- da un articolo di Brian Playfair (tradotto ed elaborato da Kiya)
La rappresentazione di Anubi è nota a tutti. E' indubbiamente una delle icone egizie maggiormente note anche al pubblico non di settore.
Resta da chiedersi: delle innumerevoli rappresentazioni di questa divinità, pervenuteci attraverso i rilievi tombali, quante sono state erroneamente interpretate? Egli è presentato come Anubi, il dio dalla testa di sciacallo, ma questa interpretazione, effettivamente, è corretta?
In molte delle tombe risalenti all'Antico e al Medio Regno, soprattutto quelle dei nobili, possiamo ammirare rappresentazioni di canidi sempre con le medesime caratteristiche, siano essi impegnati in scene di caccia, sia che invece si trovino in atteggiamento domestico. E non si tratta di sciacalli.
Si tratta chiaramente di cani, di una particolare razza da caccia, che tuttavia si prestava assai bene anche alla vita domestica. Questi cani cacciatori di mezza taglia, dalle orecchie appuntite e dalla nobile presenza altri non erano che il
tjesm. I primi abitanti della Valle del Nilo, in Epoca Predinastica, rappresentarono questo cacciatore nei loro petroglifi. Quando poi, in tempi successivi, la rappresentazione divenne più chiara e dettagliata, esso venne riprodotto in modo assai più vicino alla realtà. Le sue caratteristiche hanno indotto a confonderlo con lo sciacallo, che però non fu mai addomesticato.
Il
tjesm fu un elemento di importanza tale per gli Egizi, sia come compagno che come cacciatore, che diventa assolutamente inconcepibile accettare che non sia stato associato ad una delle loro principali divinità. Gli dei erano infatti associati alle cose che gli antichi Egizi potevano ammirare ogni giorno - il sole, la terra e specificatamente il Nilo, senza il quale l'Egitto non sarebbe potuto esistere. Il Nilo rese fertile la terra, permettendo alla Civiltà di svilupparsi. Il Fiume permetteva alla fauna di vivere e all'uomo di coltivare. Il connubio del sorgere del Sole, con l'innondazione annuale fu il miracolo per il quale l'Egitto poteva esistere e quindi era naturale che tali eventi fossero associati con la divinità "invisibile" che gli permise di prosperare.
Di seguito, propongo una lista delle principali Divinità Egiziane associate ad animali:
Bastet – gatto
Khnum – ariete
Apis / Mnevis – toro
Renenutet – serpente
Sekhmet – leonessa
Selket – scorpione
Sobek – coccodrillo
Taweret – ippopotamo
Thoth – ibis
Wadjet – cobra
Aker – leone
Geb – anatra
Hapi – babbuino
Horus / Harakhte – falco
Hathor – vacca
Heqet – rana
Khephri – scarabeo
Gli animali che venivano comunemente mangiati o cacciati, come pesci e gazzelle, non sono presenti in associazione a una divinità. Rilevante potrebbe, per contro, sembrare l'assenza del cavallo, ma sappiamo che gli Egizi non conobbero quest'animale fino al Nuovo Regno, quando ormai il Pantheon delle divinità era già stabilito.
Chiedendoci quale fu la ragione che indusse ad assimilare questi specifici animali ad altrettante divinità, troviamo una sola risposta: il rispetto.
Dei "quattro figli di Horus" che erano impiegati quali guardiani di altrettante parti del corpo, nel processo di imbalsamazione, tre erano rappresentati come animali. Soltanto Imsety era umano e proteggeva il fegato; c'era Qebehsenuf, con la testa di falco, a tutelare l'intestino; Hapi, il babbuino, per i polmoni; Duamutef, con la testa di canide dalle orecchie appuntite, per lo stomaco.
Tale era la venerazione, e quindi l'importanza, conferita ai vasi canopi, da associarli alla protezione di quattro divinità tutelari. Come si potrebbe, in effetti, concepire che si potesse ritenere di affidare una delle parti del corpo alla "protezione" di uno spazzino, come lo sciacallo?
