Nudità maschile: eleganza o censura ?

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roberta.maat
00martedì 28 dicembre 2010 22:36
[SM=g999108] Dunque nell'arco di trenta secoli mai uno scultore, un pittore, uno scalpellino ha violato un canone artistico che riteneva forse illecita o sconveniente la riproduzione del nudo maschile. Neppure l'arte Amarniana, pur così libera dagli schemi iconografici precedenti ha fatto concessioni, nessuna licenza artistica, neanche accennata e neppure, mi sembra, in relazione alle immagini dei bambini.
I nudi femminili sono presenti e sempre fedeli alla stessa plasticità che ripete seni piccoli, discreti e normalmente velati quando non si tratti di danzatrici o donne intente ai lavori ed alle attività che non richiedevano abiti.
Assenti totalmente i nudi dei maschi eppure gli scribi non mostrarono lo stesso pudore.........utilizzando all'occorrenza il deterinativo di marito che ben conosciamo. Inoltre siamo abituati a leggere "toro possente" senza sospettare alcunchè di scandaloso.
Akenaton è nudo ma asessuato e su questo abbiamo letto le diverse interpretazioni, infatti non è questo che mi incuriosisce quanto invece la mancanza di riferimenti in tutte le altre occasioni.
Aggiungo che il desiderio di porre la richiesta dei vostri pareri mi è venuto durante la discussione sulle caratteristiche della Iside classicheggiante che prorompe con la sua femmilità così come prorompe in mascolinità la statua che compare al fianco mentre scriviamo. Non so chi rappresenti e se sia una staua greca o romana ma lo scultore non ha voluto ignorare, rispettando i suoi canoni artistici e non quelli del soggetto che ritrasse, che quel gonnellino plissato nascondeva una realtà inequivocabile. [SM=x822752]
Secondo voi quale spiegazione diamo ad una censura così severa ?
Merytaton62
00martedì 28 dicembre 2010 23:10
Quesito interessante, anche perchè il nudo maschile (si parla di nudo integrale)è, tutto sommato, un tabù ancora oggi:infatti ogniqualvolta un attore si lascia ritrarre o si esibisce senza veli suscita scalpore. [SM=x822728]
Molti azzardano una spiegazione di carattere estetico: la maggior parte delle persone troverebbe il corpo femminile più bello, privo com'è di quell'ingombrante "appendice".Secondo me, invece, è una la spiegazione va ricercata nel difficile rapporto che l'uomo - che pure generalmente vive con maggiore naturalezza la propria fisicità- ha con l'emblema della virilità stessa:tutto si può esibire, tranne "quello".E' noto, infatti, che molti uomini si fanno un sacco di problemi (infondati) riguardo la loro virilità proprio in relazione alla forma, dimensioni e quant'altro del proprio organo riproduttivo... [SM=x822727]
E' solo una mia idea,magari balzana. Spero di avere usato un linguaggio adeguato...
roberta.maat
00mercoledì 29 dicembre 2010 08:14
Mi sembrava di ricordare l'immagine di un bimbo nudo e in effetti uno dei figli di Seneb il nano è privo di veli ed ha il dito in bocca, testimonianza di assoluta innocenza.
Forse ne ricordate altri ?
roberta.maat
00mercoledì 29 dicembre 2010 08:38
".........Il Signore poi disse: «Come il mio servo Isaia è andato nudo e scalzo per tre anni, come segno e presagio per l'Egitto e per l'Etiopia, così il re d'Assiria condurrà i prigionieri d'Egitto e i deportati dell'Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l'Egitto.........."

