Studio condotto sulle Tavolette di Amarna dall' Univerisità di Tel Aviv

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Kiya-
00mercoledì 9 settembre 2009 00:05
Nel ringraziare in Prof. Massimo Izzo per la gentile segnalazione, riportata in altra discussione, introduco brevemente l'argomento, prima di procedere ad un eventuale approfondimento:

nel sito della Tel Aviv University è possibile leggere a proposito di uno studio condotto sulle Tavolette di Amarna.


Mineralogical and Chemical Study of the Amarna Tablets


Molte di esse, frammentarie o incomplete, non hanno fornito elementi utili a stabilirne l'effettiva provenienza. Ma anche quelle che riportano maggiori dettagli spesso pongono difficoltà nell'individuarne l'origine geografica.
Tali mancanze, aggravate dal carattere frammentario e ripetitivo dell'Archivio, hanno impedito l'ordinamento della corrispondenza secondo una corretta cronologia, generando confusione e incongruenze temporali tra gli eventi trattati.
Attraverso specifiche analisi chimiche e mineralogiche, condotte su circa 300 esemplari (quasi tutti quelli in nostro possesso), è stato possibile fornire dettagliate indicazioni concernenti le fasi di lavorazione e i materiali impiegati e quindi porre basi concrete per colmare alcune sostanziali lacune...
pizia.
00mercoledì 9 settembre 2009 00:16
Lo studio è stato pubblicato nel 2002, noi ne veniamo a conoscenza solo adesso.
Da qualche giorno ho l'impressione di essermi persa qualcosa...
Ecco cosa vuol dire essere "fuori dal giro"!
-Kiya-
00mercoledì 9 settembre 2009 00:34
siamo sempre in tempo a recuperare... ora, come hai sottolineato tu, abbiamo la fortuna di poter contare su un "tutor" più che qualificato ;)
pizia.
00mercoledì 9 settembre 2009 01:17
Sì, ma mi è venuta la sindrome del mancato aggiornamento: adesso di ogni cosa che leggo mi domando: "E se recentemente fosse stato scoperto qualcosa di contrario?"
[SM=x822738]

Ma approfittiamo del momento di grazia, nessuno si offre per tradurre questa pagina?
Hat, ce la dividiamo?
-Kiya-
00mercoledì 9 settembre 2009 08:23
Re:
pizia., 09/09/2009 1.17:

Sì, ma mi è venuta la sindrome del mancato aggiornamento: adesso di ogni cosa che leggo mi domando: "E se recentemente fosse stato scoperto qualcosa di contrario?"
[SM=x822738]





mi sembra un approccio corretto. Sarebbe più sconveniente non avere l'umiltà di ammettere che possano esserci stati dei cambiamenti, anche radicali, e continuare a restare rigidi sulle proprie posizioni.
I tuoi interrogativi ti daranno la spinta per approfondire le ricerche e ampliare il tuo bagaglio di conoscenze.

In realtà, è sempre stato così. Prima perchè avevamo il dubbio, ora perchè ne abbiamo certezza [SM=x822713]
MassimoIzzo
00mercoledì 9 settembre 2009 12:29
Senza voler far sbandare il filo in OT voglio dire, come sottolinea anche Kiya, di non avere troppi rimorsi se qualcosa di ciò che abbiamo letto è obsoleto perchè il bene primario è mantenere viva l'attenzione verso la conoscenza. Pian piano ci si correggerà riguardo le nozioni oggettive e certe letture non più attuali ci lasciano comunque il regalo della suggestione. Il bilancio è quindi sempre positivo. E come Kiya ricordava, alcune informazioni datate a volte vengono dimenticate, anche se è raro; anche a me è capitato di riscoprire vecchissimi studi dimenticati che invece sono utilissimi.

Il motivo per cui sono qui a parlare con voi, al contrario di molti miei colleghi, è perchè ho fatto lo stesso vostro percorso (e persino le vostre stesse letture) per almeno un decennio prima di considerare l'approccio universitario.
Da semplice amatore ho avuto la fortuna di diventare membro della Egypt Exploration Society per 3 anni perchè vivevo in Inghilterra. Grazie a questo ho passato giornate intere nella loro immensa biblioteca in un ameno vicoletto di Londra centrale. Quindi, ritenendomi piuttosto acculturato, non mi aspettavo certo di ricevere una lunga serie di docce fredde come quelle ricevute in Università. La questione non riguarda solo l'aggiornamento dell'informazione ma anche e soprattutto un altro paio di cosette come la metodologia e la conoscenza completa della storia dei popoli coevi agli egizi.

Quindi vi sono vicino se qualche volta vi stupite o vi sentite delusi perchè ci sono passato anch'io. E, soprattutto, proprio per questo ho una certa idea dei soggetti da "raddrizzare" ;-)
roberta.maat
00mercoledì 9 settembre 2009 15:12
Che dire .......se non che sono avidissima degli interventi del prof.Izzo !Era necessario e insperato incontrare chi è in grado di fare ordine nella mente di chi come me vuole apprendere a 360 gradi e cerca invece il bandolo della matassa.
Ho letto tutto e con attenzione, scrivo qui il mio commento e non so in quale delle discussioni di Massimo (il tu forse non è corretto......ma sono più vecchia) avrei potuto inserirlo !
MassimoIzzo
00mercoledì 9 settembre 2009 17:59
Re:
roberta.maat, 09/09/2009 15.12:

il tu forse non è corretto......ma sono più vecchia)


