L'esecuzione di Pentewere, figlio di Ramesse III

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-Kiya-
00martedì 11 agosto 2009 15:07
Propongo, per intero, l'articolo scritto da Malnati e pubblicato su Avvenire.it, nel quale si narra una vicenda avvenuta più di 3000 anni fa. Il mistero della mummia inumata con mani e piedi legati, rinvenuta nella cachette di Deir el-Bahari sarebbe svelato. Almeno secondo Peter Brand e Bob Brier.



Un giallo a tinte fosche, direttamente ambientato nell’Antico Egitto, un’oscura vicenda, che avrebbe potuto ispirare la penna di Agatha Christie, prende progressivamente forma alla luce della lente implacabile degli archeologi-investigatori, veri e propri detective attivi in riva al Nilo. Come astutissimi Poirot o Miss Marple gli studiosi della Long Island University (New York), guidati da Peter Brand e Bob Brier, sono stati capaci di intuire e smascherare la trama di un delitto aberrante, commesso attorno al 1170 a. C. – anno più, anno meno – e ovviamente passato sotto silenzio dalle fonti ufficiali dell’epoca; diciamo "ovviamente", perché a commettere il fattaccio o a commissionarlo fu niente meno che Ramses III, all’epoca faraone, l’uomo più potente della terra.

Ma procediamo con ordine: si era nel 1881, ai tempi dell’archeologia pionieristica, quando Gaston Maspero, notò in un nascondiglio di Deir el-Bahari (vicino a Luxor) circa quaranta mummie di faraoni e regine, loro consorti; i cadaveri giacevano in una cachette, ben nascosti, dato che già in antico erano stati messi al riparo dai tombaroli, pronti a profanarli e soprattutto ad appropriarsi del ricco corredo funebre. Ebbene, tra queste mummie l’archeologo venne colpito dal corpo imbalsamato di un ragazzo, seppellito nell’atto di lanciare un urlo e con le mani e i piedi legati. Si pensò a una terribile esecuzione, ma non venne identificato il personaggio (non vi erano né titolatura né altri indizi) e non si poterono definire i contorni della losca vicenda. Che rimase oscura fino a poche settimane fa, quando l’équipe di Peter Brand in seguito a una scansione a raggi X e alla comparazione del codice genetico ha dato un nome al malcapitato, giustiziato appunto alla corte di Ramses III: si tratta sicuramente di uno dei suoi numerosi figli (legittimi o illegittimi, comunque suoi figli di sangue), prole del longevo e prolifico faraone. Ma quale di preciso?

Combinando la parentela rivelata con i dati storici (riferiti dal cosiddetto "papiro della congiura dell’harem", conservato al Museo Egizio di Torino), sappiamo che il principe Penterwere fu il figlio-ribelle, che cercò di detronizzare il padre per subentrargli alla guida del Paese; e in questo – ricordano gli egittologi – il giovane fanciullo, non potendo ovviamente partorire autonomamente una simile, terribile decisione, fu istigato dalla madre, intenzionata a metterlo al potere per poi controllarne la politica e trarne benefici. «Allora il giovane assassinato non può che essere lui, le tessere del mosaico tornano.

Evidentemente – ora è chiaro – fu colto sul fatto e punito in modo esemplare: fu sicuramente per ordine del padre che spietati sicari lo uccisero e lo fecero mummificare legato mani e piedi, simbolo perenne di tradimento, da scontare nel regno dei morti», precisa Brand. Probabilmente si trattò di un’esecuzione esemplare, inscenata per mostrare la fine inevitabile di chi pensasse di imitare il povero ragazzo.

