Sacrifici umani

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pizia.
00mercoledì 13 agosto 2008 15:17
Ho trovato questo sito, in cui si parla di sacrifici umani nell’antico Egitto, siccome parla anche di questioni predinastiche ho cercato di tradurlo e di seguito vi posto il tutto.
Ricordate che il mio inglese è da autodidatta, quindi correggetemi dove sbaglio, in modo da perfezionare la pagina.

Sacrifici umani nell'antico Egitto
pizia.
00mercoledì 13 agosto 2008 15:21
Sacrifici umani nell’antico Egitto.
Di Caroline Seawright
I sacrifici umani non sono generalmente connessi con l’antico Egitto.
Ci sono poche prove di sacrifici umani durante il periodo dinastico dell’antico Egitto, ma c’è qualche prova che possono essere stati praticati nella Valle del Nilo durante la prima dinastia e probabilmente anche nell’Egitto predinastico.
Il primo esempio conosciuto di sacrificio umano può forse essere trovato nelle sepolture predinastiche del sud dell’Egitto, datate Naqada II. Uno dei corpi scoperti mostra segni di taglio della gola precedenti alla decapitazione.

--Sacrifici Umani, Jacques Kinnaer

Le due definizioni di sacrifici umani che possono essere applicate al primo sviluppo dell’antico Egitto sono:
· Uccisioni rituali di uomini facenti parte delle offerte presentate agli dei regolarmente o in occasioni speciali.
· Sacrifici di sottposti o uccisioni di servitori domestici per seppellirli assieme ai loro padroni.

Offerte agli dei
Una forma di sacrifici umani agli dei può essere stata nella forma di assassini criminali e prigionieri di guerra. Alcune rappresentazioni protodinastiche rinvenute, mostrano un uomo che porta una scodella, probabilmente per usarla nella raccolta del sangue di una vittima che sta seduta di fronte a lui. L’uomo e la vittima sono normalmente davanti a dei o a uomini di potere, facendo sembrare queste scene di sacrificio umano. Malgrado le pitture, non ci sono abbastanza informazioni sul perché venisse fatto, cosa succedeva con il sangue nella scodella o per chi venisse fatto. Oltre a quella del sacrificio umano c’è un’altra teoria su ciò che sta succedendo nelle scene: due lastre furono scoperte, databili all’inizio della I dinastia, una in Abido, riguardante il re Aha, e l’altra a Saqqara, riguardante il re Djer. Ciascuna lastra raffigura una persona seduta che dirige uno strumento appuntito alla gola o al petto di un’altra persona che è inginocchiata di schiena con le braccia legate posteriormente. Petrie, Emery e Zaki Saaed credono che ciò denoti sacrificio umano, mntre Vikentief e Hussain credono sia la realizzazione di una tracheotomia. La seconda ipotesi è più appropriata siccome il bisturi è usato come determinativo per “respirare”, piuttosto che il segno abituale del naso o della vela. Nella lastra di Aha è presente il segno ankh; il modo in cui lo scalpello è maneggiato è più appropriatamente diretto verso la trachea che verso l’invaso del collo miglior modo, ovviamente, per macellare, che fosse conosciuto anche ai tempi preistorici!

--Medicina e Chirurgia nell’Antico Egitto, Ahmes L. Pahor

Più tardi nella storia egizia, Amenhotep II, XVIII dinastia, rivendicò di aver sacrificato sette principi siriani al tempio di Amon a Karnak, poi dispose sei dei copri sulle mura del tempio. Sebbene non giustificasse il sacrifico cone rivolto agli dei, ciò dimostra l’esistenza di sufficienti prove che i prigionieri furono uccisi al tempio, rendendo la descrizione delle uccisioni predinastiche al cospetto delle divinità come eventi di attualità.
pizia.
00mercoledì 13 agosto 2008 15:23
L’Inno Cannibale
Non strettamente come offerta agli dei, l’Inno Cannibale di Unas e di Teti parla di cannibalismo per guadagnare potere proveniente dagli dei dell’antico Egitto. I Testi delle Piramidi hanno una sezione che sembra suggerire come in tempi predinastici il governatore potesse acquisire potere magico dagli dei attraverso i sacrifici umani.
Le dichiarazioni 273-274 dei Testi delle Piramidi, conosciuti come l’Inno Cannibale, descrive il faraone che cannibalizza gli dei – ‘Un dio che vive dei suoi padri e si ciba delle sue madri… che vive dell’essere di ogni dio, che mangia i loro visceri… Il faraone è colui che mangia uomini e vive di dei’.
E’ un testo assetato di sangue sul potere del faraone, che parla di morte e di uccisione e di divorazione di parti di corpi. Ciò sembra combinare cannibalismo rituale con sacrifici agli dei, ma non esiste prova diretta che il cannibalismo fosse normalmente praticato nell’antico Egitto.
Tuttavia c’è la possibilità che episodi di cannibalismo possano essere capitati durante tempi di grande carestia e siccità. Durante il Primo Periodo Intermedio ci fu una grande carestia, tempeste di sabbia, peste e instabilità politica che afflissero per decenni il paese. Ankhtify, governatore del 3° nomo dell’Alto Egitto durante questo periodo, lasciò nella sua tomba questo messaggio: “… il cielo fu nuvoloso e la terra […] di fame su questo banco di sabbia di Apopi… tutto l’Alto Egitto ra tinto dalla fame e mangiava i suoi bambini, ma io non permisi a nessuno di morire dalla fame in questo nomo”.
Malgrado la sua vanteria, Ankhtify può non aver mentito circa la gente ridotta a mangiare i suoi figli per sopravvivere. Abdel-Latif Al-Baghdadi, uno studente di medicina di Baghdad che fu in Egitto fra il 1194 e il 1200 a.C., riferisce di gente che abitualmente mangia carne umana, anche genitori che mangiano il loro stessi figli. I sepolcri furono saccheggiati alla ricerca di cibo, assassinii e rapine regnavano incontrollate e nobildonne imploravano di essere comprate come schiave. Queste scene orrende sono state causate da una scarsa piena del Nilo per due anni seguenti.
Nella descrizione della Settima Ora dal ‘Libro dell’Amduat’ (ImyDwat), ci sono 4 strutture di forma rettangolare con un letto o un cumulo di sabbia all’interno, sormontato da due teste umane, una per ciascun lato. E.A. Wallis Budge le chiama le “4 tombe di Osiride”, dicendo che le teste erano supposte per venire fuori quando sentivano la voce di Ra, quando attraversava quella particolare area del mondo sotterraneo.
Non c’è dubbio fosse usanza, nel predinastico, uccidere servi nelle tombe dei re e dei nobili in modo che le anime delle vittime potessero proteggerli e tener lontani spiriti infernali. Le teste umane sulle tombe di Osiride probabilmente rappresentano una costumanza che, quando Osiride fu sepolto, i sacrifici umani venivano offerti presso la sua tomba per questo o per quel proposito.

-- Gli Dei degli Egiziani, E.A. Wallis Budge

Ciò può essere messo in relazione oppure no con dei sacrifici umani. E. Hornung da una differente descrizione rispetto a Budge: “… una volta ancora osserviamo i quattro luoghi sepolcrali del corpo solare [di Ra]…”. Non c’è riferimento nel testo all’uccisione di umani per la protezione di Ra durante il suo viaggio.
La traduzione di E.A. Wallis Budge dell’Amduat può essere trovata nel “Libro dell’Am-Tuat”.