Questo passo della Bibbia indica la connotazione fortemente negativa del nudo in Egitto e probabilmente suggerisce una atavica concezione molto radicata per cui al nudo maschile non fu dato mai nè un carattere "ludico" (vedi le lucerne del lupanare a Pompei) nè un significato propiziatorio legato alla fertilità.
NEFERNEFERURE
00mercoledì 29 dicembre 2010 09:08
Il pensiero mi corre al Dio Bes che aveva connotazioni positive, protettore della casa, del buon sonno, dio della fertilità..eppure non si sono risparmiati nelle rappresentazioni!
-francis-
00mercoledì 29 dicembre 2010 11:40
Io avevo delle foto di bassorilievi che riproducevano contadini al lavoro, ed erano completamente nudi, con le parti intime bene in mostra.
Forse ciò era possibile alla povera gente ma non ai regnanti.
Merytaton62
00mercoledì 29 dicembre 2010 12:04
Assai probabile. Del resto pure i personaggi raffigurati nudi in ambito greco-romano sono per lo più atleti, o schiavi, o danzatori,o comunque emeriti sconosciuti... [SM=g1621242]
-francis-
00mercoledì 29 dicembre 2010 13:52
Ricordo che era una scena di carestia. IL contadino era magrissimo, gli si vedevano le costole, e nudo...
roberta.maat
00mercoledì 29 dicembre 2010 14:53
Riassumendo, fino a questo momento, abbiamo :
Un bambino
Il dio Bes
Qualche contadino al lavoro
Forse alcuni schiavi stranieri
E' troppo poco per ammettere che la nudità maschile non fosse un tabù e che non esiste una profonda diversità culturale con popoli coevi.
Mi piacerebbe capire se si può azzardare un minimo di riferimento con la leggenda che vuole dispersa e poi divorata dall'ossirinco la "virilità" di Osiride.
pizia.
00mercoledì 29 dicembre 2010 18:16
A dir la verità sono abituata a vedere un sacco di nudi maschili nelle opere più antiche!
Ragazze care, [SM=g999108] [SM=g999108] siete accecate dal vostro amore per il Nuovo Regno, ma l'Egitto non è solo Nuovo Regno...
Le tombe dell'Antico Regno sono piene di uomini nudi, probabilmente i contadini, gli allevatori e tanti altri artigiani lavoravano normalmente nudi, un po' per praticità, ma anche per necessità.

Però il tabù del nudo era già sentito, infatti il sovrano e i funzionari si coprivano.
Nella Tavoletta di Narmer ad esempio, sono tutti nudi tranne il sovrano e i funzionari.
In questa fase iniziale della cultura egizia, poter coprire il proprio corpo dunque è segno di distinzione, solo alcuni personaggi hanno la facoltà di farlo.

La divinità però può ostentare i propri attributi: i colossi di Copto mi sembra siano proprio nudi, mentre Min non è mai nudo, però si riconosce dal suo pene sempre eretto, e quando si svilupperà il mito di Osiride egli stesso otterrà rappresentazioni itifalliche.

Mi sembra di aver già discusso sul problema della nascita dei vestiti, se troverò il topic posterò qui il link.
roberta.maat
00mercoledì 29 dicembre 2010 19:18
Ehi Pizia carissima, lo sapevo che mi avresti presa in castagna !
Il nuovo regno mi accieca (sarà corretta la i ?) e tu lo sai, poi c'è una buona dose di smemoratezza che ogni tanto mi piglia......come ho fatto a dimenticare Min ? E la tavoletta di Narmer? nascosta all'ombra dell'ultimo neurone del mio cervello !
Beh grazie, sei grande.
pizia.
00giovedì 30 dicembre 2010 09:34
Adesso mi fai arrossire... [SM=x822706] sono solo fissata col periodo più antico, ecco...

p.s. il fustacchione vestito di solo shendit e nemes, del topic su Iside, credo sia Antinoo nei panni di Osiride, porello...
pizia.
00sabato 1 gennaio 2011 19:40
Una delle popolazioni coinvolte nelle migrazioni, terminate con l'insediamento nella Valle del Nilo, è stata definita da Winkler "portatori di astuccio penico".

Essi potrebbero essere i portatori della censura nei tempi più antichi, ammesso e non concesso (qui bisognerebbe intervistare un antropologo vero) che l'astuccio penico indichi una censura e non, all'opposto, una volontà di evidenziare quella parte del corpo.

Secondo il mio parere, comunque, pur nella volontà di porre in evidenza il membro, coesisterebbe la necessità di mascherarlo, in modo che sia uguale per tutti, possibilmente simile a quello del Dio.

