Il potere della Regalità Sacra

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Kiya-
00martedì 26 maggio 2009 22:57
Dapprincipio avevo intitolato questa discussione "Il Faraone", ma poi, tenendo fede alla tarda origine di questo termine, che compare solo nel 2000 a.C, ho ritenuto fosse più corretto riferirmi alla sua essenza: il potere della Regalità Sacra, in quanto simbolo divino per eccellenza, seppur dotato di natura umana.
Il Re era un Dio. Ma era anche un uomo. Un individuo che, se aveva fortuna di nascere quale erde della famiglia Reale, insieme al trono avrebbe guadagnato la certezza che quel ruolo lo avrebbe accompagnato fino alla morte.
La Monarchia antico-Egizia è certamente distintiva in tal senso. Non sono infatti giunti fino a noi riferimenti di Sovrani spodestati, nè per intervento del popolo, nè per mano di alti dignitari. Non per vie ufficiali, almeno.
E' evidente che, per qualche ragione, fosse inconcepibile destituire un Re. Probabilmente anche di questo i Sovrani Egizi dovettero essere grati agli dèi e al timore che questi operavano, indistintamente, sulla Corte e sul popolo.
Vi furono, tuttavia, circostanze in cui anche questo timore venne meno e la storia ci narra episodi di intrighi di palazzo, congiure ed assassini che non risparmiarono neanche il Dio in terra.
Forse non fu soltanto il timore divino ad escludere la possibilità di privare un Sovrano del proprio Regno, del resto anche il Pantheon Egizio aveva una peculiarità che lo contraddistinse in larga parte dal Credo di altri popoli coevi o postumi.
Le divinità Egizie si caratterizzavano non solo per benevolenza, per forza e potere, ma anche per debolezza (Seth?) e in alcuni casi potevano addirittura morire (Osiride?). Qualità certamente più umane che non sovrannaturali.
Questa caratteristica, probabilmente contribuì a rendere più "accettabili" le possibili debolezze che qualunque Sovrano avesse potuto manifestare. Per contro, del resto, "condannarlo" sarebbe equivalso a "condannare" un Dio, e ciò non era in alcun modo concepibile.

Il Re Egizio era anche Sacerdote, come testimoniano gli innumerevoli riti a cui era tenuto a partecipare. Era erede di stirpe divina, Horus incarnato che succedeva al padre Osiride sul trono delle Due Terre. Era egli stesso un Dio, unico tramite tra gli dèi e il popolo. In sostanza incarnava in sè qualsiasi aspetto, qualsiasi principio fondamentale per l'Egitto, come anche il Tempio o il Palazzo. Era l'Egitto stesso nella sua manifestazione più alta: lo Stato, con il difficile compito di preservare la Maat, ovvero l'equilibrio cosmico, l'ordine perfetto. Principio su cui si fondò, per l'intera sua durata, il Regno Egizio.
Era onere del Re che tutto continuasse a svolgersi secondo quanto avvenne durante lo sep-tepi, ovvero "la prima volta". L'equilibrio perfetto tra il bene e il male che sta alla base delle più varie rappresentazioni, come quella che propone il Sovrano in atto di abbattere i nemici dell'Egitto. La Maat contro Ifset, il Caos, che però non può essere debellato. Ed ecco che ogni Re-Dio avrà sempre i suoi nemici da calpestare.
Non solo garante, ma anche protettore della Maat, è il Re, che e tenuto a proteggere i suoi Templi, in tutto e per tutto consacrato a divinità nelle statue che li popolano e che lo rappresentano.

Dopo questa lunga premessa, necessaria per focalizzare la natura del Sovrano in quanto divinità, passo a chiedermi quale significato possa avere parlare di "divinizzazione in vita" a carico esclusivo di alcuni sovrani egizi, che avrebbero intrapreso questa strada dando origine a un culto, di fatto, tutto personale (come ripetutamente si legge nei testi dedicati al tema). Mi domando quale possa essere il sottile limite che contraddistingue Amenhotep I, Ahmose Nefertari, Amenhotep III e Teie, gli stessi Akhenaton e Nefertiti dal resto dei loro predecessori e successori. Cosa ci induce a porli in rilievo in tal senso?


