Nabta Playa

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pizia.
00martedì 4 agosto 2009 19:47
Gli antenati degli egizi
E’ vero! Ho trovato questo articolo su Archeo di Febbraio 2009

Reportage: Viaggio a Nabta Playa di Francesca Malandrucco, con foto di Carlos de la Fuente.


Dai primi mesi del 2008 il circolo calendariale di Nabta Playa è custodito all’interno del Museo Nubiano di Assuan, per sottrarlo ad un turismo invadente, portato là dalla fama acquisita negli ultimi anni da questo sito preistorico, fra le più antiche attestazioni di insediamento stabile in Africa.

Da questo articolo ho appreso alcune cose nuove molto interessanti.
In un altro topic

Agli albori della civiltà egizia: Nabta Playa

abbiamo discusso sulla possibile interpretazione stellare del calendario circolare di pietre, ma esiste l’ipotesi alternativa, qui proposta, che esso sia stato costruito per traguardare le fasi critiche del percorso annuale del sole, la stella diurna.

Si apre ancora una volta la possibilità che il popolo del Deserto Occidentale Nubiano rappresenti uno degli antenati culturali di quello egizio, anche per l’attenzione data al culto solare.

Oppure si può vedere la cosa sotto un altro aspetto: quando il lago di Nabta si prosciugò e la zona divenne solo deserto, il popolo che lì abitava, con le sue tradizioni, il suo pensiero teologico e il suo ordinamento sociale, migrò progressivamente verso il grande fiume, mantenendo in parte il suo bagaglio, confluito nella cultura egizia dello stato unitario.

La storia del sito è molto lunga, ben più di quella della nostra capitale, ad esempio, e va dai primi segni di occupazione, attorno al 10mila a.C, fino all’abbandono causato dalla desertificazione, definitivo attorno al 3500 a.C.

Le tracce più antiche sono state trovate sul Gebel Muqqadas,la Montagna Segreta, ma non si tratta certo di abitazioni.
In questo luogo convergevano molti gruppi legati da un culto comune, i cui riti venivano officiati sulla piattaforma dominante le praterie; di fianco a questa scorreva un fiume, immissario del lago di Nabta, il serbatoio di acqua sempre disponibile nella stagione in cui tutto il resto era ormai prosciugato.

I resti scavati consistono in alcuni tumuli circolari datati 7000 a.C., il più grande dei quali misura 4m.; sotto ad essi si trovano piccoli pozzi tagliati nella roccia, con all’interno, posti in una scatola, offerte sacre, soprattutto parti di gazzella.
Non si tratta dunque nemmeno di sepolture in senso stretto, ma di depositi rituali.

I nomadi arrivavano qui per celebrare l’arrivo delle piogge stagionali e invocarle o propiziarle, restavano un certo tempo in attesa e preparavano il luogo per i riutuali, quindi seppellivano tutto per tornare alle loro rotte abituali.

In seguito l’occupazione si spostò verso sud, nel pianoro compreso fra la collina sabbiosa di Nabta e il lago; qui l’area sacra assume diverse connotazioni, con allineamenti di megaliti in direzione nord-sud, circoli di pietre fra cui il calendario, tumuli, segni di sacrifici animali con prevalenza di bovini.

Gli allineamenti di menhir dichiarano l’attenzione di questo popolo per le principali direzioni dello spazio, vera ossessione per i loro discendenti egizi; ciò fa pensare alla teologia egizia, alle rampe di uscita dalle tombe, orientate verso nord, puntate verso le stelle Imperiture, il luogo in cui il defunto veniva proiettato per la sua vita eterna.

Il famoso calendario fatto a circolo di pietre serviva per individuare quanto tempo mancasse al solstizio d’estate, momento dell’anno in stretta connessione con il culto dell’acqua; viene datato 5000 a.C. dal gruppo di studiosi americani e polacchi attualmente incaricati degli scavi, coordinati dall’archeologo Romuald Schild; è stato trasportato al Museo Nubiano di Assuan per sottrarlo ai turisti attratti anche da questo, infatti negli ultimi anni, visitatori legati al pensiero new-age si danno appuntamento qui per festeggiare ancora il 21 giugno, contaminando il sito e, cosa ben peggiore, spostando pietre per creare circoli a loro volta.

Sulla sponda del lago fossile ci sono tumuli sparsi e menhir dei quali non si comprende ancora la logica.
Già Wendorf ipotizzò un legame della geografia dei massi con le stelle, ora sulla scia dell’interpretazione data da Brophy al circolo calendariale, un astronomo statunitense, McKim Malville, ha ricostruito altre connessioni con le costellazioni principali, visibili in cielo nel tardo Neolitico, fra il 4500 e il 3500 a.C., come Orione e l’Orsa Maggiore.