Il tu è decisamente corretto e vale per tutti. E' la scusa per farmi sentire ancora un ragazzino :-)


-Kiya-
00mercoledì 9 settembre 2009 23:53
"Studio mineralogico e chimico delle Tavolette di Amarna"

Studio sulla provenienza delle Tavolette Amarniane* - eseguito dalla Tel Aviv University

tratto da: Near Eastern Archaeology 6500 (2002): 196-205]


Antefatto

Nel tardo XIX secolo, un archivio composto da 380 tavolette d'argilla fu scoperto a El-Amarna, sulla riva orientale del Nilo, 300 Km a sud del Cairo.
In larga parte le tavolette furono ritrovate da contadini locali e vendute ai musei, mentre soltanto una quantità minima tornò alla luce durante gli scavi ufficiali.
Le tavolette, scritte in Akkadico in grafia cuneiforme, costituiscono parte della corrispondenza diplomatica dei faraoni Amenhotep III e Amenhotep IV/Akhenaton, vissuti nel XIV secolo a.C. Un numero consistente di missive furono inviate all'Egitto dai Regni Asiatici Occidentali e dalle Città-Stato vassalle Canaanite. Solo una piccola quantità si è rivelata essere copia di lettere inviate dall'Egitto verso l'Asia Occidentale.
La corrispondenza "internazionale" include lettere spedite da/a Sovrani di stati indipendenti, quali Babilonia, Assiria, Hatti, Mittani, Alasiya e Arzawa. Quella Canaanita comprende tavolette spedite da/a Capi delle Città-Stato sotto il diretto controllo Egizio, come Damasco, Biblo, Acco, Shechem, Megiddo, Gerusalemme, Gezer e Ascalona.
Trentadue tavolette riportano testi scolastici.
Molte lettere sono frammentarie e non riferiscono il nome degli scriventi, o la loro città, o entrambe. Altre riportano il nome di una città, ma la sua ubicazione è ignota o dibattuta.

Un secolo di ricerche testuali, geografiche, storiche e archeologiche ha potuto chiarire una parte di questi problemi. Tuttavia, molte questioni restano ancora irrisolte e le metodologie tradizionali applicate per identificare il luogo di origine delle tavolette sono ormai giunte a una fase di stallo.

Noi ci proponiamo di affrontare il problema relativo alla provenienza delle Tavolette Amarniane da una diversa angolazione. Le analisi mineralogiche e chimiche di oltre 300 tavolette di argilla provenienti dall'Archivio Amarniano e attualmente esposte nei Musei di Berlino, Londra, Oxford e Parigi, ci consentono di individuare la loro origine geografica e, quindi, chiarire la storia geografica del Vicino Oriente antico.



pizia.
00giovedì 10 settembre 2009 14:59
I metodi

La scienza moderna offre una varietà di tecniche per analizzare la composizione fisica e chimica dei manufatti in ceramica.
Le tecniche fisiche ci consentono di identificare la composizione mineralogica della creta e della tempera (=il composto mescolato all'argilla pura per migliorare le sue proprietà, n.d.a.) e di definire la tessitura del frammento.
Tecniche chimiche ci rendono possibile la misurazione delle concentrazioni degli elementi nell’argilla.

Nell'analisi della ceramica il metodo fisico preferibile è la petrografia; invece il metodo chimico più comunemente utilizzato è l’Analisi dell’Attivazione Neutronica (NAA).
L’analisi petrografica di ceramica grossolana e poco cotta è particolarmente efficace, mentre la NAA, puramente quantitativa, quindi più precisa, è generalmente considerata più accurata per la determinazione della provenienza.
La petrografia è generalmente applicata a gran numero di oggetti, e i risultati sono utilizzati per selezionare campioni per le analisi chimiche (Schubert 1985).

Le analisi delle tavolette cuneiformi non deve essere distruttiva quindi possono essere applicate solo limitate tecniche investigative.

Di conseguenza la NAA, a causa del campione più piccolo di cui ha bisogno, è la tecnica più appropriata per l'analisi tavolette cuneiformi.
Al momento dell’assegnazione della provenienza di un manufatto, la disponibilità di materiali comparabili ha un effetto diretto sulla qualità dell'interpretazione.
E comunque, i tipi di argilla utilizzati per la produzione di tavolette non sono necessariamente gli stessi di quelli utilizzati per la fabbricazione di altri oggetti di creta.
Ciò potrebbe ridurre l'efficacia della routine di procedure chimiche, che compara i campioni con un database contenente gli elementi della composizione della ceramica standard dei siti conosciuti.

La petrografia, d'altra parte, ha il vantaggio di essere indipendente, dato che i risultati possono essere interpretati sulla base di dati geologici generalmente disponibili, così come di materiale comparativo da indagini su miscele ceramiche.
Per questo motivo abbiamo scelto la petrografia come metodo primario della nostra ricerca e lo abbiamo applicato a più di 300 tavolette.

Al fine di tracciare il raggruppamento petrografico della trama multivariata dei 27 maggiori elementi, di quelli minori e degli oligoelementi, l'analisi chimica è stata applicata a 120 di queste tavolette. (L'analisi chimica è stata effettuata utilizzando la spettroscopia induttiva accoppiata dell’emissione atomica di plasma e la Spettrometria di Massa [ICP-AES/MS]).