Se ciò fosse vero, dovremmo pensare che questa popolazione di "portatori di astuccio penico" abbia conquistato le altre, ponendosi a capo di esse, assumendo posizioni di comando; per questo motivo sarebbe giustificata la mancata diffusione, presso tutti gli starti sociali, del gonnellino o perizoma usato nel predinastico e durante le prime dinastie.

p.s. la "i" dovrei averla sbagliata io, perché non l'ho messa [SM=x822720]
roberta.maat
00lunedì 3 gennaio 2011 00:49
Re:

pizia., 01/01/2011 19.40]Una delle popolazioni coinvolte nelle migrazioni, terminate con l'insediamento nella Valle del Nilo, è stata definita da Winkler "portatori di astuccio penico".

Essi potrebbero essere i portatori della censura nei tempi più antichi, ammesso e non concesso (qui bisognerebbe intervistare un antropologo vero) che l'astuccio penico indichi una censura e non, all'opposto, una volontà di evidenziare quella parte del corpo.

Secondo il mio parere, comunque, pur nella volontà di porre in evidenza il membro, coesisterebbe la necessità di mascherarlo, in modo che sia uguale per tutti, possibilmente simile a quello del Dio.

Se ciò fosse vero, dovremmo pensare che questa popolazione di "portatori di astuccio penico" abbia conquistato le altre, ponendosi a capo di esse, assumendo posizioni di comando; per questo motivo sarebbe giustificata la mancata diffusione, presso tutti gli starti sociali, del gonnellino o perizoma usato nel predinastico e durante le prime dinastie.

p.s. la "i" dovrei averla sbagliata io, perché non l'ho messa [SM=x822720]




All'astuccio penico io avevo sempre dato un significato diverso.
Pensavo che fosse nè una censura nè una esibizione ma semplicemente una protezione da pericoli o incidenti.
In definitiva, ma potrei sbagliare, [SM=x822707] l'intuizione di come continuare la specie avrebbe potuto suggerire di salvaguardare [SM=x822752] il "necessaire".
Scherzi a parte, consultare un antropologo sarebbe opportuno.
Merytaton62
00lunedì 3 gennaio 2011 09:56
Credo che Roberta abbia colto nel segno: sono convinta che l'impiego dell'astuccio penico fosse dettato da motivi igienici.
-Kiya-
00lunedì 3 gennaio 2011 13:36
Re:
roberta.maat, 28/12/2010 22.36:

[SM=g999108] ...
Aggiungo che il desiderio di porre la richiesta dei vostri pareri mi è venuto durante la discussione sulle caratteristiche della Iside classicheggiante che prorompe con la sua femmilità così come prorompe in mascolinità la statua che compare al fianco mentre scriviamo. Non so chi rappresenti e se sia una staua greca o romana ma lo scultore non ha voluto ignorare, rispettando i suoi canoni artistici e non quelli del soggetto che ritrasse, che quel gonnellino plissato nascondeva una realtà inequivocabile. [SM=x822752]




La statua a cui ti riferisci è la seguente ed è di epoca Romana:



Proviene da Villa Adriana, a Tivoli ed ora si trova esposta nei Musei Vaticani.
Fu commissionata dall'Imperatore Adriano, in marmo bianco, e raffigura l'amato Antinoo (come correttamente anticipato da Pizia [SM=g999097] ), divinizzato post-mortem dallo stesso Imperatore, a rappresentare l'Alto Egitto.
E' alta 2,41 m.
Antinoo è qui assimilato ad Osiride, il dio che rinasce dalla morte, a simbolo di salvezza.

Ora procedo nella lettura del post e delle repliche [SM=g999103]

p.s. è interessante notare che, fino a questo momento, hanno replicato a questo 3d soltanto delle signore. I maschietti non si pronunciano? [SM=x822714]
-Kiya-
00lunedì 3 gennaio 2011 14:49
Di primo achito, mi vengono in mente, oltre a quelle già citate, le rappresentazioni di Thot in foggia di babbuino (un esempio eclatante lo abbiamo nella copia esposta nell'atrio del Museo di Torino) e le immagini del Papiro Erotico, il quale, rientrando in ambito satirico, è però un discorso a sé.