· Re Aha – 33 sepolture sussidiarie alla Tomba B10, 15,19
· Djer – 318 sepolture sussidiarie alla Tomba O
· Djet – 174 sepolture sussidiarie alla Tomba Z
· Merytnit – 41 sepolture sussidiarie alla Tomba Y
· Den – 136 sepolture sussidiarie alla Tomba T
· Anedjib – 64 sepolture sussidiarie alla Tomba X
· Semerkhet – 68 sepolture sussidiarie alla Tomba U
· Qa’a – 26 sepolture sussidiarie alla Tomba Q

pizia.
00mercoledì 13 agosto 2008 15:23
I dipendenti, servitori, servi o anche nobili o membri della famiglia sacrificati avevano ognuno la propria fossa sepolcrale, come parte del complesso cimiteriale di Abtu (Abydos) per ciscun regnante della 1^ Dinastia. Questa gente ebbe cura di portare avanti la rispettiva posizione nell’aldilà, per esempio schiavi e servi venivano uccisi in modo da poter continuare a praticare il loro lavoro per il loro padrne.

Nel caso del Re Aha, la sua tomba fu saccheggiata nell’antichità, ma le ossa sparpagliate attorno alla fossa sepolcrale appartenevano tutte a giovani uomini e donne sui 20-25 anni di età. Ciò indicherebbe che probabilmente non morirono per cause naturali, ma furono selezionati per essere sepolti con Aha. La tomba una volta conteneva utensili di rame, recipienti di pietra e sculture di avorio, alcune avevano anche il nome dell’occupante iscritto su stele di arenaria. Queste stele si attribuiscono a servitori, nani, donne, cani ed anche un gruppo di giovani leoni.

Djed, d’alto canto, mostra probabilmente il picco di massima dei sacrifici umani per il funerale del re. Le 318 fosse sepolcrali attorno alla sua tomba, così come numerose altre sepolture nella sua necropoli, circa due kilometri tutto attorno, possono essere state un tempio mortuario. Gli egizi del tardo Medio Regno credevano che la tomba di Djer ad Abydos fosse la tomba di Osiride stesso e questa tradizione durò anche fino al periodo romano.

Nella tomba della regina Merytnit, la maggior parte degli scheletri fu trovata rivolta nella medesima direzione, ma senza presentare segni di violenza sugli scheletri. Questo suggerisce non che fossero seppelliti vivi, dopo che i corpi furono piazzati tutti nella tomba in una specifica direzione per propositi religiosi, ma che fossero morti prima di essere inumati. W.B. Emery, che scavò le tombe di Abtu, formulò una teoria secondo la quale la gente venisse uccisa col veleno prima di essere sepolta con la regina.

Il sacrificio umano non era solo usato ad Abtu, ma anche a Saqqara. Originariamente si credeva che i re della 1^ Dinastia avessero due tombe, una a Saqqara e una ad Abtu, ma le ricerche hanno condotto alla conclusione che le tombe di Saqqara fossero per nobili della 1^ Dinastia.
La Tomba S3500, appartenente ad un nobile del regno di Qa’a, ebbe l’ultimo dei sacrifici trovati a Saqqara.:
3 delle 4 sepolture sussidiarie furono trovate intatte e quelle più ad ovest (n° 1 e 2) ancora conservano i corpi morti (un uomo di mezza età e una anziana donna; testa a sud rivolta ad ovest), avvolti in lini dentro a sarcofagi; ciascuno aveva una borraccia straniera e un sigillo a cilindro di legno (uno non iscritto e uno con una iscrizione vaga)

--Saqqara: Monumenti Protodinastici (Dinastie 1-3), Francesco Raffaele

Questa pratica fu abbandonata dopo l’ultimo sacrificio di servitore fatto da Qa’a, ma fu rimpiazzaa dalla rappresentazione del servo sacrificato nella forma di figure ushabti. Tali figure sarebbero magicamente diventate servitori che avrebbero svolto i lavori per il defunto nell’aldilà. Un piccolo accenno che il popolo egizio, nei periodi seguenti aborrì i sacrifici umani può essere visto nella storia di Khufu e i Maghi.

Khufu allora ordinò di condurre un prigioniero, pensando di mozzare la sua testaper vedere la magia di Djed-Djedi. Protestando il mago disse di non poter fare ciò ad un umano. Invece trovbarono che su un’oca Djed-Djedi avrebbe potuto eseguire la sua magia.

--Fiabe di Magia nell’Antico Egitto, C. Seawright

Alcuni re della Dinastia 0, della 1^ e della 2^ furono seppelliti ad Abtu. La divinità locale della necropoli era Khentamentiu (fila di tre ampolle, piuma attaccata a pane con due nastrini che pendono, due pani, determinativo delle terre desertiche) (Khontamentiu, Khentamenti, Khenty Amentiu, Khenti Amentiu), Primo degli Occidentali, dio della morte che aiutò il defunto ad andare nella Terra dell’Ovest, pilota della barca solare durante la traversata notturna. Il tempio più antico trovato ad Abtu era per Khentamentiu. Fu più tardi associato con Osiride come Osiride-Khentamentiu e come la divinità sciacallo Anubi.
pizia.
00mercoledì 13 agosto 2008 15:24
Segue un paragrafo sul tekenu, che non riporto perché ne avevamo già discusso qui
Il misterioso TEKHENU
E certamente la traduzione di Kiya è molto meglio della mia.
pizia.
00venerdì 7 novembre 2008 23:41
[SM=x822712] Riuppato topic, per Hat...
Hatshepsut76
00sabato 8 novembre 2008 13:19
Re:
pizia., 07/11/2008 23.41:

[SM=x822712] Riuppato topic, per Hat...




grazie, ti farò sapere quanto prima! Un bacio


pizia.
00mercoledì 31 dicembre 2008 11:28
Un grazie a Hatschepsut76 per avermi tradotto l'ultimo pezzo dell'articolo, un po' ostico per me, eccolo:


Lo “Sconosciuto E” , trovato nella cachette del tempio funerario di Deir el-Bahari insieme alle mummie reali, è carbonizzato e presenta uno sguardo pieno di terrore, tanto che molti credono che sia stato sacrificato, poi bruciato insieme ai faraoni.
Lo “Sconosciuto E” è un uomo di circa 20 anni, la sua faccia sembra gridare silenziosamente. Il suo sarcofago era bianco, e senza decorazioni, era fabbricato con legno di cedro, e costosa nell’antico Egitto.
Le bende sono state tolte dal Dr. Fouquet e da M. Mathey nel 1886, e si scoprì che erano presenti delle particolarità insolite per le sepolture egizie. È stato avvolto in pelle bianca di pecora, di cui Erodoto ha detto essere anti igienico per l’antico Egitto.
Dylan Bickerstaffe, che ha scritto un’analisi sullo “Sconosciuto E” sulla rivista KMT, afferma che non sono state trovate altre sepolture, in cui la pelle di pecora fosse utilizzata come sudario per il corpo.
Sotto la pelle di pecora si trovava uno strato di bendaggi inumiditi danatron. Quando i bendaggi furono tolti, il suo corpo grasso, che era stato assorbito dal natron, emise un putrido fetore. I bendaggi erano di qualità pregiata; erano stati avvolti ed annodati attorno ai suoi polsi, avambracci e ginocchia in maniera così stretta, che si impresse sul corpo. Sotto i bendaggi, la pelle era coperta da un sottile strato di natron, resina pestata e limo. Il suo corpo aveva ancora a posto i suoi organi interni, così come il resto del corpo. Anche i suoi orecchini d’oro erano ancora al loro posto.
Una delle teorie popolari è che – a causa delle stranezze della sua sepoltura - lo “Sconosciuto E” sia stato bruciato vivo per essere punito, nella XVIII o XIX dinastia. Un altra teoria consiste nel fatto che sia stato prima preparato, poi mummificato, da gente non egiziana, che non aveva familiarità con il processo di mummificazione.

