Quando e perchè Roma abbracciò l'Egitto?

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-Kiya-
00domenica 15 febbraio 2009 00:24
Le vicende Tolemaiche e quelle Romane, risalenti all'Epoca Tardo-Egizia, sono grossolanamente note a tutti.
Personaggi e fatti di rilevante importanza che trovano posto in qualsiasi testo di storia scolastico.

Ma quando e perchè Roma giunse a mettere mano sull'Egitto è fatto alquanto oscuro, oserei dire.
Il via a questo avvicinamento partì da Tolomeo V e dalla sua alleanza con Roma, scaturita a seguito degli eventi che succedettero alla Seconda Guerra Macedone, provocata dalle intenzioni di Filippo V di mettere le mani sulle Isole Egee.

Ma da allora trascorsero ancora decenni prima che Roma annettesse definitivamente l'Egitto al suo Impero.

Vogliamo tentare di ricostruirne fatti e conseguenze insieme?
-Kiya-
00mercoledì 18 febbraio 2009 08:40
Nessuno è interessato ad approfondire la tarda Epoca egizia?
Hatshepsut76
00mercoledì 18 febbraio 2009 09:57
da parte mia posso dirti che Cesare inseguì Pompeo in Egitto, dopo la battaglia di Farsalo, svoltasi il 9 agosto del 48 a.C, in cui lo sconfisse, e al suo arrivo lì un eunuco gli consegnò la testa di Pompeo, ma a quando risalirebbe l'interesse di Roma per l'Egitto lo ignoro... forse però quel momento lì potrebbe aver coinciso con l'inizio dell'interesse romano...
-Kiya-
00sabato 21 febbraio 2009 15:42
L'Egitto a Roma per testamento.
Giorni fa ho posto la questione su un altro Forum, esclusivamente dedicato alla storia dell'Impero Romano, dove peraltro ho avuto il piacere di incontrare la nostra Nefertari Merenmut.

La stessa mi ha riferito che l'Egitto entrò nei domini di Roma, secondo la volontà espressa da Tolomeo XI Aulete nel suo testamento.
Documento di cui non si è conservata traccia e che si ritiene, naturalmente, un falso.

Le informazioni a riguardo sono molto confuse, al punto che non è chiaro se effettivamente si trattasse di Tolomeo XI o di un suo predecessore.

Volgo l'attenzione a questo argomento e cerco di saperne di più.
antonio crasto
00sabato 21 febbraio 2009 16:55
Le complicate vicende dell’Egitto tolemaico e i progressivi interventi di Roma si possono cogliere , anche se sommariamente, nella pagina web:

http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell'Egitto_greco_e_romano

Riporto le frasi che riguardano i contatti fra Egitto e Roma.

Nel 197 a.C. Tolomeo fu dichiarato maggiorenne ed intorno al 194 a.C. sposò la principessa seleucide Cleopatra I. Sul fronte interno, continuarono le rivolte in Tebaide, riconquistata nel 186 a.C., e nel Delta. In politica estera Tolomeo strinse rapporti di amicizia con i Romani.

Nel 180 a.C. gli successe il figlio Tolomeo VI Filometore. Essendo un bambino, regnarono al suo posto prima la madre Cleopatra I, e alla sua morte, avvenuta nel 176, due tutori. Nel 170 a.C. Antioco IV Epifanie invase l'Egitto, depose il Filometore e si fece incoronare re d'Egitto (169 a.C.). La cosa provocò una rivolta ad Alessandria, dove fu proclamato re il fratello di Tolomeo, con il nome di Tolomeo Emergete II, detto il Fiscone. Quando Antioco si ritirò, i due fratelli governarono insieme alla sorella Cleopatra II per alcuni anni sotto il controllo di Roma.

Il suo successore Tolomeo XI Alessandro II, figlio di Tolomeo X, non regnò a lungo. Dopo che ebbe ucciso la matrigna e moglie Cleopatra Berenice, fu assassinato dagli Alessandrini nello stesso anno in cui era salito al trono. Il suo testamento, probabilmente falso, lasciava l'Egitto a Roma.