C'è poi la statua lignea del ka di Re Hor che, pur rappresentando un sovrano e pur indossando qualcosa (forse un succinto perizoma) risulta essere alquanto ... esplicita nelle parti intime.





Ma anche questo è un esempio risalente a prima del Nuovo Regno.
Occorre, forse, operare un'altra distinzione: quella fra i rilievi e la statuaria. Esistono esempi di statue linee raffiguranti soggetti maschili con i genitali esposti, anch'esse risalenti all'Antico o al Medio Regno. Al contrario delle pitture murarie, queste ultime potrebbero però aver previsto in origine la presenza di veri tessuti, a coprire le parti comunque chiaramente rappresentate.

Durante il Nuovo Regno, invece, anche le nudità precedentemente esposte, quelle dei ceti poveri già evidenziate, sembrano scomparire, a beneficio di gonnellini e perizomi.

Come è già stato anticipato, in effetti l'abbigliamento in genere era da ritenersi un elemento identificativo dello stato sociale dell'individuo. Il Re e, a seguire, le classi più benestanti si facevano rappresentare secondo canoni prestabiliti, indicativi della loro posizione nella società (quindi mai nudi, a sottolineare il loro stato di ricchezza e benessere). La comparsa di capi di abbigliamento indosso ad agricoltori, allevatori o semplici operai è dunque forse da ritenersi un segnale di un miglioramento nella sfera sociale. Non un vero e proprio arricchimento delle classi meno abbienti, quanto piuttosto il desiderio di testimoniare (a beneficio di chi governava) un miglioramento della qualità della vita, vero o presunto che fosse.
pizia.
00lunedì 3 gennaio 2011 20:11
Esistono due correnti di pensiero, quella utilitaristica, secondo cui ogni invenzione o scoperta sarebbe dettata esclusivamente da necessità pratiche, e quella mistica, secondo la quale, al contrario, tutto quanto abbia una certa utilità sia stato scoperto o inventato casualmente, mentre si andava alla ricerca di altro oppure mentre non si cercava proprio nulla.
Pur non essendo estremista, rispetto né all'una né all'altra parte, ho spesso ragionato per praticità, ma ho spesso scoperto che anche l'altra parte può essere altrettanto efficace nella ricerca delle spiegazioni delle cose, così ho iniziato a pensare al contrario, partendo dalle ragioni simboliche, rituali e impalpabili.

Nel topic in cui avevamo parlato dell'esigenza del vestirsi in un paese così caldo, Francis aveva fatto un'ottima osservazione sulla necessità prima ancora rituale che pratica.
Mi era piaciuta al punto l'idea da scartare a priori, adesso, l'ipotesi utilitaristica.

Però l'igiene o la protezione data dall'astuccio penico mi lascia un po' perplessa... [SM=x822741] certi sono molto più lunghi del contenuto, e hanno agganci, così non è più rischoso?
Ci vorrebbe davvero l'intervento di qualcuno più pratico... di un portatore...

Accidenti in che spinaio... [SM=x822710]
-Kiya-
00lunedì 3 gennaio 2011 22:17
Re:
pizia., 03/01/2011 20.11:

...
Però l'igiene o la protezione data dall'astuccio penico mi lascia un po' perplessa... [SM=x822741] certi sono molto più lunghi del contenuto, e hanno agganci, così non è più rischoso?



Ho idea che ci imbatteremo quanto prima nella rivalutazione di una consuetudine vecchia di circa 4000 anni. Se ci legge qualche stilista, come minimo ne farà l'oggetto "cult" della moda Primavera/Estate 2011 [SM=g1621247]

pizia., 03/01/2011 20.11:

Ci vorrebbe davvero l'intervento di qualcuno più pratico... di un portatore...

