L'obelisco di Tuthmosi III a Central Park

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-Kiya-
00mercoledì 5 gennaio 2011 23:18
In base alle informazioni storiche pervenute fino a noi, Tuthmosi III fece erigere ben sette obelischi, di cui cinque nel Tempio di Karnak e due ad Eliopoli. I primi quale omaggio ad Amon, i due Eliopolitani dedicati ad Atum/Ra-Harakty.
Nessuno di essi è rimasto nella sede in cui fu collocato originariamente. Nessuno, oggi, si trova sul suolo Egiziano.
Dei cinque obelischi Tebani, tre sono andati perduti, i superstiti si possono ammirare in Piazza del Laterano a Roma e a Istambul.
I due monoliti Eliopolitani, pressocchè identici, oggi adornano Londra e New York. Entrambi sono in granito rosso, entrambi registrano un peso di circa 190 tonnellate e le reciproche decorazioni seguono uno schema comune.
Su ogni faccia del benben il sovrano è rappresentato come sfinge che fa offerte agli Dei della città. Ogni lato del fusto presenta una colonna di geroglifici centrale che reca il nome di Tuthmosi III e due laterali dove invece compaiono i cartigli di Ramesse II.
Le ragioni che indussero il Re a far erigere la coppia di obelischi è narrata su quello Londinese, sul quale si legge:

"[Tuthmosi] fece come suo monumento per suo padre Ra-Harakhty, l'erezione per lui di due grandi obelischi [con] la cuspide di elettro, nella terza ricorrenza del Giubileo, a testimonianza della grandezza del suo amore per suo padre Atum".

Su quello posto a Central Park Tuthmosi dichiarò, invece, quale fosse la loro funzione: le cuspidi dovevano "illuminare" Eliopoli.

Tramite queste iscrizioni, oltre ad apprendere quale fosse la collocazione originaria dei due obelischi, possiamo risalire all'anno di Regno in cui il Sovrano li fece erigere: il 37°, corrispondente al suo III Giubileo.

I monoliti svolsero il loro compito per circa XV secoli prima di essere "estirpati" e trasferiti ad Alessandria per ordine dell'Imperatore Augusto, nel suo 18° anno di Regno, quando li volle inalzare di fronte al Tempio dedicato a Giulio Cesare divinizzato.
Sussistono, tuttavia, alcuni dubbi a riguardo dell'arrivo degli obelischi ad Alessandria. Incuriosisce, in effetti, il fatto che essi siano divenuti entrambi noti con il nome di "Aghi di Cleopatra". Eppure, stando alla versione più accreditata, al momento del loro arrivo in città, Cleopatra era morta da circa 20 anni.
Da qui l'ipotesi di una minoranza di studiosi, i quali sostengono che il trasferimento degli obelischi possa essere stato attuato su ordine della Regina e che, per ragioni non note, la stessa non provvide a dar loro una nuova collocazione.
E', tuttavia, probabile che dietro quel nome, in realtà, si nasconda soltanto una dichiarazione di ammirazione e simpatia, un gesto per così dire "romantico", nei riguardi dell'ultima Regina d'Egitto.

Nel 1878, uno degli obelischi fu caricato su una chiatta appositamente costruita e trasferito in Inghilterra, per essere innalzato sul Victoria Embankment di Londra.
Circa due anni dopo, il suo gemello si ergeva maestoso in Central Park, a New York.





E' proprio quest'ultimo, oggi, ad attirare la nostra attenzione, come recentemente ha attratto quella di Zahi Hawass.
Sono le sue condizioni a destare preoccupazione. Questo monumento di inestimabile valore, da circa 130 anni è esposto alle intemperie e non è mai stato sottoposto ad alcuna operazione conservativa.





Tra i compiti principali del Segretario dello SCA c'è proprio quello di occuparsi della conservazione e della protezione delle antichità Egizie e, sebbene il monumento non si trovi più entro i confini Egiziani, Hawass ha ritenuto opportuno sollecitare il Presidente del Central Park Conservancy, nonchè il Sindaco di New York, affinchè quanto prima attuino un piano di assistenza volto alla cura dell'obelisco.

Il contenuto della lettera è stato integralmente pubblicato sul sito ufficiale del dr. Hawass. Eccone la traduzione:


Le scrivo in nome del comune interesse a voler preservare preziosi tesori storici per le generazioni future.
Plaudo agli sforzi della città di New York e del Central Park Conservancy finalizzati al ripristino di questo bellissimo spazio, ma vorrei richiamare la Sua attenzione su un monumento situato nel parco che io e molti altri riteniamo sia stato trascurato.
Sono certo Lei abbia ben presente l'obelisco di Tuthmosi III, noto come "l'Ago di Cleopatra", che si erige in Central Park già dal 1880. Sono lieto che questo monumento sia divenuto parte integrante della città di New York, ma sono costernato dall'assenza di cura e attenzione che gli è stata riservata.
Alcune foto che recentemente mi hanno fatto pervenire mostrano i seri danni che sono stati inflitti all'obelisco, specie nei testi geroglifici che, in parte, sono completamente scomparsi.
Io ho il dovere di proteggere qualsiasi monumento Egizio, indipendentemente dalla sua ubicazione. Pertanto, qualora il Central Park Conservancy e la città di New York non siano in grado di conservare questo monumento per come merita, prenderò le misure necessarie per riportarlo a casa e salvarlo dalla rovina.