Sempre nell'80 a.C. divenne sovrano un figlio di Tolomeo IX, Tolomeo XII Neo Dionisio (Aulete). L'Egitto era di fatto un protettorato di Roma, che si impadronì della Libia e di Cipro. Nel 58 a.C. Tolomeo XII fuggì a Roma, in seguito ad una rivolta della popolazione di Alessandria, ma tre anni più tardi i Romani lo restaurarono al potere. Morì nel 51 a.C., lasciando il potere al piccolo figlio Tolomeo XIII, che regnò insieme alla sorella e moglie Cleopatra VII.
-Kiya-
00sabato 21 febbraio 2009 17:05
Sono gli stessi riferimenti in cui mi sono imbattuta anche io.

A quali vado ad aggiungere i seguenti:


Nell’88 a.C. Tolomeo X Alessandro I (circa 140-88 a.C.) aveva lasciato l’Egitto in eredità al popolo romano, o almeno questo venne sostenuto. Ma il Senato romano non aveva accettato l’eredità . In effetti Tolomeo IX Soter (142-81 a.C.), fratello di Tolomeo X, era ancora in vita e regnava sull’Egitto. Nell’81 Soter morì. Nell’80 Silla (138-78 a.C.), dittatore di Roma, favorì l’ascesa al trono d’Egitto di Tolomeo XI Alessandro II (circa 100-80 a.C.), figlio di Tolomeo X Alessandro I. Ma poco tempo dopo il popolo di Alessandria insorse e uccise Tolomeo XI. Per impedire che Silla intervenisse di nuovo o annettesse l’Egitto a Roma, fu chiamato dalla Siria Tolomeo XII Auletes, figlio illegittimo di Soter.
Silla si ritirò dalla politica nel 79 a.C., lasciando un potere che pur nell’ambito di una struttura costituzionale Repubblicana – aveva i caratteri autocratici della monarchia. Ma il senato, non più in grado di garantire una salda guida allo stato, dovette affidarsi di nuovo alle armi e ai poteri eccezionali conferiti a un solo uomo, Pompeo.



tratto da: www.storiafilosofia.it/roma-dal-753-ac-al-31-ac



e questo:



Il trono dei Lagidi era vacante con la morte di Alessandro II e la linea dinastica era estinta.
Vi erano pero' due figli del Latiro entrambi illegittimi: uno divennne re d'Egitto e l'altro di Cipro.
Il nuovo faraone prese il nome TOLOMEO XII FILOPATORE FILADELFO NEO DIONISIO AULETE (suonatore di flauto).
Roma, la cui influenza in Egitto continuava a crescere a causa anche del testamento di Tolomeo VIII Evergete II, non lo riconobbe come faraone e allora l'Aulete cerco' di comprare la nomina offrendo soldi a tutti i potenti romani.
Il tesoro egiziano presto si esauri' e l'Aulete fu costretto ad aumentare le tasse e a chiedere soldi in prestito ai banchieri di Roma e agli strozzini.
Presto' soldi anche a Cesare che lo riconobbe subito Faraone e 'Amico del Popolo Romano': dopo vent'anni di tentativi l'Aulete ce l'aveva finalmente fatta.
L'Aulete pero' ormai si era indebitato troppo ed era nelle mani delle banche romane. Per restituire il denaro svaluto' quasi completamente la moneta egiziana e arrivo' alla vendita a caro prezzo delle cariche pubbliche.
Per cercare ulteriori appoggi parti' un giorno di nascosto per Roma dove fu ospite di Pompeo. Gli alessandrini in sua assenza elessero regina sua figlia Berenice IV.
I romani pero' riportarono sul trono l'Aulete, Amico del Popolo Romano, che fece di tutto per farsi odiare uccidendo tra l'altro Berenice.
L'inglorioso Tolomeo Aulete mori' nel 51 a.C., ma non in miseria: era riuscito fino all'ultimo a racimolare denaro.



tratto da: www.cartigli.it/Tolemaici/Lagidi_1.htm

Data la confusione generatasi, quindi, opto per tornare alla consultazione di testi dedicati all'argomento. Ragion per cui, sto sfogliando il volume "L'Egitto dopo i Faraoni", indagando il parare di Alan Bowman in proposito.
-Kiya-
00sabato 21 febbraio 2009 20:16
In merito all'annessione dell'Egitto a Roma, sotto forma di Provincia Imperiale, vorrei aggiungere che, indipendentemente dall'esistenza o meno del testamento di un Tolomeo, la sua diretta annessione avvenne in tempi successivi, concedendo al Regno Egizio di continuare a sopravvivere, seppur sotto il protettorato di Roma.
Fu soltanto in seguito alla sconfitta subìta da Cleopatra e Marco Antonio, durante la Battaglia di Azio (31 a.C.) che l'Egitto divenne proprietà personale di Ottaviano, il quale provvide a installarci un prefetto (praefectus Aegypti), che fungeva da suo rappresentante ed era estraneo alla classe dei Senatori.

