sono state rinvenute :
- una gran quantità di "mutande" (in pratica triangoli di tessuto da cui nulla si può ricavare giacchè andavano annodati sul corpo e, perciò, nessuna misura è rilevabile vedi, ad esempio foto 403);
- frammenti di un abito da cerimonia (foto 417 di Burton);
- il collo di un paio di tuniche (foto 418 e 425);
- frammenti di una cappa in pelle di leopardo costituiti, specialmente, di testine di leone in oro (foto 206-422-424);
- frammenti di un tessuto "intrecciato" (foto 393, 394);
- sciarpe (o cinture) comunque danneggiate e non dotate di "buchi" d indicare la circonferenza iniziale (438);
- strisce di tessuto indicate come sciarpe o cinture (220-440);
- vestiario in genere "marcio";
- una camicia (?) in lino giallo (foto 443);
nonchè moltissimi guanti e sandali.

Non capisco, perciò, da cosa sia possibile far derivare le ipotesi della autrice; vorrei far notare, peraltro, che tra le suppellettili funerarie, esiste anche la "statua" che riporto di seguito che, considerata la forma, fa pensare che si tratti piuttosto (e come tale è stata etichettata) di un "manichino" destinato, magari (vedi l'assenza di braccia e di qualsivoglia abbellimento sul corpo), ad appoggiare proprio capi di vestiario.

Questo "manichino", come si nota, ha misure più che normali.

Rilevo, inoltre, che, proprio per il "realismo" dell'arte amarniana, se il Re fosse stato così "deforme", questo sarebbe risultato dalla ritrattistica e niente avrebbe giustificato il "nascondimento" di una condizione così particolare viste le più che note statue del suo predecessore Akhenaton.

Cerchiamo notizie sull'autrice?
-Kiya-
00giovedì 18 giugno 2009 09:53
L'articolo da cui ho tratto le informazioni fu pubblicato il 3 agosto del 2000, per mano di Caroline Hawley, corrispondente del giornale al Cairo.

In quanto alla dr.ssa Gillian Vogelsang-Eastwood, era allora (oggi non so) direttore del "Tutankhamun Wardrobe Project" alla Leiden University.

Come leggete anche voi, fu data una tale importanza agli "abiti" e alla biancheria di Tut, che si istituì un Progetto dedicato. Ne deduco che il testo citato da te, Giuseppe, sia il resoconto di quanto scaturito dal Progetto.
Hotepibre
00giovedì 18 giugno 2009 10:09
...un'ulteriore considerazione: il processo di imbalsamazione non prevedeva certo trattamenti estetici per "abbellire" un corpo anche nella considerazione che il medesimo sarebbe stato avvolto nelle bende. A questo si aggiunga che, in ogni caso, non potevano certo essere apportate "modifiche" alla struttura esteriore della mummia tanto che, in alcuni casi, elementi danneggiati durante il processo di imbalsamazione sono stati "ricostruiti" con stracci.

Secondo me, perciò, se pure ci fosse stato un così drastico ridimensionamento dei fianchi del Re (da 110 cm.), gli imbalksamatori avrebbero comunque provveduto a rispettare la struttura generale del corpo.
Mi chiedo inoltre, e questo lo sa chiunque abbia fatto drastiche cure dimagranti, che fine avrebbe fatto la pelle di troppo che ricopriva i "cuscinetti" adiposi cui l'autrice fa riferimento?

Trattandosi, peraltro, di un corpo morto e per di più disidratato, non credo che si possa giustificare l'assenza di "pele flaccida" con l'elasticità della pelle.
-francis-
00giovedì 18 giugno 2009 11:14
Ma il corpo non dovrebbe presentare anche incisioni dalle quali prelevare il grasso superfluo? O lo hanno tolto solamemnte dal taglio sul fianco da dove hanno estratto i visceri?
-Kiya-
00giovedì 18 giugno 2009 11:59
io non credo che sia stato asportato. Non mi risulta fosse pratica in uso.