pizia.
00mercoledì 27 maggio 2009 13:39
Gli esempi riportati sono tutti del Nuovo Regno, forse non a caso.
Immagino sia il segno di un cambiamento nel pensiero teologico e filosofico, ma anche nella psicologia stessa del pensatore.
La considerazione più … immediata è che prima non se ne sentisse il bisogno, in particolare all’inizio, durante le prime dinastie, il re era il dio, in senso assoluto e per diritto di nascita, cioè perché portatore di sangue reale.
Anche il primo, Menes o Narmer, fu certo l’unificatore dello stato così come hanno voluto ricordarlo i suoi contemporanei e anche i suoi posteri, ma discendeva comunque da una famiglia di sangue reale, però con un regno più piccolo.
Prima di lui anche i vari Scorpione e altri.
La discontinuità nella linea di discendenza veniva tamponata seguendo precise regole, delle quali sopravvivono esempi presso altri popoli, alcuni ancora esistenti e praticanti lo stesso tipo di culto personale alla figura del “capo”.
Perpetuare lo stesso culto al re vivo come a quello morto costituì un problema dal momento in cui gli strumenti della memoria permisero di non dimenticarne nessuno per generazioni, mantenendo nomi, opere e caratteristiche personali, mentre prima tutto ciò confluiva in un modello di “antenato capo”.
Così, ad un certo punto, alcune persone sentirono il bisogno di rafforzare certi esempi particolari, un po’ per distinguerli dalla folla dei trapassati, un po’ per limitare l’importanza della linea di sangue nell’ascesa al trono, giustificando la regalità con altri requisiti .

Poi si potrebbero paragonare ai santi della religione cristiana, non tanto nella loro funzione di esempi da seguire, ma come personaggi più “vicini” a cui chiedere aiuto, mediatori fra l’uomo comune e la divinità nell’espressione più alta.
-Kiya-
00mercoledì 27 maggio 2009 13:55
Data l'epoca chiamata in causa, quindi, si potrebbe ritenere che il lungo periodo di dominazione Hiksos e la relativa "occupazione" del trono da parte di sovrani straniero, possano aver, per così dire, contribuito all'indebolito dell'ideale di sacralità che contraddistingueva il Sovrano?
Non tanto perchè la stessa non fosse parimenti sentita, e voluta soprattutto, dagli usurpatori, quanto per il fatto che il popolo non vi si riconoscesse appieno, operando così un certo distacco.

Qualora anche così fosse, tuttavia, parlare di "autodivinizzazione" da parte del Sovrano potrebbe non essere pienamente corretto. Gli stessi, piuttosto, operarono un ritorno al passato, verso una tradizione radicata già da millenni, quando fondamentalmente le cose stavano già così e il Sovrano era ritenuto Dio e intercedente tra la sfera umana e quella divina.
pizia.
00mercoledì 27 maggio 2009 14:54
Comunque i secoli erano passati e il ritorno alle tradizioni acquista un sapore un po' diverso.
Il periodo Hyksos può aver contribuito in qualche modo a nutrire la voglia di tornare alle origini, però il pensiero originale non si sarebbe comunque mantenuto immutato nei millenni, qualcosa di diverso sarebbe nato lo stesso.
Alcuni fra quelli citati sono sovrani, però altri no.
D'accordo che Nefertiti ed Akhenaton vanno di pari passo, ma Ahmose I e Ahmose Nefertari rappresentano lo stesso fenomeno?
E Amenhotep figlio di Hapu, non era un sovrano e subì una divinizzazione, così come Imhotep, questi esempi sono riconducibili alla stessa necessità?
-Kiya-
00mercoledì 27 maggio 2009 15:16
Ho citato Ahmose Nefertari, in quanto Regina, per la vasta eco di culto tramandataci attraverso i repeti individuati a Deir el-Medina, ponendola sullo stesso piano di Teie e Nefertiti, dal quale, a mio parere non si discostò molto.

Non ho fatto riferimento a personaggi come Amenhotep figlio di Hapu o Imhotep, la cui divinizzazione ha, a mio avviso, una radice differente, legata piuttosto alla loro "saggezza" e capacità, una sorta di dono divino.

Concordo sull'impossibilità di mantenere costante per tre millenni la tradizione, e di conseguenza condivido il pensiero che si sia reso necessario, in certi momenti, rinvigorirla, se così si può dire. Ma questo va a porre i soggetti sopra citati in una sfera esclusiva, oppure no?
.Bata.
00giovedì 28 maggio 2009 08:19
Dei personaggi regali citati mi risultano aver avuto un culto "postumo" solamente Ahmose Nefertari e Amenhotep I (non Ahmose I).

Amenhotep III e Teye non mi pare siano stati oggetto di tale culto mentre per Akenaton e Nefertiti dobbiamo considerare la possibilità che si siano "autosantificati".