Nuove tecniche sono state sviluppate al fine di ridurre le dimensioni del campione: l’analisi petrografia sparsa è stata applicata sulle tavolette complete, mentre il “peeling” (=rimozione di uno strato superficiale, n.d.a.) è stato utilizzato per gli oggetti fratturati.
Nell’analisi petrografia sparsa, l'argilla e la tempera sono oggetto di campionamento separato.

La tavoletta viene esaminata in primo luogo allo stereomicroscopio, per definirne la consistenza.
Un piccolo frammento della matrice è scheggiato da una superficie nascosta con un bisturi e un campione rappresentativo delle inclusioni viene rimossa sotto forma di un grano unico.
In laboratorio ogni pezzo viene inglobato in una sezione sottile di resina epossidica sottovuoto all'interno di una forma di plastica.

Nel caso più comune delle tavolette rotte, è stato applicato il peeling al fine di ottenere campioni più grandi.
Una lamina superficiale viene tolta, con un bisturi, dalla faccetta rotta della tavoletta e inglobata in una forma di plastica per evitare la disgregazione.
Dopo la polimerizzazione, i conglomerati vengono utilizzati per la preparazione di sezioni sottili.

E’ stato anche impiegato lo studio micropaleontologico della matrice di argilla, utilizzando l'indice dei foraminiferi, al fine di individuare l'età (e da qui la possibile formazione geologica e l'origine) della creta.

I foraminiferi comprendono uno dei principali gruppi di organismi unicellulari, i protozoi.
La maggioranza vive in ambienti marini, ma esistono anche alcune specie di acqua dolce.
I foraminiferi marini sono divisi in due gruppi principali, quelli che vivono nella massa d'acqua (planctonici) e quelli che vivono sul fondo del mare (bentonici).
Le identificazioni sono state effettuate presso l'Istituto di Geologia di Israele, in molti casi hanno confermato o orientato le interpretazioni petrografiche e chimiche verso una gamma ristretta di opzioni.


MassimoIzzo
00venerdì 11 settembre 2009 14:26
Bel lavoro che state facendo, la ricerca è interessante e di alto livello.
Hatshepsut76
00sabato 12 settembre 2009 01:24
La Corrispondenza Internazionale



Prima dell’applicazione di metodi fondamentali, diventò obbligatorio indagare se le tavolette fossero fatte di argille simili a quelle utilizzate per le terracotte.
Le lettere, la cui locazione degli scriventi non è contestata - come quelle scritte dai faraoni ai governanti stranieri – in altre parole quelle depositate nell’archivio come copie o bozze – furono selezionate come casi di studio per confrontarle con le ceramiche egiziane.

Gli esami delle due lettere scritte a Babilionia, due scritte ad Amurru, un regno situato nell’ovest della Siria, e tre lettere sorite ai governanti di Canaan, hanno rivelato che nella maggior parte dei casi le tavolette non erano fatte di argille standard utilizzate nell’antico Egitto per la produzione di ceramica, vale a dire limo del Nilo, oppure marne. Basata sulle sue affinità mineralogiche e paleontologiche, l’argilla utilizzata nelle tavolette corrisponde alle argille scistose di Esna, dell’Alto Egitto, più precisamente della regione Esna-Idfu. L’utilizzo delle argille di Esna per la terracotta non è stato registrato in Egitto. EA163 è un raro esempio di una lettera egizia, fatta di originale limo egizio. Le argille di Esna possono essere state selezionate a questo proposito per il loro colore camoscio, e preferendolo al limo del Nilo, e marne fangose che possono confondere i segni cuneiformi incisi.

Questi risultati raccomandano che le analisi standard dovrebbero essere utilizzate con cautela, e le tavolette dovrebbero anche essere confrontate con altre tavolette, e non solo con le terracotte. Perciò abbiamo usato i dati fondamentali, al solo scopo di esaminare la correlazione di tavolette dalla loro composizione fondamentale. L’analisi dei raggruppamenti e dei componenti principali provano che il gruppo di lettere internazionali, in accordo con la loro testuale provenienza, indica che le lettere internazionali sono originali inviate dai regni dell’Asia dell’ovest in Egitto, e non copie fatte in Egitto.

-Kiya-
00sabato 12 settembre 2009 01:40
La localizzazione di Alaysia (*)

La localizzazione del regno della tarda età del bronzo di Alaysia è stata dibattuta per un secolo.
Evidenti testimonianze rivelano che Alaysia fu un entità autonoma che manteneva rapporti economici e politici con Egitto e Siria.
La sua economia era basata nella produzione di terra cotta e il commercio con popoli viciniori.
La maggior parte degli studiosi ritengono di identificarla con l'isola di Cipro e che la capitale del regno fosse situata in Enkomi sulla costa orientale. Una minoranza di studiosi invece identificherebbe Alaysia con la Cilicia o la Siria nordoccidentale.

Quattro tavolette inviate dal re di Alaysia al faraone egiziano (EA33,34,35 E 38) sono state primariamente esaminate da Neutron Analysis e comparate con altre contemporanee provenienti dal sito di Cipro,Siria e Cilicia (Artzy,Perlman e Asaro 1976). Il risultato evidenziò che le tavolette non erano confezionate con argilla dell'est di Cipro per cui non provenienti da Enkomi.
Le tavolette differiscono per l'argilla usata negli altri siti dell'età del bronzo in Cipro. con una eccezione : Certe somiglianze furono osservate tra le tavolette e i cocci Micenei IIIC provenienti da Koukla-Paleociphos nella costa sudoccidentale dell'isola.