Mi chiedo solo se, durante il periodo di "immersione" nel natron, il grasso corporeo che fine faceva?

tutte le mummie che possediamo presentano corporatura esile, ma non possiamo certo ritenere che fossero tutti magrini.
Forse la durata dell'imbalsamazione dipendeva anche da questo. Forse il corpo veniva lasciato a essiccare nel natron, fino alla completa eliminazione del grasso e al relativo ridimensionamto corporeo.
In effetti non siamo in grado di confermare con precisione quanto durasse questa pratica, anche se Erodoto la stima a 70 giorni. Non si potrebbe considerare la possibilità che i tempi non fossero prestabiliti?
Hotepibre
00giovedì 18 giugno 2009 12:04
Re:
-francis-, 18/06/2009 11.14:

Ma il corpo non dovrebbe presentare anche incisioni dalle quali prelevare il grasso superfluo? O lo hanno tolto solamemnte dal taglio sul fianco da dove hanno estratto i visceri?



non credo che l'assenza di grasso sui fianchi fosse addebitata ad una sorta di "liposuzione" ante litteram, bensì solo alla disidratazione dovuta all'immersione nel natron; ovvio, infatti, che le parti molli vengono ridimensionate e rimpicciolite se sottoposte a lungo all'azione di un essiccante come il sale.

In tal senso ritengo che vada interpretata l'ipotesi dell'autrice e tuttavia, proprio perchè di disidratazione si tratterebbe, a maggior ragione sarebbe rimasta traccia della pelle flaccida che ricopriva i cuscinetti adiposi.

roberta.maat
00giovedì 18 giugno 2009 12:06
Questa notizia della deformità di Tut è per me infondata.
Ricorrere poi al vestiario per stabilire le dimensioni dell'anomalia, mi sembra incredibile.........forse che gli abiti avevano i cartellini con la taglia ? Stupidaggini !
Inoltre ho visto con i miei occhi al museo del Cairo tutto o quasi quello che resta dell'abbigliamento rinvenuto ed è davvero assurdo pensare che da esso si possa stabilire una corporatura esagerata nei fianchi.
Atra riflessione che faccio riguarda la mummia e mi chiedo come è possibile che per quella presunta di Hatshepsut è stato scritto che appartiene a persona obesa deducendolo dall'aspetto e invece per il povero piccolo re, si ricorra agli abiti ignorando che le spoglie sembrano essere di persona normale se non addirittura esile (mummificazione a parte).

Piccolo O.T. per Hat : l'ostracon cui ti riferisci riproducente Akhenaton con la barba è sicuramente un dato da correggere, in quanto sembra che sia definitivamente attribuito ad un Ramesse come ho appreso recentemente dal prof. Tiradritti, che, gentilmente, ha risposto ad una mia domanda circa questo reperto custodito al Louvre.
roberta.maat
00giovedì 18 giugno 2009 12:12
Re: Re:
Hotepibre, 18/06/2009 12.04:



non credo che l'assenza di grasso sui fianchi fosse addebitata ad una sorta di "liposuzione" ante litteram, bensì solo alla disidratazione dovuta all'immersione nel natron; ovvio, infatti, che le parti molli vengono ridimensionate e rimpicciolite se sottoposte a lungo all'azione di un essiccante come il sale.

In tal senso ritengo che vada interpretata l'ipotesi dell'autrice e tuttavia, proprio perchè di disidratazione si tratterebbe, a maggior ragione sarebbe rimasta traccia della pelle flaccida che ricopriva i cuscinetti adiposi.





In effetti, dopo aver guardato molte immagini di mummie, sono convinta che che, per quanto l'essiccazione potesse asciugare il grasso, resta comunque la traccia evidente della molta pelle insovrappiù a testimoniare che si trattava di persone grasse in vita.
Non mi sembra il caso di Tut !


Hotepibre
00giovedì 18 giugno 2009 12:18
Re:
-Kiya-, 18/06/2009 11.59:


...
Mi chiedo solo se, durante il periodo di "immersione" nel natron, il grasso corporeo che fine faceva?

tutte le mummie che possediamo presentano corporatura esile, ma non possiamo certo ritenere che fossero tutti magrini.