In questo l'Egitto si differenziava da qualsiasi altra Provincia Romana. Ho sottolineato, all'inizio di questo intervento, una preventiva distinzione: ho, infatti parlato di "Provincia Imperiale".
Questa si distingueva, per tipologia, dalla Provincia detta, invece, "Senatoria".
Fu proprio Augusto ad intervenire sull'amministrazione provinciale, riorganizzandola.
Tra le province Senatorie si annoverarono quelle di più antica annessione, ormai pacificate, entro le quali, quindi, non era più necessaria la presenza di legioni. Esse erano affidate al controllo del Senato, il quale provvide ad assegnarvi dei proconsoli e dei propretori, che restavano in carica per un anno.

Le Province Imperiali, invece, contavano sulla costante presenza di Legioni. Per l'importanza rivestita nell'ambito delle finanze statali, restarono sotto il diretto controllo dell'Imperatore, in nome dell'Imperium Proconsularis Maius, una carica a vita.


Tutte le province, in base alle necessità rilevate di momento in momento, e alla loro importanza, potevano transitare da una tipologia all'altra. In entrambe i casi era l'Imperatore a intervenire nella nomina dei relativi Governatori.
Si aveva particolare riguardo a far sì che le province più grandi fossero poi smembrate in realtà più piccole.
Tale operazione aveva come finalità quella di garantire il controllo del potere del Governatore, affinchè non potesse considerare la possibilità di impadronirsi del trono imperiale.

Le province Imperiali si distinguevano dalle Senatorie anche sul piano del regime tributario. Queste ultime erano soggette al cosiddetto "stipendium", ovvero una somma fissa prelevata in modo autonomo dalle singole città. Le province Imperiali, quali l'Egitto, erano invece sottoposte a rilevazione catastale. Il tributo dovuto a Roma, pertanto, gravava direttamente sul suolo e sui singoli proprietari.
-Kiya-
00domenica 22 febbraio 2009 00:46
Eccoci al dunque.
Secondo quanto scritto da Bowman, Professore di storia antica ad Oxford, Roma trovò terreno fertile in Egitto a seguito di una serie di sommosse interne, partite da Menfi, il cui desiderio era quello di prevaricare Alessandria, per tornare alle proprie tradizioni e allo splendore, riconquistando il potere che l'aveva distinta in passato. I Tolomei erano considerati alla stregua di usurpatori.

Questo ritorno di coscenza nazionalista minò dall'interno il potere Tolemaico ed esempi di letteratura "propangandistica" del tempo, come la "Cronaca Demotica" (una raccolta di racconti aventi per protagonisti gli antichi Faraoni) o l'"Oracolo del Vasaio", ne sono testimoni. Anche il testo contenuto sulla Stele di Rosetta è segnale del timore della dinastia in carica. Con esso, Tolomeo V, infatti, volge l'interesse alle vicende interne, nel tentativo di conciliazione con la tradizione egizia locale, in un momento in cui questa risulta essere divenuta decisamente minacciosa per la sua casata.

In un clima già di per sè alquanto acceso, intervenne un altro fattore scatenante, rappresentato dall'intervento del sovrano seleucide Antioco V, il quale, durante il regno di Tolomeo VI invase l'Egitto e si fece incoronare faraone, secondo il rito tradizionale, non trascurando di porre a Menfi un suo governatore.
Questo episodio provocò l'intervento di un ambasciatore Romano, Popilio Lenate, che, giungendo nel Delta, impose ad Antioco V di ritirarsi.

Di amicizia e di alleanza con Roma si era già parlato durante il regno di Tolomeo II Filadelfo, quando un'ambasceria Egizia aveva svolto funzione di mediazione durante la quinta guerra siriaca.
Nel 168 a.C., tuttavia, il potere di Roma ebbe il sopravvento. L'Egitto rimase un regno indipendente, ma solo in apparenza. La sua indipendenza da quel momento in poi fu esercitata a discrezione di Roma e sotto la sua protezione.
Fu, in ogni caso, nel 155 a.C. che Tolomeo VIII Evergete Fiscone, Re di Cirene, installato sul trono Egizio proprio da Roma, espresse il desiderio di consegnare il proprio Regno all'Impero.

