Spesso nei testi in cui si parla della religione egizia, si da quasi per scontato che il lettore sappia che la definizione delle divinità di cui generalmente si parla è il risultato di secoli e secoli di speculazioni teologiche e di un’operazione di sincretismo iniziale avvenuta in un periodo indefinito attorno all’unificazione delle due terre.
In realtà di ogni divinità bisognerebbe fare una storia, per capirne bene l’origine e la collocazione nel pantheon del periodo classico.
Ad esempio si dice di Bastet che sia la dea gatta oppure che abbia forma di gatto o solo la testa di gatto, che sia protettrice della famiglia, dell’amore, ma anche della musica, della danza, ecc.
Secondo me questo vale in un certo periodo della storia egizia, ma non è sempre stato così.
Torniamo alle origini, cerchiamo nella religione egizia i relitti delle fasi precedenti, cioè della religione delle società totemiche.
Uno studioso di antropologia, S. Reinach, circa un centinaio di anni fa, (su Revue Scientifique, 1900) formulò una specie di “codice del totemismo”, in cui ne sintetizzava in 12 punti le principali caratteristiche:
1) Determinati animali non devono essere né mangiati né uccisi; gli uomini allevano esemplari di queste specie animali e li circondano di cure.
2) Un animale morto accidentalmente è compianto ed è sepolto con gli stessi onori che un membro della tribù.
3) In certi casi il divieto di cibarsene riguarda solo una certa parte del corpo dell’animale.
4) Quando ci si trova costretti ad uccidere un animale abitualmente risparmiato, ci si scusa con lui e si cerca di attenuare con ogni mezzo ed espediente la violazione del tabù, cioè il peccato.
5) Quando un animale è sacrificato ritualmente, è solennemente compianto.
6) In certe occasioni solenni e nelle cerimonie religiose si indossa la pelle di certi animali. Presso i popoli che ancora vivono sotto il regime del totemismo, ci si serve a questo scopo della pelle del totem.
7) Tribù ed individui si danno il nome di animali totem.
8) Molte tribù si servono di effigi di animali come insegne e ne adornano le loro armi; gli uomini dipingono sui propri corpi immagini di animali o se ne fanno fare un tatuaggio.
9) Quando il totem è un animale pericoloso e temuto, si pensa che egli risparmi i membri del clan che porta il suo nome.
10) L’animale totem difende e protegge i membri del clan.
11) L’animale totem preannuncia il futuro ai suoi fedeli e fa loro da guida.
12) Spesso i membri di una tribù totemica pensano di essere congiunti all’animale totem dal legame di una comune origine.
Pur sapendo che esistono obiezioni legittime ed aggiornamenti a questo codice, è comunque tutt’ora valido per identificare indizi di rituali totemici conservati anche nelle più moderne religioni.
E durante la storia egizia la religione maturerà tutte le fasi intermedie fino ad arrivare a quella che è senz’altro l’esempio più vicino ad una religione moderna, quella del periodo amarniano.
Punto 1.
Sappiamo che gli egizi avevano qualche problema con alcuni cibi, cioè non che fosse proprio proibito cibarsene, ma comunque venivano considerati impuri, come ad esempio il pesce.
E’ una cosa strana, credo anche rara presso i popoli antichi, ad esempio sul maiale molti erano d’accordo, ma il pesce è un tabù non molto comune.
Forse la risposta sta nel primo “faraone”, cioè Narmer, il suo nome contiene quello del pesce “nar”, può darsi che un tabù relativo ad una tribù si estese poi a tutto lo stato con la sottomissione di tutti gli altri nomi a quello di Narmer.
Data la sacralità del culto del toro invece, ci si aspetterebbero gravi proibizioni sulla carne bovina, invece pare di no, altrimenti in Egitto, dopo l’unificazione non si sarebbe potuto mangiare più nulla, data l’incredibile quantità di dei zoomorfi. Forse in questo caso la diffusione del culto a tutto il paese è avvenuta in un momento in cui il tabù del cibarsene era già superato, ma non posso escludere che in uno dei nomi per qualcuno la carne bovina fosse intoccabile; in India, presso alcune popolazioni moderne, questo si è conservato.
(continua)
[Modificato da pizia. 21/12/2006 12.31]