Nei tumuli a valle, più recenti rispetto a quelli trovati sull’altopiano, prevalgono i resti di bovini come animali sacrificati, testimonianza della concentrazione del culto verso questo animale, oltre che dell’economia, tradizione mai dimenticata, sviluppata in periodo dinastico, nella devozione alla dea Hathor sottoforma di vacca.
Diego Baratono.
00mercoledì 5 agosto 2009 07:56
Il culto dell'Acqua: che qualcuno incominci ad accorgersene? Speriamo ...
P.S.: già ad un'analisi molto superficiale, mi sembra di poter dire che i collegamenti stellari proposti dall'astronomo americano, non si riveleranno del tutto corretti. Esistono piuttosto altri riferimenti molto più pertinenti (si veda, ad esempio, la tomba di Senmut ed il relativo "gioco" che ho proposto) ...
pizia.
00giovedì 6 agosto 2009 07:21
Già, "il culto dell'acqua" è il modo in cui il professor Romuald Schild, dal 1974 impegnato a Nabta Playa, definisce la religiosità del popolo che qui ha abitato.
Sotto questa prospettiva, anche il culto del sole è ad esso conseguente e subordinato, in quanto utile ai fini dell'individuazione dei cicli delle piogge.

All'interno dell'articolo c'è un grande box su due pagine contigue, ve lo riassumo perché fornisce notizie molto interessanti.

il contributo di Giulio Lucarini, “Agricoltori ma non troppo”.

Non fu solo un centro cerimoniale, il lago divenne presto sede di insediamenti semistanziali, sfruttato per la riserva d’acqua durante la stagione invernale, solitamente asciutta.

Significativo da questo punto di vista si è rivelato il sito denominato E-75-6, uno dei più antichi villaggi dell’Africa.
Con il metodo del carbonio radioattivo sono state datate le varie occupazioni del sito, particolarmente ricco di resti vegetali, riassumibili in quattro fasi principali fra il 6300 e il 5300 a.C., delle quali la più importante sembra essere la seconda, attestata al 6000 a.C.

Sono stati indagati i resti di abitazioni circolari, del diametro di pochi metri, individuabili per la presenza di numerosi buchi da palo; ovviamente della sovrastruttura non rimane nulla perché realizzata in materiale deperibile, ma nei fondi sono stati trovati i resti dei focolari, allestiti all’interno, completi di incavi per la cottura dei cibi, delle fosse utilizzate come dispensa e dei pozzi scavati per l’approvvigionamento dell’acqua.

Fra i materiali rinvenuti vi sono molti strumenti in selce, in osso e anche ceramica decorata con righe a “rete” oppure a onde impresse con delle lische di pesce.
I resti vegetali trovati nelle capanne sono molto abbondanti e testimonierebbero l’attività di agricoltori degli abitanti, ma anche la loro capacità di trasformarli e conservarli, tramite stoccaggio su piccola scala, cottura, macinazione.
E’ stata anche avanzata l’ipotesi che alcune specie di piante fossero introdotte nel villaggio per usi terapeutici o magici.
In ogni caso le specie utilizzate erano ancora quelle caratteristiche dello stato spontaneo, non riscontrando in esse alcuno dei segni della manipolazione genetica dovuta all’addomesticazione.

emilioraffaele
00giovedì 6 agosto 2009 08:19
Gli antenati degli egizi
Grazie della preziosa segnalazione Pizia. Francesca Malandrucco non è solo un'egittofila convinta, ma è una signora molto attiva anche in campo cinematografico, in quanto è l'Addetta all'Ufficio Stampa del Festival Internazionale del Film di Roma, probabilmente la conoscerete. Riguardo all'articolo, ci sono le tracce per risalire all'indietro e per approfondire l'origine ed i legami storici tra gli Egiziani e gli altri popoli di quei tempi.

Dario
pizia.
00giovedì 6 agosto 2009 12:48
Dario, è un argomento che mi sta a cuore, conto sul tuo aiuto [SM=x822713]
pizia.
00lunedì 24 agosto 2009 00:56
Ho trovato questa pagina Nabta Playa, ho fatto la traduzione e la posto qui, di seguito.
Il testo non dice nulla di nuovo, inoltre mi sembra sia scritto in un inglese pessimo ed è piuttosto ripetitivo, ma visto che ormai la traduzione è fatta...


Nabta Playa – (circolo di pietre).
Localizzazione: 100KM ad ovest di Abu Simbel, Egitto.
Coordinate: 22° 32' 00" N, 0° 42' 00" E.