Nella presente ricerca, noi applicammo analisi petrografiche e chimiche a quattro lettere da Amarna (EA33,34,37 E 38) ed ad una lettera del tardo XII secolo B:C:, presumibilmente inviata dal re di Alaysia al re di Ugarit (RS.L1, conservata al Louvre). L'ultima , trovata ad Ugarit sulla costa Siriana,fu confezionata con creta rossiccia contenente, scarsamente distribuite, inclusioni di dolerite con aggiunta di calcare, serpentino e silice.
Le lettere di Amarna sono divisibili principalmente in due categorie. Una (EA33,34 E 38) è caratterizzata da terra grassa (marga) con un pò di frammenti di roccia calcarea e vulcanica. L'altra (EA37) ha una matrice più ricca di argilla con abbondanti inclusioni di tracce sporadiche di basalto, calcare,conglomerati degratati, quarzo e silice.
Le più importanti inclusioni presenti nelle tavolette RS.L1 e EA37 derivarono da una area verosimilmente vulcanica ed in minimo grado composta da rocce sedimentarie.
Le caratteristiche della composizione suggeriscono che avrebbe potuto trovarsi al margine di un complesso ofiolitico, dove emergono un "cuscino" lavico e dolerite, ed al confine di un'area sedimentaria contenente carbonato e rocce argillose e siliciche.
Nel mediterraneo orientale, la descrizione può rappresentare il complesso ofiolitico delle Trodos Mauntains a Cipro, il massiccio Mersin e Pozanti-Karsanti in Cilicia, Kizildag in Hatai al sud della Turkia ed il massiccio Baer-Bassit nella Siria nordoccidentale (White church,Juteau and Montyigny 1984:310-317). Differenze significative in litologia e geologia tra questi 5 massicci portano alla conclusione che EA37 e RS.L1 sono compatibili con l'area di Trodos in Cipro.L'ofiolite di Trodos, che è notevolmente ben conservata, costituisce una serie di depositi di lava, dolerite e affioramenti di gabbro. Queste rocce mutano in materia plastica le argille, alcune delle quali sono state impiegate per produrre vasellame nelle zone circostanti la montagna. (Gass et al.1994).
Negli altri massicci i depositi lavici egli affioramenti di dolerito sono marginalmente presenti o inesistenti.

Zone di contatto tra aree di sedimenti e vulcaniche possono essere individuate attorno alle momtagne Trodos.
Da ciò petrograficamente, EA 37 e RS.L1 indicano che l'area idonea sarebbe da individuare più nelle zone interne che sulla costa
Le intrusione recenti di dolerite presenti in RS.L1 provano una argilla alluvionale localizzata, che ricopre le serie di dolerite di Trodos. L'origine di questa tavoletta, dunque, deve essere nell'area dove queste crete sono mescolate con i sedimenti sopraofiolitici. Questo mette in evidenza la regione interna di Cipro sudorientale, dove sono situati i siti della tarda età del bronzo di Kalavasos-Ayios Dhimitrios nella valle Vasiliskos e Alassa-Rallotaverna nella valle Kouris della zona collinare pedemontana dei Trodos. Scavi hanno riportato alla luce resti di costruzioni monumentali in entrambi i siti (South1996 1997;Hadjisavvas 1989 ;1996)

La tavoletta EA37 indica un insieme di basalti,radiolari,silice,calcare,granuli sottili poco conglomerati ed i loro minerali derivati. Questo assemblaggio di tipi di roccia corrisponde alle tipiche argille della formazione Mono melange dei Trodos sudorientali. (Vaugan 1991). La petrografia è servita per caratterizzare il vasellame reperito a Kalavasos.Aiyos Dhimitrios dove un naturale affioramento è stato rilevato proprio a sudovest del sito.(Vaugan 1989 :78-81).

Le analisi petrografiche, paleontologiche e chimiche di EA33,34 e 38 indicano che furono formate dalla marga (terra grassa) della formazione Pakhna che è distribuita in Kouklia, Alassa e Kalavasos ma non si estende fino a Enkomi o ad altri siti che furono oggetto della prima osservazione da parte di Neutron Activation Analysis. Come le tavolette, questa marga è caratteristica per la sua attitudine a stendere il colore, per la sua plasticità e per la sua durezza dopo la cottura.(Gass e al 1994).

In conclusione il centro politico di Alaysia durante il tardo XIV e XIII secolo AC.potrebbe essere localizzato nella parte meridionale di Cipro, molto probabilmente nella regione di Kalavasos o Alassa. Tra le due possibilità noi optiamo per la seconda.
La zona di Alassa, a metà strada tra la regione dei depositi di copper sulle montagne Troodos e la costa è ideale per controllare e sfruttare le risorse naturali di Cipro.
In questo contesto va anche notata la somiglianza del nome Alaysia con Alassa (Courtois,confermato da Hadijsavas 1996 :23, e negato da Karageorghis in una personale comunicazione). In ogni caso questa localizzazione getta luce sul testo di Ugarit RS 2018, una lettera inviata dal capo prefetto di Alaysia. Il prefetto informa il re di Ugarit di navi nemiche che approdavano dulla sua costa ma che muovevano verso la montagna. Noi supponiamo che la montagna può riferirsi alla sede del re di Alaysia, che, come abbiamo più sopra menzionato, era situata all'interno e pertanto potesse evitare le incursioni.




