Saqqara - "misteri" della strada processionale di Unas

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antonio crasto
00venerdì 14 novembre 2008 15:24
Detta strada fu realizzata lungo uno wadi / canalone che sfociava molto probabilmente in un lago collegato al Nilo sul quale era stato realizzato un imbarcadero. Alcuni dei blocchi della strada risalgono al periodo di Djoser, lasciando intendere che lo stesso wadi era stato utilizzato per la strada processionale del faraone della III dinastia. Gli Egittologi sembrano abbastanza d’accordo che Unas abbia usurpato la parte terminale della strada di Djoser, realizzando una deviazione verso ovest per raggiungere il tempio funerario realizzato sulla facciata orientale della sua piramide.
La strada doveva essere coperta e presentava forse delle aperture sul soffitto, che consentivano l’illuminazione degli splendidi bassorilievi e dei brillanti dipinti, raffiguranti fra l’altro navi trasportanti colonne di granito con capitelli a forma di palma, lavoratori di oro e rame, scene di lavoro nei campi, scene con asiatici e scene di battaglia, animali selvaggi e, infine, drammatiche scene di uomini scheletrici.
Immediatamente a sud della strada sono state trovate due grandi fosse per navi di circa 45 metri.

Non ho idea se gli Egittologi sono stati in grado di capire se le rappresentazioni appartengono tutte al periodo di Unas o se sono distinguibili eventuali parti del periodo di Djoser.
Ritengo possibile che le scene con uomini scheletrici rimandino a una gravissima carestia, rimasta forse proverbiale.
Sappiamo che queste carestie si verificavano sia per scarsa portata del Nilo e conseguente non straripamento sia per uno straripamento lungo ed eccessivo che non consentiva il prosciugamento dei terreni e la successiva semina.
In alcuni documenti sono state riportati gli eventi di piena scarsa o eccessiva. E’ il caso della Pietra di Palermo che come noto fu scritta agli inizi della V dinastia e che pertanto non copre il periodo di Unas. La stele non è però completa e forse non fornisce informazioni neanche sul periodo di Djoser.
-Kiya-
00sabato 15 novembre 2008 16:56
Nel ringraziare Bata, per avermi accordato il permesso all'uso di fotografie di sua proprietà, inserisco qui di seguito due immagini del reperto custodito al Museo di Imhotep, sito a Saqqara, proveniente da questa strada processionale e raffigurante uomini in visibile stato di magrezza:





sarebbe possibile introdurre queste immagini nell'appropriato contesto ed esaminare il messaggio che originariamente intendevano proporre?
antonio crasto
00sabato 15 novembre 2008 18:45
Scene di uomini affamati da una probabile carestia si trovavano anche nella strada processionale di Sahura (secondo faraone della V dinastia).
Ciò potrebbe avvalorare l’ipotesi che le immagini riguardino una carestia quasi leggendaria.
Se così fosse potrebbe trattarsi della carestia di cui parla la stele trovata sull’isola di Sehel, all’altezza della prima cateratta.
Questa stele, nota come “Stele della carestia”, fu scolpita su un masso naturale durante il periodo tolemaico. In essa si ricorda come una gravissima carestia di sette anni si scatenò durante il regno di Djoser e come essa cessò per intercessione del dio Khnum. Il fatto che il dio Khnum era in qualche modo connesso all’inondazione del Nilo lascia intendere che la carestia si verificò per un anomalo andamento delle piene del fiume.

Molti Egittologi ipotizzano che il testo della stele sia stato inventato dai sacerdoti del luogo per dare una valenza storica ai loro possedimenti e in tal senso bollano la stele come “falso storico”.
Ovviamente è solamente una ipotesi non condivisa da tutti.
Io ritengo che, a prescindere dalla veridicità che Djoser abbia effettivamente ringraziato il dio dell’Alto Egitto, sia importante il fatto che ancora in epoca tolemaica si ricordasse una drammatica carestia dell’Antico Regno.
Questo evento potrebbe essere collegato, a mio parere, con una catastrofe che si sarebbe verificata, secondo Manetone, durante il regno di Necherophes, da lui considerato primo sovrano della III dinastia e predecessore di Tosorthros / Djoser. Si parla di una Luna che crescendo di dimensione terrorizzò le forze libiche, che erano in lotta con l’Egitto.
Io ritengo che si possa parlare della caduta di un meteorite, il quale potrebbe aver causato la lunga carestia di sette anni.
Ritengo ancora che l’evento, diventato poi leggendario, abbia determinato un ritorno di religiosità e ispirato l’edificazione delle piramidi, come monumento funerario del faraone, ma anche omaggio al dio creatore.
EGIZIA72
00sabato 15 novembre 2008 18:47
Fanno impressione [SM=x822718] !!!
pizia.
00sabato 15 novembre 2008 23:20
I. E. S. Edwards invece identifica quelle figure sofferenti come stranieri, non egizi, probabilmente abitanti di una zona del Vicino Oriente in cui un clima meno benevolo di quello dell'Egitto aveva portato danni alle coltivazioni, gettando le popolazioni nella miseria.