Il circolo di pietre a Nabta è speciale per diversi motivi. In primo luogo è l’unico cerchio megalitico in Egitto, ma forse, cosa più importante, era situato sul tropico del Cancro (presumibilmente in modo deliberato), fatto che lo rese il primo esemplare conosciuto di osservatorio astronomico del mondo.
I raggi del sole, al solstizio d’estate colpiscono il terreno in modo assolutamente verticale e non proiettano ombra per vari minuti.
Situato 100 km ad ovest di Abu Simbel, all’estremo sud dell’Egitto, Nabta Playa è un grande bacino interno prosciugato, che durante il primo Olocene (circa 11000-5500 anni fa calibrati al radiocarbonio) fu un grande ed importante centro cerimoniale per il popolo preistorico. Fu stagionalmente ed in maniera intermittente pieno d’acqua cosa che incoraggiava la gente a venire qui, così oggi contiene dozzine, forse centinaia di siti archeologici. Da molte regioni la gente arrivava a Nabta Playa per registrare avvenimenti astronomici, ereggeva allineamenti di megaliti e costruiva impressionanti strutture di pietra. 1). www.comp-archaeology.org/WendorfSAA98.html

Nabta Playa.
Nel Marzo 1998 una squadra diretta dal Prof. Fred Wendorf della Southern University Methodist Antropology, annunciò di aver trovato un sito megalitico. Il sito consisteva di un circolo di pietre, una serie di piani, strutture di pietra e 5 file di megaliti stanti e rovesciati. Romauld Schild della Polish Academy of Science (Accademia Polacca delle Scienze), confermò che una delle linee di megaliti era orientata nella direzione est-ovest.
Il bacino di Nabta Playa è stato occupato dall’uomo circa dal X millennio a.C., vi è prova della domesticazione di bestiame bovino, forse offre il primo suggerimento della seguente venerazione dei bovidi riscontrata nelle prime dinastie egizie.

Allineamenti – A Nabta, 5 allineamenti megalitici si irradiano in fuori da un agglomerato centrale di strutture megalitiche. Il piccolo cerchio di pietre contiene 4 serie di lastre ritte due di queste essendo allineate in direzione nord-sud, mentre l’altro paio di lastre stabilisce una linea di mira verso l’orizzonte del solstizio d’estate. Un allineamento est – ovest è anche presente fra una struttura megalitica e due grosse pietre che si trovano a circa un miglio di distanza. Inoltre ci sono altre due linee geometriche comprendenti circa una dozzina di monumenti litici addizionali, che conducono a nord – est e sud – est, entrambe dallo stesso megalite. 16). C. Knight & R. Lomas. Uriel’s Machine. Century. 1999
Astronomia – Nabta, essendo sul Tropico del Cancro, per un solo giorno, al solstizio d’estate, i raggi del sole colpiscono il terreno in maniera assolutamente verticale così le pietre non gettano ombre per diversi minuti.

Articolo – Science Daily 1998
Un assemblaggio di enormi lastre di pietra trovato nel Sahara egiziano, databile da circa 6500 a 6000 anni fa è stato confermato dagli scienziati come il più antico allineamento astronomico di megaliti conosciuto al mondo.
Conosciuto come Nabta, il sito consiste in un circolo di pietre, una serie di piani, strutture a tumulo in pietre e 5 allineamenti di megaliti stanti e rovesciati. Localizzato ad ovest del Nilo nell’Egitto meridionale, Nabta è precedente a Stonehenge e a siti preistorici simili nel mondo di circa 1000 anni, dice J. McKim Malville, professore di Astronomia della Pietra all’Università del Colorado.
Il sito di Nabta fu scoperto diversi anni fa da un team , diretto dal professore di antropologia Fred Wendorf, della Southern Methodist University. Nel 1997, un’indagine del satellite GPS di Malville, Wendorf, Ali A. Mazar dell’Egyptian Geological Survey e Roauld Schild della Polish Academy of Sciences confermò che una delle linee di megaliti era orientata in direzione est-ovest.
Un articolo sulla ricerca dei 4 apparirà il 2 Aprile nella rivista settimanale britannica di scienza “Nature”.

