Perché Akhetaton

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antonio crasto
00domenica 19 ottobre 2008 11:17
La scelta di Amenhotep IV di costruire una nuova capitale, in un’area vergine del medio Egitto, può essere interpretata in modo differente.
La maggior parte degli Egittologi ha visto nel giovane faraone un mistico, desideroso di isolarsi con i suoi fedeli per venerare il vecchio dio Aton-Ra.
Questa scelta religiosa del coreggente o del sovrano unico avrebbe comportato un certo abbandono della politica e addirittura la decisione di non abbandonare la città per tutta la vita.

Vista in questi termini la figura di Akhenaton risulta decisamente sminuita, facendo di lui un esaltato, un pazzo e un traditore della patria.

Occorre, a mio parere, analizzare bene i vari aspetti, soprattutto alla luce di una eventuale coreggenza.

1° caso (non coreggenza), Amenhotep IV:

- sarebbe salito al trono dopo la morte del padre;
- avrebbe avuto 16-18 anni, il che vuol dire che sarebbe nato nel 23-21° anno di regno di Amenhotep III;
- avrebbe vissuto a Waset e/o a Malqata e avrebbe instaurato il nuovo culto dell’Aton, edificando un grande tempio a est dell’area sacra di Karnak;
- dopo alcuni anni avrebbe intrapreso la costruzione di Akhetaton per dedicarsi completamente alla venerazione dell’Aton-Ra;
- avrebbe giurato di non lasciare mai la nuova capitale, abbandonando in pratica la gestione politica del regno alla madre, Tiye, rimasta a Waset o Malqata;
- questa situazione di stretto isolamento sarebbe durata fino al 12° anno di regno, allorché si organizzò ad Akhetaton la festa dei tributi dei paesi che avevano contatti con l’Egitto, alla quale partecipò sicuramente la madre;
- dopo una serie di morti in famiglia: madre, figlia Maketaton, sposa Kiya e dopo la scomparsa dalla scena della Grande sposa Nefertiti, il sovrano nominò intorno al 14-15° anno di regno un coreggente, forse la stessa Nefertiti;
- questa scelta sembrerebbe confermare che egli non aveva figli maschi.

2° caso (coreggenza corta, per esempio 5 anni), Amenhotep IV:

- sarebbe stato nominato coreggente a causa di problemi di salute del padre;
- avrebbe avuto 16-18 anni, il che vuol dire che sarebbe nato nel 18-16° anno di regno di Amenhotep III;
- avrebbe coregnato insieme al padre a Waset e/o a Malqata e avrebbe instaurato il nuovo culto dell’Aton, edificando un grande tempio a est dell’area sacra di Karnak;
- dopo alcuni anni avrebbe intrapreso la costruzione di Akhetaton per dedicarsi completamente alla venerazione dell’Aton-Ra;
- si sarebbe trasferito nella nuova capitale nel 6° anno di regno;
- avrebbe giurato di non lasciare mai la nuova capitale, abbandonando in pratica la gestione politica del regno alla madre, Tiye, rimasta a Waset o Malqata;
- questa situazione di stretto isolamento sarebbe durata fino al 12° anno di regno, allorché si organizzò ad Akhetaton la festa dei tributi dei paesi che avevano contatti con l’Egitto, alla quale partecipò sicuramente la madre;
- dopo una serie di morti in famiglia: madre, figlia Maketaton, sposa Kiya e dopo la scomparsa dalla scena della Grande sposa Nefertiti, il sovrano nominò intorno al 14-15° anno di regno un coreggente, forse la stessa Nefertiti;
- questa scelta sembrerebbe confermare che egli non aveva figli maschi.