Secondo lui inoltre si tratta di avvenimenti attribuibili al regno dello stesso re o poco precedenti, raffigurati sulle pareti della rampa processionale per magnificare l'intervento del re che fornì sostentamento ai poverini, salvandoli da morte sicura per stenti, guadagnandosi in più la loro fedeltà e adorazione come fosse un dio.
Insomma tutto per magnificare la grandezza del re e le sue doti divine, fra le quali giustizia e ordine, comprensione e benevolenza, tutte qualità che verranno riconosciute nei secoli come fondamentali, tanto da diventare parte del codice morale di molte religioni attuali.

Gardiner invece sorvola, accennando appena all'apparato decorativo della strada processionale di Unas.
antonio crasto
00domenica 16 novembre 2008 09:35
Scrive Verner nel suo “Il mistero delle piramidi” a pag. 296:

«[…] Fra queste vi era anche una scena in cui era possibile vedere beduini in stato pietoso per la fame e smagriti fino alle ossa. Fino a poco tempo fa, questa era ritenuta come una straordinaria testimonianza del peggioramento delle condizioni di vita degli abitanti delle oasi nel deserto egiziano, a seguito dell’esaurirsi del periodo umido del così detto subpluviale neolitico e il sorgere di un clima arido, ovvero caldo e asciutto, alla metà del III millennio a.C. Ma pochi anni fa, però, è stata scoperta una scena simile, per altro più antica e pregiata da un punto di vista artistico, su blocchi della rampa cerimoniale del complesso di Sahure: Sembra quindi che si debba attribuire un altro significato ai beduini immiseriti. Probabilmente furono anche condotti nella città della reggia, per dimostrare le sofferenze che i costruttori delle piramidi avevano dovuto subire nell’approvvigionamento di preziose qualità lapidee nelle montagne molto distanti e inospitali.»

M. Lehner non parla della scena né per Sahure e tanto meno per Unas. Sembra evidente la nuova posizione dello SCA. Trascurare tutto ciò che in qualche modo potrebbe oscurare l’immagine gloriosa della civiltà egizia.

Mi chiedo come mai gli Egittologi hanno individuato nei poveri uomini affamati una popolazione del Vicino Oriente o dei beduini del deserto egizio? Esiste qualche caratteristica che avalla queste ipotesi?
L’ipotesi del cambio di clima del Sahara è, a mio giudizio, poco credibile. La mutazione climatica si è verificata durante molti secoli e sicuramente diede il tempo a molte popolazioni di trasferirsi in aree più fertili o addirittura nella regione egizia. Mi sembra poco probabile però che una tale migrazione si sia verificata proprio durante i regni di Sahura e Unas. Parlerei piuttosto di variazione climatica temporanea dovuta a un evento catastrofico, quale la caduta di un meteorite o una forte eruzione vulcanica.
Per quanto mi risulta, nessun Egittologo ha finora ammesso che si poteva trattare di sudditi egizi dell’epoca dei due faraoni o di un periodo precedente ormai leggendario.
Teie
00domenica 16 novembre 2008 09:48
Sulla stele della carestia si sa che:
1) la grafia del testo indica l'appartenenza al periodo tolemaico;
2) parla di fatti antecedenti risalenti a Djoser;
3) la spaccatura è avvenuta in epoca più antica dalla scrittura.
Ecco perchè si dice che sia un "falso antico".
Non ho mai letto qualche studio contrario a questo.

Per quanto riguarda la carestia, qualcuno in questo forum non l'aveva collegata ad un eccezionale evento avvenuto più o meno in quel periodo?

Grazie per l'attenzione.

Teie

antonio crasto
00domenica 16 novembre 2008 10:46
Una traduzione completa della Stele della Carestia si può leggere a pagina 648 del libro della Bresciani “Letteratura e poesia dell’antico Egitto”.