Non voglio entrare nei particolari di questi culti postumi ma mi sembra corretto che si parli di personaggi a cui furono effettivamente dedicati, tra i quali è corretto inserire Imhotep e Amenotep figlio di Hapu.

Vorrei non sbagliarmi in questa segnalazione in caso contrario seguirò con molta più attenzione la vostra discussione.

Ciao, BATA.
-Kiya-
00giovedì 28 maggio 2009 08:45
Attenzione...

probabilmente non mi sono spiegata con chiarezza.
Io non ho introdotto l'argomento "culto postumo". Mi rifierisco a "autodivinizzazione" del Re, quindi divinizzazione del Re/Regina operata dallo stesso sovrano, in vita.

Aldilà delle possibili "modifiche" alla tradizione, io credo che la figura del Re abbia incarnato lungo tutto il corso della storia Egizia una sacralità tale per cui la divinizzazione fosse insita e scontata. Con ogni probabilità qualsiasi sovrano d'Egitto, quindi, adottò le stesse misure che in molti testi vengono ritenute esclusivo retaggio di alcuni di essi.
Diego Baratono.
00giovedì 28 maggio 2009 12:06
Un momento molto delicato per la storia dell'E.A., e secondo me non sempre valutato correttamente per quanto ha provocato nel bene e nel male, è certamente il Primo Periodo Intermedio. Il gap che qui si è creato, ha certamente lacerato il tessuto storico ordito fino a quel punto ...
-Kiya-
00giovedì 28 maggio 2009 20:21
Re:
.Bata., 28/05/2009 8.19:

Dei personaggi regali citati mi risultano aver avuto un culto "postumo" solamente Ahmose Nefertari e Amenhotep I (non Ahmose I).




Anche Ahmose I ebbe un suo culto postumo. Gli si riconobbe di essere stato il liberatore dagli Hyksos e fu stabilito un culto in suo onore nel suo complesso templare di Abydos, ma si ritiene possa eeservene stato uno anche a Tbe Ovest.

Aldilà di questo, e tornando al discorso dell'autodivinizzazione, per quanto riguarda soprattutto Amenhotep III, suo figlio e relative consorti, credo che tanta insistenza (se di insistenza si può parlare) possa trovare giustificazione nel sempre più crescente potere clericale a cui nel loro tempo si assistette.
Probabilmente, quindi, era nelle intenzioni dei due sovrani il rimarcare fortemente quella che era una tradizione su cui si era da sempre fondato tutto l'Egitto, che stabiliva la primaria importanza della figura del Re, al di sopra di tutto e di tutti, in terra.


pizia.
00venerdì 29 maggio 2009 04:31
Anche le teste di mazza di Scorpione e la Tavoletta di Narmer sono molto autocelebrative, anche se non fosse stato il re in persona ad ordinare agli artisti di farle, tradiscono comunque l'aura di divinità che doveva avvolgere il sovrano, e il messaggio è un po' quello dell'onnipotente, da un lato, e dell'ordinatore dall'atro.
Non ancora tematiche funerarie dunque, semmai il contrario...
Ma la coppia reale sembra formata dal re e dalla madre in tempi più antichi, solo più tardi la sposa assume maggiore rilievo.
-Kiya-
00venerdì 29 maggio 2009 08:35
Re:
pizia., 29/05/2009 4.31:

Anche le teste di mazza di Scorpione e la Tavoletta di Narmer sono molto autocelebrative, anche se non fosse stato il re in persona ad ordinare agli artisti di farle, tradiscono comunque l'aura di divinità che doveva avvolgere il sovrano, e il messaggio è un po' quello dell'onnipotente, da un lato, e dell'ordinatore dall'atro.
Non ancora tematiche funerarie dunque, semmai il contrario...
Ma la coppia reale sembra formata dal re e dalla madre in tempi più antichi, solo più tardi la sposa assume maggiore rilievo.




Sia la testa di mazza che la tavoletta citate propongono e celebrano la supremazia del Re, di fronte ai nemici dell'Egitto. La metafora di cui ho accennato nel mio primo intervento (Re=Maat/Nemici=Ifset) ha matrice indubbiamente molto antica.