Accidenti in che spinaio... [SM=x822710]




beh.... ho appena appurato che su Facebook esiste una pagina dedicata all'oggetto, frequentata da sedicenti "portatori". Il che rende plausibile l'ooportunità di saperne di più [SM=g1619695]



Scherzi a parte, a proposito: dell'argomento ne avevate accennato in questo thread:

Il Neolitico: il Signore degli animali e lo Sciamano

Quella dell'astuccio penico è un'usanza tutt'ora in voga, tra gli uomini di alcune tribù africane e in alcune zone dell'Asia e dell'Australia. Oggigiorno ha funzione in gran parte puramente ornamentale, ma anche di protezioone. Conserva, tuttavia, una sua valenza simbolica e rituale (ecco perchè differisce per materiali, forma e dimensione a seconda dei riti a cui è associato), ma è anche identificativo dello status sociale di appartenenza.
Forse la verità sta nell'insieme di tutte le supposizioni...
pizia.
00martedì 4 gennaio 2011 11:23
Già, e in teoria anche il rito o il simbolo rispondono ad una certa necessità, quindi pur sembrando mere vanità in realtà hanno una matrice utilitaristica... in senso lato... [SM=x822706]

E aggiungo alle rappresentazioni citate certe statuette votive di Min: alcune sono realizzate in blocco, cioé sono tutte dello stesso materiale, altre invece presentano un foro all'altezza del pene che non c'è, (come del resto negli stessi Colossi di Copto) esso era evidentemente realizzato in altro materiale, forse prezioso, oppure smontabile, per far fronte appunto, ad esigenze rituali a noi ignote.

Nel tempio, e ciò vale per quasi tutti gli dei, il simulacro della divinità serviva nei riti come fosse una persona vera, viva: al mattino i sacerdoti addetti entravano nella cella, "svegliavano" l'immagine, la spogliavano e la lavavano, poi la "toelettavano", con profumi, olii, gioielli, acconciature e abiti adatti al giorno, quindi le veniva portato il cibo come offerta...
In pratica questo tipo di rito ripercorreva l'esistenza in vita, dunque è possibile che anche altre funzioni vitali fossero ritualizzate.
emilioraffaele
00martedì 4 gennaio 2011 16:27
Sono l'unico uomo che partecipa a questa discussione, spero di non dovermene pentire. A parere mio il ragionamento andrebbe fatto liberandosi dai preconcetti di oggi. L'astuccio penico era sicuramente un simbolo e non una protezione, in quanto la copertura non comprendeva altre parti anatomiche, ben più delicate. Per me, la rappresentazione della nudità maschile veniva spesso evitata dall'artista, in quanto, FORSE, esteticamente non "adeguata". Altra cosa quando il Dio rappresentato in effigie costituiva un "significato", magari di fertilità. 

Che ne dite?
Hotepibre
00martedì 4 gennaio 2011 19:14
Beh, quale "portatore sano" di emblema inseribile in apposito astuccio (piaciuto il giro di parole?), direi che intanto sono d'accordo con Emilio: nella nudità maschile il pene corre, sicuramente, un rischio dovuto all'"intralcio" (si pensi a cosa deve essere correre tra foglie e rami, ma anche cosa sia l'azione stessa del correre), ma certo l'elemento che necessita di maggior protezione sarebbe il sacco scrotale (sarà un caso che gli scozzesi portano sul kilt, proprio lì davanti, una borsetta che si chiama, appunto, "penica").

In tal senso, la giustificazione della protezione sembrerebbe meno valida.
Resta tuttavia il fatto che ogni ornamento, ogni azione umana, specie se atavica, trova quasi sempre la sua ragion d'essere in un qualcosa di pratico. L'idea che derivi "ab origine" da motivazioni di ordine sacro o simbolico è, normalmente, un'effetto collaterale.
Il cimiero su un elmo medievale aveva prima di tutto un valore di utilità: far riconoscere colui di cui, causa l'elmo chiuso, non era possibile vedere la faccia; ma se si guardano gli elmi dei "vescovi guerrieri" del IX-X secolo, si noterà che rappresentano, spesso, emblemi della religione.
Appare chiaro che, in questo caso, la motivazione religiosa viene dopo la necessità pratica.

Non è da escludere perciò, a proposito degli astucci penici, che in origine abbiano avuto utilità pratica e che solo poi si sia data a tale usanza una valenza di altro genere.

Quanto alla rappresentazione della nudità maschile, mi permetto di osservare che anticamente si soleva indicare la mascolinità in molti modi differenti e non esclusivamente con una rappresentazione veritiera dell'essere maschio. Si pensi alle "erme" greche che, se femminili, avevano solo due brevissimi monconi laterali (generalmente parallelepipidi) all'altezza delle spalle, ma se erano maschili avevano anche, nella parte anteriore, un altrettanto breve moncone.

