Fortezze e Martini

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pizia.
00mercoledì 22 marzo 2006 19:05
Non quel Martini, ma cosa avete capito!

Il livello della diga di Assuan dev’essere almeno un cubito più alto di quanto sarebbe, se non fosse per le lacrime che archeologi e appassionati continuano a versarvi dentro.

Un’immagine della fortezza sommersa di Buhen mi ha colpito per la sua sorprendente modernità: sembra che il costruttore abbia seguito i dettami di Francesco di Giorgio Martini, progettista di opere fortificate nell’Italia centrale del Rinascimento, nonché autore di un trattato sull’architettura difensiva.
Dai tempi in cui sono stati inventati l’arco e il carro da guerra il modo di belligerare non è cambiato molto, almeno fino all’introduzione della polvere da sparo e la conseguente invenzione di cannoni e pezzi d’artiglieria più pesanti. Ciò che faceva la differenza era sostanzialmente il numero e la tattica.
Se vogliamo intendere la difesa di zone particolari o di passaggi come parte della tattica, questo è un esempio di quanto i nostri fossero preparati.

La posizione strategica di Buhen protegge quella via naturale che è il Nilo; chiunque avesse voluto muoversi verso nord non sarebbe passato inosservato oppure avrebbe dovuto compiere un pericoloso periplo addentrandosi nel deserto.
Il mattone crudo era un materiale ottimale, almeno quanto lo sarà in futuro quello cotto; la disponibilità di argilla era abbondante ovunque lungo il Nilo e il metodo di fabbricazione molto semplice e rapido.Unico neo del mattone crudo era la sua sensibilità all’umidità, che veniva risolto con un basamento in pietra, alto almeno un poco sopra il livello di piena probabile.
La fortezza era circondata da un fossato in modo che fosse difficoltoso avvicinarsi alla sua base.
I muri erano massicci e molto spessi, così ogni tentativo di farvi breccia sarebbe stato vano, inoltre erano difesi da bastioni aggettanti; in questo modo si aumentava l’estensione del perimetro, così da permettere a più soldati possibile di arrivare al parapetto senza dover sgomitare o dover tirare a turno e si garantiva anche l’attacco laterale e alle spalle di chi fosse riuscito a raggiungere la base del muro o stesse tentando di scalarlo.
Alcuni bastioni presentano una forma curvilinea: gli spigoli infatti possono essere punti di debolezza della struttura.
Inoltre per proteggere gli arcieri che prendevano posizione alla sommità del muro vennero realizzate merlature e per quelli ai piani inferiori feritoie rastremate per i tiri laterali.

Posso escludere al 99% che Francesco di Giorgio Martini abbia mai visto la fortezza di Buhen, quindi tanta sapienza può essere giunta nel Rinascimento per tradizione orale o scritta, attraverso i greci, i romani, i copisti medioevali, oppure può essere andata perduta esattamente come la lingua egizia, allora il nostro progettista potrebbe aver elaborato daccapo tante soluzioni grazie al suo ingegno e a quello dei suoi collaboratori.

Il risultato non cambia: gli Egizi sapevano fare altrettanto bene, ma qualche millennio prima… ;)

ciao [SM=x822725]
da pizia

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