Nitocris (VI Dinastia?)
Come sopra detto, potremmo proseguire ancora sui sacrifici umani nell’AE, ma saremmo decisamente OT poiché l’argomento proposto da
Nefertiti37 sono le
Regine/Re che regnarono da sole
(o che si ritiene abbiano regnato autonomamente) e per riprendere il discorso, come per la precedente, riporto qui di seguito il brano che la nostra amica ha dedicato a:
NITOCRIS I (VI dinastia)
Su Nitocris I ho letto qualcosa qua e la anche se si sa ben poco. Il suo nome, tradotto in lingua egizia Neit – iqueret, si riferisce alla dea Neith e lo si trova nella Lista Reale di Torino. E’ la prima donna che possiede il titolo di , sale al trono verso il 2184 a.C (sul uno dei miei libri però la data è 2198) e regna per circa 2 anni nella VI dinastia. Il suo nome però non è ricordato nelle liste reali di Abydos e di Saqqara quindi non si può sapere con esattezza la sua posizione cronologica.
Parlano di lei Manetone, Eusebio ed Erototo. Erodoto in particolare afferma che Nitocris, forse figlia di Pepi II, era la moglie-sorella di Merenre II e, quando quest’ultimo fu assassinato lei salì al trono per governare sola l’Egitto. Dopo pianificò la vendetta facendo costruire una sala sotterranea dove invitò ad un banchetto i traditori; fece aprire un condotto dal quale si incanalò l’acqua che affogò i traditori. Nitocris poco dopo si suicidò soffocando in una stanza piena di cenere e fumo. Pare però che questa storia sia solo frutto di fantasia infatti non ci sono documenti che avvallano questa teoria… almeno io non li ho trovati! Eusebio, parla così del faraone Nitocris: «Una donna, Nitocris, regnò, aveva più coraggio degli uomini della sua epoca ed era la più bella di tutte le donne, bionda, con le gote rosa. Si dice che abbia fatto costruire la terza piramide».
Un piccolissimo inciso, avrete notato che sto usando sempre il termine “
Re” e non “
Faraone” e questo perché, lo rammento a me stesso, il termine “
Per-Aa”, ovvero “
Grande Casa”, da cui Faraone, entrerà in “
vigore” solo con la XVIII Dinastia e, segnatamente, con il Napoleone d’Egitto
Thutmosi III.
Nessuno si offenderà, ovviamente, se utilizzeremo il termine anche per indicare i Re precedenti.
Ma torniamo a
Nitocris, o
Nitokerty, o
Nit Iqeret, che dir si voglia. Già
Nefertiti37 ha sottolineato che si tratta di una regina della VI Dinastia e che, secondo le fonti greche
(‘sti greci stanno sempre in mezzo), sarebbe stata la prima Regina/Re “
auto reggente” (mi scusino le Signore per il gioco di parole), ovvero con dignità di sovrana autonoma.
Interessante notare che delle liste regali conosciute:
Abydos, Saqqara, Canone o Papiro dei Re, o di Torino,
solo quest’ultimo menziona
Nitokerty mentre Manetone
(ma come sappiamo l’Aegyptiaca non ci è giunta di “prima mano” ma per racconti di autori successivi) indica il nome
Nitocris (siamo di fronte alla stessa persona?).
Siamo addirittura dinnanzi ad una specie di mistero; infatti se è vero che le liste di
Abydos e
Saqqara non riportano
Nitocris, è altrettanto vero che il
Canone di Torino è illeggibile proprio nelle parti che dovrebbero essere occupate dai predecessori e fa partire la sua elencazione proprio da
Nitocris. Quanto al “
se” abbia regnato, e per quanto tempo, il discorso è forse ancor più complesso poiché siamo in un momento molto particolare della storia millenaria dell’Egitto.
Il Re più noto della VI Dinastia è
Pepi I cui, dopo un regno brevissimo del suo successore, segue quello di
Pepi II che sarà il più lungo dell'Egitto
(morirà, si narra, a cento anni ed il suo regno durerà oltre novanta). Sotto di lui frequenti sono le spedizioni commerciali a
Biblos e nel
Corno D’Africa, ma si manifestano
(forse anche per la durata enorme del regno) anche evidenti
i primi segnali della decadenza che interesserà il Paese nel
Primo Periodo Intermedio, noto anche come
Età Feudale, durante il quale i poteri saranno assunti dalle autorità locali, i
Nomarchi, con dinastie che si accavalleranno e convivranno in aree distinte del Paese.
Con la VI, infatti, termina l’
Antico Regno ed inizia il periodo del
caos meglio noto come
Primo Periodo Intermedio che comprende ben 4-5 Dinastie con riferimenti quanto mai sibillini, quando non incomprensibili. Non dimentichiamo che
Manetone, cui si deve la ripartizione in “
Dinastie” dei Re/Faraoni egizi, citato da
Sesto Africano (cui si dovrebbe peraltro la frase sopra riportata relativa alla bellezza di Nitocris, e non ad Eusebio), a proposito della VII Dinastia
(cui alcuni studiosi vorrebbero assegnare proprio Nitocris) scrive:
“…settanta re di Menfi che regnarono per settanta giorni…” mentre
Eusebio di Cesarea migliora leggermente la situazione scrivendo
“...cinque re che regnarono per settanta giorni...”.
Appare chiaro che tale indicazione voglia solo sottolineare una situazione di totale disordine e di ingestibilità, con tumulti, rivolte e lotte civili che portarono, peraltro, alla “
democratizzazione” delle sepolture. Queste, infatti, sino ad allora erano appannaggio esclusivo del Re che poteva concedere al suo
entourage (e di qui il gran numero di sepolture minori che circondavano i complessi regali) di “
godere” in morte della sua vicinanza.
Nella biografia di
Uni si legge:
“Pregai la Maestà del mio Signore che mi portasse un sarcofago di pietra bianca. Sua Maestà fece che un portasigilli del Dio, insieme ad una squadra di marinai al suo comando, traversasse il fiume per portarmi questo sarcofago. Arrivò per suo mezzo, in una grande zattera della Residenza, col suo coperchio, una falsa porta, un architrave, gli stipiti e la soglia. Mai era stata fatta in passato una cosa simile per nessun servitore”
Quanto ai disordini ed al caos, questo è testimoniato, peraltro, già precedentemente durante il regno di
Pepi I, da un complotto organizzato nell’
harem del Re per il quale venne incaricato delle indagini proprio
Uni che scrive nella sua biografia:
“Ci fu un processo nell’Harem contro la grande sposa del Re, Iametes, in segreto, e Sua Maestà mi fece andare per giudicare, solo, senza che ci fosse alcun giudice-visir, nessun Funzionario, eccetto me, perché ero pregiato e piacevole al cuore di Sua Maestà e Sua Maestà aveva riempito il Suo cuore di me…”