Hatshepsut76
00mercoledì 31 dicembre 2008 13:00
grazie a te per avermelo sottoposto... Mi fa piacere esserti stato d'aiuto... [SM=g999103] Spero che la traduzione sia giusta, ho cercato di darle un'italianizzazione quanto meno coerente... [SM=g999103]
pizia.
00mercoledì 31 dicembre 2008 20:13
Secondo me abbiamo fatto un buon lavoro! [SM=x822713]
Grazie ancora per la collaborazione! [SM=x822753]
Hatshepsut76
00giovedì 1 gennaio 2009 12:58
Re:
pizia., 31/12/2008 20.13:

Secondo me abbiamo fatto un buon lavoro! [SM=x822713]
Grazie ancora per la collaborazione! [SM=x822753]



è stato un piacere! Quando hai bisogno, sai dove (più che altro come) trovarmi... Buon anno cara amica... e buon anno a tutti voi!!


RAMSY
00martedì 9 febbraio 2010 14:22
Assolvendo al mio impegno di leggere dal forum più informazioni possibili (finirò nel tremila !!!! [SM=x822718] ) sono capitato in questo interessante topic a cui vorrei aggiungere un'altra testimonianza:

guide.supereva.it/egittologia/interventi/2004/04/157630.shtml

Una campagna di scavi ad Abydos condotto dalle Università di New York, di Yale e della Pennsylvania è giunta alla prova evidente che i sacrifici umani erano una realtà durante le prime Dinastie.
E’ un argomento che è stato lungamente dibattuto, con pareri che tendevano più al no che al sì. Invece, una campagna di scavi ad Abydos condotto dalle Università di New York, di Yale e della Pennsylvania è giunta alla prova evidente che questi erano una realtà durante le prime Dinastie. Ad Abydos, già nel 1890 Petrie trovò il sepolcro di Horo-Aha, primo Faraone della prima Dinastia, diretto successore di Narmer. In prossimità di questo, trovò anche altre sepolture che però, essendo povere e costruite con il fango, non lo interessarono molto, per cui preferì dedicarsi ad altro. Ora, sono state prese in esame e scavate dalla missione americana di cui sopra e sono emerse delle sconvolgenti verità. Le tombe, un tempo collegate da un passaggio sotterraneo con quella di Aha, sono evidentemente state costruite insieme, in quanto il soffitto di fango è stato realizzato in un’unica gettata, per ospitare una sepoltura contemporanea. Contengono i corpi di sei personaggi, ognuno ben identificato con i propri titoli, che appartengono a diverse classi sociali - da dignitari di alto rango fino ad artigiani - sepolti con ornamenti e gioielli, la cui morte è attribuibile al veleno. E’ stata anche trovata la sepoltura di dieci asini che, evidentemente, dovevano portare il corredo funebre del Faraone nel Duat.
La conclusione della missione archeologica americana è che, all’epoca di Aha, il gran Faraone che diffuse la cultura egizia nel territorio, identificato come un Dio, questi dovesse essere accompagnato nel Duat, in omaggio alla propria potenza, da esponenti della sua corte (tra l’altro, in una delle sepolture, sono stati anche trovati i resti degli arti inferiori di un bimbo di ca. 4 anni). E qui, sono solo sei! Perché, vicino alla tomba del Faraone Djoser, le sepolture simili ancora da investigare, costruite tutte contemporaneamente, sono oltre 400! Questa usanza, successivamente, per fortuna decadde e con i Faraoni si seppellirono soltanto statuette emblematiche.
L’importanza di Abydos come luogo sacro assume perciò sempre maggiore importanza (ricordo anche le navi ritrovate nel deserto che, evidentemente, erano alla base di particolari riti, per non parlare poi dell’ Osireion e dei suoi misteri). Infatti, anche in seguito, era pratica comune costruire doppie sepolture tra le quali, quella di Abydos costituiva un cenotafio.
Però, tutto questo mi fa nascere un dubbio: Khufu, Khefrure e Menkaura appartenevano a questo periodo. Se ne cercano le mummie a Giza, ma non è che, per caso, siano stati invece sepolti ad Abydos e che le loro piramidi siano proprio loro un cenotafio? Sbaglierò, ma mi chiedo se questa ipotesi, che sono il primo a definire bizzarra, sia mai stata presa in considerazione, magari anche solo per scartarla.
Autore: Gilberto Sozzani
[SM=x822743] [SM=x822743]


Ricordo che da bambino davo per scontato che i costruttori delle piramidi e i suoi più stretti collaboratori venissero sepolti con lui ma in seguito, avendo appreso dell'usanza degli ushabti, dei sacrifici umani ne persi la memoria pensando che fossero invenzioni.
Nel topic non fate commenti alle notizie date e mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni, anche in riferimento all'ultima parte del mio inserimento che dice:

Però, tutto questo mi fa nascere un dubbio: Khufu, Khefrure e Menkaura appartenevano a questo periodo. Se ne cercano le mummie a Giza, ma non è che, per caso, siano stati invece sepolti ad Abydos e che le loro piramidi siano proprio loro un cenotafio? Sbaglierò, ma mi chiedo se questa ipotesi, che sono il primo a definire bizzarra, sia mai stata presa in considerazione, magari anche solo per scartarla


[SM=g999100] Ciops! [SM=g999100]

Hotepibre
00martedì 9 febbraio 2010 15:05
Sullo stesso argomento, se di tuo interesse, questo è il testo di un articolo che scrissi a suo tempo (2005-2006) proprio nell'imminenza della scoperta delle sepolture di Abydos; in qualche modo riprende il discorso da te presentato e lo amplia con considerazioni personali e con maggiori elementi sia sui sacrifici in se nell'Antico Egitto, sia su quanto avveniva nelle civiltà vicine:

"Sacrifici umani agli albori della storia Egizia?

Nel 1935, nell'area di Saqqara, Emery scopre la tomba della Regina Marneit, madre di Den, 5° Re della 1ª dinastia.
La Tomba principale è circondata da altre tombe più piccole, in mattoni crudi, appartenenti verosimilmente a Funzionari della Corte ma è nella tomba principale che, per la prima volta, vengono attestati sacrifici umani.

Molti cadaveri, su cui non viene riscontrata alcuna traccia di violenza, vengono rinvenuti infatti disposti ordinatamente nella sepoltura; la mancanza di lesioni fa supporre che possano essere stati uccisi in un luogo diverso, contro la loro volontà, forse con un veleno, e quindi deposti nella tomba.

Analoghi sacrifici umani si rilevano, riferiti allo stesso periodo storico, nelle tombe reali mesopotamiche del cimitero di Uruk scavate da Wooley. In questo caso, però, i corpi, a centinaia, si trovano là ove sono caduti ricostruendo quasi lo sviluppo del corteo funebre o le ultime posizioni di una sorta di festa funebre: i musicisti ancora stringono i propri strumenti, le guardie impugnano le loro armi… come se avessero continuato a svolgere le proprie attività mentre attendevano la morte.
Ciò fa propendere, nel secondo caso, per una volontarietà dell'atto sacrificale che non si ritiene di poter riscontrare nel primo.

Intanto una prima considerazione; chissà perché, parlando dell'Antico Egitto, c'è una qual forma di ritrosia a parlare di sacrifici umani quasi che l'alto grado di civiltà raggiunto rendesse esenti i nostri "eroi" da questa pratica che noi consideriamo "barbara". È altrettanto ovvio, però, che il metro da noi usato è quello di una presunta "civiltà" che ci vuole esenti da violenze gratuite come, appunto, riteniamo essere i sacrifici di altri esseri umani... poco importa se poi assistiamo a violenze ancor più gratuite che non hanno neanche la giustificazione, o l'alibi, di un atto religiosamente, e talvolta politicamente e sociologicamente, molto rilevante.

È di non molto tempo addietro (agli inizi del 2006) la notizia (fornita durante una conferenza da Donald Redford, della “Pennsylvania State University”, e riportata dal “Guardian”) del ritrovamento di quasi 40 corpi misteriosamente sepolti, alla rinfusa, in strati sottostanti gli scavi di un tempio risalente al regno di Ramses II, nell’area ove sorgeva l’antica città di Mendes.
Dall’evidenza archeologica, non è stato possibile risalire alle cause di morte, ma dal fatto che l’episodio, data la collocazione stratigrafica, potrebbe risalire anche alla tarda età dell’Antico Regno traggo perciò spunto per trattare di un argomento normalmente poco trattato, quello dei sacrifici umani nell’Antica Terra dei Faraoni.