(*)tradotto da roberta.maat
-Kiya-
00sabato 12 settembre 2009 03:29
Tunip e Amurru

Amurru era una piccola entità politica che si espanse notevolmente durante il periodo Amarniano, nel territorio che si estende tra Tripoli, sulla costa libanese, e l'area del Medio Oronte della Siria occidentale). Cominciò ad emergere sotto un certo Abdi Ashirta, quindi con suo figlio e successore Aziru. La sequenza degli eventi che hanno riguardato quest’ultimo e la posizione della sua residenza sono stati oggetto di dibattito tra gli studiosi. La ricostruzione dei cambiamenti del centro di governo di Amurru e, di conseguenza, l’espansione territoriale del Regno, ai tempi della Corrispondenza Amarniana è ora un risultato raggiungibile attraverso le analisi petrografiche.

Le prime lettere di Amurru, scritte all’epoca di Abdi-Ashirta e all’inizio del Regno di Aziru, provenivano da due siti geograficamente vicini – la zona montuosa ad est di Tripoli e la città di Artada che si trova ai suoi piedi.
La EA60 e la EA157 sono state prodotte nella zona di montagna e sono composte da diversi frammenti di scisto, sia ferruginoso che argilloso, e da ooliti ferruginose, sabbia di quarzo e siltite. Altri indicatori di questo gruppo sono tufo e frammenti di basalto con segni da intemperie. Queste caratteristiche individuano argilla e scisti del Cretaceo Inferiore. La particolare sezione litologica del Cretaceo Inferiore si rivela ampiamente nel Monte Libanon, lungo le pendici del Monte Hermon e, meno frequentemente, nell’Anti-Libano. Geologicamente, li troviamo nel Gres Libanese o nella formazione di Arenaria del Chouf. Questo sembra convalidare l’ipotesi che, nella sua storia più antica, il Regno di Amurru era un piccolo altopiano situato su entrambe le rive di Nahr el-Kebir, sulle pendici del Monte Libano, abitato da agricoltori, gruppi di pastori ed elementi che erano stati sradicati dal settore urbano e rurale.
Attualmente, non si è registrata alcuna significativa presenza di siti risalenti alla Tarda Epoca del Bronzo nell’area.

Le tavolette EA61, 62, 156 e 159 sono caratterizzate dalla presenza di marna del Neogene. Questo tipo di marna, databile alle epoche del Miocene e Pliocene, è limitata principalmente alle aree pianeggianti est e sud di Tripoli. Degna di nota, tra queste, è la piana di Nahr el Awdeh, compreso il sito di Tell Arde (l’antica Ardata), che è l’unico tumulo significativo nell’area di queste pianure. E’ quindi possibile concludere che queste lettere sono state inviate da Ardata, che si trovava ai piedi delle colline, non lontano dal centro portuale egizio di Ullàsa (probabilmente l’odierna Tripoli). Suggeriamo che Ardata fu la capitale del Regno di Amurru tra gli ultimi anni di Abdi-Ashirta e i primi di Aziru.

Un altro gruppo di tavolette di Amurru (EA161, 164 e dalla 169 alla 171) sono caratterizzate dalla presenza di marne con foraminiferi del Neogene di epoca recente. Le inclusioni sono prevalentemente ignee, solitamente basalto e solo di rado dolerite, unitamente a calcare e alcuni quarzi. Questa combinazione litologica è limitata alla parte interna della Piana di Akkar, dove i depositi marini del Pliocene e le vulcaniti compaiono unitamente, in particolare nei pressi di Halba a sud e a nord di Nahr el-Kebir. Tell Arqa (l’antica Irqata) è l’unico sito significativo in quell’area. Successivamente al consolidamento del Regno da parte di Aziru, si direbbe che si operò il trasferimento della capitale a quella città.

Sottili sezioni di tavolette di Amurru e Canaanite, osservate a polarizzatori incrociati, dimensioni barra verde: 0.2 mm., hanno riportato i seguenti risultati:
A)EA59: pallottole di glauconite (sfere verdi) e gesso (corpi bianchi) in marna foraminifera.
B)EA167: alga corallina (Amphiroa, sp. Alghe)
C)EA259: spilite cloritizzata in parte (a sinistra e al centro)
D)EA249: sabbia di Giordania, contenete basalto (a sinistra e al centro), gesso (a destra e al centro) e quarzo (non in questo settore).

Tre delle Lettere di Aziru (dalla EA165 alla EA167) contengono sedimenti costieri dal Pleistocene all’Olocene in cui prevale l’alga corallina Anphiroa (sp. Alghe), selci e minerali basici ignei (come la serpentina e l’olivina). Per le suddette può, pertanto, tranquillamente essere assunta un’origine costiera.
L’unico posto dove depositi costieri del Pleistocene-Olocene, selce del Senoniano o Eocene e minerali basici si trovano congiunti è nell’area costiera della Piana di Akkar. I minerali mafici furono probabilmente trasportati lì tramite i basalti di Nahr el-Kebir.
Nell’intera area di Tell Kazel, un tumulo di otto ettari è l’unico sito significativo della tarda Età del Bronzo. Viene generalmente identificato con Sumur, un centro amministrativo Egizio situato sulla costa settentrionale di Canaan, che è stato assaltato e occupato da Aziru. Evidentemente il Re ha inviato tre lettere dopo aver occupato la città, situata non lontano a ovest di Irqata (contrariamente a quanto proposto da Singer, secondo il quale furono inviate da Tunip).

