Il Papiro di Artemidoro

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-Kiya-
00domenica 5 febbraio 2006 20:04
Cleopatra sedeva sul trono d'Egitto. Marco Antonio e Ottaviano, il futuro Augusto, si sfidavano sui mari. Tutto il Mediterraneo era scosso dalla guerra civile tra i capoparte romani. Alessandria d'Egitto, la più vivace e tumultuosa metropoli del mondo antico, viveva giorni frenetici e incerti: il sole del regno dei Tolomei, la dinastia fondata da un generale del grande Alessandro, stava tramontando per sempre. La flotta di Ottaviano era ormai all'orizzonte, sul mare sorvegliato dal leggendario Faro, dopo la vittoria nella battaglia navale di Azio. Nell'estate del 30 avanti Cristo, Marco Antonio si uccise dopo giorni di disperati stravizi nel suo palazzo alessandrino. Subito dopo lo seguì l'amata Cleopatra, trascinata negli inferi dal morso dell'aspide.
Ma proprio in quegli anni, mentre la storia seguiva il suo corso tragico e maestoso, un oscuro copista iniziava a trascrivere su un rotolo di papiro l'opera monumentale di un geografo, Artemidoro di Efeso: ben 11 libri, composti intorno al 100 avanti Cristo. L'ignoto scriba non lavorava con troppa cura, forse distratto dal soffio dei venti di guerra che arrivavano fino al suo quieto studiolo. Compilava colonne di lettere greche, lasciando ampi spazi in bianco in cui un disegnatore avrebbe poi inserito le carte geografiche destinate a illustrare l'opera. Per ragioni che ignoriamo quel lavoro non fu mai terminato. Il papiro non entrò mai in nessuna biblioteca, ma visse una sua piccola e strana storia, passando di mano in mano, finché non finì in un cumulo di rifiuti da cui è riemerso dopo duemila anni. Ed è un reperto unico, che contiene la più antica carta geografica del mondo ma anche uno straordinario carnet di disegni dell'antichità.
Il Papiro di Artemidoro è una delle più importanti scoperte degli ultimi anni. Andrà in mostra per la prima volta, dall'8 febbraio al 7 maggio, al Palazzo Bricherasio di Torino (il catalogo è edito da Electa). La mostra è curata da Claudio Gallazzi, che ha scoperto e poi restaurato il papiro nel Laboratorio di Papirologia dell'Università di Milano, e da Salvatore Settis, direttore della Scuola normale di Pisa e massimo studioso dell'arte antica. Ci saranno anche altri reperti che racconteranno i diverse mondi evocati dal papiro. Strumenti e materiali di lavoro degli scribi illustreranno come si componevano e come si sono tramandati i testi antichi. Una sezione della mostra parlerà invece delle scoperte dei geografi e della cartografia antica. Altre sezioni saranno dedicate alle testimonianze sulla pratica del disegno artistico nel mondo greco e romano.
Ma la vera star della mostra resta lui, il Papiro di Artemidoro, due metri e mezzo di lunghezza per 35 centimetri di altezza. Dopo lunghe peripezie, era finito nelle mani di un collezionista privato, che alla fine del 1998 decise di metterlo a disposizione degli studiosi. Ora è stato acquistato dalla Fondazione per l'arte della Compagnia di San Paolo e, dopo la mostra, resterà al Museo egizio di Torino.
