Frammenti da "Bolle di sapone"

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Hatshepsut76
00domenica 17 giugno 2012 17:42



La genesi della raccolta

Prima di farvi leggere qualche estratto dal libro, vorrei raccontarvi cosa è Bolle di sapone, e come è nata.

Bolle di sapone è una raccolta che è nata recentemente: circa tre anni fa, infatti, ho sentito l'esigenza di radunare in un unico insieme tutti i racconti che fino ad allora avevo scritto. Nei due anni successivi, i racconti che scrivevo, li inserivo lì, per continuare l'opera di completezza, e di ordine. Il titolo della raccolta, invece, è nato un po' più recentemente, almeno l'anno successivo dalla raccolta. Il fatto sorprendente è che è nato così, d'amblé, senza un perché, e senza che all'interno della raccolta ci siano riferimenti a quanto espresso nel titolo. Piuttosto, penso che ciascuno scritto presente all'interno del libro possa essere potenzialmente visto come una bolla di sapone, ciascuna con i suoi riflessi, le sue ombreggiature, le sue sfaccettature.

La raccolta è divisa in due parti: i Racconti e le Storie. Leggendo il libro non è comprensibile il perché di questa suddivisione, cosa però evidente su foglio elettronico: mentre i racconti vanno da un minimo di 4/5 pagine in su, il massimo delle pagine nelle storie è proprio il minimo da cui partono i racconti.
Racconti e storie sono anche diversi per tipologia; o meglio, per argomenti trattati. Nella prima parte è presente un filo conduttore, l'amore, esplorato sotto i diversi punti di vista: l'amore tra uomo e donna, l'amore per Dio, l'amore omosessuale... Ciascuno di questi racconti, talvolta racchiude un amore duplice, ovvero: l'amore tra due persone che, nello stesso tempo, condividono la passione per uno strumento; i racconti invece sono scritti in uno stile volutamente più infantile, e al loro interno si trovano personaggi preda di soprusi o altro che, dopo un percorso interiore talvolta complesso, come ricompensa ritrovano il sorriso sui loro volti e la gioia dentro di sé.
Dimenticavo: naturalmente, nella prima parte del libro, non potevo non inserire riferimenti all'Egitto...
roberta.maat
00domenica 17 giugno 2012 21:05
Bella presentazione ! [SM=g999097] dai.....leggiamo qualcosa . [SM=g999100]
Hatshepsut76
00lunedì 18 giugno 2012 09:35
Ecco qua, Roberta! Questo è il primo capitolo di Un amore incommensurabile, racconto che, oltre a parlare dell'amore tra due giovani, narra anche dell'amore (nel senso di affetto) per una ragazza di 15 anni sulla sedia a rotelle. Non so come, ma questo è l'unico racconto senza data. Quando ho finito di scriverlo, tempo dopo, alla libreria Mondadori a Roma ho conosciuto Rita, ragaza allora di poco più di 20 anni, sulla sedia a rotelle...
Buona lettura!


Decise di scappare di casa... Fu quello il primo pensiero che catturò la testa di Veronica, quella sera.
A Torino si percepiva un’aria particolare: era piovuto tutto il giorno e solo da poche ore l’intensità della pioggia era diminuita; nell’aria si sentiva l’umidità lasciata dal temporale, mista all’odore forse un po’ acre delle gocce che cascavano sulla terra, rendendola umida… Scappare, proprio in quella sera, non era semplice; ci si poteva imbattere nelle punte degli ombrelli. Sebbene stesse ancora piovendo un po’, adesso le stelle stavano ricominciando a comparire da dietro la spessa coltre di nuvole. Veronica si soffermò a guardarle: di lì a poco il cielo avrebbe offerto uno spettacolo tale che non si era mai stancata di ammirare!
In quei giorni, per due settimane, ogni sera si sarebbe svolta la festa del patrono della città; quello scelto dalla donna per fuggire era un momento particolare: infatti, anche se non aveva ancora smesso di piovere, la folla si era riversata nella piazza dove si esibivano giocolieri che avrebbero catturato soprattutto l’attenzione dei bambini. Nella piazza le bancarelle vendevano libri, oppure dolciumi per i più piccoli che, a poco a poco, le circondavano, speso titubanti su quello che volevano che i genitori comprassero loro. Molti negozi per l’occasione avrebbero prolungato il loro orario d’apertura fino a notte fonda, e le persone ne avrebbero potuto approfittare per fare acquisti, oppure per dare una semplice occhiata...