“Questo è il più vecchio allineamento astronomico di megaliti documentato al mondo” dice Malville. “Molti sforzi servirono nella costruzione di un sito cerimoniale e puramente simbolico”. Le lastre di pietra, di cui alcune alte nove piedi, furono trascinate sul luogo da un miglio di distanza e più, dice.
Le rovine giacciono sulla linea di battigia di un antico lago che iniziò a riempirsi d’acqua circa 11000 anni fa quando il monsone africano si spostò verso nord. Fu usato dai nomadi fino a circa 4800 anni fa, quando il monsone si mosse a sud-ovest e l’area divenne “iperarida e inabitabile”.
A Nabta, 5 allineamenti megalitici si irradiano in fuori da un agglomerato centrale di strutture megalitiche. Al di sotto di una struttura vi era una roccia scolpita raffigurante una mucca dritta in piedi, dice Malville. Il team scavò diverse sepolture di bovini a Nabta incluso uno scheletro articolato inumato in una camera provvista di tetto, sottolineato con argilla.
I capi gruppo neolitici che venivano a Nabta circa 10000 anni fa – probabilmente dall’Africa centrale – usavano il bestiame bovino nei loro rituali proprio come i Masai africani fanno oggi, dice. Non sono state trovati resti umani a Nabta.
Il cerchio di pietre di 12 piedi di diametro contiene quattro serie di lastre erette. Due serie furono allineate in direzione nord – sud, mentre il secondo paio di lastre traccia una linea di mira verso l’orizzonte del solstizio d’estate.
Siccome Nabta è in prossimità del Tropico del Cancro, il sole di mezzogiorno raggiunge il suo zenit circa tre settimane prima e tre settimane dopo il solstizio d’estate, impedendo agli oggetti dritti in piedi di gettare ombre. “Questi termini di pietra verticali nel cerchio corrispondono allo zenit durante il solstizio d’estate”, dice Melville, un archeoastronomo.
“Per molte culture dei tropici lo zenit solare è stato un grande evento per millenni”.
Un allineamento est – ovest è anche presente fra una struttura megalitica e due pietre enormi a circa un miglio di distanza. Inoltre ci sono altre due linee geometriche comprendenti circa una dozzina di monumenti litici addizionali, che conducono a nord – est e sud – est, entrambe dallo stesso megalite. “Non riusciamo ancora a capire il significato di queste linee”, dice Malville.
Durante l’estate e l’autunno i singoli monoliti litici sarebbero stati parzialmente sommersi nel lago e potrebbero essere stati indicatori rituali per l’inizio della stagione delle piogge. “L’organizzazione di questi oggetti suggerisce una geometria simbolica che integra la morte, l’acqua e il sole”, dice Malville.
Nonostante alcuni credano che l’”alta cultura” delle seguenti dinastie egizie fu mutuata dalla Mesopotamia e dalla Siria, Malville e altri credono che la complessa e simbolica cultura nabtea possa avere eventualmente stimolato la crescita della società costruttrice delle prime piramidi lungo il Nilo circa 4500 anni fa.
“La cultura di Nabta può essere stata l’innesco per lo sviluppo della complessità sociale in Egitto, che più tardi condusse alle dinastie faraoniche, dice. Il progetto Nabta venne fondato principalmente dalla National Science Foundation. Il sito contiene anche un’abbondanza di frammenti, inclusi piccoli sassi anneriti dal fuoco,provenienti dagli antichi focolari costruiti lungo l’antica sponda del lago, così come macine incise e conchiglie di ostrica decorate.
(Riferimento: Science Daily 3 Aprile 1998)


emilioraffaele
00lunedì 31 agosto 2009 22:36
Perdonami se non ho risposto con prontezza, ma in questo periodo non ho molto tempo a mia disposizione ed inoltre ho capito da poco (causa l'età) la funzione di FFZ. A mio avviso è basilare ricostruire le origini del popolo Egizio e poi assodare i motivi che lo hanno spinto ad aggregarsi in una società organizzata e soltanto sulle sponde del Nilo, anche se il fatto è sicuramente imputabile ai mutamenti climatici della regione. Dobbiamo pensare a 6/8000 anni fa ed anche di più, quando tutta l'Africa del Nord era una vasta, immensa savana, costellata da specchi d'acqua e abitata da animali di tutti i tipi. Come si può parlare (nell'articolo) con certezza di un sito preistorico egiziano, se sappiamo poco o niente degli Egiziani di allora?. E poi in quell'epoca vi era una distinzione tra i popoli Libici, Nubiani o altri?. Non credo. Magari erano riuniti in miriadi di tribù. Ecco perché, per me, diviene importante la comparazione genetica tra quelle popolazioni. Su questo argomento, a cui ho già fatto riferimento in precedenza, dovrei avere qualche informazione in più, anche se non proprio circostanziata. Debbo rientrare in città e riprendere in mano il libro del Dawkins, in modo da poter leggere insieme le sue ipotesi, formulate sulla base del DNA mitocondriale. Questo argomento - per un motivo che non so spiegare - mi appassiona più di ogni altro. Sono convinto che, risolto il primo, grande segreto, saremo in grado di poter svelare tutti gli altri successivi.
pizia.
00martedì 1 settembre 2009 01:22
emilioraffaele, 31/08/2009 22.36:

Perdonami se non ho risposto con prontezza,



Nessun problema Emilioraff, le discussioni sono sempre aperte, 24 ore su 24, quando hai tempo e voglia...