Esisteva, dunque, questa tragica usanza nella Terra di Kemi?
Ebbene si!

Sia pure anticamente, in epoca predinastica (4500-3000 a.C.) ed è attestata anche nella 1ª Dinastia.

Uno dei primi esempi noti, forse il più antico, è stato rinvenuto nell'antica Nekhen (oggi Edfu) dove, in un complesso funerario del periodo Naqada 2 (o Gerzeano dal 3600 al 3200), vennero rinvenuti quattro corpi (non mummificati giacché tale usanza verrà adottata successivamente) disposti in posizione fetale e privi di corredo funebre a volerne sottolineare l'umile origine.

Che si tratti di un sacrificio umano è certo ed il fatto stesso che si tratti verosimilmente di servi, sta ad indicare che loro compito, nell'aldilà, sarebbe stato l'accudire il personaggio di più alto lignaggio con cui erano stati sepolti.
Un altro complesso sepolcrale, nei pressi di Abydos, conferma tale ipotesi; qui i corpi sono sei, ed è ancor più evidente che la loro morte è stata causata in maniera violenta. Nel 2002, infatti, nel corso di rilievi per il reperimento del recinto del complesso funerario di Horus-Aha (uno dei primi re della I Dinastia, forse identificabile con lo stesso Menes Narmer tradizionalmente indicato come l’unificatore delle Due Terre) vennero rinvenute 6 tombe dotate, stavolta, di corredo funebre: tre donne, un uomo ed un bambino/a che indossava ben 25 braccialetti e collane di lapislazzuli. L’ultima tomba, almeno che io sappia, non è ancora stata scavata, ma le restanti sono la prova che sacrifici umani vennero compiuti in concomitanza con la morte di Aha.

Le sei tombe sono risultate tutte chiuse da un soffitto di legno, su cui poggiano mattoni di fango, su cui, ancora, poggia un pavimento di gesso che non reca tracce di giunture ad indicare, perciò, che esso venne realizzato in un'unica soluzione e non per aggiunte successive (come sarebbe successo se i decessi fossero avvenuti in tempi storici differenti).
Per inciso, anche più in prossimità della sepoltura di Aha esistevano sepolture minori… scoperte nei primi del ‘900 da Sir Flinders Petrie, che le chiamò “Grande Cimitero dei Domestici”, queste erano ben 35 e presentavano caratteristiche identiche ma, all'epoca, pur ritenendo possibile il ricorso a sacrifici umani, il Petrie si limitò semplicemente ad accennare a tale teoria.

Il ritrovamento, nel 1967 di 14 navi della lunghezza di 27 metri ciascuna, perfettamente atte a navigare e quindi non simulacri, aveva già accentuato l’idea dei sacrifici umani così come gli scheletri di alcuni giovani leoni: come aveva regnato sulla terra, il re doveva regnare nell’aldilà e per far questo doveva averne gli strumenti che comprendevano, ovviamente, navi per risalire il Nilo celeste (14), funzionari per governare (35), regine (3) per il proprio piacere e figli/e (1).

E siamo giunti al momento di rispondere alla domanda che certamente tutti ci siamo fatti: come vennero uccise tutte queste persone?

Sulle prime si ritenne che potessero essere state avvelenate, ma un esame anatomo-patologico sui teschi ha consentito di individuare quella che, verosimilmente, fu la causa di morte: in caso di strangolamento, infatti, l’aumento della pressione sanguigna può causare la rottura di cellule ematiche all'interno dei denti e tracce di tal genere sarebbero state rinvenute sui denti delle vittime.

La pratica dei sacrifici umani, tuttavia, sembra non protrarsi a lungo nell’Antico Egitto.

Il successore di Aha, Djer, si circonderà di ben 369 tombe secondarie (300 nel recinto funerario e 69 nelle immediate vicinanze), praticamente l’intera corte, ma già con Kaa (ultimo re della I Dinastia del quale, tuttavia, è stata trovata la tomba, ma non ancora il recinto funerario) il numero dei sepolcri secondari scende a meno di 30.

Una domanda sorge spontanea: le “vittime” erano consenzienti?

Verosimilmente si, giacché il re defunto era, potremmo dire, il prototipo di quel che, nel Medio Regno, sarà poi il culto di Osiride, Dio dei morti. Ed era perciò proprio al re che spettava il potere di restituire la vita ai suoi sudditi più fedeli che lo avevano accompagnato nel suo viaggio nell’aldilà.

Tanto importante ed imponente doveva essere la sepoltura di Djer, con i suoi 369 funzionari e servitori, che quando nel Medio Regno si affermò il culto di Osiride, mitico primo Re del paese e poi Dio dei Morti, i Sacerdoti cercarono nell’antica necropoli di Abydos la sua tomba e la identificarono proprio in quella di Djer che divenne, così, meta di pellegrinaggio annuale.

La stessa disposizione dei corpi, infine, lascia intendere una sorta di consapevolezza del tragico (ai nostri occhi) atto finale; una compostezza, ad esempio, che non si trova negli identici sacrifici umani compiuti (2500 a.C. circa) in Mesopotamia, sempre per accompagnare re e regine nel loro viaggio ultraterreno, in cui la posizione dei corpi lascia intendere una sorta di estrema difesa.

Con la 2ª Dinastia la necropoli reale si sposterà di quasi 400 Km, a Saqqara, e qui sembra cessare l’usanza dei sacrifici umani quasi certamente non per motivi etici, che anzi doveva essere considerato un onore seguire il Re Dio nel suo viaggio, ma più probabilmente per motivi pratici e politici: gran parte di coloro che venivano “sacrificati”, o meglio coloro che accettavano di essere sacrificati, erano alti Funzionari di Governo ed è ipotizzabile che, data anche la grande capacità di qualcuno di questi, il successore abbia cominciato a comprendere che, ucciderli, sarebbe stato un inutile “spreco” di conoscenze ed esperienze.

Si inizierà, perciò, verosimilmente ad “uccidere” nominalmente l’individuo, ovvero ad imporgli un nuovo nome alla morte del Re, e si proseguirà con quella che diventerà la caratteristica delle tombe egizie a noi note: la presenza degli ushabti, ovvero centinaia e centinaia di statuette rappresentanti servitori e funzionari del Re. Con la 3ª Dinastia sempre nella necropoli di Saqqara, nascerà il complesso funerario destinato a diventare il simbolo stesso dell’Egitto: la Piramide."

Come vedi, perciò, se sacrifici umani ci furono all'inizio delle Dinastie, è altrettanto vero che l'usanza ebbe presto termine forse non tanto per motivi etici (che ripeto siamo noi a vedere perchè "moderni e civili"), ma proprio perchè era inutile "sprecare" conoscenze ed esperienze specie di coloro che, per posizione ed incarico, erano invece decisamente molto più utili da vivi anche per il mantenimento di quella Maat che era il compito primario del Re.
Hatshepsut76
00martedì 9 febbraio 2010 15:30
ringrazio RAMSY e Hotep per le loro integrazioni!
A casa ho le stanze 273 e 274 che compongono l'Inno cannibale; se volete le inserisco stasera, poi a lunga scadenza inserirò anche la traduzione
emilioraffaele
00martedì 9 febbraio 2010 20:58
 

La ricostruzione è sicuramente molto aderente alla cruda realtà di quei tempi. D'altronde non possiamo stupirci del fatto che i sacrifici umani fossero normale pratica in ogni parte del mondo. Rileggendo i post precedenti (sempre molto efficaci e completi) , mi incuriosisce assai la funzione del Tekhenu. Non penso che fosse un “sacrificato”, perlomeno non nel Nuovo Regno, in quanto la pratica stessa era stata abbandonata ormai da secoli. Nelle raffigurazioni vediamo il T. in processione su una slitta, poi lo vediamo deposto su un tavolo, in una tomba?. Se “si” qualche traccia nelle tombe l'avremmo dovuta trovare (ne sono state trovate?). Forse il T. era effettivamente un sacerdote con un ruolo da interpretare, o un “simulacro” che conteneva le parti non trattate del defunto, da eliminare alla fine della cerimonia di sepoltura. Con un livello di religiosità così alto, non penso che gli addetti alla mummificazione si sarebbero disinvoltamente liberati dei visceri non conservati. Forse, per gli egizi di rango inferiore e via via a scendere nella scala sociale, erano adottate cerimonie di sepoltura diverse, per le quali non era prevista la conservazione in vasi canopi o in altri contenitori. Sarebbe anche più comprensibile il fatto di non aver trovato raffigurazioni di T. negli affreschi delle tombe reali. Ad oggi non sembra che siano emerse nuove ipotesi al riguardo, peccato.