Durante l'ultimo secolo della dinastia Tolemaica si assistette a un progressivo declino, in cui i sovrani tolemaici erano, ormai, da ritenersi soltanto dei fantocci nelle mani di Roma, la quale non dovette far altro che concedere il proprio appoggio ad un Regno che non aveva più alcuna influenza al di fuori dei confini Egizi, nè, tantomeno, ambizioni che avrebbero potuto minacciarla.
Inoltre, l'Egitto rappresentava un'allettante fonte di ricchezza, alla quale risultò difficile resistere.

Nel 65 a.C., Giulio Cesare manifestò l'intenzione di annettere l'Egitto a Roma, come provincia, ma si risolse in un nulla di fatto.
Nel 58 a.C. Tolomeo XII Aulete fuggì dall'Egitto, abbandonando il trono, sul quale fu rimesso, pochi anni dopo, da Pompeo. Le sue finanze vennero amministrate da un cittadino romano, e subentrarono generali romani quali consiglieri negli affari militari del Paese.
Alla morte di Tolomeo XII il suo testamento fu depositato presso l'erario pubblico romano e Pompeo fu nominato tutore del giovane erede, Tolomeo XIII.
Con ogni probabilità, Pompeo decretò l'espulsione della sorella maggiore e coreggente del Re, Cleopatra VII, per avere la libertà di amministrarne le finanze.

Da questo momento in poi, la storia dell'Egitto e il suo declino ci sono, tristemente, note. Ciò che restava delle Due Terre fu annesso definitivamente all'Impero, come provincia, per il quale divenne risorsa di inestimabile valore.
Il grande Egitto dei Faraoni si trasformò, dunque, così nel "Granaio di Roma".

Il grano non rappresentò certo l'unica risorsa. Anche i materiali da costruzione provenienti dal Mar Rosso, di qualità indubbiamente pregevole, e parte delle monumentali costruzioni che hanno reso grandi i Faraoni di ogni epoca egizia, contribuirono a donare a Roma il suo storico splendore.
roberta.maat
00venerdì 27 febbraio 2009 14:51
Molto interessante tutto questo e, qualora ce ne fosse ancora bisogno,è utile per confermare quanto in "egizianità" ci fosse in Cleopatra.
Discutibili i metodi, discutibili le azioni, ma secondo me espressioni forti di senso di appatenenza al suo paese.
Forse l'ultimo vero tentavivo di restituire all'Egitto la dignità che aveva perduto.
Una personalità, quella di Cleopatra, che secondo me non è ancora sufficiemente apprezzata.
Quando Roma si avvia ad essere totalmente caput mundi, una persona, figlia della più lunga civiltà mai esistita, pensa di ridare splendore al suo paese.
Ben due volte prova con sagacia e ostinazione del tutto femminili a
togliere la sua terra dalla posizione di paese sottomesso, sfruttando situazioni osservate e studiate con occhio politico.
La storia le dà torto però restituendocela come personaggio passionale inserito in un contesto dove lei risulta inadeguata.
Roma imperiale prorompe, trascinando nel buio antiche culture a favore di altre meraviglie.
-Kiya-
00venerdì 27 febbraio 2009 19:57
L'ispirazione di Cleopatra trae orgine da colui che fu grande: Alessandro, del quale la Regina si riteneva discendente diretta.

Il mito di Alessandro ebbe certamente un'eco molto forte. Del resto ce l'ha tuttora.

La sua forza fu quella di mostrare rispetto verso il credo dei popoli che conquistò, in larga parte abbracciandolo, seppur non rinnegò mai le sue origini. Una mente aperta e dinamica che seppe anticipare i tempi.
Hatshepsut76
00domenica 1 marzo 2009 18:56
Re:
-Kiya-, 27/02/2009 19.57:

Il mito di Alessandro ebbe certamente un'eco molto forte. Del resto ce l'ha tuttora.



Tra l'altro, Giulio Cesare nelle sue conquiste, nonché ascesa politica, volle emulare proprio Alessandro Magno...


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