In effetti parlare di un sito egizio o, in generale di antenati degli egizi, per il popolo di Nabta, è quantomeno riduttivo.
Gli egizi sono un popolo formato da molte componenti diverse, probabilmente anche in epoca faraonica l'unica unità esistente era davvero quella statale, perché quanto ad aspetto, idee religiose, economia, ecc., esistevano ancora differenze talida poterli inquadrare diffcilmente in una "nazione" omogenea.
Questo rende ancora più ammirevole la creazione dello stato, perché esso diventa in questo modo l'unico motivo che tenne coese etnie così differenti fra loro, anche fisicamente.

Il fattore climatico sembra determinare la confluenza di molti popoli sulle sponde del fiume, ma lì non trovano il vuoto, bensì vari gruppi i cui antenati, a loro volta, si erano stanziati nell'area fluviale.
Quindi gli egizi non hanno un popolo identificabile come loro antenato, ma molti popoli possono essere stati loro ascendenti, e viceversa, questi popoli, tra cui anche quello di Nabta, nella loro migrazione verso la Valle, non hanno seguito una rotta in massa come un esodo, ma sono stati protagonisti di una diaspora che li ha portati a piccoli gruppi e in tempi diversi, lungo tutto il percorso del Nilo.
In più alcuni di essi potrebbero aver optato per un ritorno al nomadismo integrale, oppure per rotte nella direzione opposta, verso le coste, verso sud e verso ovest.

Forse solo l'indagine genetica potrà aiutare lo storico a stabilire la percentuale di componenti entrate in gioco, comunque dalla conoscenza delle varie culture una vaga idea si può già delineare.

Ad esempio Toby Wilkinson nel suo libro "La genesi dei Faraoni", prova ad individuare negli abitatori del sito preistorico di Armant proprio un nucleo di tribù provenienti dall'area di Nabta.
emilioraffaele
00domenica 13 settembre 2009 18:07
 

 

Cara Kiya, non so se questo scritto trova la giusta collocazione nell'argomento di Nabta Playa. Non so neanche se sono riuscito ad essere chiaro ed efficace, vedremo Il mio è un tentativo di contribuire alla creazione, almeno, di un punto iniziale, univoco sulla storia delle popolazioni antiche che hanno costruito la nostra civiltà. Come avevo preannunciato in altra occasione, ho provveduto a riportare - molto succintamente - alcuni passi di uno dei più recenti libri di R. Dawkins. Ho avuto molto piacere nel leggere il suo lavoro ed assicuro che, nonostante la dimensione del “tomo”, il racconto sulla storia della “vita” vola via come una favola. Vi consiglio vivamente di leggerlo.

 

 

RICHARD DAWKINS – IL RACCONTO DELL'ANTENATO

Stralcio del Racconto dell'Agricoltore (da pag.24)

 

Metodologia di studio – Il racconto di Eva:

…...C'è una notevole differenza tra gli alberi genealogici dei geni e gli alberi genealogici delle persone. Diversamente da una persona, che discende da due genitori, il gene ne ha uno solo di essi. Ciascun gene, per divisione, proviene da nostra madre o da nostro padre, da uno e uno solo dei nostri quattro nonni, da uno, uno solo dei nostri otto bisnonni e così via. Uno dei pedigree meglio documentati, risulta quello delle famiglie reali europee. Nell'albero Genealogico della casa di Sassonia – Coburgo, è stato riscontrato un gene difettoso (gene mutato), che causò ai quattro principi Alessio, Waldemar, Enrico e Rupert, l'emofilia, una malattia del sangue che si riconosce subito e che consiste in un difetto nella sua coagulazione. L'emofilia è ereditaria e si trasmette tramite il cromosoma x . I maschi hanno un solo cromosoma x, che ereditano dalla madre. Le femmine ne hanno due,(xx) uno ereditato dalla madre ed uno dal padre e possono soffrire di emofilia, se hanno ereditato il gene difettoso, sia dal padre sia dalla madre......Pertanto, procedendo a ritroso nel tempo (a proposito la la malattia della casa di Sassonia, risaliva alla regina Vittoria, quattro generazioni prima), si può seguire distintamente la genealogia di ciascun segmento di DNA, risalendo all'antenato comune che ha manifestato, per primo la mutazione. Anche il DNA Mitocondriale è utile alla ricerca, soprattutto per modelli di popolazioni molto antiche. Se confrontassimo il vostro DNA mitocondriale con il mio (parla Dawkins, ma va bene anche il mio), saremmo in grado di appurare quanto tempo fa abbiamo condiviso con un antenato comune, lo stesso tipo di DNA “mitocondriale”, grazie proprio al fatto che tutti noi riceviamo i mitocondri di nostra madre e di tutte le madri precedenti. Lo stesso comunque si può fare con i cromosomi Y, per sapere quando visse il nostro più recente antenato in linea maschile. I cromosomi Y sono utilissimi per gli studi delle popolazioni recenti. Nel corso di un elegante studio, si analizzarono campioni di DNA del cromosoma Y per verificare in che modo si fossero distribuiti nella moderna Gran Bretagna. I risultati dimostrarono che i cromosomi Y anglosassoni si erano spostati verso ovest, provenendo dall'Europa e si erano fermati piuttosto bruscamente al confine con il Galles.