A questo punto, ritengo possiate essere giunti alla mia medesima conclusione, nel constatare che il grande assente tra gli animali assimilati alle divinità, è proprio il cane. Quindi, riponiamoci la domanda "Cos'era Anubi?", ricordando che è eredità dei primi Egittologi quella di attribuirgli le sembianze dello sciacallo. Se scartiamo Anubi, non esiste una divinità con testa canina, nel Pantheon Egizio. E' questo ragionevole, tenuto conto dell'importanza che questo animale rivestiva nella vita di ogni giorno? - Io credo di no.
Il
tjesm non era l'unico esemplare di cane presente in Egitto, ma è possibile che questo compagno/cacciatore abbia raggiunto gli stessi livelli di rispetto riconosciuti a molti sui simili oggigiorno.
Ci è noto che gli stessi Sovrani possedevano intere squadre di questi esemplari e che arruolassero custodi specifici per le loro cure. Nobili e contadini si recavano a caccia in loro compagnia. Insomma, assunsero una posizione tale da non poter accettare che non fossero associati ad un Dio, al pari di molti altri animali, peraltro forse anche meno "importanti". E' improbabile, nonchè innaturale e inoltre.... gli sciacalli non indossano collari!
Sebbene le rappresentazioni del cacciatore siano evidentemente quelle di un cane, con frequenza lo si traduce come Anubi, lo sciacallo. Ma non sarebbe più consono procedere esattamente al contrario, ovvero indicare Anubi come un cane? La maggioranza sostanzialmente non fa altro che optare per sentieri già battuti e adotta "sciacallo" per consuetudine. Tutto ciò che assomiglia a un canide con le orecchie a punta è dato per scontato essere uno sciacallo. Fortunatamente in questi ultimi tempi, però, le cose stanno cambiando e l'ipotesi che il dio Anubi, in realtà fosse rappresentato con la testa di un cane si sta finalmente facendo strada.
A chiunque desideri approfondire a riguardo del
tjesm, il compagno/cacciatore dei Sovrani Egizi, posso consigliare lo studio condotto da Michael Rice, intitolato "
Swifter than the arrow - The Golden Hunting Hounds of Ancient Egypt". Il volume, pubblicato da IRTauris, intende esplorare le origini e le associazioni di questo particolare cane Egiziano.
Ma che fine ha fatto il
tjesm in tempi moderni?
In molti ritengono che si trovino diretti discendenti di questa razza in tutta l'area del Mediterraneo.
Il principale candidato per questa eredità è il Fenek tal Kelb, di Malta, noto anche come "Il segugio del Faraone". Somiglia fortemente al
tjesm per tipologia, caratteristiche, colore, carattere e dimensione e, data la vicinanza di Malta all'Egitto, non è da escludere che sussista una forte connessione tra i due.
Altre razze assai simili al Segugio Egizio sono quella del Cirneco dell'Etna, in Sicilia, il Pondego e il Segugio di Ibiza. Anche in questo caso si apprezzano caratteristiche assai simili, differenziati soltanto nelle dimensioni, per le quali è presumibile parlare di differenti evoluzioni, dovute a differenti habitat.
Ogni qualvolta si introduca il riferimento a una possibile discendenza diretta dei "Segugi d'Egitto", tuttavia, si viene ostacolati e accusati di operare di eccessiva fantasia. Chissà, forse hanno ragione, ma riflettiamo su questo: troviamo tracce egizie, geroglifici e manufatti in tutto il Mediterraneo, grazie ai commerci del passato, quindi perchè non ritenere che anche questi segugi possano essere divenuti "oggetto" di commercio? Difficilmente potremo ottenere prove più attendibili, ma i riscontri in nostro possesso, ovvero le testimonianze rinvenute nelle tombe egizie, parlano chiaro ed è difficile restare ignari di fronte a tanta somiglianza.
Il "Segugio Egizio"
Il "Segugio Egizio" - primo piano
Il Fenek tal Kelb
Il Fenek tal Kelb - primo piano
Il Cirneco dell'Etna
Il Cirneco dell'Etna - primo piano
Il Pondego