3° caso (coreggenza lunga, 12 anni), Amenhotep IV:

- sarebbe stato nominato coreggente forse dopo la morte dell’erede al trono, il fratello Thutmose;
- avrebbe avuto 16-18 anni, il che vuol dire che sarebbe nato nel 9-11° anno di regno di Amenhotep III;
- avrebbe coregnato insieme al padre a Waset e/o a Malqata per i primi cinque anni e avrebbe instaurato il nuovo culto dell’Aton, edificando un grande tempio a est dell’area sacra di Karnak;
- dopo alcuni anni avrebbe intrapreso la costruzione di Akhetaton per dedicarsi completamente alla venerazione dell’Aton-Ra;
- si sarebbe trasferito nella nuova capitale nel 6° anno di regno;
- avrebbe giurato di non lasciare mai la nuova capitale, disinteressandosi della gestione politica del regno, almeno per i primi 12° anni;
- questa situazione di stretto isolamento sarebbe durata fino al 12° anno di regno, allorché si organizzò ad Akhetaton la festa dei tributi dei paesi che avevano contatti con l’Egitto, alla quale partecipò sicuramente la madre, Tiye;
- dopo una serie di morti in famiglia: madre, figlia Maketaton, sposa Kiya e dopo la scomparsa dalla scena della Grande sposa Nefertiti, il sovrano nominò intorno al 14-15° anno di regno un coreggente, forse la stessa Nefertiti;
- questa scelta sembrerebbe confermare che egli non aveva figli maschi.

Salito al trono abbastanza giovane, egli si sarebbe estraniato dalla vita politica, lasciando ad altri la responsabilità politica: il padre, la madre, Ay e il consiglio di reggenza.
Le tre alternative non consentono di trovare una motivazione seria alla scelta della nuova capitale e al comportamento del giovane sovrano. Perché poi il giuramento di non abbandonare mai la località. Solamente un mistico fanatico o pazzo si sarebbe comportato così, tradendo Maat, l’Egitto e la sua gente.

Io ritengo che debba esserci stata una giustificazione più grande e tale da essere accettata, almeno inizialmente, dal clero e dall’esercito.
Per cui ritengo ipotizzabile che:

- qualche anno prima del giubileo di Amenhotep III (31° anno) si sia scatenata in Egitto una epidemia, forse di peste;
- questa malattia avrebbe portato alla morte l’erede al trono, Thutmose;
- Amenhotep III avrebbe constatato il violento contagio della malattia e intorno al 27° anno di regno avrebbe intuito la necessità di nominare un coreggente e separare le due corti;
- Amenhotep III si sarebbe spostato nel nuovo palazzo reale a Malqata, realizzando il suo isolamento in un’area desertica;
- Amenhotep IV avrebbe regnato inizialmente a Waset, ma avrebbe ben presto iniziato a edificare una nuova capitale nel Medio Egitto in un’area desertica;
- l’epidemia non sarebbe cessata, malgrado le preghiere a Amon, per cui i due sovrani ipotizzarono un ritorno al vecchio culto di Ra, instaurando la venerazione dell’Aton Ra;
- Amenhotep IV si rinchiuse dopo il 6° anno in una stretta quarantena ad Akhetaton, giurando di non abbandonare la città;
- la gestione politica del regno sarebbe rimasta ad Amenhotep III e alla sposa Tiye;
- Amenhotep IV si sarebbe dedicato alla venerazione dell’Aton e avrebbe delegato la gestione amministrativa e i contatti col padre ad Ay e in parte alla moglie Nefertiti;
- durante il 12° anno di regno , Amenhotep IV, convinto della fine dell’epidemia, avrebbe organizzato la festa dei tributi dei paesi stranieri, allargando le maglie dell’isolamento sanitario e determinando forse una ripresa dell’epidemia;
- alla morte del padre la situazione a corte vedeva la presenza di due principi: Smenkhkara a Malqata e Tutankhaton ad Akhetaton;
- la ripresa dell’epidemia consigliò un ulteriore isolamento in difesa dei possibili eredi al trono, per cui Nefertiti e alcuni principi si trasferirono nel palazzo settentrionale, lontano dall’epidemia che doveva ormai minacciare Akhetaton;
- in considerazione della giovane età dei due principi e forse per legittimare la futura successione di Smenkhkara, Akhenaton nominò coreggente quasi sicuramente Nefertiti;
- i due regnarono insieme fino al 17° anno di Akhenaton;
- la loro fine è avvolta dal mistero, ma è molto probabile che i due sovrani siano stati eliminati durante un colpo di stato e che il consiglio di reggenza abbia nominato sovrano Smenkhkara, a mio parere figlio di Amenhotep III e Nefertiti.