In sintesi, le analisi petrografiche ci permettono di stabilire lo sviluppo di Amurru, da piccola entità situata nella zona montagnosa a est di Tripoli a un grande regno territoriale con capitale nei pressi della costa.

Un problema cardinale relativo alla corrispondenza di Amurru è l’identificazione della città di Tunip menzionata in quattro lettere spedite da Aziru (EA161 e dalla 165 alla 167), in una lettera inviata dai cittadini di Tunip (EA59) e in altri documenti risalenti al II millennio a.C..
Le lettere di Aziru riferiscono che Tunip fosse annessa ai suoi territori durante il suo regno. Questa importante città è stata cercata sia nella Fenicia del Nord che nel Medio Oronte. Due siti in particolare sono stati suggeriti in quest’ultima regione: Tell Hama, nella moderna città di Hama e Tell Asharneh nel sud della Valle Ghab, a nord-ovest di Hama.
La lettera EA59, inviata dai cittadini di Tunip al Faraone, è composta da marna foraminifera dominata da abbondanti sfere di glauconite, derivate probabilmente dalla stessa marna in cui si trovano. Le prove paleontologiche le collegano all’età del Paleogene.
E’ comunemente accettato che la glauconite è formata da diagenesi di materiali marini in acque poco profonde in un momento di lenta sedimentazione.
Sebbene concentrazioni di glauconite possono essere presenti come impurità nel calcare e nella marna, quando compaiono in alta proporzione formano arenaria verde, un termine coniato per la particolare colorazione del minerale.
Poiché la glauconite è una sostanza utile per la valutazione dell’età degli strati geologici tramite il metodo potassio-argo, vi è un ricco corpus di dati riguardanti la sua distribuzione nel periodo Paleogene in Siria. Sedimenti di glauconite sono stati individuati in aree ristrette della zona Siriana, nella depressione di Palmyra, sulle pendici meridionali dell’altipiano di Halab, su quelle occidentali del Jebel Anseriyeh e, molto più raramente, sulle pendici orientali dell’Anti-Libano. Eppure, secondo la testimonianza testuale, queste aree sono da ritenersi irrilevanti per la posizione di Tunip.

Letti di glauconite ridepositata del Senoniano e Paleogene sono segnalati anche dai depositi continentali del Pliocene che riempiono il bacino di Ghab e i margini della Valle di Asharneh, un’area che fa combaciare i riferimenti testuali con la localizzazione di Tunip. L’unico sito rilevante nel II millennio a.C. in questa zona è Tell Asharneh, un’area di 70 ettari sul fiume Oronte.
Gli studi petrografici in corso, sulle ceramiche provenienti da Tell Asharneh, rivelano che una delle principali industrie litiche locali si distingue per la presenza di glauconite in quantità considerevoli.
Appoggiamo quindi l’individuazione di Tunip con Tell Asharneh.

-Kiya-
00sabato 12 settembre 2009 03:35
mi sono fatta una cultura di mineralogia e petrografia!

perdonate gli eventuali strafalcioni.... ma non padroneggio la materia... [SM=x822735]

rendo grazie a ... san Google... [SM=x822732]
pizia.
00domenica 13 settembre 2009 13:09
L'amministrazione egiziana a Canaan.

Nella tarda età del Bronzo, Canaan era una provincia egizia disciplinata da amministratori del farone con forze di guarnigione di stanza in pochi centri situati al di fuori del sistema delle città-stato canaanee.

Nel periodo amarniano questi centri sono stati Gaza, Giaffa, Ullàsa, Sumur sulla costa, e Bet-Shean e Kumidi nell’interno.

Le lettere da città individuate sicuramente nel paese di Canaan, come Byblos, Tiro, Hazor, Megiddo, Sichem, Gerusalemme e Gat hanno, nella maggioranza dei casi, una composizione mineralogica e litologica in accordo con il proprio ambiente geologico.

Al contrario delle lettere estranee a quest’ambito, nella maggioranza dei casi le argille utilizzate sono state identiche a quelle utilizzate per la produzione di ceramica in questi siti.
Tuttavia, alcune lettere dalle città-stato canaanee sono state fatte con materie prime che non si adattano alla loro posizione.

Queste tavolette sono raggruppate in due gruppi: il primo comprende alcune delle lettere di Gezer, una lettera di Beirut, e le lettere da alcuni governanti la cui sede non è nota, queste tavolette sono state fabbricate con limo finissimo (loess) e sabbia della pianura costiera meridionale; il secondo gruppo che comprende tavolette da Gerusalemme, Shimon (la Shamhuna amarniana, nel nord-ovest della valle di Jezreel) e Acco, contenenti marna e sabbia con basalti, silice, pietra calcarea, travertino, quarzo e di tanto in tanto fosforite e pisoliti, tutte caratteristiche dei sedimenti della valle centrale del Giordano. Il gruppo con limo finissimo è distinguibile dalle altre tavolette contenenti lo stesso, prodotte in città canaanee del sud, come Lachis, Gath, Ashkelon e Yurza.