Hatshepsut76
00martedì 9 febbraio 2010 21:12
Ecco le stanze che compongono l'inno cannibale:

Utt 273

The sky rains down.
The stars darken.
The celestial vaults stagger.
The bones of Aker tremble.
Those beneath them flee in terror.
At seeing Pharaoh Unis rise as a Ba.
A god who lives on his fathers and feeds on his mothers.

Pharaoh is Lord of wisdom whose mother knows not his name.
Pharaoh's glory is in the sky, his might is in the horizon.
Like his father, Atum, his begetter.
Though his son, Pharaoh is mightier than he.

Pharaoh's Ka's are behind him.
His Hemuset(u) are under his feet.
His gods are over him.
His uraeus-serpents are on his brow.
Pharaoh's guiding-serpent is on his forehead :
she who sees the Ba (of the enemy as) good for burning.
Pharaoh's neck is on his trunk.

Pharaoh is the Bull of the sky,
who shatters at will,
who lives on the being of every god,
who eats their entrails,
even of those who come with their bodies
full of magic from the Island of Flame.

Pharaoh is one equipped,
who assembles his Khu's.
Pharaoh appears as this great one,
Lord of those with (helping) hands.
He sits with his back to Geb,
for it is Pharaoh who weighs what he says,
together with Him-whose-name-is-hidden,
on this day of slaying the oldest ones.

Pharaoh is Lord of offerings, who knots the cord,
and who himself prepares his meal.
Pharaoh is he who eats men and lives on gods,
Lord of porters, who dispatches written messages.

It is 'Grasper-of-the-top-knot', who is Kehau, who lassoes them for Pharaoh.
It is 'Serpent Raised-head' who guards them for him and restrains them for him.
It is 'He-upon-the-willows' who binds them for him.
It is Khonsu, slayer of Lords, who will cut their throats for Pharaoh,
and will extract for him what is in their bodies,
for he is the messenger whom Pharaoh sends to restrain.
It is Shezmu who will cut them up for Pharaoh,
and cooks meals of them in his dinner-pots.

Utt 274

It is Pharaoh who eats their magic and gulps down their Khu's.
Their big ones are for his morning meal,
their middle-sized ones are for his evening meal,
their little ones are for his night meal,
their old men and their old women are for his incense-burning.
It is the Great Ones in the North of the sky who light the fire for him
to the cauldrons containing them,
with the thighs of their eldest (as fuel).

Those who are in the sky serve Pharaoh,
And the butcher's blocks are wiped over for him,
with the feet of their women.

He has revolved around the whole of the two skies.
He has circled the two banks.
For Pharaoh is the great power, that overpowers the powers.
Pharaoh is a sacred image, the most sacred image
of the sacred images of the great one.
Whom he finds in his way, him he devours bit by bit.

Pharaoh's place is at the head of all the noble ones who are in the horizon.
For Pharaoh is a god, older than the oldest.
Thousands revolve around him, hundreds offer to him.
There is given to him a warrant as a great power by Orion, the father of the gods.

Pharaoh has risen again in the sky.
He is crowned as Lord of the horizon.
He has smashed the back-bones,
and has seized the hearts of the gods.
He has eaten the Red Crown.
He has swallowed the Green One.
Pharaoh feeds on the lungs of the wise.
And likes to live on hearts and their magic.

Pharaoh abhors against licking the coils of the Red Crown.
But delights to have their magic is in his belly.
Pharaoh's dignities will not be taken away from him.
For he has swallowed the knowledge of every god.
Pharaoh's lifetime is eternity.
His limit is everlastingness.
In this his dignity of :
'If-he-likes-he does. If-he-dislikes-he-does-not.'
He who is at the limits of the horizon,
for ever and ever.

Lo, their Ba is in Pharaoh's belly.
Their Khu's are in Pharaoh's possession,
as the surplus of his meal out of the gods.
Which is cooked for Pharaoh from their bones.

Lo, their Ba is in Pharaoh's possession.
Their shadows are removed from their owners,
while Pharaoh is this one who ever rises and lasting lasts.

The doers of ill deeds have no power to destroy,
the chosen seat of Pharaoh,
among the living in this land.
For ever and ever.
Merytaton62
00martedì 9 febbraio 2010 22:24
Che interessante, questa discussione!
Ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno dato il loro contributo, ripromettendomi di leggerla con più attenzione domani :oggi ho avuto una giornata particolarmente intensa, e non riesco a trovare la necessaria concentrazione [SM=g1621246]
sethorus
00martedì 9 febbraio 2010 23:58
A proposito di cannibalismo c'è una satira di Giovenale per la precisione la XV, in cui l'autore prende spunto da un episodio di cannibalismo verificatosi in Egitto nel 127 a.C. per attaccare superstizione e fanatismo religiosi.
Non riesco a trovare il testo della satira in traduzione italiana, se si trova si potrebbe anche commentare insieme!!!
Hatshepsut76
00mercoledì 10 febbraio 2010 09:28
Ciao seth! Interessante il tuo riferimento. Non ho mai letto Giovenale finora.... Comunque sì, penso che sarebbe una buona idea inserire il testo qui e poi parlarne insieme.
Hotepibre
00mercoledì 10 febbraio 2010 10:05
Giovenale pubblica le sue "Satire" intorno al 100 d.C. ma, non dimentichiamolo, dichiara di scriverle poichè è disgustato dalla società in cui vive e ne porta perciò alla ribalta le cose più crude e violente.
Del resto Giovenale ce l'ha con tutti, dalle donne agli omosessuali, dai ricchi debosciati alla plebe pecorona, da Messalina agli "orientali" (tra cui gli egizi) che sono per lui il simbolo stesso del degrado bestiale cui l'umanità è arrivata.
In sottofondo comunque, in tutte le satire, uno spirito provocatorio (tra le altre ce n'è una bellissima a proposito dei Senatori che si riuniscono in seduta plenaria e solenne per stabilire... come cuocere un pesce regalato a Domiziano) che traspare anche dalla XV secondo cui avrebbe assistito, in Egitto, ad una battaglia (più che altro una zuffa) tra due città del Delta in cui uno degli sconfitti è stato sbranato e divorato.
Giovenale fa poi il raffronto tra popolazioni che si sono date al cannibalismo durante un assedio ed il fatto da lui narrato che è solo sintomatico di brutalità.

Giovenale Libro Quinto - XV (un mondo di cannibali)
(volevo riportarne solo un estratto, perchè lunga, ma è così interessante che è bene leggerla tutta) (testo tratto da lapoesia.it:


Chi non sa quali mostri venera,
Volusio di Bitinia, il folle Egitto?
In un luogo si adora il coccodrillo,
in un altro si ha sacro timore dell'ibis,
gran razziatore di serpenti.
Qui, dove giace sepolta l'antica Tebe
dalle cento porte e risuonano
le magiche corde dei ruderi di Mèmnone,
riluce la statua dorata
d'uno scimmione sacro.
Intere città venerano i gatti,
altre un pesce del Nilo o un cane,
nessuna Diana. Sacrilego è profanare
frantumando a morsi porri e cipolle
(o sante genti: per loro gli dei
nascono negli orti!); mensa non v'è
in cui non ci si astenga
dalla carne di animali da lana:
mostruoso è sgozzare un capretto;
lecito è invece nutrirsi di carne umana.