L’ipotesi dell’epidemia giustifica la creazione della nuova capitale, delle regge isolate e le due coreggenze. L’emergenza sanitaria giustifica ancora lo strano comportamento dell’Egitto nei confronti dei principi amici dei territori asiatici. Solamente una grave epidemia e una considerevole moria di soldati avrebbe proibito all’esercito di prestar soccorso ai principi amici attaccati dagli Hittiti e in particolare di rispettare l’alleanza con i Mitanni ormai imparentati con la famiglia reale.
-Kiya-
00martedì 21 ottobre 2008 09:11
In quanto al giuramento scolpito sulle stele di confine, non so se sia corretto interpretarlo letteralmente.
E' argomento che evoca molti dubbi, anche alla sottoscritta, questo è certo.
Preso per come si presenta parrebbe che effettivamente Akhenaton si sia imposto dei confini precisi da non superare mai, rinunciando a un'espansione territoriale che da sempre ha caratterizzato l'Egitto antico. Ma questo è poi vero?
Possiamo realmente affermare che le città si estendessero, allargando gli originali confini? o forse sarebbe più corretto affermare che se di espansionismo si intende parlare, bisogna inquadrarlo come annessione di nuovi territori, nuove città e non necessariamente come ampliamento di quelle esistenti.

Quella delle stele confinarie è prerogativa Amarniana, non essendone pervenute fino a noi altre che possano testimoniarne un uso comune. Ma questo non significa che ci troviamo di fronte a una negazione assoluta della possibilità che ne siano state erette anche altrove.

Quando parliamo di territorio e di confini geografici, non possiamo sottovalutare la geomorfologia della Valle, che certamente ha imposto dei limiti naturali, come quelli imposti dal Deserto, a Est come a Ovest. Allontanarsi troppo dalla fonte vitale, rappresentata dal Nilo, poteva essere sinonimo di stenti e perfino di morte.

Non escludo, poi, che l'impegno assunto da Akhenaton fosse in realtà un giuramento di fedeltà volta al suo Dio ("materializzato", se così si può dire, nella Capitale che il sovrano gli dedicò). Un desiderio di confermare che la strada intrapresa non sarebbe più stata abbandonata dal Re, per fare ritorno al Credo rinnegato, o per istituirne un qualunque altro.

Vi sono alcune righe di testo che, effettivamente, si presterebbero a tale interpretazione, nelle quali le parole volute dal Re sono inequivocabili. Egli giura di non abbandonare mai la città che il suo Dio gli ha chiesto di edificare (in quel luogo preciso, incontaminato e mai appartenuto a nessun altro Dio), per ricostruirne una altrove, motivando tale impegno con la volontà di Aton.

A ben leggere il testo, la versione lunga, presente su alcune delle stele confinarie, si apprende, inoltre, che il sovrano non pone dei limiti fisici a sè e alla famiglia reale, ma che, anzi, prende in considerazione la possibilità di essere colto dalla morte al di fuori dai confini di Akhetaton. Ragion per cui, fa delle stele una sorta di "testamento", nel quale detta chiaramente quale iter seguire, qualora quando indicato sarebbe accaduto.
Il Re sottolinea infatti che, qualora egli stesso, la Regina, una delle figlie o uno dei Sacerdoti votati ad Aton, uno dei "compagni del Re" fossero morti in una città diversa da quella del Dio, doveva essere garantito loro il ritorno delle spoglie entro i confini di Akhetaton.



i
-Kiya-
00martedì 21 ottobre 2008 09:16
mi pare che in questa discussione, in fondo, si riprenda la stessa questione che stiamo trattando anche nel 3d dedicato alla coreggenza.

Sarei, quindi, del parere di unirle, per evitare dispersione di informazioni e punti di vista che meritano di essere considerati in un contesto più ampio.

Siete d'accordo?
Hatshepsut76
00martedì 21 ottobre 2008 10:45
direi di sì...
roberta.maat
00martedì 21 ottobre 2008 12:15
Direi proprio sì anche io e mi trovo daccordo con questa interpretazione che, d'altra parte, ho già letto e non ricordo più se su Hornung o Gabolde.....di sicuro non su Aldred,forse proprio il primo.
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