 

Questa è la metodologia, descritta molto, ma molto semplicemente per motivi di spazio e per non creare maggiore confusione di quella che sono riuscito a creare ; detta metodologia è utilizzata dagli scienziati per determinare l'origine genetica di un popolo.

 

A quando risale la Rivoluzione Agricola:

 

…...La Rivoluzione agricola iniziò circa diecimila anni fa, alla fine dell'ultima era glaciale, in Mesopotamia, la regione che si stendeva tra il Tigri e l'Eufrate e che fu chiamata “mezzaluna fertile””. La civiltà mesopotamica fu la culla dell'intera civiltà e i suoi resti “erano conservati” al Museo di Baghdad. L'agricoltura si sviluppò anche, probabilmente in maniera indipendente, in Cina e lungo il Nilo. La Rivoluzione Agricola segna l'inizio dell'età della pietra, il Neolitico. Il passaggio di una civiltà nomade di cacciatori-raccoglitori, ad una società stanziale agricola, con tutta probabilità, introduce il concetto di “casa”. In altre parti del mondo, i contemporanei dei primi agricoltori erano cacciatori – raccoglitori, che vagavano costantemente da un luogo ad un altro e che non hanno lasciato tracce di loro.

 

Le migrazioni:

….I recenti studi sulla genetica hanno contribuito a risolvere un lungo dibattito sulle origini umane. Secondo l'ipotesi dell'origine africana, tutte le popolazioni attualmente viventi fuori del continente, discenderebbero da un unico esodo, avvenuto circa 100.000 anni fa. Al polo opposto, vi sono i multi regionalisti, o sostenitori delle origini separate, i quali credono che le razze che ora vivono in Asia, Australia ed Europa si siano divise in tempi lontani e siano poi discese in maniera separata da popolazioni regionali di Homo Erectus. Entrambe le teorie sono fuorvianti, specie la seconda, in quanto, andando a ritroso nel tempo alla ricerca dell'antenato comune, la separazione scompare, qualunque sia la teoria da cui si parte. In particolare è ancora in discussione proprio la data in cui saremmo usciti dall'Africa. Le due ipotesi vengono comunque distinte in:“migrazione antica dall'Africa” e “migrazione recente dall'Africa”, così da ottenere una teoria ibrida. E' infatti possibile che alcuni dei nostri geni siano usciti dall'Africa in tempi recenti (recenti , si fa per dire) e che altri ci siano stati trasmessi da popolazioni distinte di homo erectus regionale. Il biologo evolutivo Alan Templeton ha avanzato l'affascinante ipotesi della migrazione ripetuta dall'Africa. Restringendo la ricerca a diversi distinti “geni”, ha ricostruito la storia e la geografia dei geni di tutto il mondo e per un arco di tempo di centinaia di migliaia di anni. Egli ha utilizzato criteri rigorosi per scremare i dati. I geni esaminati appartenevano ad aplotipi longevi (aplotipo = tratto di genoma difficilmente separabile durante la fase della ricombinazione sessuale). Templeton ha concentrato l'attenzione su 13 aplotipi e per ciascuno ha calcolato “l'albero genetico” e ne ha così datato i vari punti di coalescenza (condivisione genetica), usando l'orologio molecolare (orologio calibrato utilizzando materiali fossili) Dalle date e dalla distribuzione geografica dei campioni, è riuscito a ricostruire la storia genetica della nostra specie negli ultimi 2 milioni di anni ed a trarre la deduzione che vi furono tre grandi migrazioni dall'Africa. Oltre alla migrazione Antica di 1,7 milioni di anni ed alla migrazione recente (sostenuta dai fautori dell'altra teoria, quella recente), ci sarebbe stato un altro grande esodo verso l'Asia tra gli 840.000 ed i 420.000 anni fa . L'ipotesi è suffragata dai risultati delle analisi su 3 dei 13 aplotipi. Per complicare la cose, altri segnali genetici indicano un'altra grande contro-migrazione dall'Asia all'Africa circa 50.000 anni fa (cambiamenti climatici?). Successivamente a questa fase, l'esame del DNA mitocondriale e di vari geni più piccoli, fanno pensare ad altre migrazioni: dall'Europa meridionale all'Europa settentrionale, dall'Asia meridionale, all'Asia settentrionale (tralasciamo l'Australia e l'America). Fra le tre grandi migrazioni dell'Africa ipotizzate da Templeton, altri segnali genetici indicano un andirivieni continuo di flusso genico tra l'Africa, l'Europa meridionale e l'Asia meridionale. Dalle prove fornite, si deduce che le migrazioni sia grandi, che piccole, hanno favorito l'incrocio genetico con popolazioni indigene, anziché, come poteva essere pensabile, il totale sterminio di un popolo per opera di un altro...............

