Gli oracoli nell'antico Egitto.
Quando gli egiziani avevano qualche problema da risolvere, chiedevano al dio di intercedere, cioè, tramite la pratica oracolare, di sostenerli e dar loro ragione con la loro testimonianza. Così succedeva che se qualcuno aveva ad esempio una questione legale in sospeso, poteva interrogare il dio e far registrare dagli scribi la sua onorevole risposta, testimonianza preziosa per dirimere la questione definitivamente. Il fatto è che si poteva domandare il suo soccorso solo quando i sacerdoti portavano la statua in processione, perchè i saccelli dei templi erano chiusi alla gente comune e solo il sacerdote addetto poteva accedervi. La statua del dio velata veniva trasportata su una barca sacra o su una portantita e, quando il signor X ne aveva la possibilità, poneva le sue domande: se la barca si inclinava in avanti, la risposta era affermativa; se si fosse inclinata indietro, la risposta sarebbe stata negativa. Questa la premessa introduttiva al piccolo brano che segue, che secondo me è spassoso, soprattutto per il tono confidenziale dello scrivente nei riguardi del dio.
Lettera a un dio per sollecitare un responso.
Ti avevo cercato per parlarti di alcune mie questioni, ma è successo che tu ti sei nascosto nella tua sede dove a nessunuomo è permesso di accedere. Così ti mando questa lettera. Mentre aspettavo, ho trovato Hori, lo scriba del tempio funerario di Usermaatra-Meriamon (Ramesse III) che mi ha detto:"io entro"; così te la mando.
Vedi, oggi tu svelerai i segreti quando uscirai in processione e deciderai la questione delle cinque pezzate di stoffa dello scriba della necropoli; il visir non le ha ricevute e dice:"Le hai prese tu?"
Uno come te, che sta nella sede misteriosa e nascosta, deve emettere il suo responso, ma tu non me lo hai fatto avere nè favorevole nè sfavorevole, quando invece ne hai fatti ben undici per Isetii, la tua (dipendente?al cospetto del dio)quando sei entrato presso di lui. Avviene che non hai emesso il tuo responso come la Duat di milioni di anni.
Stammi bene!
(il brano è tratto dal testo di Edda Bresciani,
Letteratura e Poesia nell'Antico Egitto, Einaudi, Torino 2007)