Fu quello di Ramses III un regno abbastanza lungo: il sovrano, assurto al trono solo a trent’anni, dopo però essersi fregiato della carica di "Grande Capo di tutto l’Egitto", che di fatto gli permetteva di prendere decisioni importanti anche sotto il faraone precedente, regnò dal 1184 al 1153 a.C., riuscendo a garantire elevata prosperità, grazie a spedizioni militari, destinate a difendere i confini dai nemici (soprattutto verso Oriente); le sue vittorie belliche sono state conseguenza anche del largo impiego di truppe mercenarie (soldati libici, in particolare): i successi indiscutibili, di cui Ramses III si vantò facendoli incidere sulle pareti del tempio di Medinet Habu, garantirono all’Egitto tributi continui da tutto il Vicino Oriente e l’utilizzo delle miniere in Sinai. I problemi furono invece interni: il papiro Harris ci parla del primo sciopero della storia proprio sotto Ramses III; a incrociare le braccia furono i lavoratori preposti allo scavo e alla decorazione delle tombe reali, che dopo un mese di lotta videro riconosciute le proprie richieste.

E fu soprattutto un regno costellato da ripetuti intrighi di una corte, dove si succedettero un certo numero di mogli ufficiali (dalla fortuna alterna agli occhi del sovrano, e in perenne contesa tra loro) e dove si mossero anche numerose concubine, tutte pronte a concedersi al re per riceverne i favori: una lotta spietata con favorite e ripudiate che cambiavano ogni giorno. In un contesto così vivace e licenzioso ben si ambienta una storia di sangue, già allusa dallo stesso papiro dell’harem di Torino; la storia di un infanticidio, a cui la scienza ora inchioda lo stesso sovrano.



roberta.maat
00martedì 11 agosto 2009 16:14
Questo articolo non mi piace, aldilà del suo contenuto, esso ha un taglio giornalistico di sensazione...uno scoop a tutti i costi !
E che dice il gruppo di studiosi su tutto il resto della sepoltura,a cominciare dalla pelle di pecora fino allo strano strato di calce ? Quanto poi al "fanciullo che grida" mi viene da sorridere !
Secondo me Unknown man E non ha un nome ancora, ma se la notizia ha un fondamento scientifico, dove possiamo trovare i risultati dei tests genetici ? Un DNA sfuggito ad Hawass ?
-Kiya-
00martedì 11 agosto 2009 16:50
Nel ricordare che sull'argomento relativo ad Unknown Man E si è ampiamente trattato qui:

egittophilia.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

approfitto per sottolineare che non è corretto affermare che la mummia avesse mani e piedi legati. Come appurerete seguendo la discussione indicata, infatti, i segni su polsi e caviglie furono provocati da un bendaggio eccessivamente stretto.
Meka_Nike
00martedì 11 agosto 2009 18:19
L'unica cosa che le prove (quali prove?) sembrerebbero confermare è la paternità di Ramesse III...Il tradimento, l'esecuzione capitale, la punizione esemplare... Adesso questi archeologi-investigatori danno anche di fantasia?Non posso che darti ragione, roberta.maat: SCOOP A TUTTI I COSTI!
Mi piacerebbe sapere se hanno prove concrete o se tutto scaturisce dalla fantasia del/della giornalista..
-Kiya-
00martedì 11 agosto 2009 18:34
ho cercato in rete aggiornamenti riferiti all'argomento che citassero nuovi interventi di Brier, dopo quelli risalenti al 2006, 2007 e agli inizi del 2009 e non ho trovato assolutamente nulla.

Sarebbe interessante se il dr. Malnati volesse rendere nota la fonte di tali notizie.

Sembra, tuttavia, che la mummia di Unknown Man E sia stata quanto meno sottoposta a CT Scan. Tant'è che la dr.ssa Wilkinson ha potuto addirittura ricostruirne il volto:

anubis4_2000.tripod.com/UnknownManE/ManE.htm

Che si intendesse eseguire le analisi del DNA e comparare lo stesso con quello di Ramesse III era fatto noto dal 2007. Ma lo stesso Brier, all'epoca, stimava che non avrebbero avuto riscontri prima di cinque anni.
-francis-
00martedì 11 agosto 2009 18:37
Quando ho letto Bob Brier mi si sono rizzati i capelli...
-Kiya-
00mercoledì 12 agosto 2009 01:42
In proposito all'argomento, a questo link troverete il sunto del Bollettino Ufficiale dello SCA, nel quale compare lo studio eseguito da Brier e la comparazione con gli studi eseguiti sulla mummia precedentemente:




dalle immagini è possibile evincere che polsi e caviglie non risultano legati.
roberta.maat
00giovedì 13 agosto 2009 21:01
Mi riprometto di leggere attentamente il bollettino appena avrò un pò di tempo.