Raccontando queste mostruosità
alla tavola di un Alcinoo sbalordito,
Ulisse pare che abbia provocato
irritazione e sarcasmo in alcuni,
quasi fosse un bugiardo contafavole:
'Non c'è nessuno che butti a mare quest'uomo,
che s'inventa immani Lestrìgoni e Ciclopi,
degno, lui sì, dell'orrenda e vera Cariddi?
Sembrano più credibili persino Scilla,
le rupi Cianee in lotta fra loro,
gli otri stipati di tempeste o Elpènore,
toccato dalla verghetta di Circe,
che grugnisce insieme ai suoi rematori
mutati in porci. Tanto sciocco
crede il popolo dei Feaci?'.
Chi aveva attinto pochissimo vino
all'anfora di Corfù ed era ancora sobrio,
a buon diritto così ragionava:
a parlare di queste cose
senza testimoni era solo Ulisse.

E anch'io vi narrerò un fatto incredibile,
sì, ma accaduto di recente
sotto il consolato di Iunco
oltre le mura dell'afosa Copto,
un delitto di massa
più efferato d'ogni finzione tragica.
Non v'è tragedia, anche se le consulti tutte
da Pirra in poi, dove un delitto
venga commesso da un intero popolo.
A questo grado d'orrenda ferocia
è giunto il nostro tempo: ascolta.

Tra le città vicine di Ombo e Tèntira
una rivalità che si perde nel tempo
mantiene acceso un odio senza fine
e ferite insanabili.
Tanto reciproco furore nasce
perché le due popolazioni
odiano gli dei del vicino,
convinte che siano vere divinità
solo quelle che loro adorano.
Per uno dei due popoli è tempo di festa
e a tutti i capi e maggiorenti
della città nemica
parve occasione buona
per impedire agli altri di godersi
in santa pace e felici quella giornata
e il piacere dei sontuosi banchetti
allestiti davanti ai templi e nei crocicchi
insieme ai letti, dove notte e giorno
si veglia, distesi talvolta
sino a che il sole del settimo giorno
non li sorprende.
L'Egitto è certo paese selvaggio,
ma in quanto a sfrenatezza, come io stesso ho visto,
questa barbara marmaglia non cede
neppur di fronte alla malfamata Canopo.

Ora, non ci vuol molto a vincere gente ubriaca,
con la lingua impastata e le gambe malferme.
Da una parte uomini che danzano al suono
di un nero flautista, profumi d'ogni genere,
fiori e tante corone sulle fronti;
dall'altra l'odio di gente affamata.
Risuonano le prime ingiurie:
per quegli animi eccitati è la diana della rissa.
Con uguale clamore si viene alle mani
e in luogo delle armi infuriano i pugni.
Poche son le mascelle che si salvano,
pochi o nessuno nella zuffa i nasi intatti.

In entrambe le schiere volti mutilati,
sembianze sfigurate,
ossa che spuntano da guance fracassate,
pugni lordi del sangue che gronda dagli occhi.
Eppure lo credono ancora un gioco,
una battaglia di ragazzi,
visto che non calpestano cadaveri.
A che scopo combattersi a migliaia,
se tutti sono ancora vivi?
Perciò l'impeto si fa più accanito:
raccolti sassi in terra,
ecco che, tendendo le braccia,
cominciano a scagliare
queste armi tipiche delle rivolte.

Ma non massi come quelli di Turno e Aiace,
o del peso di quell'altro con cui Diomede
ferì alla coscia Enea: pietruzze
che possono scagliare mani assai diverse,
mani del nostro tempo.
Sin da quando viveva ancora Omero
la nostra specie cominciò a degenerare;
ora la terra nutre
soltanto uomini malvagi, inetti,
e se li vede un nume, qual che sia,
con odio li schernisce.

Ma riprendiamo il filo.
Ricevuti rinforzi, una delle due parti
decide di metter mano alla spada
e di riaccendere la mischia a suon di frecce.
Sotto l'incalzare degli Ombi,
gli abitanti della vicina Tèntira,
immersa nei palmizi,
volgono le spalle in precipitosa fuga.
Uno di loro, mentre per la gran paura
corre all'impazzata, cade e vien catturato.
Tagliato a pezzi e pezzi minutissimi,
perché un solo morto basti per tutti,
quella masnada vittoriosa tutto se lo mangia
sino all'osso, senza curarsi affatto
di cuocerlo bollito in pentola o allo spiedo,
accontentandosi del cadavere crudo
,
tanto lungo pareva attendere
che il fuoco fosse pronto.

E almeno questo ci rallegri:
non violarono il fuoco che Promèteo,
strappandolo alla sommità del cielo,
donò alla terra; [rendo grazie al fuoco
e penso che anche tu ne sia felice].
Ma chi ebbe cuore di mettere i denti
su quel cadavere, sembrava non aver
mai mangiato niente di più gustoso.
In così grande strazio, credi,
a provar piacere di quella carne
non furono soltanto i primi:
l'ultimo arrivato, quando ormai tutto il corpo
è divorato, sfregò il suolo con le dita
per assaggiare almeno un po' di sangue;
e più non domandare.

I Vàsconi, si dice, con queste vivande
salvarono un tempo la loro vita;
ma la cosa è diversa:
qui si trattava di avversità della sorte,
di estrema necessità di una guerra,
di situazione disperata,
di fame atroce dovuta a un assedio senza fine.
[In questi casi, come della gente
della quale ho parlato,
un episodio di cannibalismo
merita compassione.]
Esaurito ogni filo d'erba, ogni animale
ed ogni cosa che esige il furore
del loro ventre vuoto, oggetto di pietà
degli stessi nemici
per il pallore, la magrezza
e le membra scarnite, spinti dalla fame
addentavano il corpo altrui,
pronti a divorare anche il proprio.

Chi mai di noi o degli dei
negherebbe il perdono a gente
che aveva patito così crudeli
e immani pene? L'avrebbero assolta
persino i Mani, dei cui corpi
s'era cibata. Certo,
nelle sue massime Zenone
offre migliore insegnamento:
[alcuni infatti ritengono che non tutto
sia lecito per salvare la vita;]
ma come poteva essere stoico un Càntabro,
in più al tempo del vecchio Metello?
Ora il mondo intero si è incivilito
alla cultura greca e nostra:
l'eloquenza di Gallia persino in Britannia
ha formato avvocati e a Tule
già si parla di stipendiare un retore.

Sì, quel nobile popolo di cui ho detto,
e il Saguntino, pari in coraggio e virtù,
anche se provato da sciagura maggiore,
possono trovare qualche attenuante:
ma l'Egitto è più sanguinario
degli altari della Meòtide.
La Tàuride infatti, inventrice,
se ai poeti si può dar fede,
di questi orrendi sacrifici,
si limita a immolare esseri umani,
senza che la vittima abbia a temere
ulteriori offese, più gravi del coltello.
Ma quale circostanza spingeva costoro?
Quale rabbiosa fame, quale assedio di nemici
a osare tale mostruosità li costrinse?
Non v'era più efficace scongiuro da fare
perché il Nilo non negasse la piena
alle riarse campagne di Menfi?

Ma questa imbelle e inutile marmaglia
incrudelì con una rabbia
che mai ebbero i terribili Cimbri,
i Bretoni e neppure i truci Sàrmati
o gli spietati Agatirsi; e pensare
che son soliti alzare minuscole vele
su barchette d'argilla e piegare la schiena
sui corti remi di questi gusci dipinti.
Non saprei trovare una pena adatta
a tanta scelleratezza o un supplizio
degno di gente come questa,
nella cui mente fame ed odio
sono esattamente la stessa cosa.

