La religione egizia (Parte IV)

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Wotan.Guido
00domenica 20 maggio 2012 17:45
Resurrezione e Eternità
Lungo tutto l’Antico Regno, l’eternità era riservata al Re; solo verso la fine si ebbe quella che viene chiamata “la democratizzazione dell’Aldilà”, nata sull’onda del desiderio del popolo di vivere in eterno, dopo una vita ben codotta, il tutto incoraggiato dalla crescente importanza del culto di Osiride.
Osiride era il dio della fertilità e dell’agricoltura e quindi era la divinità ideale per diventare il dio della resurrezione e dell’eternità, dato che era il primo dio ad essere risorto. Uno dei suoi epiteti era “il Dio - Pastore”.
Accanto ad Osiride, persiste sempre Ra, già presente durante l’Antico Regno, cosicché si viene a creare il culto osiriaco accanto a quello solare.
Vi è un’ampia evidenza delle vie attraverso cui il rinnovamento della natura conferma il concetto di resurrezione spiegato dal mito: il ciclo giornaliero del sole (Khepri, Ra, Atum) e il ritorno del sole attraverso le 12 porte della notte; la barca celeste di Ra; l’annuale inondazione e la crescita delle colture; gli scarabei piccoli che emergono da una palla di sterco; il giglio acquatico che si chiude di notte per risbocciare al mattino:era così facile trasporre queste osservazioni in concetti religiosi.
Dato l’amore degli egiziani per la dualità,non stupisce che vi siano due tipi di eternità: “neheh” e “djet”.
Neheh è l’eternità ciclica, la rigenerazione ricorrente, che spiega il ciclo giornaliero del sole e il ciclo annuale delle colture.
Djed è l’eternità continua o continuità eterna. Viene rappresentata con il geroglifico del cobra (dj) con un semicerchio (t) e una barra (ta) = “djet-ta” = per sempre. Il cerchio, infatti, non ha inizio né fine; si pensi al cerchio “shen”, motivo comune nell’arte egizia, che deriva da da “shenu”, rotondo e significa senza fine.
Se si prolunga il cerchio “shen”, si ottiene il cartiglio, il simbolo dove viene inscritto il nome regale: così il Re è abbracciato nell’eternità.
il dio Ra è associato con “neheh” e Osiride con “djet”: un simbolo di Osiride è un pilastro con 4 barre trasversali, chiamato “djed”, cioé stabilità.
L’ordine in terra richiede “djed - stabilità” e il Re può avere il dominio (was) su tutto. La vita (ankh) è collegata a “was” e “djed” e tutti sono parte dell’ordine cosmico (maat). Ciò è garanzia di eternità per il popolo: è sufficiente che il popolo mantenga l’ordine con la fedeltà al Re e il rispetto dell’ordine sociale e civile.
Kareni
00domenica 20 maggio 2012 19:12
Complimenti e grazie, Guido!

Wotan.Guido, 20/05/2012 17.45:


(...)
Dato l’amore degli egiziani per la dualità,non stupisce che vi siano due tipi di eternità: “neheh” e “djet”.
Neheh è l’eternità ciclica, la rigenerazione ricorrente, che spiega il ciclo giornaliero del sole e il ciclo annuale delle colture.
Djed è l’eternità continua o continuità eterna.
(...)
il dio Ra è associato con “neheh” e Osiride con “djet” (...)



Sono del parere che "neheh" e "djet" stessero almeno in origine ad indicare due idee di eternità affatto simili, se non opposte; mi colpì molto la "definizione" che trovai nei Testi dei Sarcofagi:
"jr nḥḥ, hrw pw; jr d.t, grḥ pw" (Sq1C).
"l'eternità neheh è il giorno; l'eternità djet è la notte"

Ciò spiega anche più chiaramente perchè il primo termine fosse associato a Ra e il secondo a Osiride.
Due polarità quindi, seppur strettamente legate fra loro, che svelano accenti filosofici quasi eraclitei.

Un saluto a tutti!
pizia.
00giovedì 24 maggio 2012 00:11
Re: Resurrezione e Eternità
Wotan.Guido, 20/05/2012 17.45:


Osiride era il dio della fertilità e dell’agricoltura e quindi era la divinità ideale per diventare il dio della resurrezione e dell’eternità, dato che era il primo dio ad essere risorto. Uno dei suoi epiteti era “il Dio - Pastore”.


Questa tripla natura di Osiride è un primo segno di sincretismo egizio.
E' dunque pastore, agricoltore o morto vivente?
Le sue attribuzioni sembrano convergere da vari contesti culturali.
Dalle tradizioni orali, giunte a noi quando finalmente messe per iscritto, apprendiamo come Osiride fosse simbolicamente l'inventore dell'agricoltura; fu egli ad insegnarla agli uomini, con tutti i suoi segreti.
Dalle raffigurazioni rupestri, fatte quando gli egizi non sapevano ancora scrivere, abbiamo delle immagini di una divinità identificabile col futuro Osiride impegnata in attività connesse col bestiame, forse domestico.
Negli stessi contesti incisi su roccia, vediamo scene in cui questo personaggio avvolto nel sudario è trasportato su barche come in un funerale sul fiume, o per vie liquide ultraterrene.
In epoca faraonica i teologi ufficiali organizzeranno questo materiale proveniente da diverse tradizioni attorno alla figura di un'unica divinità, creando il mito di Osiride, riordinando tutto in un racconto teso a giustificare le necessità rituali.
Dubhe_Aivlis
00sabato 26 maggio 2012 22:46
Grandioso, davvero! Grande Guido!!! ;D
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