"mummificazione": perchè?
-Kiya-, 07/08/2010 2.02:
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Durante il Predinastico si è appurato che tale processo avveniva naturalmente, favorito dalle particolari condizioni che agivano sui luoghi prescelti per la sepoltura (il clima e l'assenza di umidità). Fu così che gli Egizi appresero che era possibile preservare un corpo e svilupparono gradualmente le tecniche relative, che si consolideranno soltanto a partire dalla V o VI dinastia, per divenire via via sempre più raffinate.
Da qui alcune riflessioni e domande:
1) questo potrebbe significare che prima dell'Epoca Thinita non si contemplasse la necessità di preservare i corpi e che tale esigenza a sfondo cultuale (destinata a divenire fondamentale) scaturì da un evento casuale?
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Che io sappia, a conferma di quanto scritto più sopra da ACUS:
ACUSinpw, 08/08/2010 12.22:
Da quanto ricordo della lezione tenuta dalla d.ssa Paola Cosmacini sull'imbalsamazione, la ricerca dell'imbalsamazione nasce dall'osservazione del fenomeno di "mummificazione naturale" dei corpi che venivano sepolti a diretto contatto con la sabbia, che, con la temperatura, permetteva l'essicazione e il mantenimento naturale del corpo.
...il processo di imbalsamazione venne ritenuto "utile", o meglio "
necessario" quasi per caso.
In origine i corpi, infatti, venivano sepolti direttamente nella sabbia e questo produceva la naturale essiccazione e mummificazione dei medesimi anche grazie alle particolari condizioni atmosferiche. Sul corpo, per poterlo facilemente ritrovare, ma anche per proteggerlo dagli animali selvatici, veniva eretto un tumulo di pietre ovvero,
embrionalmente, una piramide.
Presso molte popolazioni primitive che erano solite seppellire i morti, era d'uso, inoltre, dopo un certo periodo,
tornare a visitare il "caro estinto" anche per
prelevarne parti che venivano conservate, o addirittura "indossate"
(ad esempio ossa delle mani a formare collane o pendenti) , con valore apotropaico oltre che, si intende, di ricordo del defunto. In alcuni casi, si procedeva ad un vero e proprio "maquillage" del corpo mediante colorazione dei resti
(e non mi riferisco solo all'antico Egitto, si intende).
Chiaro che per poter eseguire queste operazioni era necesario riesumare il corpo
(e di qui, peraltro, l'utilità dei tumuli cui ho sopra accennato).
E' perciò presumibile che presso gli antichi egizi, in occasione di queste "visite" sia stato notato il particolare stato dei corpi e lo si sia
inteso come necessario per una sopravvivenza ultraterrena del defunto.
Ma a quel tempo
la cosa si fermava lì,
la mummificazione era, perciò, un dato di fatto e la si riteneva uno stato naturale cui il corpo giungeva a morte avvenuta.
Accadde però che, per dare maggior risalto alla sepoltura dei più
"abbienti", o del
"capo tribù"(non ancora Re) , si pensò di
costruire monumenti più o meno imponenti che, prendendo spunto dei tumuli di pietre, indicassero l'ubicazione della sepoltura stessa.
Ovvio che,
mutate in tal modo le condizioni di sepoltura e climatiche, la mummificazione non avveniva più e perciò, in occasione di quelle "visite" cui si è sopra accennato, si constatò che i corpi si decomponevano andando contro quella che, ormai, era stata
acquisita come stato NECESSARIO per la "sopravvivenza" ultraterrena; di qui i primi tentativi, disastrosi, di pervenire ad una mummificazione artificiale.
Come noto, i processi tanatologici e di disgregazione dei corpi partono dallo
sviluppo di gas negli organi interni e, verosimilmente, tale stato, una volta rilevato, spinse ad
asportarli; poi, forse, si inizio a tentare l'essiccazione con metodi empirici fino alla "scoperta"
(magari mutuata dalla conservazione della carne delle prede uccise durante le cacce) che una buona
"salamoia" poteva essere d'aiuto.
Di qui l'immersione in sali di natron
(ovvero carbonato idrato di sodio) che, del resto, erano molto facilmente reperibili in località non lontane dalle più antiche necropoli egizie; si pensi a
Wadi el-Natrun (ovvero “Valle dei nitrati” a circa 80 Km dall’attuale Cairo) una depressione a circa 20 m. sotto il livello del mare.