La natura, dando le lacrime al genere umano,
attesta di averlo fornito
anche di un cuore facile alla commozione.
Questa è la parte migliore della nostra coscienza.
Quando un amico è chiamato in giudizio,
la sua penosa situazione
ci strappa il pianto, e così quando un orfano,
che vela coi lunghi capelli di fanciulla
il viso rigato di lacrime,
cita in giudizio il tutore infedele.
È per istinto naturale che piangiamo,
quando incontriamo il funerale
di una vergine in età da marito
o quando si seppellisce un fanciullo
troppo piccolo per fiamme di rogo.
Dov'è quell'uomo onesto
e degno della fiaccola segreta,
come lo vuole il ministro di Cerere,
che crede non appartenergli alcun dolore?

Questo ci distingue dal mutismo degli animali:
noi soli abbiamo avuto in sorte
il sacro dono di ragione,
di attingere al divino
e di creare e praticare l'arte,
traendo dal cielo quella coscienza
negata agli esseri che stanno proni
e con lo sguardo fisso al suolo.
Nascendo il mondo, a loro il Creatore
diede solo la vita: a noi un'anima,
perché da un mutuo amore fossimo costretti
a chiedere e a prestare aiuto,
a riunire in un sol popolo gli uomini dispersi,
a uscire dall'ancestrale foresta
abbandonando i boschi, dimora degli avi,
a costruire case, unendo il nostro tetto
al focolare altrui,
così che la reciproca fiducia
dei vicini rendesse più sicuro il sonno,
a proteggere in armi il cittadino
caduto o vacillante per grave ferita,
a lanciare segnali con la medesima tromba,
a difenderci con torri in comune
e dietro porte chiuse da un'unica chiave.

Ma ormai c'è più concordia tra i serpenti.
Ogni belva risparmia quella
che ha macchie simili alle sue:
quando mai a un altro leone
tolse la vita il leone più forte?
in quale bosco un cinghiale è spirato
sotto i denti di un cinghiale più grosso?
In India la tigre vive in pace perpetua
con altre tigri feroci e l'accordo
regna persino tra gli orsi crudeli.
Ma all'uomo non basta forgiare
su scellerate incudini armi di morte
(i fabbri primitivi,
che ignoravano l'arte
di modellare spade,
si limitavano a fondere sarchi,
rastrelli e sudavano su vomeri e zappe):
vediamo popoli che per placare l'ira
non si accontentano di uccidere,
ma credono che petto, braccia e volto
siano cibo e nient'
altro.
Se oggi vedesse queste infamie umane,
cosa direbbe Pitagora, dove fuggirebbe?
lui che si asteneva da tutti gli animali,
quasi fossero creature umane,
e non concedeva al suo ventre
neppure tutti i tipi di legumi?

sethorus
00mercoledì 10 febbraio 2010 14:15
Qui Giovenale evoca questa sanguinosa battaglia tra gli abitanti di Tentira (Dendera) e quelli di Copto nella quale si può ritrovare un eco nel mito.
I Coptiani veneravano Seth i Denderiani prediligevano Horus ed ognuno abborriva la divinità altui, si sa che fra i due signori non corre buon sangue.
Durante la fuga dei coptiani uno fu preso tagliato in mille pezzi affichè i suoi resti fossero sufficienti per tutti e poi ne fu bevuto il sangue.
Credenze popolari riportano che mangiando il corpo e bevendo il sangue di un uomo si era in grado di appropriarsi della sua potenza vitale.

Hatshepsut76
00mercoledì 10 febbraio 2010 14:40
grazie per questa tua spiegazione, seth!
Hotepibre
00mercoledì 10 febbraio 2010 18:16
...dopo lunga ed affannosa ricerca (mi ricordavo che esisteva, ma non riuscivo a reperirla) ho finalmente ritrovato una discussione "vecchiotta" (siamo nel 2006) in cui avevamo parlato del c.d. "Inno Cannibale" (formule 273-274 dei Testi delle Piramidi): CLICK HERE! .

In quella discussione facevo riferimento ad un'ipotesi avanzata da Christine el-Mahdi che nel suo "I costruttori della Grande Piramide" cita il grande Gardiner che diceva: "una volta soddisfatte le esigenze di dizionario e di grammatica -e queste lasciano ampio spazio alle divergenze- tutto sta nella comprensione della mente dell'autore autentico".

Un po' come dire che ogni traduzione è diversa da un'altra in funzione del traduttore e di quanto è riuscito ad entrare nella testa dello scriba di millenni fa.

A proposito dell'”Inno Cannibale”, questo sarebbe sempre stato tradotto partendo da una trascrizione del Sethe (un altro famoso egittologo) in cui, peraltro, sarebbe stato "saltato" un determinativo.

Il verbo normalmente tradotto con "si ciba" sarebbe da rendere, in realtà, con "risponde, replica, reagisce" e la traduzione, perciò, non sarebbe:

"Hanno visto apparire il re nel potere, come un dio che vive dei suoi padri e si ciba delle sue madri" (e di qui l’accusa di “cannibalismo”)

...bensì

"hanno visto apparire il re come Ba, dio vivente come i suoi antenati,che risponde alle sue antenate"

E' plausibile la cosa considerando che è altrettanto verosimile che tutti coloro che si sono cimentati nella traduzione dei testi di Unas non l'abbiano fatto "dal vivo", ovvero all'interno della piramide, ma siano partiti da una copia dei testi geroglifici già esistente e quella del Sethe, a quanto pare mancante di qualcosa, è la più antica (e magari l'unica).

Qui ci potrebbe dare una mano Frankh.
[SM=g999099]
colombina68
00giovedì 18 febbraio 2010 09:15
Il testo geroglifico dell'Inno Cannibale" è reperibile da qualche parte??? sul web, libri...???
nectanebo
00venerdì 15 dicembre 2017 18:11
Cerco di dare risposta al quesito ancora aperto.

la tua considerazione:


E' plausibile la cosa considerando che è altrettanto verosimile che tutti coloro che si sono cimentati nella traduzione dei testi di Unas non l'abbiano fatto "dal vivo", ovvero all'interno della piramide, ma siano partiti da una copia dei testi geroglifici già esistente e quella del Sethe, a quanto pare mancante di qualcosa, è la più antica (e magari l'unica).
mi ha messo una “pulce nell’orecchio” e per questo ho verificato, visto che Frankh non lo ha fatto.



1°, Sethe non ha fatto errori nella trascrizione, il determinativo NON c’è proprio e lo si vede dalla immagine dei geroglifici della parte interessata, e se ne ritrova anche un’altra.



2°, la parola in questione è wSb - - e si presta a molte interpretazioni. E’ infatti il determinativo finale aggiunto che ne indirizza il significato.

in inglese le variabili sono FEED e ANSWER = alimentare, nutrire il primo e: rispondere, replicare alle parole il secondo. ( si possono usare altri sinonimi)
Viene indicato nella versione esatta del testo di Unas, solo: dal Wb p. 371 e da Budge p.186.
Il Wb. lo traduce in Antworten e Essen (accanto wnm ? ) , il Budge è per la seconda ipotesi (feed).

Questo senza considerare alcun determinativo. Se invece si aggiunge (il determinativo) le soluzione sono molto più ampie (vedere dizionari a piacimento).
Concludendo, non si hanno certezze. Le traduzioni sono compatibili nelle due interpretazioni.

