ciao,
ti mando un estratto sulla mummificazione (estrapolato dal glossario egizio che sto prepaprando). Spero che sia abbastanza esauriente anche se più mi addentro nello studio dell'antico egitto e più mi sembra di essere "un analfabeta"!!!
......."Fin dal periodo Predinastico gli Egizi si resero conto del fatto che il suolo asciutto favoriva la mummificazione naturale dei defunti seppelliti sotto la sabbia, solitamente in posizione fetale, avvolti in pelli di animali. Verso l’epoca Tinita, poi, comparvero le prime rudimentali mummificazioni che consistevano nell’impregnare i panni o le bende, che avviluppavano i corpi , con del natron o della resina. Ma bisognerà attendere fino alla VI^ din. per vedere affermata la tecnica dell’imbalsamazione vera e propria, comprendente anche l’eviscerazione del corpo prima del bendaggio, che andrà sempre più raffinandosi nel corso dei secoli. Questa consisteva in un’opera piuttosto complessa. Innanzitutto si procedeva all'estrazione del cervello dalle narici e degli intestini tramite un'apertura dell'addome. Tali parti venivano lavate ed imbalsamate a parte per essere poi poste in vasi canopi (v). Anche il corpo veniva abbondantemente lavato e trattato con aromi vari sia dentro che fuori; venivano quindi riempite le cavità rimaste vuote e si richiudeva il taglio con uno strato di cera o, nei casi di mummie reali, con una lamina di bronzo o argento. Si passava poi alla fase dell'essiccamento della salma che veniva posta per almeno 70 gg. in immersione in una soluzione di natron (v).(v. anche Imbalsamazione)
Terminato tale periodo tutte le aperture del corpo (narici, bocca e orecchie) venivano riempite con della resina o della cera , veniva quindi posto sull'incisione ricucita l'UGIAT (v) e delle protesi nei bulbi oculari, quindi la salma, dopo essere stata dipinta di giallo o di rosa, venivano poi dipinte le unghie delle mani e dei piedi.
La salma veniva quindi fasciata (v. Coachyti) con delle bende imbevute con sostanze che le incollavano l’una all’altra, fra le quali venivano inseriti vari talismani quali: Ushabti (v), il Pilastro Ged (v), il Nodo di Iside (v), lo scarabeo (v), ecc. (v. anche Amuleti) e veniva collocata sul volto una maschera (in epoca tarda questa venne sostituita da uno strato di gesso sul quale veniva dipinta l'effige del defunto). (v.anche Imbalsamazione).
I metodi variavano a seconda delle possibilità economiche, per i ricchi veniva posta sulla mummia una maschera d’oro o d’argento che raffigurava i tratti del defunto, per i meno facoltosi venivano utilizzate delle maschere fatte con una sorta di cartapesta ottenuta mediante papiro e lino mischiati con del gesso e quindi fatte asciugare e dipinte (a volte potevano essere anche dorate).
Erodoto ci tramanda tre differenti tipi di mummificazione dei quali il più accurato veniva a costare circa 270 “deben” (circa 25 Kg) d’argento e diversi mesi di preparazione (quella della moglie di Kheope, ad esempio, la regina Meresammkh III, durò ben 270 giorni).
Come afferma inoltre Diodoro al momento della mummificazione colui che era il “tracciatore” (v. Paraschisti) tracciava sul corpo del defunto la linea lungo la quale si sarebbe dovuto incidere, il “sezionatore” incideva, con una pietra etiopica, l’addome (e poi fuggiva inseguito dagli altri che lo rincorrevano prendendolo a sassate e maledicendolo, in quanto in Egitto era considerato reprobo colui che infliggeva ferite agli altri!), per ultimo venivano, poi, gli “imbalsamatori” (v. Taricheuti) che si incaricavano di estrarre le viscere e pulire l’interno del cadavere per prepararlo all’imbalsamazione (questi, afferma sempre Diodoro, erano considerati uomini santi ed avevano libero accesso ai templi)."