Nella primavera del 1999 la scoperta del rotolo di papiro fu annunciata da Claudio Gallazzi e dalla tedesca Baerbel Kramer su una rivista specialistica e la notizia fece scalpore, non solo tra gli addetti ai lavori. La voce che, da qualche parte, era custodito un papiro che conteneva, oltre a un testo perduto, un'eccezionale raccolta di disegni, circolava già da tempo. Ma il reperto superò ogni aspettativa. La trascrizione della Geografia di Artemidoro non era stata completata: solo una delle tante cartine geografiche che dovevano illustrarlo era stata realizzata. Ma, a quanto pare, il disegno fu inserito nello spazio sbagliato, per cui probabilmente, quando ci si accorse dell'errore, il rotolo fu messo da parte e rimase incompiuto. Resta, però, per noi, il disegno di quella cartina, la più antica mappa della storia dell'Occidente: lo schizzo di una parte della penisola iberica, forse la Betica, con le sue strade, i suoi fiumi, con le vignette e i piccoli riquadri che segnalano città e villaggi.
Artemidoro aveva sicuramente viaggiato fino alla Spagna, e la sua opera descriveva il mondo dal Mar Nero alle Colonne d'Ercole. Era un prodotto di quella tradizione di studi geografici che proprio ad Alessandria d'Egitto aveva raggiunto vette altissime.
Proprio ad Alessandria aveva lavorato, nel III secolo avanti Cristo, Eratostene di Cirene, il primo a calcolare con impressionante precisione la circonferenza del globo terrestre. Delle mappe dei geografi greci, però, non ci era finora rimasto quasi nulla oltre alle copie medievali delle carte della Geografia di Tolomeo, e comunque nulla di così antico.
Basterebbe quella carta geografica a rendere eccezionale il papiro. Ma c'è dell'altro. Il rotolo doveva essere rimasto nella bottega del disegnatore.
Pochi anni dopo, qualcuno, forse il disegnatore stesso, lo riprese in mano. Una mano sicura ed esperta tracciò sul verso del papiro, che era rimasto completamente in bianco, una serie di immagini di animali. Figure realistiche: giraffe, fenicotteri, oche, tigri. Ma anche animali fantastici, grifoni, ibridi tra pesci e draghi, quasi bizzarrie di un pittore fiammingo. Dovevano essere prove d'artista: forse schizzi per figure da realizzare in affreschi o in mosaici, magari campioni da mostrare ai clienti.
Cleopatra, a quell'epoca, doveva essere già morta. Lo studio paleografico delle didascalie che accompagnano i disegni fa pensare che l'Egitto fosse già caduto sotto il dominio di Roma. Abbiamo così un cahier d'artiste straordinario: l'antichità non ci ha restituito nulla di paragonabile, e la mente corre semmai ai disegni rinascimentali, alle figure di un Leonardo o di un Michelangelo.
E intanto il rotolo continuava a essere usato. Qualche apprendista della bottega iniziò a disegnare in tutti gli spazi disponibili dettagli di figure umane o particolari di statue:
una testa, forse del dio Zeus, si staglia di profilo. Riusciamo così a seguire nel dettaglio il lavoro degli artisti antichi. Un piccolo ma significativo risarcimento per tutto ciò che è andato perduto nel corso dei secoli: la pittura su cavalletto, per esempio, che greci e romani praticavano non meno dei moderni.
A un certo punto tutto il rotolo fu ingombro di disegni. Ormai non serviva più e il suo destino era segnato. Fu mandato al macero e finì in un ammasso di vecchie cartacce, scartoffie burocratiche dell'epoca di Nerone, Vespasiano e Domiziano. Qualcuno, un giorno, chissà chi e chissà come, avrà trovato quel mucchio di carta pressata. E da lì è iniziata la nuova vita del papiro.
Dall'Egitto di Cleopatra alla Torino delle Olimpiadi invernali: un destino che l'oscuro copista di Alessandria non poteva certo prevedere.
Hatshepsut76
00martedì 21 febbraio 2006 22:55
Non vedo l'ora di venire a Torino per vederlo, cara collega!!! Sono così curioso... e poi dopo averne letto le varie recensioni, la curiosità si è fatta irrefrenabile... ;)
-Kiya-
00mercoledì 22 febbraio 2006 23:15
full immersion a maggio ;)
-francis-
00venerdì 24 agosto 2007 18:30
TORINO. Il Papiro di Artemidoro. L'uomo che falsificava i papiri.