A proposito della prioritaria importanza della madre, rispetto alla sposa, mi torna in mente il culto di Hapi, il bue sacro, certamente connesso alla figura sovrana (basta pensare all'epiteto "Toro Possente, compreso nella titolatura reale).
Oltre al toro, selezionato in base alla corrispondenza di numerosi criteri specifici (alcuni accennano dovessero essere riscontrate ben 29 caratteristiche fisiche e del manto), anche la madre che lo aveva generato godeva di privilegi di poco inferiori.
Probabilmente uno strascico di quanto accadeva in origine.
pizia.
00venerdì 29 maggio 2009 23:40
Re: Re:
-Kiya-, 29/05/2009 8.35:



anche la madre che lo aveva generato godeva di privilegi di poco inferiori.
Probabilmente uno strascico di quanto accadeva in origine.


duplice strascico, risalendo lungo la storia indietro nel tempo, il toro come animale sacro principale di una delle etnie concorrenti alla formazione dello stato (il popolo di Nabta Playa?) combinato con il matriarcato, anch'esso caratteristica dell'organizzazione sociale di una delle componenti dello stato, e non necessariamente la stessa.
E nella Pietra di Palermo i re vengono ricordati accompagnati dal nome della madre...
Sembra quasi che lo spostamento dell'attenzione verso una coppia regale formata dal re e dalla sua sposa sia il prodotto di speculazione teologica, stabilito "a tavolino", frutto di nuovo pensiero e di elaborazione filosofica, non più di tradizione tribale.
E in questo Akhenaton fu maestro!


-Kiya-
00venerdì 29 maggio 2009 23:55
Re: Re: Re:
pizia., 29/05/2009 23.40:



Sembra quasi che lo spostamento dell'attenzione verso una coppia regale formata dal re e dalla sua sposa sia il prodotto di speculazione teologica, stabilito "a tavolino", frutto di nuovo pensiero e di elaborazione filosofica, non più di tradizione tribale.
E in questo Akhenaton fu maestro!






Bisognerebbe approfondire a riguardo del momento in cui avvenne l'effettivo trasferimento. Anche se, probabilmente, non fu mai definitivo, ma anche in questo riscontriamo la ciclicità tipica dell'antico Egitto.
Probabilmente fu il popolo a conservare maggiore memoria di quella tradizione. Credo se ne possa trovare riscontro nei culti di Deir el-Madina, proprio quelli rivolti ad Amenhotep I e sua madre, Ahmose Nefertari.
A questo punto, facendo un bel balzo indietro, citerei anche la protagonista di una recente scoperta: Seseshet.

In merito riporto quanto avevo scritto nella discussione relativa alla scoperta della sua piramide:


Le informazioni che riguardano la Regina Sesheshet sono, tuttavia, alquanto scarne.
Sappiamo che è menzionata in una prescrizione contenuta in un papiro medico, con riferimento a una preparazione atta alla fortificazione dei capelli fragili. Tuttavia, bisogna considerare che il medico abbia inteso utilizzarne il nome per dare prestigio alla sua ricetta e non necessariamente perchè la stessa l'avesse effettivamente interessata.

Un'altra iscrizione ne riferisce in quanto madre del Re, e il nome di Sesheshet compare più volte nei rilievi presenti nella zona.
Ma nemmeno queste contribuiscono ad accrescere le informazioni che la riguardano.
Gli studiosi, in ogni caso, ritengono che la Regina abbia rivestito un ruolo fondamentale nell'ascesa al trono del figlio, grazie, tra le altre cose, al successo raggiunto nella mediazione tra due fazioni rivali all'interno della famiglia Reale.
La dr.ssa Deborah Sweeney, un'esperta dell'antico Egitto del Dipartimento di Archeologia di Tel Aviv, dichiara che secondo i ricercatori Sesheshet potrebbe aver fatto parte della ristretta cerchia dell'ultimo Re della V dinastia, Unas. Costui non ebbe la fortuna di avere figli che ne potessero ereditare il trono e Teti potrebbe essere stato suo nipote.
Poichè la data di morte della Regina non è documentata, i ricercatori possono solo ipotizzare che ella abbia accompagnato Teti almeno per un ventennio di Regno.
"Le Regine venivano assimilate alle divinità che accompagnano il Dio Sole, che lo proteggono e che gli danno vigore", spiega la dr.ssa Sweeney. "Il Re, pertanto, necessitava di una Regina al suo fianco. Vi sono stati periodi in cui le Regine hanno giocato ruoli politici di rilievo. La sua presenza era necessaria, ad esempio quando un Re veniva incoronato in tenera età. Abitualmente, in questi casi, era la Regina Madre che si incaricava del governo, finchè il figlio non sarebbe stato in grado di fare altrettanto."




segnalo il link alla discussione citata:

Saqqara, una nuova Piramide: appartiene a una Regina della VI Dinastia



Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:15.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com