Le fonti storiche, nel caso di Gaza (Ahituv 1984: 97-98; Redford 1990: 32-33) e di reperti archeologici, nel caso di Bet-Shean (James 1966; Mazar 1993) indicano che questi sono stati i centri di primo piano nel sistema egiziano di amministrazione a Canaan.

L'unica spiegazione per il fenomeno di cui sopra è che queste lettere siano state effettivamente scritte da governanti canaanei, ma inviate da Gaza (il gruppo con limo finissimo) e Beth-Shean (i sedimenti della Valle del Giordano).

I testi non forniscono alcun indizio sul perché queste particolari tavolette siano state inviate da quelle basi egizie, ma noi suggeriamo che i governanti canaanei comparissero a turno dinanzi alle autorità egizie e in quelle occasioni spedissero lettere in cui si affrontano i problemi del momento.



pizia.
00venerdì 2 ottobre 2009 00:30

La localizzazione di tre governatori del Nord-Palestina

La città di origine di molti dei mittenti della corrispondenza di Amarna non è citata o comunque non è identificabile con certezza. A titolo di esempio vogliamo presentare il problema di tre governatori della Palestina del nord collegati fra loro, almeno geograficamente. Sono Ba'lu-UR. SAG, Ba'lu-Mehir e Tagi.

Rainey ha suggerito l'identificazione di Ba'lu-UR. SAG ( "UR.SAG" è un logogramma sumero la cui traduzione in accadico dalle lettere di Amarna è incerta) con Ba'lu-Mehir ( "Mehir" è un sostantivo semitico dell’ovest che significa "guerriero "). Altri studiosi li considerano come due capi distinti e hanno respinto questa proposta (Na'aman 1975: 33-34; Moran 1992: 310; Liverani 1998: 121-22). Lo studio petrografico delle tavolette indica che essi hanno effettivamente governato in diversi settori.

Una lettera di Ba'lu-UR. SAG (EA 249) è caratterizzata da argille marnose e da un assemblaggio di inclusione costituite da calcare, basalto, olivina, selce, quarzo, travertino e schegge di conchiglia di molluschi acquatici, composizione tipica della sabbia alluvionale del fiume Giordano a sud di Bet-Shean. Pertanto, questa lettera avrebbe potuto essere inviata sia dal centro egiziano a Bet-Shean, o da Rehob (identificato con il grande tumulo di Tell es-Sarem/Tel Rehov; Mazar 1999), una città stato canaanita citata in diversi documenti della Tarda Età del Bronzo (Ahituv 1984: 164-65).

Localizzare Ba'lu-UR. SAG nella Bet-Shean Valley è plausibile, visto che si troverebbe vicino al teatro "delle operazioni"nella Jezreel Valley meridionale di cui riferisce nella sua seconda lettera (EA 250: 43) (in particolare la città di Shunama, Sunem di Josh 19:18, identificato con il villaggio di Sulem situato a sud-est di Afula).
Inoltre, la sua localizzazione a Rehob colmerebbe una lacuna nel sistema delle città stato canaanee: nessun'altra città è menzionata nella zona centrale della Valle del Giordano e Rehob è citata come capitale della città-stato in altre fonti della Tarda Età del Bronzo.

È stato suggerito (Rainey 1968) che la sua capitale fosse Gitti-padalla (EA 250: 9-14), ma sembra essere stata solo una città minore all'interno del suo territorio, probabilmente si trova da qualche parte nella Bet-Shean Valley.

Le tre tavolette inviate da Ba’lu-Mehir (EA 257-259) sono caratterizzate da argille alluvionali con inclusioni di gesso, basalto fessurato, tufo e travertino. L’unica situazione, nel Levante, ove tali componenti si possono eventualmente incontrare è il Monte Carmelo, dove sono stati identificati piroclasti vulcanici del Tardo Cretaceo, caratterizzati da depositi di tufo (Sass 1980). In aggiunta a tufi, le inclusioni contengono basalti, quindi un’area con flussi basaltici dovrebbe esistere nei pressi del luogo in cui le tavolette sono state scritte.

Tali affioramenti appaiono solo in due posti sul versante meridionale del Monte Carmelo. L'importante sito di Tel Yokneam, della tarda Età del Bronzo, si trova a soli due chilometri di distanza da uno di questi flussi di basalto, che viene drenato nella Jezreel Valley ai piedi del rilievo.

Inoltre, il gruppo di consociazioni petrografiche comuni, dell’Età del Ferro I-II, dissotterrato presso il sito, è identico a quello delle tavolette.
Dal momento che la composizione particolare delle inclusioni non è stato riscontrato in nessun altra associazione di ceramiche in Israele, è ovvio che Tel Yokneam dovrebbe essere considerato il miglior candidato per la città in cui Ba'lu-Mehir governò.

Sembra che la capitale di Ba'lu Mehir si chiamasse [xxi] G-ma-te (EA 257, 21). Questo può essere stato il nome nell’Età del Bronzo della Jokneam biblica. Il rapporto fra questo nome e il toponimo 'En-qn'mu, della Tarda Età del Bronzo menzionato nell'elenco topografico di Thutmose III (Ahituv 1984: 123), rimane poco chiaro.