Il testo inizia con:

«L’anno XVIII dell’Horo: Neterkhet, il re dell’Alto e del Basso Egitto, Neterkhet, Le due Signore, Neterkhet, l’Horo d’oro: Gioser, sotto, l’autorità del governatore, il principe, l’amministratore dei domini del sud, il capo dei nubiani in Elefantina, Mesir. [...].»

Esistono dunque due possibilità: i sacerdoti tolemaici di Elefantina si sono inventati un testo e lo hanno antichizzato, scritto cioè come se fosse stato inciso durante la III dinastia, o, come credo, hanno semplicemente riportato con qualche possibile variazione, quanto trovato in un documento antico.

E’ lo stesso discorso che viene fatto per la Stele dell’Inventario. I sacerdoti del periodo saitico si inventarono un testo in cui Cheope descriveva le opere da lui fatte a Giza o essi copiarono e rielaborarono un documento (papiro, stele o scritta muraria) proprio del grande faraone?

Penso che la certezza non la avremo mai. Possiamo solamente chiederci quale attendibilità ha ciò che le due Stele riportano. Chi è contrario a quanto in esse riportato tenderà a dare nessun peso a questi documenti, chi invece trova realistico quanto scritto tenderà a considerare attendibili le due stele.

Rimane il fatto che:

- nella Stele della Carestia esiste un preciso riferimento a una carestia verificatasi proprio in Egitto per sette lunghi anni, durante il regno di Djoser;
- a Saqqara, nelle strada processionale di Unas, sono stati trovati dei bassorilievi rappresentanti uomini affamati, bassorilievi che potrebbero risalire alla strada processionale di Djoser;
- analoghe rappresentazioni sono state trovate nella strada processionale di Satura, lasciando intendere a un comune ricordo di una carestia leggendaria e uno stretto legame fra carestia e piramidi;
- agli inizi della III dinastia sembra sia caduto in Egitto qualche grosso meteorite;
- con Djoser ha inizio una nuova religiosità, legata alle piramidi.

Io sono abituato a collegare gli indizi e in questo caso ritengo che si possa considerare la carestia determinata dalla caduta del meteorite e la nuova religiosità delle piramidi nata come omaggio al dio creatore (Khnum avrebbe proprio interrotto la carestia) e un tentativo di esorcizzare altre tremende disgrazie.
-francis-
00domenica 16 novembre 2008 13:10

Purtroppo non ricordo dove scattai questa foto (2004) ma sicuramente faceva parte di una delle stele sopra ricordate, ma non certo quella della carestia che non visitammo.
La carestia di sette anni mi ricorda Giuseppe quando svelò il sogno del faraone: sette vacche magre... e tutto il seguito che ognuno di noi conosce benissimo.
antonio crasto
00domenica 16 novembre 2008 15:46
Conosco bene il passo della Bibbia. Ho dedicato agli Ebrei in Egitto un interoc capitolo del mio saggio.
Giuseppe dovrebbe essere entrato in Egitto durante il 2° Periodo Intermedio, forse alla fine della XII dinastia o durante le dinastie successive.
E' strano che si parli di una seconda carestia di sette anni. Sono più propenso a credere che il riferimento sia unico, una leggendaria carestia agli inizi della III dinastia.
-francis-
00domenica 16 novembre 2008 16:06
Se osserviamo a modo l'immagine che ho postato, la fisionomia del contadino è molto diversa da quelle che siamo abituati a vedere, specialmente la capigliatura...
A meno che questa massa di capelli spettinati non volesse simboleggiare, appunto, la trasandatezza dovuta al periodo di vacche magre, dove era più importante la sopravvivenza all'aspetto esteriore.
pizia.
00lunedì 17 novembre 2008 18:47
Re:
antonio crasto, 16/11/2008 10.46:


- nella Stele della Carestia esiste un preciso riferimento a una carestia verificatasi proprio in Egitto per sette lunghi anni, durante il regno di Djoser;
- a Saqqara, nelle strada processionale di Unas, sono stati trovati dei bassorilievi rappresentanti uomini affamati, bassorilievi che potrebbero risalire alla strada processionale di Djoser;



A me sembra starno che tale carestia possa essere avvenuta durante il regno di Djoser, certo tutto può essere, però la struttura del complesso sepocrale di Djoser non mi parla di eventi traumatici durante il suo regno, anzi, tutt'altro.
Non so, sarebbe materia da indagare se, le tombe degli immediati predecessori o successori di Djoser, possano essere state almeno paragonabili nella ricchezza; una cosa che mi è sempre sembrata sospetta è che bisogna attendere fino al regno di Sneferu per assistere al seguito degno dell'evoluzione della tipologia piramidale.

