Benché famosa nel campo della medicina, la nota rivista scientifica “Lancet”ha recentemente pubblicato una ricerca di Jacky Finch, medico dell’Università di Manchester, sull’archeologia delle medicine: secondo lo studioso due testimonianze egiziane risalenti al 600 a.C. sarebbero il primo esempio conosciuto di protesi funzionale. Si tratta di due alluci artificiali: uno, fatto di una specie di cartapesta dura, è esposto al British Museum; l’altro, in pelle e legno, si trova al Museo Egizio del Cairo.
Il medico, osservando i chiari segni di usura presenti sul manufatto custodito dal museo londinese e la forma particolarmente pratica e anatomica di quello esposto al Cairo, ha iniziato a sospettare che non si trattasse di ornamenti posti sulle mummie, ma che dovessero svolgere una funzione pratica. Per dimostrare questa ipotesi ha fatto costruire due copie dei reperti che sono state provate da due volontari a cui era stato amputato l’alluce: uno dei soggetti è riuscito a camminare con entrambe le copie. Finch non ha segnalato alcun aumento considerabile della pressione sotto alla pianta del piede e ha verificato che entrambi i volontari hanno trovato la protesi di legno e pelle molto confortevole.
Gli arti artificiali, per essere classificati come protesi, devono rispondere ad alcuni criteri. Il materiale deve reggere la fatica applicata dal corpo, in maniera da non rompersi con l’uso. Le proporzioni sono importanti per un aspetto normale, che possa essere accettato sia da chi indossa la protesi che dagli altri. Inoltre, la protesi deve essere facile da pulire, da mettere e da togliere. Ma soprattutto deve essere di giovamento alla camminata. Secondo il medico inglese l’esperimento condotto in laboratorio sui due volontari spinge a credere che entrambi i manufatti non fossero ornamentali, ma funzionali. Se quest’ipotesi venisse confermata, sposterebbe indietro la nascita dell’arte medica della protesi. Infatti, fino ad oggi si credeva che il primo esempio di protesi fosse una gamba romana scoperta a Santa Maria Capua Vetere che sarebbe più recente dei manufatti egiziani di qualche centinaio di anni e che non è mai stata testata su volontari.
[fonte: ArcheoRivista]