Tagi fu il sovrano di un luogo chiamato Ginti-kirmil (EA 289: 18-20). Two suggestions were raised for its location, each interpreting the component 'kirmil' in the city's name differently. Due proposte sono state sollevate per la sua posizione, ognuna interpreta la componente “kirmil'' del nome della città in modo diverso:
- la città dovrebbe essere ricercata nei pressi del monte Carmelo (ad esempio Alt 1925:48 n. 3).
-“kirmil” dovrebbe essere semplicemente inteso come un sostantivo significante piantagione o giardino, terra, e che la città potrebbe trovarsi ovunque nel paese di Canaan (Aharoni 1969: 141-145).

Di Tagi sono state esaminate tre lettere (EA 264-266).
Dalla petrografia sono caratterizzate da marne tipiche della formazione di Taqiye (Ben-Tor 1966: 72-73) con inclusioni di gesso.

E’ improbabile trovare simili composizioni nella parte sud-occidentale del paese (zona proposta per l'ubicazione di Tagi da Aharoni, 1969) o lungo la costa del monte Carmelo. Tuttavia, si adatta alle vicinanze del tumulo massiccio del villaggio di Jatt in Sharon, la cui identificazione con Ginti-kirmil è stata suggerita da molti anni fa da Alt (1925: 48, n. 3; vedere Jirku 1930: 143; Helck 1971: 185 e n. 115), ma poi respinto (Albright 1946; Rainey 1968).

Il nome del villaggio conserverebbe la componente “Ginti” del nome della città Tagi, e il tumulo si trova non lontano dalle pendici meridionali del Monte Carmelo. Jatt è situato in posizione strategica, dominante la strada internazionale che porta dall'Egitto, attraverso la piana costiera di Canaan, alla Siria e al nord.

Risolvere l'enigma della posizione di Ba'lu-UR. SAG, Ba'lu-Mehir e Tagi aiuta a decifrare la disposizione generale geografica delle città stato nord-canaanee nella tarda età del bronzo.

pizia.
00venerdì 2 ottobre 2009 00:35
Perdonate i miei termini non troppo tecnici, non sono nè archeologa ne geologa, non so bene come renderli.
Anche per i toponimi ho perferito lasciare la notazione inglese, tranne il Monte Carmelo perchè mi sembra un'ottima interpretazione del nome originale. [SM=x822715]
-Kiya-
00domenica 4 ottobre 2009 15:02
Conclusioni

Gli studi mineralogici e chimici delle tavolette d'argilla possono risolvere quei problemi storici che hanno tormentato i ricercatori per decenni. Nel caso dell'Archivio Amarniano, l'introduzione degli strumenti scientifici aiuta a chiarire la controversia circa la localizzazione di Alasiya e Tunip, apre l'opportunità di tracciare l'espansione territoriale del Regno di Amurru, permette la ricostruzione della disposizione territoriale delle città-stato Canaanite della tarda Età del Bronzo e getta luce sul sistema amministrativo adottato dagli Egizi a Canaan.

Il metodo qui descritto può essere applicato ad altri casi. Può tornar utile a stabilire la localizzazione di città e stati menzionati sulle tavolette rinvenute in altre aree del Vicino Oriente Antico e oltre, comprese quelle apertenenti ad altri periodi. Può inoltre chiarire quali siano le origini delle tavolette di provenienza non specificata, che ritroviamo in molte Collezioni. Inoltre, laddove possibile, i dati mineralogici potrebbero essere correlati con le informazioni fornite dal testo e con le prove archeologiche provenienti dai siti o dalle regioni interessate. La combinazione delle tre discipline è la chiave che garantirà risultati sicuri per ricerche di questo tipo.



Per "Note" e "Riferimenti" si rimanda al sito ufficiale.

Fine






pizia.
00lunedì 5 ottobre 2009 07:26
Se possiamo inserire qui di segiuto i nostri commenti, io avrei qualcosa da dire.
Questa lettura per me è stata di grande importanza, mi ha fatto capire fino a che punto si possa scendere nel particolare indagando qualcosa.
Davanti al fatto ben poco discutibile, dell'aver trovato una sabbia, contenuta in un reperto, ricondicibile ad un particolare luogo, credo ci si debba arrendere.
Sicuramente anche in questo caso, potrebbero esserci obiezioni, di persone che inventano storie romanzesche circa i motivi per cui una sabbia prelevata in un posto sia finita nella tavoletta scritta da un governatore a cui preferiscono dare altra ubicazione, e cose del genere.
Ma in linea di massima, grazie alle analisi oggettive, si riesce ad ottenere qualche punto di partenza abbastanza certo.
Ancora una volta perciò trovo motivo per fidarmi degli archeologi, dei ricercatori delle università, degli studiosi sul campo, e perché no, (sembra una cosa brutta?) dell'egittologia ufficiale.
roberta.maat
00lunedì 5 ottobre 2009 12:52
Raccolgo l'invito di Pizia per esprimere un mio commento.
Spesso, per indole, mi sono fidata ciecamente di tutto ciò che proviene dalla ufficialità della scienza sancita da titoli e riconosciuta dalle istituzioni classiche della cultura. A volte ho contestato l'eccessiva "ortodossia", però quando ho modo di seguire e conoscere l'iter completo che porta alla enunciazione di una teoria non posso fare altro che dire a me stessa che il mio modo di pensare resta in definitiva quello più giusto.
Spazio dunque, nel campo archeologico, a intuizioni però solo se queste poi poossono essere dimostrate scientificamente.
L'articolo di cui sopra sebbene ostico nei termini tecnici mi è piaciuto molto.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:10.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com