Forse la durata dell'imbalsamazione dipendeva anche da questo. Forse il corpo veniva lasciato a essiccare nel natron, fino alla completa eliminazione del grasso e al relativo ridimensionamto corporeo.
In effetti non siamo in grado di confermare con precisione quanto durasse questa pratica, anche se Erodoto la stima a 70 giorni. Non si potrebbe considerare la possibilità che i tempi non fossero prestabiliti?


In effetti, il processo di imbalsamazione comporta proprio la totale disidratazione dei tessuti molli; non è proprio aderente a quanto stiamo trattando, ma provate a pensare a quel che succede quando si resta a lungo con le mani a bagno nell'acqua di mare. La pelle si raggrinzisce ed è esattamente quel che succedeva ai corpi.

Che fine facesse il grasso durante l'immersione nel natron, direi che è meglio non chiedercelo (giacchè non è proprio una cosa bella -mai sentito parlare di "colliquazione"?).

Ovvio che il corpo, al termine del trattamento (durante il quale i processi tanatologici comunque proseguivano e che erano credo abbastanza costanti vista la temperatura e le condizioni climatiche pressocchè identiche durante tutto l'anno), appariva estremamente magro (proprio perchè colliquavano tutti i tessuti) e leggero.

I 70 giorni "erodotei" erano forse un periodo che, dopo gli innumerevoli tentativi di cui è costellata la storia dell'antico Egitto, era stato ritenuto sperimentalemnte idoneo ad ottenere (nella stragrande maggioranaza dei casi) l'effetto desiderato. Gli imbalsamatori provvedevano poi in qualche modo a "ricostruire" la struttura corporea aggiungendo anche "pezzi non originali".

Il procedimento era così invasivo e talvolta distruttivo che sono noti esempi di mummie animali che... non contengono nulla se non un "fantoccio" di stracci a forma dell'animale (se volete una specie di truffa a carico del padrone che magari aveva pagato profumatamente). Sono inoltre noti casi di mummie umane in cui intere parti (braccia, gambe, piedi, mani), che magari si erano danneggiate, sono state sostituite con "protesi" fasulle... tanto come facevano a saperlo i parenti?

Ed ecco, peraltro, uno dei motivi per cui, molto verosimilmente, nelle operazioni riguardanti i Re doveva essere sempre presente il controllo sacerdotale a garanzie che il tutto fosse fatto con la dovuta serietà e competenza.
-Kiya-
00giovedì 18 giugno 2009 12:33
Roberta mi ha anticipato, introducendo la questione di Hatshepsut. La domanda che mi pongo è, però, questa: come è stato dedotto che la Regina fosse obesa? forse dall'analisi del DNA? non credo che si tratti soltanto di una deduzione scaturita dall'osservazione dei resti.
roberta.maat
00giovedì 18 giugno 2009 12:42
Mary, ho i miei dubbi circa la valutazione dell'obesità di Hatshepsut attraverso il DNA anche se potrebbe essere stata una deduzione fatta dall'aver riscontrato (non so come) che la regina fosse diabetica.
Ritengo che l'indizio siano solo le pieghe della pelle in abbondanza, ma sarebbe interessante entrare di più nel "sancta santorum" dei gabinetti di analisi riservati solo ad un manipolo di esperti gelosissimi del loro lavoro.
-Kiya-
00giovedì 18 giugno 2009 13:09
Un tempo i referti delle analisi condotti sulle mummie erano di dominio pubblico. Grazie a questa consuetudine, ancora oggi è possibile leggere in dettaglio quanto scaturì dall'autopsia della mummia di Tut, attraverso le parole di Derry, nel 1932 e i risultati dei raggi X eseguiti da Harrison nel 1968.

In tal senso rimpiango quei tempi in cui ancora non esistevano procedure specifiche. Oggi, per contro, è tutto inaccessibile, al pari di quanto è custodito negli Archivi Vaticani...


Cercherò approfondimenti a riguardo di possibili riscontri dell'obesità, che hanno interessato non solo Hatshepsut, ma anche Amenhotep III.
-Kiya-
00giovedì 18 giugno 2009 21:52
La mia ricerca ha dato qualche frutto, ma, soprattutto ha alimentato le perplessità e lo scetticismo.