 

Insomma, sembra chiaro che non si può parlare di purezza genetica di una popolazione, a meno che la stessa popolazione non sia rimasta geograficamente e culturalmente isolata per migliaia di anni (forse l'ipotesi può valere per gli indios dell'Amazzonia, o per pochi altri).

Allora mi stupisco dei risultati di certe indagini genetiche che hanno accertato (dicono) la discendenza di alcune odierne popolazioni da: Etruschi, Fenici, Assiri, Romani, Sardi, Celti, Sahariani, Asiatici, Indiani, Ariani, Ebrei, ecc., ecc.. Sulla base di che?.

E gli Egiziani? I risultati saranno gli stessi, cioè: una grande mescolanza di sangue con tutti i popoli con i quali sono venuti in contatto nei secoli. Certo che sarebbe un'altra storia se tutte le autorità mondiali esperte in materia, invece di muoversi in modo sparso, collaborassero congiuntamente. Gli esami genetici potrebbero essere effettuati analiticamente, per maggiori periodi di tempo (500/1000 anni), così da poter comunque ottenere una banca dati utile a coadiuvare la ricerca storica e la moderna archeologia.


Riccardo Banchi
00mercoledì 8 febbraio 2012 16:50
Tornando a Nabta Playa, consiglio la lettura de "Il mistero della genesi" di Bouval e Trophy. Il sito di Nabta è molto più articolato di quanto avevo capito e quello che "pizia." ha postato fa un po' chiarezza. Ci sono un sacco di cose che mi hanno lasciato un po' confuso. Il circolo di pietre è a mio avviso la struttura meno "importante", rispetto ai mega allineamenti e alle strutture interrate. Considerate che il circolo di pietra ha subito vandalismi e che alcune pietre (ad esempio la "vacca") è adesso nel giardino di un museo egiziano (mi pare Assuan). Insomma, sull'argomento che parecchio caos.

Riguardo a migrazioni e genetica, anche i libri di Cavalli-Sforza sono molto comprensibili.

Ric
pizia.
00mercoledì 15 febbraio 2012 09:43
Non l'ho mai letto, anche perché quell'autore mi scoraggia un po', ovviamente si tratta dello stesso Bauval delle teorie sulla piana di Giza e la Cintura di Orione... [SM=x822706]
Mentre Dawkins è certamente uno studioso serio impegnato in opere di divulgazione probabilmente meno controverse, ma in effetti prende l'argomento un po' alla lontana, anche perché non è particolarmente interessato alla storia egizia, invece Bauval sì.

Comunque immagino sia interessante, se non altro per i dati oggettivi in esso contenuti, infatti Bauval, grazie anche agli altri suoi best-sellers, possa contare su una certa disponibilità di denaro, capace di procurargli documentazione di prima mano, sopralluoghi, rilevamenti con squadre numerose e strumenti costosi...

In particolare a me interesserebbe leggere qualcosa di serio(ovviamente [SM=x822710] ) sulla migrazione del popolo di Nabta verso la Valle del Nilo e sui possibili siti di approdo, in particolare Armant.
Sai dove trovare documentazione?
Riccardo Banchi
00mercoledì 15 febbraio 2012 13:07
No, su quest'ultima richiesta non so che dirti. Armant e ovviamente un sito importante fra Nubte e Nekhen.
Tornando al libro di Bouval, logicamente va letto non come una pubblicazione archeologica. Chi però ha un po' di conoscenze in materia, si renderà conto che molte cose aprono a diversi interogativi. Non ho gran dimestichezza con l'archeoastronomia, pertanto non posso confutare un affermazione con cognizione di causa. Posso però non osservare che quel sito contiene molti aspetti da analizzare con successive campagne di scavi. La Stonehenge in miniatura è logicamente interessante, ma i megalitici allineamenti e le "sculture" rinvenute lo sono ancor di più. Il pinao di appoggio potrebbe risultare mooolto antico...
E' un libro da leggere. E sarebbe ottimo riuscire a trovare una documentazione grafica completa del sito, poiché io stesso resto con le idee confuse.