Tutto ciò mi fa sospettare i successori di Djoser...

Per quanto attiene il bassorilievo con le figure smagrite dalla fame, stilisticamente non mi sembra databile alla III dinastia, ma anche questa osservazione, oltre che essere soggettiva, non è nemmeno supportata da sufficiente esperienza, forse dopo il mio prossimo viaggio in Egitto potrò dire qualcosa di più.
Andrò certamente a vedere questo bassorilievo conservato a Saqqara.
antonio crasto
00lunedì 17 novembre 2008 21:48
Re: Re:
pizia., 17/11/2008 18.47:


A me sembra starno che tale carestia possa essere avvenuta durante il regno di Djoser, certo tutto può essere, però la struttura del complesso sepocrale di Djoser non mi parla di eventi traumatici durante il suo regno, anzi, tutt'altro.
...



Manetone assegna a Djoser un regno di 29 anni. C'è dunque tutto il tempo per subire una carestia di 7 anni e cambiare religiosità, inventando le piramidi.
E' proprio il complesso in se che costituisce una variazione traumatica nella cultura funeraria. Si passa dalle mastabe alle piramidi!!!


pizia.
00martedì 18 novembre 2008 10:30
Appunto cambiamento in meglio, in grandiosità, in dispendio inutile di risorse, immagazzinamento di beni, anche alimentari, assurdo in caso di prolungata carestia.

So che il Mendelshon non ti piace, ma il suo discorso sull'impiego della potenzialità lavorativa spiega molte cose.

Una malasorte durata sette anni avrebbe ripercussioni per i venti seguenti, non sarebbe cicatrizzabile con le prime due-tre annate di piena, ma porterebbe dietro a sé le malattie, l'accresciuta mortalità, la mancanza di personale specializzato, le fosse comuni, la dispersione di parte delle conoscenze acquisite, altro che costruire piramidi per ingraziarsi gli dei!
L'uomo fa certamente tante cose senza senso e le giustifica dedicandole a Dio, prima di trovare per esse un utile impiego.
Teie
00martedì 18 novembre 2008 10:43
Mi sembra di ricordare che Grimal nel suo libro citi una carestia avvenuta nel primo periodo intermedio intorno alla VII Din., causa, insieme alle altre, degli avvenimenti di questo periodo oscuro.
Cita le Lamentazioni di Ipuwer che danno un quadro della situazione del paese in quel momento.
Dice anche che i suoi effetti durarono per parecchi anni, e probabilmente per qualche dinastia di questo periodo.
Credo che Pizia abbia ragione, nel suo ragionamento, alla luce di quanto ho letto e scritto qui.

Grazie per l'attenzione

Teie
antonio crasto
00martedì 18 novembre 2008 11:42
Non sono d’accordo.
Una carestia avrebbe sicuramente messo in ginocchio l’Egitto, ma altrettanto sicuramente avrebbe creato dei nuovi stimoli religiosi.
Non dimentichiamoci che la piramide di Djoser è la prima piramide al mondo. Un’idea innovativa che sicuramente aveva una valenza religiosa . Non possiamo vedere tutto in termini economici e ingegneristici, come uomini del 2000 d.C. Se il faraone Djoser ha deciso che per placare l’ira degli dèi era necessario edificare un monumento gigantesco a forma piramidale, possiamo esser sicuri che avrebbe trovato mezzi e uomini e che il motivo religioso avrebbe convinto anche i suoi più affamati sudditi.

Non possiamo dimenticare poi che la piramide non fu ideata così come la vediamo. Inizialmente fu realizzata una mastaba e solamente dopo questa fu ampliata per realizzare una piramide a gradoni a base quasi quadrata.
Si può ovviamente pensare che Djoser avesse grande disponibilità economica e una grande massa lavorativa, per cui decise di modificare la sua mastaba per tener impegnato il popolo, ma sono convinto che togliendo le motivazioni religiose si sta molto lontano dalla verità.
pizia.
00martedì 18 novembre 2008 13:11
le motivazioni religiose stanno sempre alla base:


L'uomo fa certamente tante cose senza senso e le giustifica dedicandole a Dio, prima di trovare per esse un utile impiego.



Molti antropologi sono d'accordo su questo, persino i vestiti e le città sembra siano nati per esigenze rituali e abbiano trovato solo dopo la loro giustificazione pratica.
Però la situazione economica deve consentirlo...
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