Immobilità dell'arte egizia

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pizia.
00domenica 2 aprile 2006 00:53
Capita di sentire parlare di una presunta immobilità dell’arte egizia: molti studiosi ed appassionati infatti, sostengono che dalla prima dinastia all’ultima non si possano osservare apprezzabili cambiamenti né formali né sostanziali, come invece accade fra i manufatti provenienti da altre zone anticamente popolate.
Talvolta questa tesi viene sostenuta per avvallarne altre, miranti a dimostrare l’esistenza di punti di discontinuità culturale nel periodo predinastico o protodinastico, in seguito ai quali improvvisamente, sembrerebbero apparire, presso questo popolo “primitivo”, tutte le caratteristiche della futura civiltà egizia , giustificabili solo con un apporto esterno di contenuti, costituti già di per sé in un corpus compiuto, non passibili di un futuro divenire.
E tutto ciò per andare a parare in possibili contatti, se non diretta discendenza, fra originari abitatori dell’Egitto e alieni oppure abitatori di Atlantide.
Penso che questo sia un logo comune da sfatare (non le ipotesi sugli ascendenti degli egizi!), ma naturalmente è un parere personale.
Ho letto vari autori che tanta immobilità forse non la vedono, ma favorevoli all’individuazione di linee evolutive sufficientemente continue, a volte più o meno accelerate, (Aldred) o cambiamenti tali da mettere comunque in evidenza differenze stilistiche, tra opere databili a regni fra loro contigui (Tiradritti).
Forse bisogna provare a vedere il problema da un’altra prospettiva: ci sono egittologi che guardando un manufatto riescono a stabilire a quale periodo appartiene, con alta probabilità di esattezza. Quindi le differenze ci sono.
“Si tratta di particolari molto piccoli” si può obiettare. Effettivamente ce ne sono di piccoli ma anche di grossi.
Ma cosa potrebbe pensare una persona totalmente estranea alla nostra cultura occidentale (ad esempio un contadino cinese dell’ottocento) dopo aver visto delle statue greche, romane, di Michelangelo, Donatello, Giambologna, Canova….? Forse che abbiamo poca fantasia e che non curiamo molto l’abbigliamento!!!
E lo stesso, come potrebbe riconoscere un quadro espressionista da uno fauves, una natura morta del manierismo da un iperrealista della fine XX secolo? Mah! A volte è così difficile distinguere una testa di Modiglioni da un falso.
Dunque, vista da fuor,i anche la nostra arte potrebbe sembrare immobile, ma l’immobilismo è il difetto che la tradizione lascia sulla cultura, d’altra parte non c’è cultura senza tradizione.
Be’, insomma tutti rischiamo di accusare gli altri per i nostri stessi difetti, così sono due millenni e più che si continua a macinare il repertorio classico, così come gli egizi, inoltre, in quanto iniziatori sono stati un po’ più lenti a metabolizzare e produrre i cambiamenti.
Ma non finisce qui…
[SM=x822725] pizia
-Kiya-
00martedì 4 aprile 2006 01:06
In proposito mi trovi perfettamente d'accordo.

Basta offrire a un reperto egizio un'occhiata non superficiale per rendersi conto delle differenze che percorrono le varie epoche. Dagli stili artistici alle rappresentazioni di elementi o di pose che si volevano più o meno sottolineare.
Periodi interi basati sulle statue cubo, epoche in cui il bassorilievo dettava le regole, altre in cui invece questo veniva sostituito dall'altorilievo (senza far riferimento all'arte Amarniana che invece risulta essere un'icona del tema per rinnovamenti).
Forse alcuni egittologi commettono un errore di fondo non tenendo conto dei continui ritorni al passato (se così vogliamo definirli). Del resto è ormai comprovato che per gli antichi egizi il tempo era ciclico e quindi spesso si possono ammirare ritorni artistici ad epoche precedenti che però si differenziano comunque nei particolari (l'inizio della XVIII dinastia a livello artistico, ad esempio, torna a riscoprire quelli che erano i canoni applicati durante la XII dinastia)
Maat Ka Ra
00domenica 21 maggio 2006 10:47
Esattamente, Kiya! :)
E' chiaro che non si può pretendere di analizzare assolutamente nessuno stile artistico in maniera superficiale, ma che è necessario comprenderne a fondo ogni singolo "movimento". Come hai giustamente sottolineato, in riferimento alla XVIII dyn., ci si è voluti rifare alla "moda" della XII dyn per conferire stabilità, per dare al popolo l'idea che la volontà del sovrano fosse quella di restaurare tutta la certezza di quei periodi, dopo i tempi dei sovrani stranieri.
L'analisi portata da Tiradritti riguardo la tomba di Harwa, sottolinea la medesima volontà, pur lasciando trasparire dettagli che fanno chiaro riferimento al periodo attuale in esame. Questi dettagli ci permettono di datare le opere. Faccio un esempio scontato: le statue-cubo di Senenmut, in cui è rappresentato come precettore di Neferura, sono concettualmente una novità in sè e la testolina della bimba che sporge dal cubo lo è altrettanto. Ci sono poi anche i testi che aiutano, se vogliamo, ma qui è stata utilizzato lo stile più antico per mostrare un'idea nuova. Ecco qui il dettaglio che fa la differenza! La tomba di Harwa mostra la stessa applicazione dell'idea di usufruire di un concetto antico che viene però filtrato attraverso gli occhi di colui che ha concepito l'opera.
-Kiya-
00domenica 21 maggio 2006 19:21
Blandamente, per chiarire il concetto, trasportandolo all'epoca attuale, è la stessa cosa che accade nel mondo della moda, ciclico anch'esso.

Quest'anno stiamo vivendo un ritorno agli anni 80, ad esempio, ma con chiara integrazione di particolari che al richiamo del passato aggiungono il tocco del presente....


so che è un esempio "eretico", ma considerate il concetto e non soffermatevi sui contenuti [SM=x822713]
Maat Ka Ra
00lunedì 22 maggio 2006 10:43
si, è un esempio che potrebbe di primo acchito calzare. L'importante è tener presente che dietro questi "ricicli" ci sono quasi sempre ragioni politiche, oppure apparentemente religiose, ma pur sempre con il fine di mantenere coeso Kemet....
I "ricicli modaioli" li vedo più come una carenza di fantasia, con il limite che si tratta di un mondo che dovrebbe essere regolato dalla fantasia!...:)
pizia.
00lunedì 22 maggio 2006 14:35
Il discorso della moda corrente calza perfettamente.
Anche se negli ultimi anni abbiamo assistito a revivals, come ad esempio il ritorno alle forme degli anni '70 prima e '80 ora, è comunque molto facile distinguere un capo di abbigliamento originale da uno attuale; ad esmpio il jeans e le stoffe in generale sono diverse e la tecnica di esecuzione è cambiata, mentre la zampa d'elefante e i colori acidi sono gli stessi...
Allo stesso modo ci sono lavorazioni che, nella storia dell'Egitto, appaiono ad un certo punto come novità, ma ripropongono innanzi tutto le forme caratteristiche delle epoche precedenti; un esempio anche qui, i vasi inizialmente fatti con la pietra, vengono poi fatti con la ceramica ed infine anche col vetro, ma una certa forma può rimanere per secoli il fil rouge che li accomuna; vice versa, i vasi di ceramica che sono serviti per datare, o meglio, per ordinare, i vari periodi del predinastico, sono tutti dello stesso materiale, ma cambiano forme, colori, decorazioni, accessori e chimica.
[SM=x822725]
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