Sarebbe uscita dal portone sul retro, e poi si sarebbe immessa in una delle stradine adiacenti la piazza. Passò davanti a numerosi negozi, boutique, bar... nessuno sembrava vederla, presi com’erano dall’euforia causata dal momento. Eppure non era difficile notarla: era una bella donna, sui quarant’anni: sorriso smagliante, slanciata, occhi verdi e capelli lunghi lisci neri.
Mentre procedeva, in parte a passo svelto, in parte correndo, verso la libertà, dalla piazza sentiva provenire il rumore dei fuochi d’artificio. In passato per lei era un rumore piacevole, adesso era un frastuono… non lo tollerava…. Inconsapevolmente il pensiero volò ai genitori, a tutte quelle volte che, da piccola, l’avevano portata a vedere gli spettacoli pirotecnici. Faceva salti di gioia, amava vedere tutte le forme che creavano i fuochi: a girandola, a sfera, a fontana… ed erano bellissimi tutti i loro colori; soprattutto le piacevano quelli con i toni più sgargianti: giallo, arancione...
Passò indisturbata tra il rumore e la folla, prendendo a spintoni la gente, pur sapendo che si sarebbe presa tanti insulti; ma non gliene importava nulla: tanta era la fretta di fuggire... Dove andare, però? Non lo sapeva; nella sua testa c’era tanta confusione, e questa confusione era ulteriormente aggravata dalle voci di quel vicolo, che nella sua mente formavano un turbinio incessante. Eppure doveva scappare... Gli ultimi avvenimenti del periodo l’avevano turbata: le discussioni con il suo capo, le troppe incombenze da svolgere a casa, i bambini esuberanti... Non ce la faceva più a resistere a tutto questa situazione pesante, che la rendeva prigioniera.
Nella sua corsa affannosa, si ritrovò senza accorgersene davanti alla Mole Antonelliana. Si voltò a guardarla. Era sempre rimasta affascinata da quella costruzione che adesso, dall’alto della sua guglia, faceva scivolare le residue gocce di pioggia, che contribuivano ad inzuppare i suoi vestiti… Che bello trovarsi lì, nel mezzo della via, sola, mentre ammirava la Mole, lasciandosi bagnare dalla pioggia che le scioglieva il trucco: il rimmel, scivolando, lasciava sulle sue guance lacrime nere che le rigavano il viso… Ma non gliene importava nulla: la gioia di trovarsi lì davanti era enorme.


roberta.maat
00mercoledì 20 giugno 2012 08:20
I miei complimenti a Luca !
Hatshepsut76
00mercoledì 20 giugno 2012 14:04
Sono contento che ti sia piaciuto, Roberta! sai, un po' in tutti i racconti, mi interessa il passato del/della protagonista. Riconosco che non è mai stato semplice trovare gli eventi che caratterizzavano la persona: più semplice, invece è stato trovare i modi in cui si poteva ripresentare: tramite fotografie, fiori, le gocce della doccia sulla pelle, il temporale...
Se poi volete, vado avanti...
Hatshepsut76
00venerdì 22 giugno 2012 13:30
Adesso vi faccio entrare un po' più nel vivo della storia: a quell'incontro che poi ha cambiato la vita della protagonista. Eccolo qua:


Quella sera Veronica si diresse al Museo: per l’occasione della festa patronale, sarebbe rimasto aperto fino a tardi. Aveva desiderio di distrarsi, e solo tuffarsi in mezzo ai reperti della civiltà che lei tanto amava, quella egiziana, la faceva stare bene... Il Museo offriva numerosi reperti, recuperati nei secoli scorsi dai due egittologi della scena italiana: Bernardino Drovetti ed Ernesto Schiaparelli.
Girare per il Museo l’aiutava a scacciare le tensioni; girare per tutti i quattro piani era un toccasana per lei... Erano talmente affascinanti quei reperti che, se qualcuno le avesse chiesto quale l’ affascinasse maggiormente, non avrebbe saputo rispondere. Non del tutto, perlomeno... però, forse, tra sarcofagi, stele, false porte, si sentiva attratta dai papiri: l’affascinava la scrittura geroglifica, così misteriosa e così affascinante... Le sarebbe tanto piaciuto studiarla, ma purtroppo i vari impegni, lavorativi e di famiglia, la distoglievano da questo proposito. E quelle scene dipinte, con colori tuttora vividi, che neanche il tempo aveva saputo deteriorare...
Si diresse nello Statuario. Anni prima, proprio lì, aveva conosciuto Stefano, che sarebbe poi diventato suo marito. E adesso, a due anni dalla separazione, era di nuovo lì: quanta emozione ricordare le dolcezze e le tenerezze di Stefano. Ne rimase colpita fin dal primo istante; fino ad allora gli uomini che aveva conosciuto erano tutti pieni di boria e altezzosi; forse con Stefano le cose sarebbero cambiate: lo avrebbe tanto desiderato!
E adesso si ritrovava di nuovo lì! In tutti quegli anni lo Statuario era cambiato: adesso regnava la penombra, dovuta alla scenografia realizzata dall’architetto Dante Ferretti. Mentre era lì percepiva di respirare un’aria diversa: di norma, in qualunque luogo chiuso, l’aria è sempre la stessa; così sarebbe dovuto essere lì, in tutte le sale che compongono il Museo; eppure c’era qualcosa di diverso. Forse respirava l’aria calda del vento, o emanata dalla sabbia del deserto; non lo sapeva con precisione, ma era certa che questa sensazione le piaceva molto…
Stava osservando, rapita, il blocco con Mut, Amon e Khonsu, risalente alla XIX dinastia, quando improvvisamente si sentì mettere una mano sulla spalla…. Chi poteva essere? La sala era pressoché vuota, e lei voleva prendersi tutto il tempo necessario per assimilare…
Si girò, e vide lui, Marco.
Che sensazione strana rivederlo dopo tanti anni! Anche lui si trovava in evidente imbarazzo: come si sarebbe potuto relazionare con lei? Poi ruppe gli indugi:
«Profes… soressa…»
«Non chiamarmi, professoressa, ti prego…»
«Ma… come…?»
«Sì, Marco. È passato troppo tempo, chiamami… Veronica…»

annaisis
00venerdì 22 giugno 2012 16:43
Davvero complimenti! Sei molto bravo, non vedo l'ora di leggerlo il tuo libro! [SM=x822709]
Hatshepsut76
00venerdì 22 giugno 2012 18:49
Grazie, Anna! Non so dirti che "itinerari" segue il distributore, quali librerie rifornisce. Penso che nella peggiore delle ipotesi tu possa ordinarlo alla casa editrice
annaisis
00sabato 23 giugno 2012 08:52
Ho già chiesto ad una libreria vicino a casa mia, ma non ce l'avevano, proverò a contattare la casa editrice, grazie. Ciao. [SM=g999100]
Hatshepsut76
00mercoledì 27 giugno 2012 15:12
Ciao Anna, scusa se non ti ho risposto prima. Hai sentito la casa editrice?

Con l'occasione vi propongo un altro brano, la parte finale di un altro racconto che ha a che fare con le percussioni africane. L'immagine iniziale del libro è presa da una cosa che mi è accaduta realmente. Dopo quelle rigjhe iniziali si snoda il racconto. In questo, due persone che fanno parte di un gruppo di percussionisti (lei italiana, lui ghanese) si sposano, e questo è il momento del matrimonio:


Il giorno del matrimonio si sentiva su di giri: non poteva credere che di lì a pochi istanti avrebbe condiviso la sua vita con quella di Gahiji. Al suo arrivo davanti alla chiesa, trovò suo padre ad attenderla, per accompagnarla all’altare. Gahiji si voltò: era radiosa… Indossava un vestito lungo color pesca, con un velo; lo sposo invece, indossava un vestito tipico del suo paese. Naturalmente, sul fondo, erano presenti anche Gaia, Roberto e gli altri del gruppo, ciascuno con i loro djembe, che non vedevano l’ora di essere suonati per portare allegria.
La cerimonia proseguì tra l’emozione e le lacrime degli invitati, fino ad arrivare al momento fatidico del sì, al quale seguirono urla di gioia; ritmi di djembe percorsero la chiesa, propagandosi al di fuori, rendendo partecipe dell’allegria e della gioia, anche la folla che si riversava per strada. Dopo essere usciti dalla chiesa, alcun danzatori africani, scelti per l’occasione, si cimentarono in danze tribali: era il loro augurio di buona vita per gli sposi.