Uno dei più noti testi scritti su antico papiro è in realtà un falso clamoroso.
Ormai tutti gli studiosi sono d'accordo: il papiro inizialmente attribuito alla "geografia" di Artemidoro, geografo di Efeso vissuto nel II sec. a.C., e acquistato per 2.750.000 €, è in realtà opera di Costantino Simonidis, un abile falsario dell'Ottocento.
A svelare l'inganno è stato Luciano Canfora, classicista di livello mondiale, che ha notato gli svarioni sintattici e lessicali del testo greco, che un autore classico non avrebbe mai potuto commettere.
Si sono poi aggiunte osservazioni di carattere grafico: ad esempio, la scrittura presenta l'una accanto all'altra caratteristiche di diverse epoche, tali da far sospettare la mano di un autore moderno; inoltre sembrano evidenti le affinità grafiche con altri falsi redatti dallo stesso Simonidis.
Ma la prova più convincente che si tratta di un falso è la presenza di grafite nell'inchiostro: un elemento usato soltanto a partire dal Medioevo. La questione è a tal punto sembrata di interesse generale che Canfora ha redatto la voce relativa al "papiro di Artemidoro" per la prestigiosa enciclopedia Treccani.



Fonte: Famiglia Cristiana 12/08/2007 Autore: Aristide Malnati

-francis-
00venerdì 24 agosto 2007 19:31
roberta.maat
00venerdì 24 agosto 2007 19:43
[SM=x822744] [SM=x822733] Che confusione ! Una presentazione straordinaria ......ma come è possibile che sia una "sola" ? [SM=x822728]
-francis-
00sabato 25 agosto 2007 11:23
Un amico egittologo, da me interpellato, mi ha risposto così: "Aristide Malnati si droga, e anche tanto: la maggior parte degli studiosi ritiene che il papiro sia autentico, difeso da Claudio Gallazzi (Milano: è stato mio professore e sono stato in Egitto a trovare i suoi scavi di tebtynis) e Salvatore Settis (Normale, Pisa)".

pizia.
00sabato 25 agosto 2007 23:44
[SM=x822752]
un motivo ci deve essere... forse la droga.... [SM=x822752] [SM=x822753]
silvercloud87
00venerdì 15 febbraio 2008 17:28
Però direi che la battaglia non è semplice. Ma non c'è un metodo inconfutabile per stabilire l'età del papiro?
-Kiya-
00sabato 23 febbraio 2008 16:12
segnalo sull'argomento la recente pubblicazione di Luciano Canfora:
-Kiya-
00giovedì 13 marzo 2008 22:21
A distanza di poco torniamo a parlare del Papiro.

Un'analisi condotta sull'inchiostro utilizzato per la sua stesura, lo daterebbe a 2000 anni fa.
Parrebbe quindi che la sua autenticità possa essere nuovamente confermata.

Staremo a vedere il seguito. Intanto leggetevi la notizia per intero:


L’inchiostro e’ stato analizzato senza effettuare alcun prelievo, in maniera completamente non distruttiva, ricostruendo - grazie alla tecnica di analisi con microfascio a scansione - le mappe di distribuzione degli elementi chimici su diverse aree scritte del papiro. “Non e’ stata in nessun caso trovata una correlazione - sottolineano al Laboratorio - fra le distribuzioni degli elementi metallici che dovrebbero costituire un inchiostro metallogallico e le tracce di scrittura”.

Anche misure fatte da altri gruppi con tecniche diverse (spettroscopia Raman e tecnica XRF) hanno suggerito la stessa conclusione.

Il Papiro di Artemidoro e’ stato acquistato nel 2004 dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo, che lo ha destinato al Museo Egizio di Torino: secondo la Fondazione, il Papiro risale al I secolo avanti Cristo. Il rotolo, originariamente lungo oltre 2 metri e mezzo, contiene sul recto una parte del testo geografico di Artemidoro di Efeso, redatto in greco, affiancato da una carta geografica, oltre a schizzi di bottega raffiguranti volti e parti del corpo umano; il verso e’ occupato da un bestiario, con disegni di animali reali e immaginari.

Il laboratorio Labec-Infn di Firenze - gestito in convenzione con la locale Universita’ - vanta un’esperienza piu’ che ventennale di ricerca con tecniche nucleari nel campo dei beni culturali Tra le opere studiate, capolavori dell’arte come la Madonna dei Fusi di Leonardo, il Ritratto di ignoto di Antonello da Messina, la Croce di Rosano, o testimonianze preziose della storia della scienza come gli appunti manoscritti di Galileo.

Recentemente Labec ha datato due diverse tonache che la tradizione attribuiva a San Francesco d’Assisi: all’analisi del carbonio-14, solo una e’ risultata coeva alla vita del Santo (l’altra e’ piu’ recente).




[fonte: www.universita-oggi.it]


Cosa ne pensano gli EgiTToPhiLi a riguardo, come vi schierate?
Maat Ka Ra
00giovedì 13 marzo 2008 23:22
C'era un articolo proprio sulla Stampa di oggi riguardo uno studioso noto che si è schierato contro Canfora, a favore della autenticità del Papiro di Artemidoro....ma non l'ho qui! [SM=x822736]
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