L'epilogo...
Sette meraviglie nei guai: sembrava una grande idea, quella del cineasta svizzero-canadese Bernard Weber, di rilanciare la millenaria competizione. E invece la proclamazione dei sette monumenti universalmente più belli dei nostri tempi, dopo la scomparsa (quasi) totale di quelli classici, sembra aver fatto tutti scontenti. Ma andiamo per ordine: Weber, viaggiatore, documentarista, fantasioso cosmopolita, nonché persona di qualche disponibilità economica, nel 2001 ebbe un colpo di fulmine. Non sulla via di Damasco, come San Paolo, per carità non facciamo paragoni, ma sulla strada di Bamyan, località dell’Afghanistan dove i talebani, per motivi evidentemente religiosi, fecero saltare in aria con quintalate di tritolo le celebri statue dei buddha giganti. Bernard Weber rimase, giustamente, scosso e decise di dare vita a una manifestazione in difesa dei monumenti e per finanziare un’eventuale ricostruzione dei buddha. Lanciò un giocoso «concorso di bellezza» via Internet per proclamate le nuove sette meraviglie del mondo. Le vecchie erano state indicate dal poeta Antipatro di Sidone 140 anni prima di Cristo ed erano: le Piramidi di Giza, unica meraviglia antica ad essere ancora oggi in piedi, alla periferia del Cairo, in Egitto; il Faro di Alessandria, sempre in Egitto; il Tempio di Artemide, a Efeso, oggi in Turchia; la Statua di Zeus, alta 12 metri era nel tempio di Olimpia, in Grecia; il Colosso di Rodi, statua gigante del dio Helios in bronzo, nel porto di Rodi, in Grecia; i Giardini pensili di Babilonia, si trovavano più o meno dalle parti dell’attuale Baghdad, in Iraq e il Mausoleo di Alicarnasso, tomba che la regina Artemisia fece costruire per il marito Mausolo (da cui deriva la parola mausoleo) e che si trovava nell’attuale Turchia. Acqua passata, ora si faranno le nuove. Weber annuncia che in una sfarzosa manifestazione a Lisbona, il 7, 7, 2007, in linea con una curiosa passione per la numerologia, si sarebbero proclamate le nuove meraviglie. Subito l’Unesco (la fondazione dell’Onu che si occupa delle belle arti e che ha un piano di protezione e recupero delle opere d’arte) ha messo le mani avanti. La lista delle «Nuove Sette Meraviglie», ha precisato l’organizzazione prima del mega show di Lisbona, «sarà frutto di una iniziativa privata che non potrà in alcun modo contribuire in maniera significativa e durevole alla preservazione dei siti eletti». In più l’Unesco è contrario alla ricostruzione dei buddha. Poco male, si va avanti con la «competizione tra monumenti». In gara ce ne sono 21 (cioè tre volte sette, evidentemente a Weber questi «giochini» da «Codice Da Vinci» piacciono tanto), indicati da un gruppo di esperti guidato dall’ex-direttore generale dell’Unesco (una rivincita dell’organizzatore), lo spagnolo Federico Mayor. L’elenco è un orrido «minestrone» nel quale figura tutto e il contrario di tutto: dal Cremlino alla Torre Eiffel. A decidere le «Nuove Sette Meraviglie» un sondaggio mondiale al quale hanno partecipato (dice lui) cento milioni di persone. Ed ecco che l’altra notte, con una manifestazione tipo trionfo Napoleonico, con Jennifer Lopez e Josè Carreras (chissà se prima si conoscevano), arriva l’elenco: la Grande Muraglia (Cina); la Statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro (Brasile); le rovine della città Inca di Machu Picchu (Perù); la piramide Maya di Chicen Itza (Messico); il Colosseo (Italia) e il Taj Mahal, il più grande monumento funebre del mondo (India). A tutti subito, già dalla cerimonia di sabato notte, salta agli occhi una tragica realtà: nell’elenco non ci sono le Piramidi, l’ultima rimasta delle antiche meraviglie. Sembra che al professor Zahi Hawass, supervisore delle antichità egiziane, sia preso uno sbocco di sangue. Gli organizzatori delle nuove Sette Meraviglie si affrettano a dichiarare le Piramidi d'ufficio, fuori concorso, «Meraviglia d’onore». Comunque il professor Hawass, tra i massimi archeologi della storia dell’umanità, sentenzia: «Questo gioco non toglie nulla all’Egitto e alle piramidi che restano l’unica meraviglia del mondo». Tra le meraviglie non figura nemmeno la Torre Eiffel. I francesi sono, a dir poco, delusi. Soddisfazione, giusto, in Italia. «È un riconoscimento - afferma il ministro dei Beni Culturali Rutelli - che riguarda quattro obiettivi: la civiltà romana, la città di Roma, il patrimonio culturale italiano e il martirio dei primi cristiani che è all'origine della diffusione del cattolicesimo». Ma che il Colosseo finisse tra le sette meraviglie era quasi scontato
[fonte: www.iltempo.it]