annaisis
00venerdì 29 giugno 2012 08:52
Ho contattato la casa editrice la quale mi ha risposto che è distribuito in Liguria da Bookservice quindi qualsiasi libreria può contattarli per richiederne l'invio; ti faccio sapere non appena mi arriva, ciao e grazie! [SM=x822709]
Hatshepsut76
00venerdì 29 giugno 2012 09:59
Sì, sapevo che il distributore è Bookservice, mi fa piacere se mi fai sapere!
annaisis
00mercoledì 4 luglio 2012 21:48
Ordinato! Sono andata oggi nella solita libreria, non aveva il tuo libro in negozio, però ha contattato il distributore e me lo ha ordinato!
Devo solo avere un po' di pazienza perchè dovrebbe arrivare a fine prossima settimana. [SM=x822731]
Non vedo l'ora che arrivi! Ciao [SM=g999100]
Hatshepsut76
00mercoledì 4 luglio 2012 23:40
Spero che ti piaccia! [SM=g999100]
Hatshepsut76
00mercoledì 11 luglio 2012 13:26
In questi giorni ho già ricevuto i primi feedback del libro: qualcuno mi ha fatto apprezzamenti per un racconto in particolare, altri ancora mi hanno detto che è un testo piacevole, delicato... Non posso dire che la cosa non mi riempia di soddisfazione! [SM=x822714] Intanto, sto continuando a scrivere: ho ripreso subito dopo l'esperienza torinese, e finora ho già scritto tre racconti, l'ultimo dei quali è quello più fresco, avendolo terminato ieri. Ma, naturalmente saranno rimaneggiati fino all'ultima versione.
Intanto, vi presento di seguito lo stralcio di un altro racconto. Questo, in particolare, è un brano del primo capitolo di uno dei racconti presenti in Bolle. Racconto che forse, più degli altri sento particolarmente mio... Non mi dilungo oltre, chi sa, può capire...
Buona lettura!


(...) Mentre stava arrivando, notò alla sua destra un edificio antico: Dev’essere il monastero, pensò Alessandro. La sua intuizione si rivelò esatta. Era una costruzione risalente al 1600, dove un cospicuo numero di suore svolgevano una vita meditativa… Appariva maestoso, dalla strada, arroccato su una collina, a circa 700 metri, dalla quale dominava il territorio sottostante.
Varcato il portone, fu accolto dalla Priora. Improvvisamente, comparve Francesca. Appena vide Alessandro, si pietrificò, e continuò a fissarlo, senza dire nulla… Lui fece lo stesso poi, ad un tratto, si abbracciarono e scoppiarono a piangere. Se, da un lato, Alessandro piangeva perché l’aveva ritrovata, dall’altro Francesca piangeva perché non aveva mai detto nulla a Alessandro. Da tempo sentiva il bisogno di entrare in Monastero, era un richiamo forte… Ma si vergognava a dirlo ad Alessandro: pensava che non avrebbe capito.
Si sedettero sui gradini del monastero, e Francesca, con le guance rigate di lacrime, spiegava a Alessandro i motivi della sua scelta. Lui capì.
Trascorse lì il resto della giornata: partecipò alle funzioni, e si stupì di quanta gioia ed allegria vedeva nei loro volti; rimase meravigliato dalla Messa, in parte cantata: non era un canto che dopo un po’ annoiava, come fino ad allora gli era successo di vedere, ma al contrario, era pieno di armonia. Di serenità… Le suore furono gentili con lui, e gli diedero l’opportunità di trascorrere lì la notte, per riposarsi dopo il lungo viaggio. Il mattino dopo, di buon’ora, Alessandro lasciò il monastero. Prima di andarsene, dette un ultimo sguardo a quel luogo, dove adesso sarebbe restata colei che per sempre avrebbe portato nel cuore…

pizia.
00sabato 14 luglio 2012 10:55
Presto lo leggerò anche io! [SM=x822713]
Hatshepsut76
00sabato 14 luglio 2012 12:23
Davvero? L'hai ordinato? [SM=x822714]
pizia.
00sabato 14 luglio 2012 22:12
Scherzi? [SM=g999108]
Ce l'ho già [SM=g1621247]
annaisis
00domenica 15 luglio 2012 09:32
Ieri pomeriggio ho ritirato in libreria "Bolle di sapone", finalmente è arrivato!
...e in giornata comincio a leggerlo! [SM=g999105]
Ciao a tutti!!!
Hatshepsut76
00domenica 15 luglio 2012 10:42
Sono contento, Anna! Sai, finora ho riscosso pareri positivi. Ma, ovviamente... sono ben accete anche le critiche, è chiaro! Beh... buona lettura! [SM=g999103]
annaisis
00lunedì 23 luglio 2012 17:42
Ho letto i primi due racconti, davvero belli, complimenti! mi piace il tuo modo di scrivere...ora, naturalmente, proseguo con la lettura ! Ciao [SM=x822709]
Hatshepsut76
00lunedì 23 luglio 2012 19:35
Grazie, Anna! Buon proseguimento di lettura!

Sto pensando a quando mi leggerò io, con un altro occhio, diverso da quello dell'autore... Chissà: magari gli troverò fiumi di difetti... [SM=g999108]
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