Per ora mi pongo una domanda........perchè si danno queste notizie senza corredarle delle prove incontrovertibili ? Per contro, laddove forse ci sono più elementi per sciogliere dubbi e perplessità, le notizie tardano ad arrivare. Chi è il deus ex machina che architetta questi metodi informazione ?
Ai giorni nostri non bastano più le fantasiose illazioni, abbiamo mezzi sufficienti per andare molto vicini alla verità o mi sbaglio ?

pizia.
00venerdì 14 agosto 2009 22:55
[SM=x822743] Quoto, quoto Roberta!

Ho quasi l'impressione che l'articolo sia stato fatto guardando il filmato realizzato su questo argomento e mandato su un canale di Sky qualche tempo fa... [SM=x822734]
roberta.maat
00sabato 15 agosto 2009 14:00
Esattamente come previsto, nessuna novità ! Ho letto l'articolo del bollettino........ancora illazioni, congetture e conclusioni dubbie sulla base di niente ! Mi viene da dire che gli studi effettuati in passato furono più attenti, precisi e circostanziati. Tutto o quasi rivisitato ma non modernizzato.......Lui continua ad essere UNKNOWN MAN E.
nefertiti83
00sabato 4 settembre 2010 23:57
questo anedotto io l'ho letto nel libro "Il Faraone" di Joyce Tyldesley, stampata nel 2003, ma ne parla in modalità dubbia, in quanto non vi era ancora nulla di provato...
parla a proposito proprio dell'esecuzione avvenuta per ordine del padre e faraone Ramesse III... quando lo lessi un pò ne rimasi scioccata.. pensavo che un faraone potesse trovare altri metodi per nascondere ancheun fatto inopportuno e preservare la vita dei prorpi figli.. ma si sta parlado comunque di Ramesse III...
per il resto comunque penso che si debba divulgare una notizia quando si sia certi che si possa dimostrare con prove vere e reali che da quando leggo ancora non si hanno... per questo anche io vorrei sapere la fonte dalla quale il dr. Malnati abbia acquisito questa notizia...

nectanebo
00domenica 1 luglio 2018 00:02
Alla luce di nuove analisi è opportuno riprendere questo post.

Obiettivo è indagare sul vero carattere del complotto dell'harem
descritto nel Papiro giudiziario di Torino e determinare se
Ramesse III fu effettivamente ucciso

La morte di Ramses III è ormai accertato è stata violenta. In pratica è morto per una profonda ferita inferta alla gola. Questo si è potuto accertare con sicurezza tramite una tac eseguita sulla mummia del re.
La tomografia computerizzata ha analizzato il taglio alla gola di Rames III, probabilmente fatto con un coltello affilato. Durante il processo di mummificazione, un amuleto occhio di Horus è stato inserito nella ferita per scopi di guarigione, e il collo è stato coperto da un collare di spessi strati di lino.
L’esame forense di uomo sconosciuto (unknown man) rivela al collo una piega anomala e un gonfiore toracico. Anche l'uomo sconosciuto aveva una procedura di mummificazione anormale. Secondo le analisi genetiche, entrambe le mummie hanno aplotipi * identici del cromosoma Y e un lignaggio maschile comune.
*In genetica, particolare combinazione in una determinata regione cromosomica

Link:
www.academia.edu/2308336/Revisiting_the_harem_conspiracy_and_death_of_Ramesses_III_anthropological_forensic_radiological_and_genet...