Siamo, si intende, nel campo della stilizzazione estrema, ma anche da un punto di vista artistico, direi che in origine bastava una qualunque "sporgenza" anteriore per caratterizzare il "maschio" e questo evitava, peraltro, la concreta difficoltà di rappresentazione dell'apparato genitale maschile (per di più tridimensionale).

Sebbene artisticamente si sia sempre ritenuto un nudo maschile più "bello" di uno femminile, direi che in ambiente greco i nudi maschili si sprecano a fronte di rapprentazioni femminili normalmente intabarrate in elaborati e splendidi pepli salvo, si intende, le molte Dee e Ninfe che girovagano per i boschi e le polle d'acqua a caccia del pastorello di turno o per farsi vedere da Giove con ben chiari intenti di autopromozione (...ora che ci penso, ma non è quel che avviene anche oggi a ben altri livelli più terreni?)
roberta.maat
00martedì 4 gennaio 2011 23:41
Siamo davvero in un roveto [SM=g999103] ormai.......occhio !
Hotep mi ha dato [SM=x822713] un' idea.
Forse l'astuccio penico è proprio una autopromozione [SM=x822752] Però attenzione.....mai comprarea scatola chiusa !
-Kiya-
00martedì 4 gennaio 2011 23:58
Re:
pizia., 01/01/2011 19.40:

Una delle popolazioni coinvolte nelle migrazioni, terminate con l'insediamento nella Valle del Nilo, è stata definita da Winkler "portatori di astuccio penico".




Pizia, Winkler dice anche dove si stanziò questa popolazione?
non mi stupirebbe se fosse nella zona di Coptos o di Akhmin...
Hotepibre
00mercoledì 5 gennaio 2011 01:36
Akhmin perchè sottposta al Dio Min?
-Kiya-
00mercoledì 5 gennaio 2011 01:45
sì, e anche Coptos ;)

Min, oltre ad essere ritenuto il Dio della fertilità, era anche riconosciuto come il protettore dei nomadi, dei carovanieri e dei viaggiatori. Inoltre le tracce del suo culto sono molto antiche. Anche in questo caso dobbiamo volgere lo sguardo al Predinastico.

Non mi stupirebbe, pertanto, se quell'antico popolo dei "portatori di astuccio penico" si fosse stanziato in quelle aree e avesse recato con sè il culto di Min.
pizia.
00mercoledì 5 gennaio 2011 20:05
Re:
emilioraffaele, 04/01/2011 16.27:

L'astuccio penico era sicuramente un simbolo e non una protezione,



Sono d'accordo, in questo caso penso che sia la ragione simbolica a prevalere, ma in fondo anche quella simbolica è una ragione, cioé sottende un'intento razionale, assecondato in qualche maniera... forse l'ho già detto [SM=x822741]

Vabbe', a parte il parere personale, torniamo seri, del lavoro di Winkler non so molto purtroppo, sono anni che lo cerco sul web, ma per ora nulla, solo citazioni [SM=x822734]
Però il campo dei suoi studi fu il Deserto Occidentale, nel quale si avventurò più volte alla ricerca di documentazione, reperti, testimonianze riguardanti la fase più antica della storia egizia e africana, lì dove sfuma nella preistoria, cioé il Neolitico.
La sua esplorazione avvenne attraverso le uadi più grandi, quelle coincidenti con importanti vie di comunicazione millenarie, fra le quali proprio la Wadi Hammamat, quella che dall'ansa di Qena porta al Mar Rosso.

E proprio l'ansa di Qena è il luogo in cui troviamo un'alta concentrazione di località correlate: Naqada, Copto, Akhmin, Abidos ...

Dall'esame dei petroglifi egli stabilì che le popolazioni convergenti verso l'area più ricca di risorse, coinvolte nel processo di aggregazione terminato nella "costruzione" dello stato egizio, si potevano classificare in 5 "tipi" differenti, fra i quali proprio i "portatori di astuccio penico", ma per dire di più devo rintracciare le mie fonti...
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