Personalmente propendo per il termine: rispondere a

[SM=g999100] ...Nec.
Hotepibre
00lunedì 18 dicembre 2017 12:52
Re:
nectanebo, 15/12/2017 18.11:

Cerco di dare risposta al quesito ancora aperto.

la tua considerazione:


E' plausibile la cosa considerando che è altrettanto verosimile che tutti coloro che si sono cimentati nella traduzione dei testi di Unas non l'abbiano fatto "dal vivo", ovvero all'interno della piramide, ma siano partiti da una copia dei testi geroglifici già esistente e quella del Sethe, a quanto pare mancante di qualcosa, è la più antica (e magari l'unica).
mi ha messo una “pulce nell’orecchio” e per questo ho verificato, visto che Frankh non lo ha fatto.



1°, Sethe non ha fatto errori nella trascrizione, il determinativo NON c’è proprio e lo si vede dalla immagine dei geroglifici della parte interessata, e se ne ritrova anche un’altra.



2°, la parola in questione è wSb - - e si presta a molte interpretazioni. E’ infatti il determinativo finale aggiunto che ne indirizza il significato.

in inglese le variabili sono FEED e ANSWER = alimentare, nutrire il primo e: rispondere, replicare alle parole il secondo. ( si possono usare altri sinonimi)
Viene indicato nella versione esatta del testo di Unas, solo: dal Wb p. 371 e da Budge p.186.
Il Wb. lo traduce in Antworten e Essen (accanto wnm ? ) , il Budge è per la seconda ipotesi (feed).

Questo senza considerare alcun determinativo. Se invece si aggiunge (il determinativo) le soluzione sono molto più ampie (vedere dizionari a piacimento).
Concludendo, non si hanno certezze. Le traduzioni sono compatibili nelle due interpretazioni.

Personalmente propendo per il termine: rispondere a

[SM=g999100] ...Nec.



Bella disquisizione, grazie, il che avvalora proprio la versione della el-Mahdi... e chissà quante traduzioni che noi oggi prendiamo per verità sacrosante non sono state soggette ai medesimi "errori", e non mi riferisco, si intende, solo a iscrizioni egizie, ma all'Iliade, ad esempio, all'Odissea, alla Bibbia... quel famoso Mar Rosso spalancato da Mose, era veramente il mar "rosso" o era il "mare delle canne", come qualcuno ha ipotizzato? ...e lo stesso Mosè, era mosE' con l'accento o senza?
nectanebo
00lunedì 18 dicembre 2017 18:09
Grazie a te Hotep.

Visto però l’imponente mole di “fake news” ... [SM=x822738] che oggi ci vengono proposte, ho approfondito la ricerca sul testo.
Ho ricercato la traduzione della parte interessata proposta da diversi autori importanti.
Qui i testi in inglese:

De buck:
after they have seen Unas appearing and powerful as a god who lives on his fathers, who feeds on his mothers!

Budge
after they have seen Unas appearing and powerful as a god who lives on his fathers, who feeds on his mothers!


Adolf Herman
when they see how he appeareth and is animated as a god that liveth on his fathers, that feedeth on his mothers!

Miriam Lichteim
at seeing Unas rise as power, a god who lives on his fathers, who feeds on his mothers!

R.O Faulkner
When they seen Unas appearing, animated, as a god who lives on his fathers, and feeds on his mothers!

italiano:

BRESCIANI Edda., Testi religiosi dell’antico Egitto, …, pp. 173-174
Unas che sorge possente, un dio che vive dei suoi padri, che si nutre delle sue madri.

S.Donadoni Testi religiosi Egizi p.83.
Unas che sorge possente, come un dio che vive dei suoi padri, e si nutre delle sue madri.

Come si può notare i testi sono praticamente identici, nelle versioni in inglese mi sfugge l’uso delle preposizioni.
E a proposito di preposizioni, nei geroglifici che formano la frase, ce n’è solo 1, la m: G1, usata due volte.

Con un uso diverso di questa preposizione la frase cambia forma:
Unas che sorge possente, come un dio che vive nei suoi padri, e si nutre dalle* sue madri
* dalle: ( = proveniente da – Gr.§162; Faulk.p.99.)

Si vede così come è sottile la differenza che si può avere in una traduzione.

Credo di aver detto tutto affinchè ognuno si possa fare un’opinione.

[SM=g999100] ...Nec.

Hotepibre
00lunedì 18 dicembre 2017 18:47
Re:
nectanebo, 18/12/2017 18.09:

Grazie a te Hotep.
...omissis...
Qui i testi in inglese:
1.
De buck:
after they have seen Unas appearing and powerful as a god who lives on his fathers, who feeds on his mothers!
2.
Budge
after they have seen Unas appearing and powerful as a god who lives on his fathers, who feeds on his mothers!

3.
Adolf Herman
when they see how he appeareth and is animated as a god that liveth on his fathers, that feedeth on his mothers!
4.
Miriam Lichteim
at seeing Unas rise as power, a god who lives on his fathers, who feeds on his mothers!
5.
R.O Faulkner
When they seen Unas appearing, animated, as a god who lives on his fathers, and feeds on his mothers!

...omissis...
[SM=g999100] ...Nec.



Partiamo dal verbo costantemente usato in inglese:
feed = alimentare, sfamare, nutrire;
feed on = nutrirsi;
feedeth = pascere;
feedeth on = pascersi.

In tutti i casi, la frase è traducibile, perciò, con "si nutre (o, più aulicamente, si pasce) delle sue madri" e, infatti, è così che traducono Bresciani e Donadoni, ma il dubbio non è su quanto hanno scritto 1.2.3.4.5., oppure ciò che hanno tradotto gli italiani, il dubbio (confermato peraltro dalla el-Mahdi e da quanto scritto sopra da Nec) è se tutti questi autori abbiano tradotto DIRETTAMENTE dal testo di Unas, cioè riprendendo il testo originale e traducendolo facendo finta che non ne esistessero traduzioni precedenti, o se, come suggerito sopra, tutti si siano "appoggiati" ad una versione precedente (quella del Sethe), che poteva essere "errata", prendendola per oro colato e non premurandosi di effettuare alcun controllo del testo originale.
Partendo dalla precisazione di Nec (ovvero la mancanza del determinativo), direi che per la duplicità di interpretazione del termine geroglifico entrambe le versioni potrebbero essere esatte e, in ogni caso, non si tratterebbe, a mio avviso, di un segnale di "cannibalismo" fisico.
Anche ammesso che la traduzione giusta sia "cibarsi, nutrirsi, mangiare" (e io sono sempre più convinto che si tratti invece dell'altra versione, ovvero "rispondere"), si tratterebbe di cannibalismo rituale, esattamente identico al "mangiatene tutti questo è il mio corpo" del Cristo della nostra religione. Non dimentichiamo, peraltro, che i cristiani vennero agli albori accusati anche di cannibalismo, proprio perché i loro riti misteriosi, praticati nel buio delle catacombe, apparivano mostruosi, non conoscendoli nella loro realtà.
In ultima analisi non solo mangiavano un corpo, ma ne bevevano addirittura il sangue. Poco importa se si trattava del corpo di un dio, e perciò stesso inesistente, per quanto ne sapevano i detrattori, quel corpo poteva ben essere sostituito da effettivi corpi umani ...magari di bambini rapiti per la bisogna (accusa che venne effettivamente mossa non solo ai cristiani delle origini, ma anche agli ebrei successivamente).



nectanebo
00lunedì 18 dicembre 2017 21:24
Concordo con te con la interpretazione del testo come “cannibalismo simbolico”.

Questo "cannibalismo", praticato soltanto dai faraoni, è stato considerato una forma rituale per impadronirsi della forza degli dei. Divorandoli, la loro forza magica e anche fisica passava al faraone, che in tal modo si trasformava in una divinità, pratica reale adottata invece in molte popolazioni primitive.
Alcuni studiosi ritengono che i testi siano il retaggio di un'epoca anteriore in cui si praticava il cannibalismo e prendono come esempio alcune società africane. Tuttavia queste restano solo ipotesi non suffragate da prove concrete. Nessun documento ci è pervenuto che affermi in maniera univoca tale pratica.

[SM=g999100] ...Nec.
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