Vi esorto vivamente a concentrare i vostri sforzi per salvare questo obelisco e preservarlo per le generazioni future. Sono fiducioso che si possano trovare le risorse a New York per conservare questo monumento correttamente e ripagare questo tesoro con il rispetto che merita.
Attendo con ansia una Sua celere risposta

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Merytaton62
00mercoledì 5 gennaio 2011 23:37
Forse l'obelisco era già danneggiato in partenza...comunque è abbastanza strano che gli americani non si prendano cura di un simile reperto, visto che la loro nazione, bellissima dal punto di vista paesaggistico, non può vantare un grande patrimonio artistico.
-Kiya-
00giovedì 6 gennaio 2011 00:12
Sicuramente avrà accusato i segni del tempo anche prima di essere imbarcato per New York, nel 1880. Ma ... chi può dire fino a che punto?

Ho il volume di Habachi, intitolato "Gli obelischi egizi, i grattacieli dell'antichità" - edizione 1977. L'ho sfogliato, facendo anche io le tue medesime valutazioni. Il testo afferma che l'obelisco di Central Park era sì deteriorato, ma prevalentemente sulla cuspide.
Dalle foto risulta invece evidente, che il monumento è fortemente danneggiato sulle facciate del fusto, specie una.
miriam maltese
00giovedì 6 gennaio 2011 21:05
Re:
Merytaton62, 05/01/2011 23.37:

Forse l'obelisco era già danneggiato in partenza...comunque è abbastanza strano che gli americani non si prendano cura di un simile reperto, visto che la loro nazione, bellissima dal punto di vista paesaggistico, non può vantare un grande patrimonio artistico.




Forse è proprio per questo motivo. [SM=x822736]
emilioraffaele
00giovedì 6 gennaio 2011 21:34
Condivido, credo che negli Stati Uniti il cittadino americano di cultura media, mostri il proprio interesse per forme d'arte facilmente comprensibili. Una stele in granito è un monumento anonimo in un parco di città... Zahi dovrebbe chiedere il rimborso del danno economico, a nome dell'Umanità.
-francis-
00domenica 9 gennaio 2011 12:41
Il Segretario del Supremo Consiglio delle Antichità egiziano, Zahi Hawass, ha scritto una lettera al sindaco di New York, e al presidente della Central Park Conservancy, società che gestisce circa 500 milioni dollari di investimenti nel parco dal 1980, dove chiede formalmente di evitare la rovina del monolite o predisporre le misure necessarie per riportarlo a casa.

Secondo i dati raccolti da Hawass, segretario generale del consiglio supremo delle antichità egizie, che negli ultimi anni è divenuto una figura nota a livello internazionale sull’antica civiltà egizia, il Consiglio Supremo delle Antichità, ha recuperato circa 30.000 antichità di fuori del paese. Il Cairo, infatti, che non cammina con inezie diplomatiche è tornato a vietare scavi scientifici nonostante le pressioni delle potenze straniere. Oltre all’interessamento per l’obelisco di Central Park, Egitto chiede la stele di Rosetta conservato nel British Museum, di Londra e il busto della regina Nefertiti in mostra al Neues Museum di Berlino.


Ritorniamo all’obelisco di Central Park; l’Egitto minaccia di riprendersi l’obelisco collocato a Central Park, dal 22 gennaio 1881. Il capo della conservazione delle antichità egizie, l’archeologo Zahi Hawass, ha detto che attenderà sino a martedì per una risposta da parte del sindaco di New York, Michael Bloomberg, per prendere una decisione sul da farsi.

“Ho il compito di proteggere tutti i monumenti egiziani, sia all’interno che all’esterno dell’Egitto. Se il Central Park Conservancy, la società privata che gestisce il parco, e la città di New York non sono in grado di prendersi cura adeguatamente dell’obelisco, sarò costretto a fare tutto ciò che sarà possibile per portare a casa questo prezioso manufatto e salvarlo dalla rovina”, questa la dichiarazione di Hawass, aggiungendo inoltre, che da parte della Società Central Park Conservancy, responsabile del parco dal 1980, è arrivata la risposta tramite il portavoce della società Kari Wethington: “I monumenti del parco sono di proprietà della Città di New York”.

L’obelisco a Central Park è il fratello gemello di quello situato vicino al Tamigi a Londra. Entrambi, oggi sono conosciuti come Aghi di Cleopatra, circa 3.500 anni fa ornarono l’ingresso del Tempio Solare in Heliopolis, sulle rive del Nilo. Nonostante il suo nome attuale, non ha nulla a che fare con l’ultima regina dell’antico Egitto, che nato 1500 anni dopo. I due monoliti sono stati scolpiti per ordine del faraone Thutmose III per celebrare i suoi 30 anni di regno, in cui l’Impero raggiunse la sua massima estensione.

Ora sperando di evitare incidenti diplomatici tra i Paesi coinvolti, speriamo che in ognuno dei responsabili della vicenda vinca il buon senso è l’amore per la nostra storia.

(Italnews)
RAMSY
00domenica 9 gennaio 2011 15:50
"Minaccia" mi sembra un parolone: Hawass non avrebbe il diritto di chiedere la restituzione dell'obelisco in questione perchè si tratta di una donazione del governo Egiziano di allora agli USA. C'è da dire che da quando "l'ago" si trova in America le sue condizioni già precarie si sono notevolmente aggravate tanto che una facciata è praticamente illeggibile. E' evidente che il clima newyorkese non fa bene all'obelisco. Aggiungiamo anche che mi sembra sia poco valorizzato all'interno del parco. Questa situazione fa sì che il buon Zak stavolta abbia ragione [SM=x822750] : o lo trattate bene o, se non vi interessa più di tanto, ridatecelo! [SM=g1361792] L'arrivo in America dell'obelisco era stato molto travagliato perchè gli USA non volevano accollarsi la spesa per il trasporto al tal punto che all'inizio avevano declinato il dono [SM=x822718] . Probabilmente potrebbe ripetersi il problema al contrario: chi si accollerebbe la spesa del rientro?
pizia.
00lunedì 10 gennaio 2011 11:26
Quoto Ramsy!
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