Tutta la vicenda è raccontata in una serie di 4 Papiri risalenti alla XXa dinastia. Il principale è esposto a Torino



Altri due papiri trattano gli aspetti magici di questo caso, ovvero i papiri Rollin e Lee, che elencano le magie utilizzate e le punizioni inflitte (in tutti casi).
ultimo è il papiro Rifaud

“ La storia è raccontata nel resoconto del processo, in un burocratico accumulo di reticenze, perifrasi e eufemismi, come se qua e là si volesse nascondere più che rivelare, far capire senza dire apertamente. A parlare (in apparenza) è lo stesso Ramesse III, che inizia spiegando di avere istituito un tribunale-commissione d'inchiesta di dodici alti funzionari e fa mostra di prendere le distanze dalle pene inflitte ai colpevoli.

Segue un primo elenco di congiurati e delle loro punizioni: «Il grande nemico Pabakkamen, che era maggiordomo. È stato processato per essersi messo in combutta con Teye e le donne dell'harem. Si era messo a far passare all'esterno i loro messaggi per le loro madri e i loro fratelli dicendo “Radunate degli uomini, fomentateli perché si ribellino al loro signore!”. \ Le sue colpe si sono impadronite di lui». Teye (sulla cui sorte il papiro tace) l'anima del complotto, Pabakkamen il braccio operativo. Con loro gli altri congiurati principali, «il grande nemico Mesedsure, che era coppiere», «il grande nemico Panik, che era direttore della camera del re dell'harem», «il grande nemico Pendua, che era scriba». E poi tutti quelli che erano a conoscenza del complotto ma non l'avevano denunciato, una dozzina di alti e altissimi funzionari pubblici e un importante capo militare, il comandante degli arcieri di Kush (la Nubia) che era stato subornato dalla sorella, dama dell'harem. Più sei mogli dei guardiani che avevano fatto causa comune con i congiurati. Per ognuno la stessa formula: «Portato davanti ai grandi magistrati della corte di giustizia. Dichiarato colpevole. Si è disposto che la punizione ricadesse su di lui». La punizione che il faraone per pudore non dice, per questo primo gruppo di colpevoli più colpevoli degli altri, era qualche cosa che andava oltre la morte. Dopo essere stati uccisi, forse per squartamento, dovevano essere stati bruciati e le loro ceneri sparse al vento: il che significava negare agli sventurati anche la vita nell'aldilà, accessibile soltanto se si erano osservati i riti della conservazione del corpo attraverso la mummificazione.

Meno infamante la pena riservata al secondo gruppo di congiurati: «Abbandonati a se stessi nella corte di giustizia, si sono dati la morte da soli». In tutto, sei «grandi nemici», tra i quali un sacerdote e un mago che - come si apprende da altri due documenti collegati a quello di Torino, il Papiro Rollin conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi e il Papiro Lee del British Museum - aveva introdotto nell'harem scritti magici «per provocare confusione e spavento» e statuette di cera «per fiaccare gli arti». Quattro altri congiurati furono ritenuti meritevoli di uno speciale riguardo: quello di uccidersi a casa loro. Tra questi il beneficiario mancato del fallito golpe, Pentaur. Che proprio di recente è ricomparso sulla scena, come in film horror. La scansione ai raggi X e l'esame del Dna su una delle 40 mummie reali rinvenute nel 1881 da Gaston Maspero vicino a Luxor, un giovane stranamente privo di titolatura, ha rivelato che era proprio lui, il principe ribelle. Il complotto doveva scattare durante la celebrazione della Festa della Valle a Medinet Habu, dove il faraone si era fatto costruire un grandioso tempio. Ma, alla fine, non ebbe l‘esito sperato. Infatti a Ramesse III subentrò nel 1154 a.C. l'erede designato, che assunse a sua volta il nome di Ramesse IV, come tutti i successori della XX dinastia. ”
Estratto Da: la Stampa. Cultura (Pubblicato il 27/07/2010)


Per una lettura completa, purtroppo in inglese, al sito:

dianabuja.wordpress.com/2012/12/26/ramesses-iii-and-the-great-harim-conspiracy...

Una versione in Italiano è contenuta (credo) nel libro di Pietro Testa:

COSPIRAZIONI E FURTI NELL’EGITTO DELLA XX DINASTIA ed. Aracne.

[SM=g999100] ...Nec.
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