Per quel che riguarda Hatshepsut, mi sono riletta buona parte degli articoli usciti all'epoca delle analisi, senza trovare la benchè minima giustificazione alla dichiarazione di obesità, attribuita alla Regina. In nessuno scritto si legge in base a quali elementi si è giunti a questa conclusione e, onestamente, guardando le foto, non mi è parso di individuare segni particolarmente evidenti che lo lasciassero presupporre. Unico riferimento plausibile quello del diabete, giudicato quale possibile causa di morte in associazione ad altre malattie, che, come anticipato da Roberta, potrebbe lasciar supporre che Hatshepsut fosse sovrappeso.

Non ho ancora indagato a proposito di Amenhotep III.

Tornando all'articolo di cui ho prpoposto il sunto in apertura, sono riuscita a trovare informazioni a riguardo della dr.ssa Gillian Vogelsang-Eastwood. Sul sito della Leiden University ho trovato la sua scheda e il rimando a un sito da lei gestito, dedicato esplicitamente all'abbigliamento in tempi antichi e moderni, con un'occhio di riguardo verso le abitudini medio orientali.
Ciò che appare in maniera lampante è l'indubbia preparazione della stessa, ma si tratta di una preparazione estremamente specifica in ramo tessile.
Ho anche trovato dettagliate informazioni che la associano a Tutankhamon. La Dr.ssa Vogelsang-Eastwood è infatti colei che, verso la metà degli anni 90, ha avuto l'incarico di catalogare tutti i capi di abbigliamento presenti nella tomba di Tut. Incarico da cui è scaturita una mostra itinerante che ha mostrato in varie città del mondo le repliche (non gli originali) del guardaroba del Re. Successiva, ovviamente, la pubblicazione dello studio.
Una cosa è certa: alla Dr.ssa Vogelsang-Eastwood va riconosciuto il grande merito di essere stata la prima, dopo Howard Carter, a prestare la dovuta attenzione ai capi di abbigliamento che accompagnarono il faraone nella sua tomba. A classificarli, a studiarli quando erano trascorsi ben 50 anni dal momento in cui Carter stesso li aveva classificati e disegnati.
A sottolineare l'impresa ci pensò il New York Times con un dettagliatissimo articolo che racconta passo passo la vicenda, da come nacque, quasi per caso, al soggiorno presso il Museo del Cairo dove la studiosa si preoccupò di evidenziare il pessimo stato di conservazione in cui versavano i suddetti reperti (alcuni dei quali si trovavano ancora nelle casse in cui li aveva sistemati Carter), fino a che il tutto non fu trasformato in una mostra di successo, finalizzata a raccogliere i fondi necessari per istituire un laboratorio di conservazione idoneo allo scopo.
Quello che, come ho detto all'inizio, mi ha lasciato perplessa e che in tutto questo materiale non ho trovato il benchè minimo accenno a quanto, invece, riportato dalla testata "The Indipendent". Nessun accenno, nessuna allusione alla corporatura di Tut, tanto meno a possibili disfunzioni. Niente ha fatto seguito alle dichiarazioni riportate dall'Indipendent, almeno niente è accessibile con i miei mezzi.

Allo stato attuale posso quindi considerare che i riferimenti a una possibile obesità di Tut possano trovarsi escluisivamente nel testo che raccoglie tutte le fasi dello studio. Qualora anche così fosse, traggo un'ulteriore conclusione: se la dr.ssa Vogelsang-Eastwood ha effettivamente dichiarato quanto riportato, mi rincresce ammetterlo, ma non ha mai avuto l'occasione di poter ammirare le tuniche di Kha, esposte al Museo Egizio di Torino, le quali, per ampiezza, sarebbero sufficienti a coprire un armadio a due ante, di discreta profondità.

-francis-
00giovedì 18 giugno 2009 22:28
Ecco, è proprio quello che volevo sottolineare anch'io: le tuniche di Kha!
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