Ric










[Edit by Kiya: intervento rettificato, su richiesta dell'autore]
pizia.
00mercoledì 15 febbraio 2012 23:09

Devo confessare che l'archeoastronomia non mi ha mai fatto impazzire, anzi, tutt'altro.
Però in casi come Nabta è certamente un argomento da affrontare... spero proprio di trovare quel libro in una biblioteca [SM=x822706]
Del resto la documentazione reperibile è molto scarsa.
A me interesserebbero le relazioni di scavo e le stratigrafie in particolare, per saperne di più sulla cultura neolitica del nord-ovest africano, e magari il parere di qualche antropologo pittosto che quello di un archeoastronomo (anche se Bauval fra questi è un moderato).
In mancanza di disegni e foto ho cercato il sito su Google-map, avendo le coordinate, però senza successo, non si vede nulla...




[Edit by Kiya: intervento rettificato a seguito di modifica su post precedente]
Riccardo Banchi
00giovedì 16 febbraio 2012 10:17


Su Nabta e "dintorni "ci sarebbe da fare studi sistematici...
Non è però facile trovare chi voglia investirci.

Ric



[Edit by Kiya: intervento rettificato, in base alle modifiche precedenti]
Riccardo Banchi
00giovedì 16 febbraio 2012 13:42
Kiya, sei di una precisone assoluta!

Tornando a Napta Playa, l'archeastronomia non è il mio forte e di conseguenza non è un argomento per il quale impazziasco. Tuttavia può essere d'aiuto, ma per aver buoni risultati va sempre affiancata ad al tre discipline. Altrimenti si rischia di poter azzardare qualunque ipotesi.
L'ultimo libro di Bouval e Brophy, "pizia.", ti consiglio però di leggerlo. Dal momento che sei una persona competente, saprai leggerlo nel modo giusto.

Ric
-Kiya-
00venerdì 17 febbraio 2012 02:54
Re:
Riccardo Banchi, 16/02/2012 13.42:

Kiya, sei di una precisone assoluta!

Ric



Grazie [SM=g999103]

A me l'archeoastronomia affascina, sono sincera. Ma, data la mancanza di una preparazione scientifica adeguata, mi limita molto il fatto di non essere in grado di discernere i contenuti attendibili da quelli fuorvianti. Di Bauval lessi anni fa (alla sua prima uscita) "Il mistero di Orione", come la maggioranza. Ne restai affascinata, ma col passare del tempo dovetti ricredermi. Quindi fu la volta del "Mistero di Sirio" di Robert Temple, nel quale si narra delle antiche conoscenze astronomiche della tribù dei Dogon e in cui si fanno inevitabili parallelismi con la religione Egizia. Anche in quel caso, dovetti prendere atto della scarsa attendibilità delle informazioni divulgate.

Ho dunque maturato una ulteriore consapevolezza, quella che se volevo approfondire nell'ambito dell'Archeoastronomia avrei dovuto partire dalle basi, ossia documentarmi essenzialmente sulle conoscenze dei popoli antichi e, successivamente, sulla relativa applicazione nella sfera monumentale e architettonica da parte dei medesimi. Ad oggi l'unica lettura a tema che ho all'attivo, oltre a un testo che affronta la nascita dell'Astronomia nelle antiche Civiltà del passato (di cui fornirei volentieri i dettagli, ma rientra tra quei volumi ancora vittime del trasloco e "inscatolati" nel mio garage), è "Astronomia Egizia" di Carlo Gallo che ho letto e riletto con la consapevolezza di avere tra le mani un testo redatto con impeccabile professionalità e con profonda preparazione.
In questi ultimi anni ho poi messo da parte l'archeoastronomia per dedicarmi ad altri temi, consapevole che, prima o poi, rispolvererò quell'interesse. Per quando arriverà quel momento, ho già in serbo Astronomia Egizia di Massimiliano Franci [SM=x822725]


Riccardo Banchi
00venerdì 17 febbraio 2012 09:03
Il libro di cui parli è di Gallo o di Franci? (hai dato due nomi diversi)

Tornando a Bouval & C., i primi libri furono "sensazionali" ma non molto attendibili, sebbene su alcune questioni abbiano fatto in qualche modo centro. Le conoscenze e gli approcci di questi autori sono nel tempo migliorati e, sebbene non siano testi da considerare ufficiali, possono essere un contributo alla conoscenza di certi argomenti. O per lo meno fanno porre al lettore dubbi leciti.

Ric
-Kiya-
00venerdì 17 febbraio 2012 09:10
I libri sono due distinti, ma con medesimo titolo. Il primo è di Gallo ed è edito da Muzzio Editore. Il secondo è di più recente pubblicazione ed è scritto dal Dott. Massimiliano Franci (vedi scheda da link).
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