Vorrei cominciare complimentandomi con il dott. José Miguel Parra, Egittologo e autore dell'articolo in questione, per aver reso un ritratto di Nefertiti completo ed esauriente, e per aver presentato l'epoca della Regina con obiettività, seppur non potendo rinunciare ad abbracciare alcune tra le tante ipotesi che finora non hanno trovato riscontro documentale attendibile.
Con diretto riferimento agli argomenti Egittologici trattati finora in questo numero e nei precedenti, onestamente devo riconoscere il buon livello della rivista, che per contenuti e serietà ha finora superato di alcune lunghezze prodotti editoriali appartenenti allo stesso filone. Mi auguro che la Redazione di "Storica" continui a perseguire questa strada.
L'articolo dedicato a Nefertiti si apre sottolineando il grande potere che caratterizzò questo personaggio, co-protagonista, insieme ad Amenhotep IV/Akhenaton della cosiddetta "Riforma Amarniana". Quindi procede passando in rassegna la vita della Regina, cominciando dalle sue origini sconosciute e presentando quella che è l'ipotesi che riceve un consenso maggiore tra gli studiosi, ovvero la teoria che fosse figlia di Ay e di Tiy e quindi sorella di Mutnodjemet.
Il dott. Parra, lungo tutto il suo scritto, predilige un tono distaccato, più da cronista della storia che non da interprete. E' questo, indubbiamente, il pregio maggiore che gli riconosco. Egli presenta infatti l'ipotesi relativa alla diretta parentela di Nefertiti sottolineando, tra le righe, i dubbi che la circondano e lo fa chiedendosi come mai sia la Regina che Mutnodjemet abbiano taciuto l'eventuale legame familiare che le associava al visir.
Segue poi una breve introduzione al quadro storico generale dell'epoca. E' a questo punto che il dr. Parra fa un'affermazione che definisce certa, che personalmente non ritengo tale. Egli sostiene infatti che Nefertiti sposò Amenhotep IV prima della sua incoronazione, ma non concede di ciò alcuna spiegazione e non fornisce elementi probanti. Non è possibile, pertanto, approfondire in proposito a quanto affermato e valutare le ragioni che lo spingono a sostenere la sua teoria.
Seguono paralleli tra la figura di Nefertiti e Teie, il cui ruolo e la cui importanza ebbero ben poco da invidiare a quelli della nuora. La frequenza con cui il nome della Sposa di Amenhotep III compare accanto a quello del marito, l'impegno fortemente attivo nelle questioni di politica estera, sono gli esempi citati per rendere l'idea della posizione occupata da Teie nelle questioni di Palazzo. Dovuta la citazione alla lettera che Tushratta le destinò personalmente, in seguito alla morte di Amenhotep III, con la quale il Re dei Mitanni invoca l'intercessione della Regina Madre nei rapporti tra questi e il nuovo Re.
Si legge, inoltre, sempre in tema di assimilazione tra le due figure femminili, che il copricapo divenuto famoso grazie al busto di Berlino fosse stato in origine concepito per Teie, sebbene successivamente acquisito in esclusiva da Nefertiti. Un dettaglio che merita analisi ulteriori.
Il rapporto tra il Sovrano e la sua Sposa principale, già al tempo di Amenhotep III, può ritenersi un rapporto tra pari, mirato a sottolineare il carattere divino della famiglia Reale. Intenzione che sarà sentita in modo ancora maggiore dal figlio della coppia, già prima del trasferimento nella nuova Capitale. Riscontri di ciò sono abbondanti all'interno dell'area templare di Karnak, dove Amenhotep IV fece erigere i primi monumenti dedicati all'Aton. Sulle talatat che componevano le strutture e che sono giunte fino a noi (in proposito segnalo quanto ho pubblicato nella mia sezione Monografica, con il titolo
Il puzzle di Karnak: le Talatat per un approfondimento) le immagini di Nefertiti superano in maniera preponderante quelle dello stesso Re (329 per quest'ultimo, 564 per la sua Sposa!). La Regina è inoltre mostrata nell'atto di officiare al dio, una funzione che prima di allora era ritenuta esclusivo retaggio del Re, come anche nell'atto di massacrare i nemici, quale simbolo del compito primario di mantenere la Maat allontanando il disordine dai confini delle Due Terre. Anche questa ritenuta prerogativa del Re.
L'importanza rivestita da Nefertiti fu destinata ad accrescere ulteriormente quando la Corte si trasferì ad Akhetaton, come testimonia il Decreto di Fondazione, redatto sulle Stele Confinarie.
Con la riforma Amarniana, la divinizzazione della coppia Reale raggiunge il suo apice. La stessa diviene unico tramite tra il dio dispensatore di vita e gli uomini, concetto che sarà ulteriormente esaltato per mezzo dell'Inno all'Aton, presumibilmente redatto dallo stesso Re.
Con Akhenaton e Nefertiti, e tramite essi, ciò che era nascosto diviene visibile e manifesto, quale emanazione divina sulla terra. Ad Akhetaton si assistette, pertanto, alla nascita di una nuova triade divina, composta dal Disco Solare Aton e dal Re e la Regina, così raffigurati negli altari privati a cui gli abitanti della Capitale riservavano i loro culti.
Con l'avvento del 12° anno di Regno Nefertiti, tuttavia, scompare misteriosamente. Alcuni studiosi ritengono di dover interpretare la sua sparizione come conseguenza della caduta in disgrazia presso il Re, piuttosto come una morte improvvisa. Altre teorie la vorrebbero allontanata definitivamente dalla vita di corte e reclusa nel Palazzo del Nord. Ma l'ipotesi che trova maggior consenso attualmente è di ben altra natura: Nefertiti avrebbe raggiunto il massimo potere e con il nome di Ankhkheperura Nefernefuraton, successivamente come Ankhkheperura Smenkhkara, avrebbe regnato dapprima come co-reggente e successivamente, in seguito alla morte di Akhenaton sopraggiunta nel 17° anno, come unico sovrano sulle Terre d'Egitto.
Un potere infinito, ma di breve durata.
A seguito della morte del Re, infatti, le iniziative prese da Nefertiti, secondo quanto riporta il dr. Parra, non fecero che minare ulteriormente la già critica situazione. Prima fra tutte l'azzardata e umiliante richiesta fatta pervenire al re degli Hittiti Suppiluliuma, con la quale la Regina vedova chiedeva un principe per farne il suo sposo ed offrirgli il trono d'Egitto.
Un azzardo che evidentemente costò caro sia a lei che allo stesso Principe, di cui si persero le tracce, e che procurò al Paese un duro e prolungato conflitto con gli Ittiti.